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9.0/10
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Attenzione, contiene spoiler!

Eccoci al terzo importante appuntamento con Imaishi, tralasciando il primo - Dead leaves - che può considerarsi un semplice esperimento in grado però di far capire a noi tutti con chi avremmo avuto a che fare.
Se Gurren Lagann era una storia nel complesso piuttosto "standard", e Panty & Stocking invece del tutto assurda e controcorrente, direi che Kill la Kill si piazza nel mezzo tra le due, anche come qualità. In questa serie Imaishi prende il meglio della regia di P&S e GL, raccontando una storia pseudo-standard. "Pseudo" perché, se è standard nella sceneggiatura, lo stesso non si può dire della regia e dei toni con cui è raccontata la vicenda. Ma procediamo con ordine.
L'anime comincia in modo abbastanza consueto: la protagonista è alla ricerca dell'assassino di suo padre, per vendicarlo. La cosa particolare di quest'incipit è il ruolo concesso alle divise scolastiche, soprattutto a quella che trova la protagonista Ryuko, dotata di vita propria, in grado di parlare e di trasformarsi in un mucchio di roba. Per il resto tutto procede sulla scia degli shonen nel modo più puro ed esagerato del termine, facendo di molti cliché shonen delle caricature che a volte si prendono in giro da sole, altre volte si vogliono far prendere sul serio. L'unico problema è che si esagera davvero un po' troppo col fanservice, ma per fortuna col passare degli episodi ce n'è sempre meno.
La storia può essere divisa in due parti allo stesso identico modo di Gurren Lagann, tanto che Imaishi sembra omaggiarla in questo e altri aspetti. Infatti chi ha avuto modo di vedere Gurren Lagann non rimarrà stupito più di tanto dalla piega che prende la serie nella seconda parte, dove i ruoli del "cattivo" - in questo caso Satsuki - vengono rivoltati. Fortunatamente l'anime segue la scia di Gurren Lagann anche dal punto di vista delle metafore: l'intera storia (di KLK) è alla fine un'intera allegoria della crescita adolescienziale e una critica alla società adulta - soprattutto giapponese, più conformista di quelle occidentali - allo stesso tempo, e le ultime parole di Senketsu sono lì a testimoniarlo.
Comunque, se c'è una cosa che ho apprezzato tantissimo dal primo all'ultimo episodio è che, un paio di eccezioni a parte, Kill la Kill mi ha sempre preso in contropiede nella sua imprevedibilità. In quasi tutti gli shonen di combattimento infatti si respira sempre quell'aria da "tanto si capisce che alla fine vince questo personaggio", mentre in questa serie gli sviluppi non si susseguono mai in modo prevedibile e lineare. Scontri finiti in pareggio o in inaspettata sconfitta della protagonista, interventi di personaggi impensabili che interrompono un combattimento, colpi di scena della trama assurdi al limite del non-sense (una matassa di biofibra primordiale che vuole prendere il controllo del pianeta per svilupparsi ancor di più nell'universo? WTF?), personaggi morti che si credeva sarebbero vissuti (Senketsu) e personaggi vivi fino alla fine che si credeva sarebbero morti in un modo o nell'altro. Tutto questo fa di Kill la Kill l'anime più imprevedibile che abbia mai visto, anche se il "tipo" di colpi di scena non è così originale, riprendendo qualche cliché. L'intreccio della trama è infatti discretamente elaborato ma nella sua struttura è piuttosto standard.
Un altro aspetto che mi ha fatto apprezzare moltissimo quest'anime è la totale mancanza di tempi morti. Fin dal primo minuto il ritmo è follemente veloce, a tratti si potrebbe definire "epilettico", non c'è un solo momento di noia o che faccia pensare ad un filler (tranne un episodio verso l'inizio che però fa conoscere meglio i personaggi ed è dannatamente divertente, perciò lo si perdona). Ad esempio manca l'episodio riassuntivo, dove la voce narrante di Senketsu ci dice infatti che la trama di Kill la Kill procede a ritmo spedito e
non dedicherà un intero episodio a riassumere gli eventi, ma solo un paio di minuti al massimo.
Ma alla fine diciamolo, la vera ragion d'essere della serie, il suo primo e ultimo pregio, altro non è che la regia di Imaishi. Penso che in un anime non ci sia mai stata una regia tanto adrenalinica, sperimentale e folle allo stesso tempo, una regia che sprizza genialità da tutti i pori. Tra improbabili inquadrature, folli modi di seguire la scena e intelligenti trovate per rendere più epiche le scene e anche per far notare meno la scarsità delle animazioni, l'anime passerà di sicuro alla storia per questo motivo. Ed è grazie a questa formidabile regia che rende interessante anche i momenti più piatti, insieme alla mancanza di tempi morti, che Kill la Kill rappresenta l'essenza stessa dell'arte dell'intrattenimento, senza scendere a compromessi di alcun tipo. Credo da questo punto di vista sia la serie più divertente che abbia mai visto, anche grazie a delle gag spesso geniali ed originali, altre volte invece - soprattutto quelle di Mako nell'ultima decina di episodi - si fanno ripetitive e pesanti.
Il rovescio della medaglia di tutto questo divertissement però è che in questo modo l'anime non riesce a trattare in modo serio un argomento come invece riusciva a fare Gurren Lagann, ecco diciamo che questo è l'unico limite della serie, non troppo piccolo però.
Infatti non c'è spazio nemmeno per approfondire o caratterizzare adeguatamente i personaggi, che fino alla fine rimangono tutti delle macchiette ad eccezione di Satsuki che è davvero un gran personaggio, nonché l'elemento portante della serie, il fulcro centrale attorno al quale
ruota la trama.
Piccola nota sulle musiche: un paio di temi - quello di Satsuki e quello di "Don't lose your way!" - sono davvero ottimi, gli altri sono orecchiabili ma nulla di eccezionale, non paragonabili a quelle di GL insomma.
A visione terminata rimane purtroppo un certo amaro in bocca, amaro dato dal fatto che si ha l'impressione che Imaishi dopo questi 3 anime non abbia più nulla da dire, a meno che cambi stile registico, perché in KLK si percepisce che egli abbia dato sfogo totale a tutta la sua creatività e a tutte le sue idee dando vita alla sua opera migliore dal punto di vista prettamente stilistico. Quindi chissà cosa ci riserverà in futuro, sono proprio curioso.
Insomma, sia che lo si veda come parodia, che come metafora della crescita adolescienziale e allo stesso tempo come critica al mondo degli adulti, che come intrattenimento puro, che come esercizio stilistico fine a se stesso ma dall'immane qualità, Kill la Kill ha tanto tanto da dire, soprattutto in questo periodo dell'animazione dove le serie faticano a raggiungere simili picchi di qualità.
Promosso a pieni voti.