Recensione
Dorohedoro
9.0/10
In una parola: sporco.
Tristi figuri perlopiù macabramente mascherati fanno la spola tra una città che sembra essere appena uscita dal meno ispirato boom edilizio possibile (palazzoni su palazzoni, cemento armato, e, perché no, qualche fogna a cielo aperto) e un mondo dove la croce rovesciata è unanimemente considerata l'elemento di arredo più elegante. Nel mentre si massacrano, vuoi sparando dalle dita fumo nero variegatamente magico, vuoi a martellate/coltellate/mazzate generiche.
E tutto ciò è bellissimo.
E' bellissimo per come dopo pochi numeri sei affezionato tanto ai buoni quanto ai cattivi (quello più odioso è, indovina indovinello, quel coccodrillo del protagonista) e quando appaiono nuovi personaggi che non si capisce se son buoni o cattivi, finisce che ti affezioni anche a loro.
Cosa che porta il momento in cui (ipoteticamente, non dico che succeda, non voglio spoilerare niente a nessuno) due di queste fazioni si scontrano e si massacrano senza pietà, a essere un momento di raro pathos.
E' bellissimo perché nonostante il degrado che sprizza da tutti i pori di questo seinen, la sensazione che ti lascia è come di una placida routine, come un senso di famiglia. Provare per credere.
Poi, lo stile di disegno: sicuramente la prima cosa a saltare all'occhio, non piacerà ai puristi della proporzione e agli amanti dei corpi femminili snelli, non si può negare che porti con sé una carica di grande impatto e sia eccezionalmente ben amalgamato col tipo di storia che racconta. Personalmente penso esistano poche pagine di manga belle come le vedute di palazzoni malmessi e accatastati, bagnati da una pioggerella sordida, che regala "Dorohedoro".
Infine la suspance. La storia è a tratti confusa, a tratti fin troppo chiara, eppure riesce a creare i suoi topos, a farti aspettare con ansia il momento in cui succederà questa o quell'altra cosa. Non c'è niente da fare, Q sa come montare la tensione, a tratti è cinematografico.
Il tutto condito da un sano splatter, da uno humor stupidissimo e un'amore morboso per la cucina che "Toriko" in confronto è uno che mangia surgelati.
In una parola: sporco.
Tristi figuri perlopiù macabramente mascherati fanno la spola tra una città che sembra essere appena uscita dal meno ispirato boom edilizio possibile (palazzoni su palazzoni, cemento armato, e, perché no, qualche fogna a cielo aperto) e un mondo dove la croce rovesciata è unanimemente considerata l'elemento di arredo più elegante. Nel mentre si massacrano, vuoi sparando dalle dita fumo nero variegatamente magico, vuoi a martellate/coltellate/mazzate generiche.
E tutto ciò è bellissimo.
E' bellissimo per come dopo pochi numeri sei affezionato tanto ai buoni quanto ai cattivi (quello più odioso è, indovina indovinello, quel coccodrillo del protagonista) e quando appaiono nuovi personaggi che non si capisce se son buoni o cattivi, finisce che ti affezioni anche a loro.
Cosa che porta il momento in cui (ipoteticamente, non dico che succeda, non voglio spoilerare niente a nessuno) due di queste fazioni si scontrano e si massacrano senza pietà, a essere un momento di raro pathos.
E' bellissimo perché nonostante il degrado che sprizza da tutti i pori di questo seinen, la sensazione che ti lascia è come di una placida routine, come un senso di famiglia. Provare per credere.
Poi, lo stile di disegno: sicuramente la prima cosa a saltare all'occhio, non piacerà ai puristi della proporzione e agli amanti dei corpi femminili snelli, non si può negare che porti con sé una carica di grande impatto e sia eccezionalmente ben amalgamato col tipo di storia che racconta. Personalmente penso esistano poche pagine di manga belle come le vedute di palazzoni malmessi e accatastati, bagnati da una pioggerella sordida, che regala "Dorohedoro".
Infine la suspance. La storia è a tratti confusa, a tratti fin troppo chiara, eppure riesce a creare i suoi topos, a farti aspettare con ansia il momento in cui succederà questa o quell'altra cosa. Non c'è niente da fare, Q sa come montare la tensione, a tratti è cinematografico.
Il tutto condito da un sano splatter, da uno humor stupidissimo e un'amore morboso per la cucina che "Toriko" in confronto è uno che mangia surgelati.
In una parola: sporco.