Recensione
Worst - La Legge del più Forte
10.0/10
Seguito del famoso Crows, Worst è secondo me uno dei migliori battle shonen manga mai realizzati.
L'ambiente di una turbolenta cittadina giapponese fa da palcoscenico alle vicende dei tanti giovani attori dell'opera, che mai scontata o banale invoglia il lettore ad addentrarsi tra le strade e nelle scuole dove i "ragazzacci" passano il loro tempo a decidere chi sia il più forte dimostrando il proprio valore di uomo.
Una trama che nonostante la semplicità delle vicende, tutte molto realistiche, riesce a catturare e a farci innamorare dei tantissimi personaggi presentati.
Eventi e storie di vita verosimili, a tratti molto tristi, che sono proprio slices of life di una realtà culturale giapponese conosciuta agli amanti del mondo nipponico e qui raccontata in chiave shonen.
Concluso il manga il futuro dei personaggi a cui ci si è tanto affezionati rimane a tratti irrisolto, così come tante domande, elemento questo che mi ha fatto amare ancor di più l'opera rendendola ancor più realistica. Il singolo personaggio lascia infatti spazio ad una realtà narrata abilmente dall'autore nel suo complesso, una realtà in continua evoluzione, con storie che iniziano e storie che finiscono, personaggi centrali che spariscono per lasciare il posto alle nuove generazioni sapendo oramai di avere esaurito il proprio contributo.
L'autore è riuscito in questo a mostrare una realtà di vita giapponese nel modo più giusto, una realtà cruda fatta di violenze e continui combattimenti ma allo stesso tempo di quei valori che ragazzi di quasi vent'anni dimostrano avere anche se ai margini della società. Lealtà, onore e amicizia legano i protagonisti nella "legge del più forte".
Uno stile grafico invidiabile, accurato soprattuto nelle scene di lotta, mai confusionarie o poco chiare, che si dimostra essere il prodotto maturo di un autore che con Crows era solo agli albori del proprio stile.
Consiglio quindi il manga a tutti gli amanti del mondo nipponico senza esclusioni, anche alle lettrici nonostante la sua particolarità di non far mai comparire mai personaggi femminili, solo citati o dialoganti in una conversazione telefonica.
L'ambiente di una turbolenta cittadina giapponese fa da palcoscenico alle vicende dei tanti giovani attori dell'opera, che mai scontata o banale invoglia il lettore ad addentrarsi tra le strade e nelle scuole dove i "ragazzacci" passano il loro tempo a decidere chi sia il più forte dimostrando il proprio valore di uomo.
Una trama che nonostante la semplicità delle vicende, tutte molto realistiche, riesce a catturare e a farci innamorare dei tantissimi personaggi presentati.
Eventi e storie di vita verosimili, a tratti molto tristi, che sono proprio slices of life di una realtà culturale giapponese conosciuta agli amanti del mondo nipponico e qui raccontata in chiave shonen.
Concluso il manga il futuro dei personaggi a cui ci si è tanto affezionati rimane a tratti irrisolto, così come tante domande, elemento questo che mi ha fatto amare ancor di più l'opera rendendola ancor più realistica. Il singolo personaggio lascia infatti spazio ad una realtà narrata abilmente dall'autore nel suo complesso, una realtà in continua evoluzione, con storie che iniziano e storie che finiscono, personaggi centrali che spariscono per lasciare il posto alle nuove generazioni sapendo oramai di avere esaurito il proprio contributo.
L'autore è riuscito in questo a mostrare una realtà di vita giapponese nel modo più giusto, una realtà cruda fatta di violenze e continui combattimenti ma allo stesso tempo di quei valori che ragazzi di quasi vent'anni dimostrano avere anche se ai margini della società. Lealtà, onore e amicizia legano i protagonisti nella "legge del più forte".
Uno stile grafico invidiabile, accurato soprattuto nelle scene di lotta, mai confusionarie o poco chiare, che si dimostra essere il prodotto maturo di un autore che con Crows era solo agli albori del proprio stile.
Consiglio quindi il manga a tutti gli amanti del mondo nipponico senza esclusioni, anche alle lettrici nonostante la sua particolarità di non far mai comparire mai personaggi femminili, solo citati o dialoganti in una conversazione telefonica.