Recensione
Hiroki Endo - Racconti brevi
8.0/10
Spesso rimango stupito di come alcuni autori, dallo spiccato talento e genialità, riescano a condensare in poche pagine concetti, emozioni e riflessioni, con estrema tranquillità, semplicità e senso di completezza. Hiroki Endo ne costituisce una prova vivente.
Ho amato fino all'inverosimile il suo "EDEN" ma, ad essere sinceri, non mi aspettavo molto da questi racconti precedenti, mi sono dovuto ricredere.
Ogni racconto contiene piccole riflessioni sulla vita, sulla morte, sul dolore, sulla crudeltà dell'agire umano; crescendo si scopre un mondo affatto piacevole come, ingenuamente, lo si credeva. Una profonda disillusione dei valori umani, la morale diventa utopia, mero ricordo di una realtà fasulla. Un velato cinismo e a volte anche dell'ironia, colorano queste vicende, ognuna narrata con stile ed effetto.
Il racconto che più mi ha colpito e che mi ha fatto riflettere è stato "Per noi che non crediamo in dio", in cui si narra di un gruppo di teatro che deve allestire una rappresentazione. Essa si propone di narrare gli ultimi momenti di un condannato a morte, e il suo dialogo/monologo con se stesso e con vari interlocutori, ad esempio un parente della vittima, riguardante le sue colpe. In poco spazio Endo riesce ad addensare concetti e riflessioni interessantissimi, con l'aggiunta geniale del palcoscenico, anzi, l'alternanza tra palcoscenico e realtà è proprio l'elemento che collega tutte le riflessioni e che le rende così profonde.
Non volendo però cadere in ingrate e indesiderate anticipazioni posso solo consigliare la lettura di questi volumetti, non posso sapere se vi diranno le stesse cose che hanno detto a me, penso però che difficilmente non lasceranno il segno.
Sempre troppo spesso si disdegnano i racconti brevi ed autoconclusivi preferendo le serie più in voga e famose.
Invece, da quando ho iniziato a leggere manga, le opere più meritevoli ed interessanti le ho trovate proprio tra quei racconti (o serie) dalla breve durata ma dai contenuti sostanziosi. Non sottovalutate opere come "Le ali di Vendemiaire" o "I racconti brevi" di Mohiro Kitoh, si tratta di piccoli capolavori.
Ho amato fino all'inverosimile il suo "EDEN" ma, ad essere sinceri, non mi aspettavo molto da questi racconti precedenti, mi sono dovuto ricredere.
Ogni racconto contiene piccole riflessioni sulla vita, sulla morte, sul dolore, sulla crudeltà dell'agire umano; crescendo si scopre un mondo affatto piacevole come, ingenuamente, lo si credeva. Una profonda disillusione dei valori umani, la morale diventa utopia, mero ricordo di una realtà fasulla. Un velato cinismo e a volte anche dell'ironia, colorano queste vicende, ognuna narrata con stile ed effetto.
Il racconto che più mi ha colpito e che mi ha fatto riflettere è stato "Per noi che non crediamo in dio", in cui si narra di un gruppo di teatro che deve allestire una rappresentazione. Essa si propone di narrare gli ultimi momenti di un condannato a morte, e il suo dialogo/monologo con se stesso e con vari interlocutori, ad esempio un parente della vittima, riguardante le sue colpe. In poco spazio Endo riesce ad addensare concetti e riflessioni interessantissimi, con l'aggiunta geniale del palcoscenico, anzi, l'alternanza tra palcoscenico e realtà è proprio l'elemento che collega tutte le riflessioni e che le rende così profonde.
Non volendo però cadere in ingrate e indesiderate anticipazioni posso solo consigliare la lettura di questi volumetti, non posso sapere se vi diranno le stesse cose che hanno detto a me, penso però che difficilmente non lasceranno il segno.
Sempre troppo spesso si disdegnano i racconti brevi ed autoconclusivi preferendo le serie più in voga e famose.
Invece, da quando ho iniziato a leggere manga, le opere più meritevoli ed interessanti le ho trovate proprio tra quei racconti (o serie) dalla breve durata ma dai contenuti sostanziosi. Non sottovalutate opere come "Le ali di Vendemiaire" o "I racconti brevi" di Mohiro Kitoh, si tratta di piccoli capolavori.