Recensione
Silver Spoon
7.0/10
Dopo le epiche e fantastiche atmosfere viste in Full Metal Alchemist, Hiromu Arakawa torna in qualche modo alle sue origini esplorando, con questo Silver Spoon, il mondo contadino, origine della sua famiglia e con cui l'autrice mantiene sempre un profondo legame.
La storia ha il suo fulcro in Yugo Hachiken, studente metropolitano frustrato dai deludenti risultati negli studi scolastici e per questo pressato al limite dal padre. Hachiken, cui evidentemente è stato ben inculcato il detto "braccia rubate all'agricoltura", decide di fuggire iscrivendosi a un istituto agrario, la scuola superiore Ezono, solo perché lontana e dotata di dormitorio. Qui Yugo scoprirà un mondo contadino aspro e duro ma anche più vitale, variopinto e interessante di quanto egli potesse pensare.
Siamo di fronte con Silver Spoon a un racconto che viaggia a volte parallelamente, a volte per vie traverse, in equilibrio fra la commedia scolastica adolescenziale, la storia (il romanzo se vogliamo) di formazione e il trattato enciclopedico. Soprattutto quest'ultimo è uno degli aspetti che sono maggiormente curati in questo manga ove la Arakawa sfrutta e approfondisce le conoscenze apprese grazie alle sue origini in una famiglia che viveva di agricoltura. In questo senso indubbiamente il manga è ricchissimo di informazioni, certamente interessa e affascina ma contemporaneamente e non di rado, "ammorba" in buona misura e risulta pesante. Leggendo i volumetti ci si imbatte facilmente in lunghi e frammentati dialoghi specializzati su questo o quell'aspetto delle tecniche agronomiche che difficilmente possono catturare un interesse universale.
Non di meno si avverte un certo fine dell'autrice di voler nobilitare il settore primario, dandogli un certo spirito etereo e catartico purificatore che rigenera l'uomo dall'inquinamento delle altre componenti della società. Ciò anche a dispetto della pur narrata asprezza della realtà contadina anche se è comprensibile tale volontà elegiaca essendo l'autrice nettamente di parte.
Ma Silver Spoon è anche il racconto di una variegata umanità che vive dentro e fuori dall'istituto Ezono e li cresce e tira avanti tra alti e bassi e che si esprime negli esempi e nelle storie non solo di Hachiken, ma anche di Komaba, Mikage, professori, manovali, compagni di classe e così via. Una reale normalità. Sicuramente.
Lo stile di disegno è quello inconfondibile della Arakawa, molto pulito, ordinato, curato particolarmente in quest'occasione nella resa di sfondi, ambientazioni, animali e piante. Uno stile molto efficace anche se personalmente gli preferisco tratti più elaborati (sicuramente le sue ragazze non le ricorderemo come le più belle mai disegnate).
Edizione Planet Manga nel formato da edicola, buona ma dalle note piccole e poco leggibili che era meglio raccogliere in qualche pagina conclusiva. Volumi davvero grossi che tra un po' saranno più spessi che larghi.
Silver Spoon insomma non lascia di sicuro indifferenti. Al tempo stesso però non è detto che sappia davvero conquistare appieno un lettore. Una storia interessante ma con dei limiti strutturali impliciti che necessiterebbe di un ritmo di pubblicazione serrato e che poco si adatta a pubblicazioni tri o quadrimestrali come avviene da noi.
"Braccia rubate all'agricoltura? Che se le riprenda pure!".
La storia ha il suo fulcro in Yugo Hachiken, studente metropolitano frustrato dai deludenti risultati negli studi scolastici e per questo pressato al limite dal padre. Hachiken, cui evidentemente è stato ben inculcato il detto "braccia rubate all'agricoltura", decide di fuggire iscrivendosi a un istituto agrario, la scuola superiore Ezono, solo perché lontana e dotata di dormitorio. Qui Yugo scoprirà un mondo contadino aspro e duro ma anche più vitale, variopinto e interessante di quanto egli potesse pensare.
Siamo di fronte con Silver Spoon a un racconto che viaggia a volte parallelamente, a volte per vie traverse, in equilibrio fra la commedia scolastica adolescenziale, la storia (il romanzo se vogliamo) di formazione e il trattato enciclopedico. Soprattutto quest'ultimo è uno degli aspetti che sono maggiormente curati in questo manga ove la Arakawa sfrutta e approfondisce le conoscenze apprese grazie alle sue origini in una famiglia che viveva di agricoltura. In questo senso indubbiamente il manga è ricchissimo di informazioni, certamente interessa e affascina ma contemporaneamente e non di rado, "ammorba" in buona misura e risulta pesante. Leggendo i volumetti ci si imbatte facilmente in lunghi e frammentati dialoghi specializzati su questo o quell'aspetto delle tecniche agronomiche che difficilmente possono catturare un interesse universale.
Non di meno si avverte un certo fine dell'autrice di voler nobilitare il settore primario, dandogli un certo spirito etereo e catartico purificatore che rigenera l'uomo dall'inquinamento delle altre componenti della società. Ciò anche a dispetto della pur narrata asprezza della realtà contadina anche se è comprensibile tale volontà elegiaca essendo l'autrice nettamente di parte.
Ma Silver Spoon è anche il racconto di una variegata umanità che vive dentro e fuori dall'istituto Ezono e li cresce e tira avanti tra alti e bassi e che si esprime negli esempi e nelle storie non solo di Hachiken, ma anche di Komaba, Mikage, professori, manovali, compagni di classe e così via. Una reale normalità. Sicuramente.
Lo stile di disegno è quello inconfondibile della Arakawa, molto pulito, ordinato, curato particolarmente in quest'occasione nella resa di sfondi, ambientazioni, animali e piante. Uno stile molto efficace anche se personalmente gli preferisco tratti più elaborati (sicuramente le sue ragazze non le ricorderemo come le più belle mai disegnate).
Edizione Planet Manga nel formato da edicola, buona ma dalle note piccole e poco leggibili che era meglio raccogliere in qualche pagina conclusiva. Volumi davvero grossi che tra un po' saranno più spessi che larghi.
Silver Spoon insomma non lascia di sicuro indifferenti. Al tempo stesso però non è detto che sappia davvero conquistare appieno un lettore. Una storia interessante ma con dei limiti strutturali impliciti che necessiterebbe di un ritmo di pubblicazione serrato e che poco si adatta a pubblicazioni tri o quadrimestrali come avviene da noi.
"Braccia rubate all'agricoltura? Che se le riprenda pure!".