Chiunque conosca l'opera a sfondo storico di Nobuhiro Watsuki, la sua fama o le intense trasposizioni di cui nel tempo ha ripetutamente goduto, avrà quasi certamente accolto la notizia di un remake animato per Rurouni Kenshin con sentimenti contrastanti.
 
Kenshin_Anime copertina


Remake sì, remake no: premesse poco ambiziose?

Da un lato è forse facile far galoppare l'entusiasmo, dal momento che nel corso degli anni non è mai venuto meno l'interesse nei confronti del samurai vagabondo, una delle più celebri icone della rivista Jump di Shueisha; una manciata di esempi sono costituiti dalla corrente pubblicazione della Perfect Edition del manga in Italia, da marzo 2022, e il manga sequel Rurouni Kenshin: Hokkaido-hen, in corso di serializzazione in Giappone dal 2017.
Nello stesso tempo, l'euforia del progetto si è in parte smorzata nel pensiero che il progetto a cura di Liden Films, nota per l'adattamento animato di alcuni popolari titoli ma non per la profondità o l'intensità infusa agli stessi (Tokyo Revengers, La Leggenda di Arslan, Call of the Night, Insomniacs After School), non avrebbe potuto con ogni probabilità far brillare la nuova serie in maniera adeguata dal punto di vista tecnico.
Per coloro i quali si sentissero ancora "reduci e orfani" dalla visione della precedente serie televisiva del 1996 o degli intensi OVA che ne erano seguiti, sapere di non poter contare ad esempio sulle animazioni estremamente fluide degli anni '90 o sull'indimenticabile colonna sonora che le accompagnava, rende indubbiamente difficile l'approccio a un remake che sulla carta non pare poter offrire contropartite esaltanti a sufficienza.
Fermarsi a tali considerazioni, tuttavia, significherebbe distogliere lo sguardo dall'impegno, il riguardo e l'appassionata attenzione con cui la nuova serie è stata creata, proprio in virtù delle solide radici da cui trae spinta e rinnovata linfa.
 
Kenshin smorfia


Rurouni Kenshin: Meiji Kenkaku Romantan fa il suo debutto nell'estate 2023 all'interno del celeberrimo slot NoitaminA di Fuji TV, dopo oltre un anno e mezzo dal primo annuncio del 19 dicembre 2021, rilasciato alla Jump Festa '22 accanto a un teaser trailer. Informazioni extra, visual e nuove anteprime animate si susseguono dalla Aniplex Online Fest 2022 del 4 settembre 2022 alla Jump Festa '23 del dicembre dello stesso anno.
La serie inizia infine il 6 luglio 2023 proseguendo per due cour di dodici episodi cadauno: con la messa in onda del primo ci si immerge così nuovamente nelle fascinose e talora oscure atmosfere dell'epoca Meiji, con una disinvoltura e un'immediatezza che ritroviamo in altre opere moderne di stampo storico, da Gintama a Demon Slayer. Se oggi assistiamo a queste ultime, in parte è grazie proprio alla struttura delle vicende dello spadaccino con la katana a lama invertita, che ha saputo distinguersi e fare scuola per le generazioni a venire.
 
Battosai

Da un lato vi è il misterioso sicario Battōsai che opera nell'ombra per samurai ambiziosi - fautori di un'epoca di rinnovamento attraverso le lame - e scompare al termine dei conflitti civili; dall'altro, ritroviamo dieci anni più tardi il samurai errante Kenshin Himura, uomo che reca con sé una sakabatō, peculiare katana dalla lama invertita che non può uccidere, emblema di un giuramento di vita. Via per espiare le colpe di un passato che non esiterà a bussare alla porta del suo presente più volte, la lama forgiata per proteggere le persone conduce Kenshin all'incontro con la giovane Kaoru Kamiya, erede dell'omonima scuola di spada. Un momento del tutto inatteso, a partire dal quale la sua vita di vagabondo muterà per sempre.

Un'eredità importante e un nuovo approccio narrativo

Nei suoi ventiquattro episodi, suddivisi in brevi mini-archi narrativi, la serie funge da lungo prologo che introduce i personaggi principali e una parte di quelli che nel manga ricorreranno nelle saghe successive, come le figure avvolte tra luci e ombre degli abilissimi Aoshi Shinomori e Hajime Saito, quest'ultimo ispirato all'omonimo storicamente esistito nell'era Meiji.
La saga incentrata sulla misteriosa Megumi Takani e i pericolosi Oniwabanshu, con la quale si conclude il primo dei due cour consecutivi, è quella che riesce a offrire maggior respiro narrativo, mentre l'avvento del personaggio di Saito chiude il secondo cour; in entrambi i casi l'anime coglie la spinta all'azione offerta dalla storia e si mostra capace di rispondere a tono. Ci vengono così offerti accattivanti duelli tutto sommato adeguati a livello tecnico, in grado di riprendere con efficacia tanto l'effetto emozionale quanto quello del coinvolgimento narrativo.
 
 
Ma ancor prima che il vagabondo Kenshin Himura arrivi a fare conoscenza della volitiva Kaoru Kamiya a Tokyo, è la roboante sigla di apertura "Hiten" di Ayase × R-Shitei a suggerire diversi spunti circa l'approccio con cui il regista Hideyo Yamamoto (Shin Prince of Tennis, Cells at Work BLACK) e lo staff hanno lavorato in maniera totalmente nuova sull'opera, accanto alla supervisione del maestro Watsuki e della moglie sceneggiatrice Kaoru Kurosaki.
Uno spillone per capelli che scivola tra i ricordi, mani lavate nel sangue, il quieto sonno di Himura che transita in quello sempre vigile del sicario Battosai, un sorriso dolce che si presta tanto a momenti sciocchi quanto al farsi carico del bucato e della spesa per la 'famiglia', una spada incatenata su una collina di scheletri: la sequenza grafica dell'opening che intervalla toni grevi ad accesi colori pastello è insieme tripudio e omaggio, citazione e anticipazione, il samurai di ieri, di oggi e di domani. Per stessa ammissione di Yamamoto, il remake realizzato a posteriori dalla conclusione del manga e non in corso d'opera, com'era avvenuto per la prima serie animata, può così permettersi di sfruttare dettagli che vengono sapientemente sparpagliati ovunque negli episodi animati, a celare indizi su "tutto ciò che sappiamo che avverrà solo in seguito e in futuro, nella storia."
La consistenza profonda di questa consapevolezza apporta così alla serie una differenza in apparenza impercettibile rispetto al suo glorioso precedente, eppure essenziale nel suo fondamento.
 

Se infatti la vecchia serie animata aveva saputo soggiogare grazie alla vivacità di una storia trasposta con una palette di colori intensa e dettagliata, animazioni solide e finissime e musiche di grande effetto, nella sua prima parte essa arrancava nella rappresentazione dei personaggi, diluendoli su episodi filler e appiattendo tristemente la potenza d'impatto dei diversi archi introduttivi del manga. All'epoca lo stesso Watsuki si era mostrato poco soddisfatto della cosa, tanto da aver ribadito di aver concesso il proprio permesso alla versione animata con l'auspicio che il progetto donasse giustizia all'opera originale tramite tutti i benefici del formato animato.
Aggiustato il tiro, quella serie animata seppe magistralmente rialzarsi e farsi ricordare per molti anni a venire, pur rimanendo zoppicante nei suoi inizi.
Memori di ciò, per restituire piena rotondità ai personaggi e un maggior impatto emozionale, gli episodi del remake sono stati sceneggiati in team da Kaoru Kurosaki e Hideyuki Kurata (Excel Saga, Made in Abyss, Goblin Slayer, Onimusha), quest'ultimo anche mangaka e autore di light novel, oltre che sceneggiatore di lunga data, sin dalla fine degli anni '90.
La Kurosaki e Watsuki hanno poi inteso curare attentamente il character design in ogni specifico aspetto; ciò è avvenuto in primis sul lato grafico, con una brillantezza, una costanza e una pulizia nel tratto stavolta garantite grazie al lavoro della brava Terumi Nishii supervisionata da Yamamoto, oltre che dall'attenzione apportata nel design dei kimono e dell'abbigliamento in generale da parte di NaSka.
 
Rurouni_Kenshin lama

E' stata poi presa in considerazione l'ulteriore ottica di rendere appetibili le vicende Meiji nell'odierna epoca Reiwa, mentre Watsuki ha offerto la possibilità di rivisitare leggermente alcuni aspetti della storia rispetto alla prima serializzazione su carta, facendo separare al contempo in maniera ben distinta le scene dinamiche da quelle drammatiche e dalle gag. Con l'idea di offrire una composizione più seria e profonda, sono pertanto scomparsi diversi momenti comici presenti nel manga e nel vecchio anime; tanto per i nuovi spettatori quanto per i fan storici, alcune storyline sono state poi parzialmente integrate o riscritte per approfondire ancor più i personaggi, come ad esempio la figura di Sanosuke e il background narrativo che coinvolge il capitano Sagara, oppure con il personaggio di Raijuta. Con l'avvento del feroce combattimento di Kenshin con Saito, risulta infine evidente che la sceneggiatura che appariva quasi castrata nei primi episodi diventa via via più sciolta, prendendosi qualche libertà, seppur sempre nella stretta fedeltà al manga.

Di pari passo si muove in parallelo la qualità delle animazioni, le quali appaiono rigide e un po' altalenanti agli inizi, con una linearità più costante a partire dal secondo cour. E' interessante osservare pertanto uno sforzo crescente in tal senso, con una buona padronanza dei momenti d'azione e una maggior fluidità globale in maturazione.
Anche il sonoro fa la sua parte e le animazioni riescono nel loro dovere, facendo scaturire insieme la potenza anche grafica di un lampione tranciato di netto, l'incrociarsi delle lame con Jin'e, i duelli con gli Oniwabanshu e le emozioni pulsanti persino negli occhi del freddo Aoshi Shinomori.
 

Quando il finale di stagione s'intreccia poi alle cronache dei sanguinosi fatti storici avvenuti il 14 maggio 1878, il concept che Yamamoto esprimeva in un'intervista rilasciata alla rivista Animage di luglio 2023 risulta così perfettamente centrato: "Rurouni Kenshin è anche una storia che racconta lo sconforto di coloro che erano costretti a vivere alla mercé dei tempi, spero pertanto di poterne ritrarre per bene tale aspetto." Nel minutaggio che scandisce la chiusura della serie, l'angoscia e la tensione serpeggiano vivide, lasciando lo spettatore avvolto da quella stessa oscurità che inghiotte il samurai vagabondo mentre si lascia alle spalle la capitale e un nugolo di sentimenti inespressi.
 
Ken Saito.jpg

Non di solo dramma vive Rurouni Kenshin tuttavia, e infatti proprio i riferimenti storici sono presenti anche su momenti di maggior leggerezza, come i focus modaioli sulle stampe nishiki-e, quelli culinari sull'arrivo della pietanza del gyunabe come antenata dell'apprezzato piatto sukiyaki, fin'anche a una capatina nella brulicante città di Yokohama dei tempi.
La nuova serie decide infatti di trasporre in animazione, tra gli episodi 20 e 21, anche il capitolo sul dottor Elder contenuto nel manga remake Special Version pubblicato nel nostro Paese in due volumi tra il 2013 e il 2014: quest'ultimo era nato in patria un paio di anni prima per festeggiare l'accattivante trasposizione live action ed era rimasto finora inedito in formato animato. Inserito a mo' di respiro narrativo prima degli episodi che accendono il prologo della saga di Kyoto, è esso stesso un prequel e potrebbe apparire un po' fine a sè stesso; riesce tuttavia a offrire un gradito spunto introspettivo sulle ragioni che conducono Kenshin a fermarsi infine a Tokyo dopo tanto vagabondare, là dove inizia il tutto, ovvero il 'Meiji Kenkaku Romantan' (storie romantiche dello spadaccino Meiji).
 


Le innumerevoli sfaccettature di Rurouni Kenshin: citazioni e riferimenti incrociati

Proprio nella coppia di episodi di Yokohama emerge inoltre, con una straordinaria intensità, un'altra di quelle correlazioni che paiono voler unire le svariate trasposizioni dedicate a Ruruoni Kenshin; tutte sfaccettature egualmente vere di un'opera capace di declinarsi in più forme senza perdere mai d'identità né di atmosfera, traendo invece ogni volta finezza da ciascuna.
Come già accennato, la prima serie animata assomiglia al manga assumendo allo stesso tempo una propria piacevole diversità; il quinto film live action si rifà invece nei dettagli agli OVA animati del 'Capitolo del tempo' piuttosto che al manga originale, e il remake animato dal canto suo sceglie consapevolmente di rifarsi a tutti i precedenti, citando gli uni e omaggiando gli altri.
La rivelazione è manifesta in più punti, e si può ad esempio affiancare il Kenshin di Takeru Sato con quello delineato dalla Nishi come nelle screen che seguono: colti in due momenti completamente diversi della storia, nessuno dei quali tratto peraltro dal manga di origine, si palesano identici sentimenti sul volto dello spadaccino, ammorbidito in uno sguardo di tenera complicità e smisurato affetto interamente ed esclusivamente destinato a Kaoru Kamiya.
 
Kenshin film remake anime

In un'epoca in cui il confine tra giustizia e lealtà appare più labile che mai, con gli stessi personaggi lacerati dalle rispettive scelte a dimostrarlo, la sottigliezza di alcuni dei dettagli posti in animazione è piuttosto acuta: lo vediamo in primo luogo con la rappresentazione del duplice volto di Kenshin Himura, che dalla gelida freddezza del sicario diviene un decennio più tardi uomo educato nei modi e deferente nel linguaggio, pacato ed estremamente paziente. E' dedito alle faccende domestiche tanto quanto alla custodia di una spada da cui non intende separarsi nemmeno di notte, seppur in una nuova epoca teoricamente pacifica. Il suo tormento psicologico è intatto, seppur qui solo agli inizi; è poi piacevolissimo vederne le interazioni con giovani come Yahiko e Yutaro, ai quali riserva parole attente e gesti con fare squisitamente paterno, che la serie animata ci mostra ora attraverso minuti passaggi molto ben resi.

Ancora omaggi, attraverso musiche e doppiaggio

La versione moderna di Battosai deve poi molto alla bravura del suo doppiatore , fan della serie sin da bambino ed estremamente abile nel garantire a Kenshin ciascuna delle tante sfumature vocali che lo caratterizzano: dalla cedevole mitezza del vagabondo alla determinazione del samurai, sino all'affilato timbro dell'ex-assassino, Saito dimostra di poter ereditare con merito un ruolo che pareva essere stato all'epoca confezionato su misura della talentuosa Mayo Suzukaze, e non è poca cosa.
La resa sul fronte dei personaggi è per la verità eccellente su ciascuno, segnale di un lavoro accurato portato avanti di concerto dallo staff tecnico con il nuovo cast di doppiaggio: tra le figure che maggiormente spiccano nel remake animato vi è infatti quella del giovane Yahiko, la cui esuberante personalità -purtroppo finora sempre oscurata sia in anime che in live action- finalmente brilla in maniera adeguata. Agguerritissima è anche la voce a lui prestata dalla doppiatrice , determinata ad esprimerne il passionale spirito e vincente in tal senso.
 

Altrettanto espressivo è il personaggio di Sanosuke: strafottente, orgoglioso, rude e gagliardo proprio come le sfumature che il buon gli conferisce vocalmente. E da un quasi irriconoscibile sul tenebroso Aoshi Shinomori all'imperturbabile  su Hajime Saito, passando poi per il cameo di sul capitano Sagara,  su Jin'e e ciascuno degli Oniwabanshu, non c'è davvero personaggio maschile che non sappia distinguersi tanto come temperamento quanto a livello vocale. Evidenziando peraltro, ancora una volta, la bontà della loro scrittura nel manga, con quella sottile linea psicologica che separa l'alleato dal nemico, e solo la volubilità delle circostanze a scavare un confine tra loro.

Di nuovo, il regista Yamamoto ne è ben conscio, quando afferma che "è un'epoca affascinante, così vicina e così lontana. Coloro che vediamo, ovvero i sostenitori dello shogunato e gli Ishin Shishi, possono essere stati nemici tra loro a causa dei diversi ideali che hanno deciso di sposare; ma se si fossero incontrati in circostanze diverse e meno critiche, sarebbero potuti diventare amici o alleati. Credo che la profondità di tutto questo sia la ragione per cui Rurouni Kenshin è così tanto amato dai fan da così tanti anni."
 

Di contro, è un peccato che invece le figure femminili, tutte decisamente ben ritratte ed estremamente moderne nel manga di Watsuki, palesino delle personalità sia grafiche che vocali meno definite e di minor impatto.
Della sensualissima Megumi, il character design odierno fa smarrire ad esempio del tutto l'eleganza, il fascino e l'aura misteriosa; rispetto ad alcune visual ufficiali, Kaoru Kamiya appare a tratti più infantile e meno determinata di quanto la sua caratterizzazione denoti, virando verso una rappresentazione un po' troppo morbida che non le è propria. Anche le voci di e restituiscono simili impressioni.
Piuttosto gradito, tuttavia, è il cameo offerto al personaggio di Tae, che precisamente come nella storia originale, svela origini del Kansai attraverso il vivace dialetto da lei parlato.
 
Kaoru avvilita

Sul fronte musicale non si ravvisa minor impegno: la colonna sonora di Yū Takami risuona invero meno maestosa delle melodie di Noriyuki Asakura passate letteralmente alla storia, ma l'esperienza di Takami, che ha lavorato con successo a popolarissimi drama televisivi (Hanazakari no Kimitachi e -Hana-Kimi-, Rookies, My Boss, My Hero, Mei-chan no Shitsuji, Gibo to Musume no Blues) sa offrire tracce comunque efficaci, calzanti e persino impetuose là dove l'azione lo richieda.
Nella sigla di apertura "Hiten" di Ayase×R-Shitei, nella sua composizione di ritmo bi-fasico dapprima rockeggiante che poi cambia struttura, si avverte un richiamo all'indimenticabile "Sobakasu" di Judy & Mary della prima serie animata; una melodia, quest'ultima, tutt'oggi ampiamente conosciuta e cantata nei karaoke nipponici.
 
Opening 1: "Hiten"



Speculare a "Hiten", in chiusura al primo cour vi è la limpida e gradevole "Kissaki" (punta della lama) di Reol che gioca sull'ambivalenza della spada a lama invertita.

Ending 1: "Kissaki"
 

 
 
Il secondo cour regala poi sorprese piuttosto inattese, non senza qualche spiacevole incongruenza: il gruppo dei Kid Phenomenon interpreta l'orecchiabile ending "Sonzai Shōmei" (Esistenza) che gode di animazioni morbide, una palette di colori stratificata, illustrazioni a due toni che richiamano il gusto ukiyo-e e, di nuovo, riferimenti ai film live.
 
Ending 2: "Sonzai Shomei"

 
"Non c'è dubbio che questo cuore sia immerso nel coraggio di combattere.
Smarrire la strada, fare errori, trasformarli in forza, prima o poi.
Fare un passo avanti, marciare diritti verso la luce."

- Sonzai Shomei -


Quanto invece all'opening "Rurō no Katashiro", la scelta grafica di impostare come sfondo un teatro popolare dell'epoca Meiji avrebbe potuto apparire come un concept brillante, essendo un ambiente peraltro mostrato dei film dal vivo di Rurouni Kenshin. La statica assenza di animazioni stride però pesantemente, sia al confronto con la sopracitata fluida ending, sia con il peculiare impeto che fornisce la base musicale: seppur azzoppata a metà, l'opening è in ogni caso un incredibile omaggio offerto al franchise del samurai vagabondo, dato che vede insieme la singolare coppia formata dall'istrionico attore e cantante Masaki Suda e dalla Tokyo Ska Paradise Orchestra.
Il primo, già voce dell'airone nell'omonimo film di Hayao Miyazaki, nella terra del Sol Levante viene incoronato come uno dei nomi più potenti e influenti nel mondo dello spettacolo; la seconda è invece una band ska-jazz dal sound eclettico capace di influenzare il panorama musicale nipponico dal 1988 per almeno vent'anni, che ha avuto l'onore di esibirsi nella cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Tokyo del 2020-2021.
Unire nomi di tale calibro non è cosa che accada di frequente né per qualsivoglia titolo, a dimostrazione che lo spadaccino errabondo vanta tutt'oggi un'influenza e una stima di tutto rispetto.

Opening 2: "Rurou no Katashiro"




Non è la fine: dal merchandise alla seconda stagione

In questo senso, il remake animato ha offerto una spinta notevole a una ampia quantità di nuovo merchandise, dalle action figures a gadget vari, passando per acrilici, gioielli, accessori, capi di abbigliamento, dolciumi, prodotti alimentari di ogni sorta e molto altro.
 
Kenshin cibo

Diversi altri prodotti, invece, sono nati in seno a collaborazioni di ogni tipo scaturite da speciali eventi dal vivo alla presenza dei doppiatori o instaurate con brand di abbigliamento, fino agli speciali menu ideati presso la catena di ristoranti Yoshinoya, e persino con Mastercard per carte specializzate.
 
Kenshin Yoshinoya

Anche la trasmissione in streaming per Crunchyroll al di fuori delle regioni asiatiche, Italia compresa, denota un'attenzione altrettanto importante: la non facile traduzione di termini storici e talora piuttosto tecnici si mostra al contempo fedele al manga e rispettosa dell'opera animata. Al linguaggio desueto di Kenshin viene offerta la corrispondenza del "voi" nella lingua italiana; termini come 'hitokiri' (tagliatore di uomini), 'shishi' (fautori della restaurazione), 'Oniwabanshu' (ninja d'élite) e la peculiare 'sakabatou' (spada a lama invertita) vengono lasciati invariati, in una apprezzabile rispondenza alla loro specificità.
Quando la serie si chiude il 15 dicembre 2023 al suo 24° episodio, la sensazione è che la ricezione di pubblico, in generale, sia stata sufficientemente buona da dare il là a un proseguimento.
 

L'aperto e drammatico finale non denota la conclusione del progetto, infatti: come si poteva facilmente subodorare, la nuova trasposizione animata della prima parte del manga apre con naturalezza all'avvento del celebre capitolo narrativo di Kyoto, col rinnovo della serie per una seconda stagione annunciata pochi giorni dopo la messa in onda dell'ultimo episodio. La conferma arriva tramite la Jump Festa 24', nella giornata del 17 dicembre 2023 all'interno dello slot Red, dedicato alle maggiori hit di Shonen Jump: subito dopo lo spazio dedicato a Kaiju n. 8 e appena prima di quello riservato a Spy x Family di Tatsuya Endo, viene così presentata Rurouni Kenshin: Meiji Kenkaku Romantan - Kyoto Dōran, che farà il suo debutto già nell'autunno 2024.
Considerato da molti come l'arco narrativo più vibrante del manga di origine, l'elevarsi delle aspettative in tal senso si fa più lecito che mai.
 
 
Nell'ambito del panorama dell'animazione giapponese odierna, Rurouni Kenshin: Meiji Kenkaku Romantan non si può certo definire un progetto maestoso nella sua composizione grafica, ma lo è tuttavia nell'animo.
Appassionato, vibrante, fedele e preciso ma non senza uno spirito rinnovato, il ritorno dello spadaccino vagabondo è nobilitato da una cura suggestiva al manga e da tanti preziosi dettagli ed auto-citazioni al franchise rinvenibili in ogni dove, già a partire dalle sigle.
Dallo staff tecnico al cast di doppiaggio, e dal variegato merchandise agli omaggi musicali, è palese l'ossequio alla sempreverde opera di Watsuki: una proposta onesta, sufficientemente accattivante, capace di far plaudere il fan storico così come di incuriosire il nuovo. In attesa che il clangore delle lame torni a risuonare.