Recensione
Croquis
8.0/10
Recensione di Shaoranlover
-
ATTENZIONE: QUESTA RECENSIONE CONTIENE SPOILER
Edito nel 2004 per l'editore Gentosha, Croquis (クロッキー Kurokkii) è uno dei molti oneshots della celebre mangaka Boy's Love Hinako Takanaga, la quale riunisce nel volumetto tre sue serie brevi, inedite in formato di lusso: Croquis, che dà il nome alla raccolta ed è la più lunga, composta da quattro capitoli (i tre apparsi indipendenti su rivista più un veloce epilogo originale); Boku no Hatsukoi ni Tsuite (僕の初恋について, Riguardo il mio Primo Amore), in due parti; Wish on a Star, un episodio unico.
CROQUIS
Protagonista di Croquis è Sasahara Nagi, che la narrazione presenta subito con un primo piano a corpo intero: seduto a gambe piegate, l'attenzione del lettore è sospinta a guardare con cura il ragazzo, a notare il corpo snello e slanciato nonostante non sembri alto; il petto, scoperto e pressoché piatto, che fa pensare a un fisico non pienamente sviluppato, o piuttosto da eterno giovane con delle gracili spalle, su cui si adagiano i capelli, un po' lunghi e mossi, che gli incorniciano il viso; il rossore delle guance, che si spiega notando la direzione dello sguardo di Nagi, rivolto al di fuori della tavola.
In effetti, mentre viene osservato dagli studenti dell'università d'arte per cui sta posando (dal cui risultato il titolo Croquis, schizzo oppure bozzetto), Nagi osserva in particolare uno di loro, il moro Shinji Kaji, che pensa lo guardi in modo differente dagli altri.
O magari si illude che sia così, forse Shinji non lo considera affatto in quel modo ed è lui, Nagi, che sta volando con la fantasia. D'altronde, quante volte gli è già accaduto e quante volte è rimasto ferito non vedendosi mai corrisposto? Troppe, se ora la sua vita è tutto uno strapazzarsi da un impiego saltuario al successivo per guadagnare in fretta il denaro necessario per il tanto sospirato intervento chirurgico che (Nagi spera) risolva la sua sofferta situazione di omosessuale in un mondo in cui non c'è posto per quelli come lui, ulteriormente aggravata dal suo aspetto spiccatamente androgino.
Ha così inizio una storia (che ben presto diventa una love story) raccontata con molta arguzia e ironia, ma che, dietro le righe, non rinuncia a toccare tematiche profonde e importanti, come l'accettazione di sé, dei propri pregi e difetti, della propria esteriorità; di conoscenza dell'altro e, per riflesso, di sé medesimi.
Dopo un approccio estremamente goffo, infatti, Nagi e Shinji riescono a parlarsi e a frequentarsi al di fuori della facoltà, e fra vari malintesi, incomprensioni e battibecchi (certe scene sono veramente da piangere dal ridere) i due personaggi si scoprono irresistibilmente attratti l'un l'altro e pronti ad appianare le loro differenze (caratteriali, sociali Shinji è un universitario squattrinato, Nagi è già inserito attivamente nell'universo lavorativo e sessuali) pur di stare insieme. E Nagi, che inizialmente vive la sua condizione come un macigno che gli impedisce di avvicinarsi agli altri che non siano come lui (il suo lavoro stabile è in un gay bar, il cui pezzo forte sono shows di uomini già sottopostisi alla plastica), e men che mai di amare ed essere riamato, pian piano abbatte le mura protettive che si è costruito attorno e, nel graduale sviluppo della loro relazione, scopre il lato positivo delle sue tante qualità che sinora ha sempre negato, vivendo in un cono d'ombra rischiarato grazie alla sua natura dopotutto civettuola, ciarliera e con la testa fra le nuvole, che si oppone e lo salva dai suoi pensieri pessimisti.
BOKU NO HATSUKOI NI TSUITE
Sul mio Primo Amore narra la storia di Torii, un liceale "perfetto nerd" per autodefinizione, e Kamota, il ragazzo più solare e popolare della loro classe. Trait d'union dei ragazzi, due personalità così diverse che difficilmente (come loro stessi riconoscono) si sarebbero incontrate altrimenti, sono i libri della biblioteca scolastica: scoprendo di essere entrambi avidi lettori degli stessi volumi, Kamota e Torii cominciano a interessarsi l'uno all'altro e a trascorrere sempre più tempo assieme sino a stringere una stramba, per certi vista versi all'esterno, ma indissolubile amicizia (ai più attenti questo incipit dovrebbe ricordare, con qualche modifica, Sekai Ichi Hatsukoi letteralmente, il Primo Amore del Mondo di Nakamura Shungiku, posteriore di quattro anni a Croquis).
Il loro rapporto rimane dunque sereno per un lungo periodo, nessuna nube si scorge all'orizzonte, finché il temporale scoppia improvvisamente, senza alcun segnale a prevederlo: una notte, durante un campo scolastico, Torii si sveglia di soprassalto ed esce dalla tenda comune alzata sulla spiaggia su cui il gruppo si è accampato: lì, di fronte a lui, illuminati dall'alba nascente, Kamota e una ragazza sono seduti a riva. I due compagni formano un così bel quadro insieme e Torii è così sorpreso che rinuncia a uscire; rimessosi nel sacco a pelo, riflette sulle ragioni del suo shock, del suo cuore che sente come stretto in una morsa e del suo desiderio di piangere: Torii ha capito che Kamota è stato per lui più di un amico, è stato il suo primo amore il quale, dolceamaro com'è descritto nei suoi amati libri, non ha fatto in tempo a infrangersi sul suo cuore che se ne è già ritirato, lasciando, laddove è arrivato, solo sterile sabbia inumidita dalle lacrime.
In seguito a questa presa di coscienza, Torii e Kamota senza una reale motivazione si allontanano, fino a lasciarsi del tutto una volta separati di aula.
Come ho potuto non accorgermi prima dei miei sentimenti? Cos'avrebbe pensato Kamota qualora avesse scoperto quel che ho provato per lui? Sono questi i pensieri che affollano la mente di un Torii ormai adulto diretto a una cena in occasione della quale, dopo tanti anni di lontananza, lo aspetta l'amico, a cui, al termine della felice rimpatriata, dà il numero di cellulare perché ricomincino a frequentarsi; chissà se il loro tentativo naufragherà prima di uscire dal porto oppure viaggerà trasportato da acque ora favorevoli, ma l'impressione che si ricava è contraria: come all'epoca Torii non ha saputo comprendere le proprie sensazioni e a comunicarle al suo amico/amato, lo stesso non è in grado di fare adesso, voltando in fretta le spalle al coetaneo e ripartendo solo, verso un futuro forse foriero di successi professionali ma arido di sentimenti.
La seconda metà della narrazione è incentrata su Kamota, che svela di aver compreso presto, come spesso succede alle persone meno riflessive, ciò che provava per Torii, ma di averlo represso, soffocato, affogato finché i due non si sono lasciati andare alla deriva. Il suo racconto è tragicamente ironico, fa da preciso contraltare a quello di Torii e rimarca, implacabile, una triste realtà: che, come la mattina in cui è rientrato in tenda dopo essere stato inconsapevolmente scorto da Torii in compagnia della sua attuale fidanzata e probabile futura moglie, i due son stati vicini nel corpo ma non nel cuore (guardate la prima scan in bianco e nero qui accanto: sono intenti nella stessa azione e immersi negli stessi pensieri, però non osano parlarne e ciò inesorabilmente li divide, come appunto fa la linea nell'illustrazione), mestamente non hanno pensato ad aprirsi l'un l'altro e si sono fatti carico di un grave peso che, se solo avessero cercato di condividere, non sarebbe esistito ma a cui hanno invece dato consistenza e cui hanno permesso di separarli, come due fari solitari oscurati dalla nebbia.
In questo modo, Boku no Hatsukoi ni Tsuite costituisce una piccola eccezione, una piccola isola nel suo essere una storia di un amore sfortunato e mai nato, gravido solo di rimorsi, in un oceano di happy endings, a volte semplicistici e ipocriti. In un certo senso, Riguardo il mio Primo Amore potrebbe anche fungere tanto da metacommentario a Mi Vergogno da Morire rispondendo al quesito: cosa sarebbe successo se Tamiya avesse deciso di non dichiararsi a Toono?, quanto da racconto "reale" nel senso di rappresentazione di stereotipi "realmente" esistenti (l'assenza di cognomi per i due protagonisti potrebbe essere un'indicazione proprio di ciò).
WISH ON A STAR
Come suggerisce il titolo, il cupido di questa storia è una stella, una stella che agisce in maniera inaspettatamente contrastante: forgiando un odio per la volta celeste in Mayama Sei, matricola di liceo, e un'autentica venerazione in Daiki, suo amico d'infanzia.
Se in Boku no Hatsukoi ni Tsuite il focus del manga è un amore infelice, mai espresso, qua in Wish on a Star si ha l'opposto: sebbene abbia un carattere capriccioso e infantile (il suo astio per le stelle deriva dal fatto che da piccolo una di esse non è rimasta visibile in cielo il tempo sufficiente a lasciargli esprimere il suo desiderio, che tra l'altro è semplice da immaginare), Sei ha ben chiaro il suo amore per il serio e posato senpai Daiki e non vuole che si trasferisca per frequentare l'università, e malgrado la maniera importuna e assillante con cui rimarca il timore di non averlo più vicino Sei è onestissimo e un libro aperto.
Progredendo in questa direzione, Wish on a Star si discosta dai precedenti Croquis e Boku no Hatsukoi ni Tsuite conformandosi maggiormente al canovaccio del genere Shōnen-Ai nel proporre una storia romantica libera da tentennamenti e che giunge a un prevedibile lieto fine; poco originale, ma comunque gradevole e un palliativo in grado di curare le ferite al cuore che i più sensibili rischiano seriamente di riportare con Sul mio Primo Amore.
CONSIDERAZIONI GLOBALI
Lo stile grafico di Croquis è quello abituale della sensei, sebbene sia ancora imperfetto rispetto al disegno delle sue opere più recenti, soprattutto per quanto riguarda le anatomie, che sono relativamente rotondeggianti e ondulate, e la carenza di sfondi; ad ogni modo, la sua mano è perfettamente riconoscibile tramite le capigliature foltissime ma leggere, i grandi occhi vispi e allegri e i volti simpatici, sue risapute peculiarità. Inoltre, Croquis è esente anche dal difetto, in parte inevitabile, appartenente a numerosi oneshots di raccogliere capitoli realizzati con un determinato gap temporale, che spesso rovina questi volumetti creando una marcata dissonanza tra le parti; per fortuna, invece, Croquis è parecchio uniforme stilisticamente.
In definitiva, la sola pecca grafica è nella fisionomia dei protagonisti di Croquis, i quali non sono adeguati alla capacità (assai apprezzabile) della maestra Takanaga di rendere "realistici" i propri protagonisti, ovvero che questi sono immediatamente identificabili come uomini e per la loro età: in Croquis invece, forse per amalgamare il tutto all'androgino Nagi, in alcune tavole è possibile scambiare i protagonisti per ragazze o addirittura bambine (come in certe inquadrature di Nagi innamorato). In compenso, questa stessa sezione ha anche un interesse aggiunto, quello di contenere tavole create a imitazione di tecniche pittoriche accademiche occidentali, quali i ritratti al carboncino (è il caso del primo piano su cui ci si è soffermati in apertura alla recensione).
Per quanto concerne il contenuto, l'unica precisazione da formulare è rivolta al fruitore neofita di Yaoi oppure alla ricerca di convincenti considerazioni psicologiche circa il fenomeno della transessualità: in Croquis esso è sì presente, ma contestualizzato e risolto nel background personale di Nagi, Hinako Takanaga non avanza spiegazioni sociologiche né tantomeno verità assolute.
Da fumettista, il suo obiettivo è raccontare una storia, l'analisi scientifica dei comportamenti presi in esame non le compete e viene lasciata agli esperti oppure ai suoi colleghi maggiormente impegnati. Ciò non vuol dire che gli avvenimenti vengano trattati in maniera superficiale e acritica solamente per permettere l'avanzare della trama, tutt'altro sono ben ponderati da ogni angolazione, ma in chiave prettamente ironica e intima al personaggio in questione.
Detto questo, Croquis è una buonissima lettura: fresco, spiritoso eppure introspettivo e carico di svariati punti di riflessione, il tankōbon è una gioia per gli occhi e per il cuore, nonché una perla ottima candidata alla pubblicazione in Italia, magari all'interno della collana Magic Press 801 Presenta dedicata esclusivamente ai numeri unici.