Recensione
Saiyuki
9.0/10
<b>[Attenzione, questa recensione contiene lievi spoiler.]</b>
Ed eccomi a recensire la più famosa opera della Minekura, nonché il mio manga preferito.
Ci sarebbero molte cose da dire, ma mi limito per ora alle più ovvie analizzando un po' la trama.
Certamente, almeno all'inizio, essa può rappresentare un punto a sfavore perché ispirata al viaggio verso occidente, versione già usata in altri manga (tipo Dragon Ball).
È uno shonen, ma non si limita a mostrare combattimenti su combattimenti, ma l'essenziale, non prende troppo in considerazione la forza dei personaggi, a dire il vero il suo genere può essere definito incerto da alcuni, dato che sono presenti scene che accennano lo shonen-ai, anche se il manga non lo è affatto.
Può essere considerato anche un manga psicologico, che dà importanza anche all'interiorità dei personaggi, e si sofferma sulle loro storie, sui traumi che li hanno segnati nel profondo, sulla loro umanità e ciò che sono diventati; non mancano frasi che portano il lettore a riflettere, né tanto meno scene comiche, drammatiche, serie e leggere.
I personaggi, a prima vista, rappresenterebbero quattro stereotipi: l'arrogante, il dongiovanni, il gentile, il ragazzino. Ma in realtà non lo sono affatto, ognuno ha le proprie sfaccettature che lo rende ben diverso dagli altri, nonché modi di pensare differenti.
Son Goku è un essere eretico che è rimasto imprigionato per 500 anni ignaro della colpa commessa; Genjo Sanzo dice di aver perso tutto, una persona che era molto importante, è il 31° Toa Sanzo, ha un caratteraccio e un aspetto femmineo; Cho Hakkai ha una personalità complessa, ha perso anche lui una persona molto importante, ed è diventato demone dopo aver sterminato mille Houkai; infine, Sha Gojyo, un bellissimo mezzo demone che non ha ricevuto mai l'affetto che si meritava, e ha dovuto fare a pugni con il mondo.
Escluso tutto, un punto che sicuramente non è molto a favore è lo stile di disegno, non bruttissimo ma, almeno per i miei canoni, neanche bello, ma che migliora leggermente negli ultimi volumi.
Ci sarebbero anche i nemici, che non rappresentano i soliti a cui siamo abituati, infatti non sono malvagi, ma costretti, anche loro con i loro affetti.
Non assisterete a scene d'amore, o al massimo ad una particolare, l'autrice preferisce soffermarsi su affetti familiari o amicizia, troverete infatti dei bellissimi rapporti che legano i personaggi. Bellissimo.
Consigliatissimo a tutti, soprattutto a coloro che non badano solo alle apparenze, e sanno apprezzare anche un po' di sana introspezione.
Ed eccomi a recensire la più famosa opera della Minekura, nonché il mio manga preferito.
Ci sarebbero molte cose da dire, ma mi limito per ora alle più ovvie analizzando un po' la trama.
Certamente, almeno all'inizio, essa può rappresentare un punto a sfavore perché ispirata al viaggio verso occidente, versione già usata in altri manga (tipo Dragon Ball).
È uno shonen, ma non si limita a mostrare combattimenti su combattimenti, ma l'essenziale, non prende troppo in considerazione la forza dei personaggi, a dire il vero il suo genere può essere definito incerto da alcuni, dato che sono presenti scene che accennano lo shonen-ai, anche se il manga non lo è affatto.
Può essere considerato anche un manga psicologico, che dà importanza anche all'interiorità dei personaggi, e si sofferma sulle loro storie, sui traumi che li hanno segnati nel profondo, sulla loro umanità e ciò che sono diventati; non mancano frasi che portano il lettore a riflettere, né tanto meno scene comiche, drammatiche, serie e leggere.
I personaggi, a prima vista, rappresenterebbero quattro stereotipi: l'arrogante, il dongiovanni, il gentile, il ragazzino. Ma in realtà non lo sono affatto, ognuno ha le proprie sfaccettature che lo rende ben diverso dagli altri, nonché modi di pensare differenti.
Son Goku è un essere eretico che è rimasto imprigionato per 500 anni ignaro della colpa commessa; Genjo Sanzo dice di aver perso tutto, una persona che era molto importante, è il 31° Toa Sanzo, ha un caratteraccio e un aspetto femmineo; Cho Hakkai ha una personalità complessa, ha perso anche lui una persona molto importante, ed è diventato demone dopo aver sterminato mille Houkai; infine, Sha Gojyo, un bellissimo mezzo demone che non ha ricevuto mai l'affetto che si meritava, e ha dovuto fare a pugni con il mondo.
Escluso tutto, un punto che sicuramente non è molto a favore è lo stile di disegno, non bruttissimo ma, almeno per i miei canoni, neanche bello, ma che migliora leggermente negli ultimi volumi.
Ci sarebbero anche i nemici, che non rappresentano i soliti a cui siamo abituati, infatti non sono malvagi, ma costretti, anche loro con i loro affetti.
Non assisterete a scene d'amore, o al massimo ad una particolare, l'autrice preferisce soffermarsi su affetti familiari o amicizia, troverete infatti dei bellissimi rapporti che legano i personaggi. Bellissimo.
Consigliatissimo a tutti, soprattutto a coloro che non badano solo alle apparenze, e sanno apprezzare anche un po' di sana introspezione.