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8.0/10
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Attenzione: possibili spoiler!
Prima di iniziare a scrivere questa recensione, premetto una cosa. Quello che verrà scritto qui è, per quanto io cerchi di essere obiettiva il più possibile, dettato dal mio amore per quest' opera. Quindi non prendetelo per oro colato. Iniziamo.
Per prima cosa, analizziamo il tratto e la grafica. Una cosa che ritengo innovativa sono le cover, non tanto per il fatto che rappresentino un personaggio fondamentale per quel volume (molti autori illustrano un personaggio nella copertina), quanto per le frasi che l' accompagnano. Ricordo di essere rimasta molto colpita, quando lo presi in mano la prima volta. Inoltre Kubo cura molto i colori e i contrasti cromatici, tanto che mi viene da pensare che sia un grafico.
Parliamo, ora, del tratto. Io ritengo che Kubo sia uno dei migliori illustratori presenti. E' molto attento ai dettagli, soprattutto anatomici. Nelle sue vignette troverete raramente sproporzioni sui corpi. L' unica cosa che forse esagera sono i seni, ma glielo si può perdonare. I visi e i corpi stessi sono molto espressivi, facendo subito capire lo stato d' animo del personaggio. Parliamo del tratto: nei primi volumi è molto spigoloso, rendendo i personaggi anche più rigidi, ma con il passare dei volumi (e degli anni) il tratto si ammorbisce, dando più impatto psicologico ai personaggi e redendoli più realistici.
Parlo molto di psicologia: questo perchè Kubo ha fatto un lavoro ottimo, sotto questo punto di vista. Nonostante abbia creato un universo pieno di personaggi, non si è limitato a cambiare qualche particolare, per differenziarli. No, ciascuno possiede un determinato aspetto, che lo rende riconoscibile a colpo d' occhio. Ma non solo l' aspetto è diverso: pure i caratteri lo sono. Kubo ha creato dei personaggi caratterialmente sfaccetti, pieni di sfumature. Partendo dal protagonista, Ichigo. La prima volta che l' ho visto ho pensato che fosse un ragazzino presuntuoso, sbuffone e rissoso. Poi, in pochi volumi ho cambiato idea. Kubo crea un protagonista complessato, pieno di dubbi e problemi, quasi tutti di natura psicologica. Piano piano che i volumi avanzano, si scopre che possiede un dolore immenso, mai superato (e che forse non si risolverà mai), un carattere leggermente introverso (no, molto introverso) e generoso, preoccupato a non far soffrire i suoi amici, trattando a pari livello pure i suoi nemici.
Gia. i nemici. Essi non sono i cattivoni classici, pronti solo a fare la guerra. No, essi sono più sfaccettati, forse in alcuni casi pure più dei buoni. Come Grimmjow: capace di disobbidire agli ordini, pur di sconfiggere Ichigo. E lui è uno dei cattivi migliori che ho mai visto.
Ora, parliamo della storia. E qui Kubo mi cade. Non è tanto la trama in sè, ben scritta e piena di colpi di scena, ma tanto per le congruenze contenute. Parliamo del Bankai. Esso è l' ultimo stadio della zampaku (spada mietianime, l'arma degli shinigami), raggiungibile da pochissime persone. E' un fatto che viene ribadito più volte, nel corso del manga. E allora com'è possibile che un ragazzino che ha i poteri da shinigami da un mese lo riesca a raggiungere nel giro di tre giorni? Ok, è il protagonista e comunque fa degli allenamenti prima, ma rimango sempre perplessa quando leggo questa parte. Kubo, putroppo, non riesce a distaccarsi dagli schemi degli shonen classici, riproponendo sempre gli stessi canoni (la ragazza in pericolo, i power up del protagonista, ecc...) Un vero peccato, che rende Bleach un manga si ottimo, ma non eccelso. Rimane comunque consigliatissimo, è superiore alla media degli shonen moderni. Leggetevi almeno i primi numeri, per capire se può piacervi o meno.