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10.0/10
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Lo devo ammettere: io amo poco le storie lacrimevoli di adolescenti, non solo nei manga. Partendo da "Marmalade Boy" e passando anche da "Dawson's Creek", per me vedere sedicenni alle prese con i loro travagli mentali amorosi è qualcosa di veramente noioso. Alla fine ci si ritrova sempre a cicciare e a ricicciare nel solito minestrone di melodrammi/sguardi languidi/incomprensioni/colpi di scena telefonatissimi. Per questo, nella mia personale "biblioteca di manga" lo spazio riservato agli shojo scolastici è praticamente inesistente.
E poi c'è "Mars", un manga che ha proprio un posto di riguardo nella mia libreria, perché personalmente lo trovo un'opera bellissima che ha avuto lo straordinario merito di fare conoscere a me e all'Italia quel geniaccio di Fuyumi Soryo.
Il dubbio sorge spontaneo però: cos'è che rende "Mars" migliore di "Nana" o "Curiosando nei Cortili del Cuore"?
Alla fine gli elementi preconfezionati per fare di "Mars" il solito polpettone con contorno di lacrime & tragedie ci sono tutti. Abbiamo infatti nel menù:
-Una scuola e degli adolescenti inquieti
-Un bello e ribelle (Rei)
-Una sfigata (Kira)
-Un tragico passato (Rei e Kira)
Eppure "Mars" è non una spanna sopra, ma letteralmente su un altro pianeta rispetto agli altri shojo manga della sua generazione, quasi tutti tragicamente appiattiti sui medesimi intrecci e tematiche.
Il fatto è che secondo me Fuyumi Soryo rispetto alle sue sicuramente più ricche colleghe ha un dono che loro non hanno: sa scrivere. Non sapremo mai se veramente lei fa la mangaka solo per soldi, tuttavia la prima cosa che si evince da questo fumetto è che chi lo ha scritto ha preso tutti gli elementi narrativi dello shojo manga, li ha destrutturati e ha dato loro nuova linfa. E' vero, è sempre la stessa storia (pure un po' illusoria) del bellone scapestrato della classe che si innamora della ragazza timidella e senza speranze i cui rispettivi trascorsi andranno a incidere sul loro rapporto, però tutto è scritto e disegnato in maniera così veritiera ed efficace che da lettrice non ho mai avuto la sensazione di leggere un riciclato feuilleton che affastella tragedie e rivelazioni per tenere sveglio uno spettatore poco smaliziato. Ho subito sentito provenire il dramma da queste pagine, la passione, il dolore e la gioia e tutto questo grazie ad una sceneggiatura cruda, serrata e unica nel suo genere, a dialoghi plausibili e taglienti, a una regia delle vignette sapientemente orchestrata e calibrata. Non aspettatevi però i lirismi di una Ryoko Ikeda o le atmosfere rarefatte di "Bokura Ga Ita". Qui ci troviamo di fronte ad un disegno totalmente privo dei barocchismi tipici degli shojo, oltre che ad un intreccio e ad una caratterizzazione dei personaggi scevri da qualsiasi retorica idealizzante o estetizzante. Fuyumi Soryo, come si può notare in praticamente tutte le sue opere, adora rendere i suoi personaggi controversi, perennemente in bilico tra le luci delle loro migliori intenzioni e le ombre delle loro pulsioni più incontrollabili. E' proprio tramite questo equilibrio precario che nella storia viene giocata così bene la carta del "tragico passato" dei due protagonisti, i quali si trovano a fronteggiare un presente che non riesce mai ad avere i crismi della normalità perché ininterrottamente funestato da un passato che li ha devastati nel profondo. E' da questa consapevolezza reciproca che s'innesca il legame profondo tra Rei e Kira ed è grazie a questa scrittura che una storia d'amore del genere diventa finalmente materia viva, pulsante, deflagrando così in tutta la sua drammaticità perché è la giusta redenzione dopo un travaglio e un rovello interiori tanto ben descritti che anche il lettore ha potuto avvertirli in prima persona.
Un manga imprescindibile insomma: da avere, punto e basta.