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8.0/10
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Cosa succede quando si prende uno shounen e lo si infarcisce con magia, azione, combattimenti, un harem e tanto fanservice ecchi? Si ottiene una furbata chiamata Trinity Seven.

Nato originariamente dalle menti maligne di Saito Kenji (sceneggiatura) e Nao Akinari (chine), Trinity Seven è un anime che prende tutti gli stereotipi tipici degli shounen e li plasma a proprio piacimento, sfruttando il tutto senza alcuna remora.

Arata Kasuga è un liceale come tanti, la cui unica pretesa è quella di vivere una vita tranquilla e pacifica insieme alla cugina Hijiri. La routine tanto da lui tanto amata comincia però a venir meno nel momento in cui incontra una misteriosa ragazza dai capelli rossi che, con voce flebile, gli intima di "svegliarsi", altrimenti sarebbe stata costretta a ucciderlo. Turbato da questo incontro, Arata si accorge con il passare delle ore che il mondo che lo circonda non è reale, bensì è il frutto dell'uso inconscio dei suoi poteri di Candidato Re dei demoni e del fenomeno di decadimento che ne è conseguito. La misteriosa ragazza incontrata in precedenza, la maga Lilith Asami, gli conferma il tutto, esortandolo nuovamente a scegliere fra la morte o l'abbandono totale del suo destino di demone. Presa coscienza degli avvenimenti e che a causa di ciò la cugina è scomparsa nel nulla, Arata convincerà Lilith a portarlo con sé all'Accademia Biblia per istruirlo come mago affinché possa salvare Hijiri dall'oblio in cui è stata reclusa. Su questa premessa ruota l'intero universo narrativo di Trinity Seven, lavoro che sicuramente non brilla in quanto a originalità, ma che riesce a raggiungere brillantemente i propri obbiettivi di intrattenimento senza particolari sforzi.

Se dovessi paragonare questa serie a un autoveicolo, direi senza alcun dubbio che Trinity Seven è un diesel adatto alle lunghe percorrenze, soprattutto per la sua capacità di partire in sordina e poi esplodere in corso d'opera. La prima impressione che si ha dell'opera è difatti quella di uno shounen senza né arte né parte, ma si sa che l'abito non fa il monaco, e solo con il passare degli episodi ci si accorge che il vero punto di forza di Trinity Seven è l'essere riuscito a trovare un perfetto equilibrio fra le varie componenti narrative che lo caratterizzano, fra piccoli colpi di scena e un'ottima caratterizzazione dei personaggi secondari. Se da un lato avremo un protagonista che darà il meglio di sé nelle parti umoristiche grazie alla sua sfacciataggine, dall'altro avremo circa una dozzina di "protagonisti occulti" in grado di agire autonomamente e con ottimi risultati. Una politica capace di colmare le lacune fisiologiche della serie stessa in quanto shounen, ma che rende il tutto più interessante e meno scontato.
Stelle indiscusse di tale scelta sono le Trinity Seven, maghe che hanno raggiunto il massimo nel loro campo di ricerca, nonché personaggi a tutto tondo con le proprie storie e carattere distintivo ben definito. Ognuna di loro è associata a un thema (ovvero un campo di ricerca magica), a sua volta collegato a uno dei sette peccati capitali che rispecchia l'esatto opposto del carattere del/della magus (elemento decisamente particolare che mi ha piacevolmente stupito, devo ammetterlo). Questa "associazione opposta" si rivela essere una delle carte vincenti per lo sviluppo dei personaggi, in grado di lasciare parecchio spazio all'immaginazione dello spettatore riguardo il vero carattere di ognuna delle Trinity Seven. Difatti spesso ci capiterà, a serie in corso, di essere più interessati a scoprire i retroscena di ognuna delle Trinity anziché seguire le azioni di Arata (che resta comunque una sagoma).

Un discorso a parte va fatto per la componente ecchi, da molti vista come troppo invadente, ma che a mio avviso andrebbe considerata tenendo conto del target a cui è rivolta la serie (perlopiù adolescenti). È vero, magari ce ne sarebbe potuto essere di meno, ma una volta entrati nell'ottica narrativa della serie ci si rende subito conto che tutte le "mezze" nudità e i momenti imbarazzanti altro non sono che un pretesto per fare gag e riderci su in modo del tutto spensierato e innocente (anche perché di volgare c'è veramente poco o nulla).

Tecnicamente la serie si attesta su standard nella norma, nonostante non brilli particolarmente per qualità delle animazioni nel computo dell'intera stagione, ma si difende con dignità durante i momenti topici. Da segnalare l'ottima opening Seven Doors cantata da ZAQ e la colonna sonora e cura dei Technoboys Pulcraft Green-Fund.

In conclusione, Trinity Seven è una serie ben lungi dall'essere definita come perfetta, e di sicuro non è adatta a tutti i tipi di pubblico, ma le va riconosciuto l'indubbio merito di aver preso i tanti elementi tipici degli shounen e di averli sviluppati in modo del tutto personale e convincente. Visione decisamente consigliata.