Recensione
Steins;Gate
8.0/10
Recensione di Vagabond90
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"Steins;Gate" è un prodotto che nasce come visual novel e successivamente trasposto in opera cartacea. Nel 2011 gode anche di una trasposizione animata, composta da ventiquattro episodi, realizzati dallo studio White Fox.
Okabe Rin è un normale studente universitario del primo anno, con Q.I. a sua stessa detta di 170, che affitta una stanza nel quartiere di Akihabara, e ne fa il suo laboratorio-quartier generale per deliri di onnipotenza e tentativi di esperimenti pazzoidi. Volutamente e consapevolmente sui generis sono i comportamenti tenuti dal giovane Okabe, che con fare donchisciottesco si auto-elegge scienziato pazzo, e l'unico in grado di sovvertire la struttura di controllo del mondo, le cui redini sono tenute attualmente dalla sua antagonista e fantomatica quanto ignota "organizzazione". Al suo fianco, gli eletti ad assisterlo nelle sue strampalate imprese: il coetaneo Daru, un ragazzo nerd sovrappeso con una passione per le battute scollacciate e i doppi sensi, particolarmente abile come hacker, e Mayuri, più piccola di due anni e amica di infanzia di Okabe, sempre un po' stralunata e dai modi dolci, rispettivamente membri 02 e 03 del laboratorio dello scienziato pazzo. Con il proseguire della storia, al terzetto iniziale si aggiungeranno una serie di personaggi comprimari, sempre abbastanza ricorrenti.
Inconsapevolmente Okabe e soci arriveranno a una scoperta sensazionale, e in questa saranno coadiuvati dalla brillante e giovane scienziata Kurisu, che Okabe nomina unilateralmente come sua assistente (e membro 04 del laboratorio) e ribattezza con i nomignoli più demenziali, con la quale da subito si instaura un rapporto di complicità, nonostante il bisticciare continuo da cane-gatto.
Le scoperte portate avanti da Okabe e compagni faranno anche gola all'apparato del SERN (nome che scimmiotta chiaramente lo svizzero CERN), il più grande laboratorio di fisica delle particelle al mondo, che sarà l'antagonista e principale oppositore.
L'azione si svolge in sole tre settimane tra la fine di luglio e la seconda metà di agosto, anche se si converrà insieme sul fatto che non saranno tre settimane esattamente "convenzionali", in cui a paradossi temporali multipli si intrecceranno le vicende personali dei protagonisti...
Lo scenario di fondo come già detto è il quartiere di Akihabara, fotografato come crocevia dinamico e continuo di persone, che alla vocazione primaria di quartiere moderno pieno di negozi di elettronica affianca la più recente contaminazione da parte della sottocultura moe. Nonostante tuttavia sia pieno di insegne luminose e colori cangianti, Akihabara appare monocolore, un quartiere sbiadito e pallido, sotto il sole battente e l'afa soffocante degli ultimi giorni di luglio. Il luogo più ricorrente in assoluto è il laboratorio, e poi ce ne sono pochi altri, ma di solito le ambientazioni interne sono sempre nella penombra o ben isolate dall'esterno, dove il caldo imperversa; questi accorgimenti consegnano realismo e dipingono uno scenario claustrofobico, anche quando ci si trova nelle ambientazioni esterne.
Volendo si potrebbero distinguere due grandi archi narrativi nella serie: nella prima metà c'è un telos, ovvero un fine continuo teso alla scoperta scientifica per il piacere della scoperta scientifica in sé, nel secondo gli equilibri si sono inevitabilmente rotti per un dramma e Okabe è costretto a un'interminabile corsa "contro il tempo" per rimediare a delle scelte fatte. Qui si rivelerà tutto il suo carisma e il suo spirito di abnegazione, oltreché la volontà di mettersi al servizio delle persone a cui tiene, al di là dell'impalcato di fissazioni da sindrome adolescenziale.
La cosa piacevole di "Steins;Gate" è che riesce a coniugare diversi generi e sottogeneri senza far risultare la cosa pesante o forzata, cosa che invece avviene spesso e volentieri in tante altre serie coeve.
Anche se il genere prevalente è quello fantascientifico, di fatto noi assistiamo alla vita di tutti i giorni dei protagonisti, seppure nelle loro bizzarrie e aspetti comici. Commedia, fantascienza e romanticismo sono ben bilanciati e dosati un episodio dopo l'altro, e questo anche grazie a un'ottima caratterizzazione dei personaggi, sia nei loro tic nervosi ma anche nel loro lato umano o divertente. Sembra come se la fantascienza sia diventata una questione "domestica", di cui discutere comodamente a casa in poltrona tra amici come se nulla fosse tra un argomento e l'altro, anche se la trappola è continuamente dietro l'angolo. E a quel gruppo di amici ci si affeziona piacevolmente.
Il finale non fa che riconfermare quanto visto di buono durante tutto l'arco narrativo della serie e le dà giusto compimento.
Okabe Rin è un normale studente universitario del primo anno, con Q.I. a sua stessa detta di 170, che affitta una stanza nel quartiere di Akihabara, e ne fa il suo laboratorio-quartier generale per deliri di onnipotenza e tentativi di esperimenti pazzoidi. Volutamente e consapevolmente sui generis sono i comportamenti tenuti dal giovane Okabe, che con fare donchisciottesco si auto-elegge scienziato pazzo, e l'unico in grado di sovvertire la struttura di controllo del mondo, le cui redini sono tenute attualmente dalla sua antagonista e fantomatica quanto ignota "organizzazione". Al suo fianco, gli eletti ad assisterlo nelle sue strampalate imprese: il coetaneo Daru, un ragazzo nerd sovrappeso con una passione per le battute scollacciate e i doppi sensi, particolarmente abile come hacker, e Mayuri, più piccola di due anni e amica di infanzia di Okabe, sempre un po' stralunata e dai modi dolci, rispettivamente membri 02 e 03 del laboratorio dello scienziato pazzo. Con il proseguire della storia, al terzetto iniziale si aggiungeranno una serie di personaggi comprimari, sempre abbastanza ricorrenti.
Inconsapevolmente Okabe e soci arriveranno a una scoperta sensazionale, e in questa saranno coadiuvati dalla brillante e giovane scienziata Kurisu, che Okabe nomina unilateralmente come sua assistente (e membro 04 del laboratorio) e ribattezza con i nomignoli più demenziali, con la quale da subito si instaura un rapporto di complicità, nonostante il bisticciare continuo da cane-gatto.
Le scoperte portate avanti da Okabe e compagni faranno anche gola all'apparato del SERN (nome che scimmiotta chiaramente lo svizzero CERN), il più grande laboratorio di fisica delle particelle al mondo, che sarà l'antagonista e principale oppositore.
L'azione si svolge in sole tre settimane tra la fine di luglio e la seconda metà di agosto, anche se si converrà insieme sul fatto che non saranno tre settimane esattamente "convenzionali", in cui a paradossi temporali multipli si intrecceranno le vicende personali dei protagonisti...
Lo scenario di fondo come già detto è il quartiere di Akihabara, fotografato come crocevia dinamico e continuo di persone, che alla vocazione primaria di quartiere moderno pieno di negozi di elettronica affianca la più recente contaminazione da parte della sottocultura moe. Nonostante tuttavia sia pieno di insegne luminose e colori cangianti, Akihabara appare monocolore, un quartiere sbiadito e pallido, sotto il sole battente e l'afa soffocante degli ultimi giorni di luglio. Il luogo più ricorrente in assoluto è il laboratorio, e poi ce ne sono pochi altri, ma di solito le ambientazioni interne sono sempre nella penombra o ben isolate dall'esterno, dove il caldo imperversa; questi accorgimenti consegnano realismo e dipingono uno scenario claustrofobico, anche quando ci si trova nelle ambientazioni esterne.
Volendo si potrebbero distinguere due grandi archi narrativi nella serie: nella prima metà c'è un telos, ovvero un fine continuo teso alla scoperta scientifica per il piacere della scoperta scientifica in sé, nel secondo gli equilibri si sono inevitabilmente rotti per un dramma e Okabe è costretto a un'interminabile corsa "contro il tempo" per rimediare a delle scelte fatte. Qui si rivelerà tutto il suo carisma e il suo spirito di abnegazione, oltreché la volontà di mettersi al servizio delle persone a cui tiene, al di là dell'impalcato di fissazioni da sindrome adolescenziale.
La cosa piacevole di "Steins;Gate" è che riesce a coniugare diversi generi e sottogeneri senza far risultare la cosa pesante o forzata, cosa che invece avviene spesso e volentieri in tante altre serie coeve.
Anche se il genere prevalente è quello fantascientifico, di fatto noi assistiamo alla vita di tutti i giorni dei protagonisti, seppure nelle loro bizzarrie e aspetti comici. Commedia, fantascienza e romanticismo sono ben bilanciati e dosati un episodio dopo l'altro, e questo anche grazie a un'ottima caratterizzazione dei personaggi, sia nei loro tic nervosi ma anche nel loro lato umano o divertente. Sembra come se la fantascienza sia diventata una questione "domestica", di cui discutere comodamente a casa in poltrona tra amici come se nulla fosse tra un argomento e l'altro, anche se la trappola è continuamente dietro l'angolo. E a quel gruppo di amici ci si affeziona piacevolmente.
Il finale non fa che riconfermare quanto visto di buono durante tutto l'arco narrativo della serie e le dà giusto compimento.