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Piccola premessa: secondo me per assaporare appieno questo OAV è fondamentale vedere prima anche "Kenshin samurai vagabondo: Memorie del passato", questo per avere una visuale a 360° sulla vita tormentata del samurai che ha sconvolto il Giappone nell'era Meiji.

Non rimane nulla di quello che era l'assassino Battosai Himura, sono passati ben quindici lunghi anni da quando Kenshin incontra quella che sarà la sua sposa Kaoru. L'epoca è cambiata, questo salta subito all'occhio, e tutti personaggi che ci hanno accompagnato nell'anime (o nel manga), come predetto, hanno intrapreso la loro strada. Nel primo episodio Kaoru nel suo stato di dormiveglia affiancata da Yahiko ci farà ripercorrere i momenti belli e brutti della loro vita: in poche parole qui abbiamo il classico riassunto della storia finora. Solo nel secondo episodio vedremo la cosiddetta fine della leggenda: l'ormai ex samurai non riesce a spartire una tranquilla vita familiare, e ancora in preda ai rimorsi tenta di espiare le sue colpe aiutando i più deboli girovagando per il Paese, ma questa volta il suo è un aiuto umano, non più dato dalla spada, trovandosi coinvolto in zone di forti carestie ed epidemie. Kenshin, gravemente malato, rimane bloccato in Cina, mentre Kaoru, che prima della partenza del marito aveva deciso di dividere con lui il fardello della sua malattia incurabile, si strugge aspettando il suo ritorno, costretta a letto priva di forze. Solo con l'aiuto di Sanosuke, Kenshin riuscirà stremato a imbarcarsi per tornare a casa.
Lascio naturalmente intendere il finale struggente, davvero un capolavoro.

Il declino di un eroe, al di là della battaglia e degli onori, ecco cosa rappresentano questi due episodi. La tristezza e il vuoto, ecco cosa rimane. Un Kenshin che non abbiamo mai visto, debole, stremato e malinconico, la cui esistenza è ormai sbiadita proprio come la sua cicatrice a croce.

Il chara è diverso rispetto ai precedenti lavori, ma lo trovo molto azzeccato, come se riprendesse la decadenza dell' epoca, infatti le espressioni stanche e malinconiche dei personaggi calzano pennello con quello che secondo me la storia vuole trasmettere; stesso discorso per il comparto sonoro.

Piangerete... ebbene sì, se anche voi come me avete amato Kenshin, piangerete. Un ritorno alle origini, non più assassino, non più samurai, non più vagabondo... solo Shinta.