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Nata dal pennino di Yuzo Takada, quest'opera è uno dei più completi e interessanti manga d'avventura mai pubblicati in Italia.
La storia ha per protagonista Yakumo Fujii, studente che vive da solo a Shinjuku lavorando in gay-bar per tirare avanti. Un giorno incontra Pai, una ragazza cinese che dice di avere 300 anni e di essere l'ultima esponente dell'antico popolo dei Sanzhiyan Hum Kara, la Stirpe dei Triclopi in possesso dei segreti dell'Immortalità e dell'Eterna Giovinezza. Pai sta cercando un modo per realizzare il suo più grande desiderio, quello di diventare un essere umano. Tuttavia, in seguito ad un incidente, per salvare la vita al ragazzo Pai è costretta ad usare le Arti dei Sanzhiyan, e trasferisce l'anima di Yakumo nel proprio corpo trasformando lui in un Wu, un essere immortale in grado di rigenerarsi da ogni ferita, la cui esistenza è però indissolubilmente legata a quella del suo Triclope. I due, braccati da esseri che bramano il potere dell'Immortalità, partono così alla ricerca di un modo per tornare esseri umani.
La trama è ricca, articolata, piena di suspense e colpi di scena, non dà un attimo di tregua e mostra un'impressionante varietà di situazioni (tra cui spiccano per originalità i capitoli dedicati al santuario lunare, al subspazio e al pianeta di Amara). Incessanti i riferimenti alla mitologia e alla storia tradizionale, soprattutto di alcune grandi religioni orientali (Induismo e Buddhismo). Il finale è un inarrestabile "crescendo" dai toni apocalittici che per certi versi ricorda, nelle tematiche affrontate, un'opera completamente differente come "Evangelion".
I personaggi sono molti e tutti ben caratterizzati. A partire da Yakumo, costretto suo malgrado a diventare un perfetto combattente per difendere la sua Triclope; per arrivare a Pai, irresistibile nella sua doppia personalità, da un lato ingenua e imbranata (ma è davvero così?) e dall'altro portatrice di un sapere e di una responsabilità millenari. Altri personaggi indimenticabili sono il temibile Benares, il mago Asrath Khan, e Hua-She/Ayanokoji, il demone serpente, forse la figura più complessa e meglio riuscita dell'intera opera.
Graficamente il manga parte da standard appena sufficienti, soprattutto a livello di sicurezza di tratto e di regia, per poi migliorare inesorabilmente nel corso dei vari capitoli e raggiungere il suo massimo a partire dall'inizio della quarta saga, "Trinetra". Da quel momento in poi il tratto diventa elegantissimo e pulito, efficace, e le tavole si presentano molto equilibrate per quel che riguarda i contrasti bianco/nero. Il design è particolare e non a tutti potrebbe piacere, ma si può comunque apprezzare per la sua completezza.
Per chi ama le storie d'avventura questa è un'opera da non perdere assolutamente.