Recensione
Gingitsune
8.0/10
Titolo passato in sordina nella stagione dell'autunno 2013, stagione ricca di titoli altisonanti ma raramente di qualità eccelsa. La qualità, però, si trova spesso dove meno ce la si aspetta e questo Gingitsune, "la volpe d'argento", è una piacevolissima sorpresa.
Per la direzione di Shin Misawa (famoso per "Initial D") e la collaborazione dello studio Diomedea, eccoci presentata la trasposizione animata del manga edito da Ultra Jump.
Il genere slice of life/soprannaturale di Gingitsune va a proseguire un filone che ha in Natsume Yuujinchou il suo più grande rappresentante. Ed è proprio a "Natsume degli Spiriti" che Gingitsune strizza l'occhiolino in termini di emozioni e sensazioni trasmesse.
La storia è estremamente semplice e lineare. Essa segue la vita da liceale di Makoto, giovane studentessa che vive nel tempio shintoista della famiglia. Makoto ha ricevuto in eredità della morte della madre "la vista", la capacità di vedere lo spirito protettore del tempio, che nel caso della protagonista, ha le sembianze di un'imponente volpe argentata. La storia si evolve e prosegue, episodio dopo episodio, con l'entrata in scena di nuove compagne di classe di Makoto, di nuovi guardiani e monaci shintoisti. Non vi è alcuna missione divina da compiere o impresa da affrontare, il fulcro della storia è il rapporto fra Makoto e Gintarou (il guardiano volpe del titolo) che porterà la protagonista a prendere la propria decisione riguardo il suo futuro e quello del tempio.
I personaggi e l'evoluzione psicologica della protagonista sono affrontati con calma e con la giusta attenzione, senza che vi siano strappi nella narrazione, accompagnando lentamente lo spettatore verso la fine di una piccola perla d'animazione.
Per quanto riguarda la grafica e il sonoro bisogna veramente fare i complimenti a Mayuko Matsumoto e Naomi Ide (per il chara) e a Tatsuya Katou (per la musica). Non c'è nulla di memorabile, ma la narrazione "dolce e gentile" è stato seguita coerentemente sia dal soudtrack sia dai lineamenti dei personaggi. Non c'è mai una scena con cali grafici o con una musica non propriamente azzeccata. Questa coerenza e precisione possono sembrare piccole cose, ma nel contesto dell'anime vanno a pesare sempre più man mano la narrazione da corpo ai personaggi. I lineamenti tondeggianti di Makoto e delle sue amiche, i tratti più decisi di Satoru e la maestosità del guardiano Gintarou che cela uno spirito buono e paterno; questi sono dettagli che vanno a caratterizzare gli stessi personaggi portandoli ad esternalizzare la loro natura.
Per quanto riguarda il doppiaggio risulta degna di nota l'interpretazione di Shinichiro Miki nel ruolo di Gintarou. Voce azzeccatissima che fa emergere pienamente la vera natura del grande amico di Makoto.
Purtroppo Gingitsune presenta alcuni difetti che lo precludono da un voto d'eccellenza, ma che comunque possono essere messi in secondo piano in ordine di importanza. Innanzi tutto è una serie che parte lenta (diciamo che ci vogliono 3-4 episodi per entrare nella storia) e in una serie di 13 episodi può risultare un forte punto a sfavore. Da un punto di vista narrativo, i difetti si possono incontrare nei personaggi secondari quali Funabashi e Ikegami (le amiche di Makoto). Introdotte un po' frettolosamente e legate alla protagonista da situazioni un po' forzate presentano delle storie secondarie non interessanti e non funzionali alla trama (assolutamente fuori luogo l'amore di Funabashi).
Gingitsune è una serie che in una parola sola definirei "gentile". Ricca di buoni sentimenti e di amicizia riesce a trasmettere tutta la sua dolcezza episodio dopo episodio. La similitudine con Natsume sta proprio nell'alone e nella magia che riesce a creare intorno allo spettatore.
Consiglio questo titolo a tutti coloro che cercano un anime leggero ma che lasci qualcosa dopo la visione. Dategli quei tre quattro episodi per ingranare e non vi deluderà.
Per la direzione di Shin Misawa (famoso per "Initial D") e la collaborazione dello studio Diomedea, eccoci presentata la trasposizione animata del manga edito da Ultra Jump.
Il genere slice of life/soprannaturale di Gingitsune va a proseguire un filone che ha in Natsume Yuujinchou il suo più grande rappresentante. Ed è proprio a "Natsume degli Spiriti" che Gingitsune strizza l'occhiolino in termini di emozioni e sensazioni trasmesse.
La storia è estremamente semplice e lineare. Essa segue la vita da liceale di Makoto, giovane studentessa che vive nel tempio shintoista della famiglia. Makoto ha ricevuto in eredità della morte della madre "la vista", la capacità di vedere lo spirito protettore del tempio, che nel caso della protagonista, ha le sembianze di un'imponente volpe argentata. La storia si evolve e prosegue, episodio dopo episodio, con l'entrata in scena di nuove compagne di classe di Makoto, di nuovi guardiani e monaci shintoisti. Non vi è alcuna missione divina da compiere o impresa da affrontare, il fulcro della storia è il rapporto fra Makoto e Gintarou (il guardiano volpe del titolo) che porterà la protagonista a prendere la propria decisione riguardo il suo futuro e quello del tempio.
I personaggi e l'evoluzione psicologica della protagonista sono affrontati con calma e con la giusta attenzione, senza che vi siano strappi nella narrazione, accompagnando lentamente lo spettatore verso la fine di una piccola perla d'animazione.
Per quanto riguarda la grafica e il sonoro bisogna veramente fare i complimenti a Mayuko Matsumoto e Naomi Ide (per il chara) e a Tatsuya Katou (per la musica). Non c'è nulla di memorabile, ma la narrazione "dolce e gentile" è stato seguita coerentemente sia dal soudtrack sia dai lineamenti dei personaggi. Non c'è mai una scena con cali grafici o con una musica non propriamente azzeccata. Questa coerenza e precisione possono sembrare piccole cose, ma nel contesto dell'anime vanno a pesare sempre più man mano la narrazione da corpo ai personaggi. I lineamenti tondeggianti di Makoto e delle sue amiche, i tratti più decisi di Satoru e la maestosità del guardiano Gintarou che cela uno spirito buono e paterno; questi sono dettagli che vanno a caratterizzare gli stessi personaggi portandoli ad esternalizzare la loro natura.
Per quanto riguarda il doppiaggio risulta degna di nota l'interpretazione di Shinichiro Miki nel ruolo di Gintarou. Voce azzeccatissima che fa emergere pienamente la vera natura del grande amico di Makoto.
Purtroppo Gingitsune presenta alcuni difetti che lo precludono da un voto d'eccellenza, ma che comunque possono essere messi in secondo piano in ordine di importanza. Innanzi tutto è una serie che parte lenta (diciamo che ci vogliono 3-4 episodi per entrare nella storia) e in una serie di 13 episodi può risultare un forte punto a sfavore. Da un punto di vista narrativo, i difetti si possono incontrare nei personaggi secondari quali Funabashi e Ikegami (le amiche di Makoto). Introdotte un po' frettolosamente e legate alla protagonista da situazioni un po' forzate presentano delle storie secondarie non interessanti e non funzionali alla trama (assolutamente fuori luogo l'amore di Funabashi).
Gingitsune è una serie che in una parola sola definirei "gentile". Ricca di buoni sentimenti e di amicizia riesce a trasmettere tutta la sua dolcezza episodio dopo episodio. La similitudine con Natsume sta proprio nell'alone e nella magia che riesce a creare intorno allo spettatore.
Consiglio questo titolo a tutti coloro che cercano un anime leggero ma che lasci qualcosa dopo la visione. Dategli quei tre quattro episodi per ingranare e non vi deluderà.