Recensione
Recensione di Spirit Eater
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Difficile recensire un prodotto particolare come "Oregairu". In questo caso si sta parlando di un anime strano che vuole mescolare elementi nuovi e freschi con un'ambientazione vista e rivista fino alla nausea.
La storia ci parla di un giovane ragazzo, apparentemente misantropo, che vive la sua vita in solitudine, covando odio e risentimento per l'umanità. Quando la sua professoressa deciderà di agire per cambiarlo, lo obbligherà a iscriversi al club di volontariato, presieduto da una ragazza altezzosa e molto intelligente.
Il perno dell'anime è lo svolgersi delle attività del club composto dai due e una terza ragazza, che per tutto l'anime dimostra solo di essere la classica macchietta della fanciulla energica.
Torniamo al concetto che ho introdotto nella prima parte della recensione: i personaggi principali di questa nostra storia sono atipici: abbiamo il misantropo, che in realtà si dimostra solo un ragazzo debole che per soffrire meno si isola, Hachiman, e l'acida e pungente Yukinoshita. Questi elementi interessanti, per quanto a tratti irritanti e fin troppo scontati nel loro essere sempre rigidamente inquadrati nel loro ruolo, sono all'interno di un cast decisamente stereotipato: abbiamo il 'figo' buono e gentile, il chuunibyou, la ragazza falsa e cattiva, lo shotacon etc.
Nel corso dell'anime si riscontrano interessanti picchi (le prime puntate e un'altra nel mezzo) ed episodi noiosi prodotti apparentemente al solo scopo di farti dire a fine puntata: "Ho appena sprecato venti minuti della mia vita".
A coronare il misto tra innovativo e stereotipato è però un altro elemento: sto parlando delle tanto osannate frasi filosofiche di Hachiman. Il nostro protagonista, infatti, è un ragazzo disilluso e dalla lingua tagliente. In più occasioni il ragazzo darà sentenze su umanità e società interessanti. Interessanti per chi non ha mai avuto occasione di aprire un libro di filosofia o di leggere un libro non commercialissimo. La "filosofia di Hachiman" è semplicemente la trascrizione delle frasi filosofiche più banali e scontate, comprensibili anche a chi al posto del cervello ha la crusca.
Vi è poi un altro fatto inspiegabile. Questo anime è preso da una light novel, ma se in genere un normale prodotto di questo genere brucia tutte le migliori idee nei primi volumi, per poi trascinarsi fino alla conclusione con ripetizioni e situazioni poco coinvolgenti, in "Oregairu" è tutto l'opposto. Nella serie i personaggi non maturano, o lo fanno di poco, e le relazioni rimangono identiche, in sostanza non succede davvero nulla.
Il classico episodio/coppia di episodi si svolge seguendo questo canovaccio: al club è proposto un lavoro - i ragazzi comprendono la situazione - i ragazzi risolvono il problema (semplice) in modo scontato (e semplice) - finale riflessione di Hachiman.
Vi chiederete: "I casi sono interessanti?" Stiamo parlando di roba del genere "bisogna fare il festival culturale, mia sorella torna tardi a casa e devo fare dei biscotti". Traete le vostre conclusioni.
"Allora la risoluzione sarà particolare?" No, il tutto si risolve nel modo più naturale, non si capisce nemmeno perché qualcuno abbia dovuto dare una mano (sono onesto e almeno dico che una volta tutto è risolto in modo interessante).
"La riflessione sarà allora geniale!" No, è solo la naturale conclusione della vicenda in cui si dicono cose "interessanti" (sempre a patto di non aver mai avuto interesse per filosofia/sociologia/psicologia/letteratura).
"Allora perché dovrei guardare questo anime, se la trama è così?" Beh, grafica e animazioni sono leggermente sotto la media, ma un anime scolastico non necessita nulla più di questo. Le musiche d'altro canto sono del tutto trasparenti. Ben poco incisive anche opening ed ending, che a canzoni mediocri accompagnano filmati le cui scelte registiche lasciano ben perplessi.
Il character desing si salva ed anzi è piuttosto buono (cambiato nella seconda stagione).
Cosa si salva da questa serie? Poco, davvero poco.
I protagonisti sono personaggi interessanti, ma irritanti: Hachiman sarebbe carino se fosse onesto con sé stesso, ma ovviamente è presentato come ragazzo che in realtà è impacciato e non riesce a rivolgersi agli altri senza alzare barriere a sua difesa. Dei ragionamenti di Hachiman ho parlato fin troppo, ma ricordo che nella loro semplicità sono piacevoli.
Ci sono ben due ipotetiche coppie yaoi per cui le fan potrebbero impazzire: lo shotacon con Hachiman e il bel ragazzo di turno (che guarda caso è l'unico estraneo che prova a comprenderlo e ad essere gentile con lui). C'è chi dice che la serie prende in giro proprio questi pairing tramite le battute della yaoi fangirl, ma si approfitta fin troppo delle allusioni e, per avere solo effetto comico, sono troppo rimarcate.
Consiglio la visione di questo anime? Assolutamente no: poche volte ho sbadigliato così tanto e sono rimasto tanto perplesso dalla fulminante semplicità dei casi.
Assolutamente consigliato invece a chi deve abbassare la media delle proprie recensioni.
La storia ci parla di un giovane ragazzo, apparentemente misantropo, che vive la sua vita in solitudine, covando odio e risentimento per l'umanità. Quando la sua professoressa deciderà di agire per cambiarlo, lo obbligherà a iscriversi al club di volontariato, presieduto da una ragazza altezzosa e molto intelligente.
Il perno dell'anime è lo svolgersi delle attività del club composto dai due e una terza ragazza, che per tutto l'anime dimostra solo di essere la classica macchietta della fanciulla energica.
Torniamo al concetto che ho introdotto nella prima parte della recensione: i personaggi principali di questa nostra storia sono atipici: abbiamo il misantropo, che in realtà si dimostra solo un ragazzo debole che per soffrire meno si isola, Hachiman, e l'acida e pungente Yukinoshita. Questi elementi interessanti, per quanto a tratti irritanti e fin troppo scontati nel loro essere sempre rigidamente inquadrati nel loro ruolo, sono all'interno di un cast decisamente stereotipato: abbiamo il 'figo' buono e gentile, il chuunibyou, la ragazza falsa e cattiva, lo shotacon etc.
Nel corso dell'anime si riscontrano interessanti picchi (le prime puntate e un'altra nel mezzo) ed episodi noiosi prodotti apparentemente al solo scopo di farti dire a fine puntata: "Ho appena sprecato venti minuti della mia vita".
A coronare il misto tra innovativo e stereotipato è però un altro elemento: sto parlando delle tanto osannate frasi filosofiche di Hachiman. Il nostro protagonista, infatti, è un ragazzo disilluso e dalla lingua tagliente. In più occasioni il ragazzo darà sentenze su umanità e società interessanti. Interessanti per chi non ha mai avuto occasione di aprire un libro di filosofia o di leggere un libro non commercialissimo. La "filosofia di Hachiman" è semplicemente la trascrizione delle frasi filosofiche più banali e scontate, comprensibili anche a chi al posto del cervello ha la crusca.
Vi è poi un altro fatto inspiegabile. Questo anime è preso da una light novel, ma se in genere un normale prodotto di questo genere brucia tutte le migliori idee nei primi volumi, per poi trascinarsi fino alla conclusione con ripetizioni e situazioni poco coinvolgenti, in "Oregairu" è tutto l'opposto. Nella serie i personaggi non maturano, o lo fanno di poco, e le relazioni rimangono identiche, in sostanza non succede davvero nulla.
Il classico episodio/coppia di episodi si svolge seguendo questo canovaccio: al club è proposto un lavoro - i ragazzi comprendono la situazione - i ragazzi risolvono il problema (semplice) in modo scontato (e semplice) - finale riflessione di Hachiman.
Vi chiederete: "I casi sono interessanti?" Stiamo parlando di roba del genere "bisogna fare il festival culturale, mia sorella torna tardi a casa e devo fare dei biscotti". Traete le vostre conclusioni.
"Allora la risoluzione sarà particolare?" No, il tutto si risolve nel modo più naturale, non si capisce nemmeno perché qualcuno abbia dovuto dare una mano (sono onesto e almeno dico che una volta tutto è risolto in modo interessante).
"La riflessione sarà allora geniale!" No, è solo la naturale conclusione della vicenda in cui si dicono cose "interessanti" (sempre a patto di non aver mai avuto interesse per filosofia/sociologia/psicologia/letteratura).
"Allora perché dovrei guardare questo anime, se la trama è così?" Beh, grafica e animazioni sono leggermente sotto la media, ma un anime scolastico non necessita nulla più di questo. Le musiche d'altro canto sono del tutto trasparenti. Ben poco incisive anche opening ed ending, che a canzoni mediocri accompagnano filmati le cui scelte registiche lasciano ben perplessi.
Il character desing si salva ed anzi è piuttosto buono (cambiato nella seconda stagione).
Cosa si salva da questa serie? Poco, davvero poco.
I protagonisti sono personaggi interessanti, ma irritanti: Hachiman sarebbe carino se fosse onesto con sé stesso, ma ovviamente è presentato come ragazzo che in realtà è impacciato e non riesce a rivolgersi agli altri senza alzare barriere a sua difesa. Dei ragionamenti di Hachiman ho parlato fin troppo, ma ricordo che nella loro semplicità sono piacevoli.
Ci sono ben due ipotetiche coppie yaoi per cui le fan potrebbero impazzire: lo shotacon con Hachiman e il bel ragazzo di turno (che guarda caso è l'unico estraneo che prova a comprenderlo e ad essere gentile con lui). C'è chi dice che la serie prende in giro proprio questi pairing tramite le battute della yaoi fangirl, ma si approfitta fin troppo delle allusioni e, per avere solo effetto comico, sono troppo rimarcate.
Consiglio la visione di questo anime? Assolutamente no: poche volte ho sbadigliato così tanto e sono rimasto tanto perplesso dalla fulminante semplicità dei casi.
Assolutamente consigliato invece a chi deve abbassare la media delle proprie recensioni.