Recensione
Naruto
7.0/10
[<b>ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!</b>]
Per me fare una recensione di "Naruto" e dargli un voto è qualcosa di veramente difficile. "Naruto" è stato infatti il primo manga che io ho letto e seguito settimana per settimana, non dall'inizio perché quando iniziò ad essere serializzato io ero ancora troppo piccolo. Lo scoprii alle medie quando inziai a guardare l'anime, mi piacque e così decisi di recuperare il manga e da allora l'ho seguito sino alla fine. C'è dunque un profondo legame affettivo per questo manga che ha attraversato varie fasi della mia adolescenza e crescita personale, molto più di quanto non abbia fatto "Dragon Ball", di cui tra l'altro ho solo visto l'anime.
L'inizio sicuramente non è dei più originali. Abbiamo un protagonista che è un giovane orfano, che non conosce i propri genitori ed è escluso dagli abitanti del villaggio in cui vive per essere il "contenitore" di un demone. Evitato da tutti e costretto a vivere nella più nera solitudine egli sogna di diventare un grande ninja e un giorno l'Hokage del villaggio per essere così riconosciuto da tutti e finalmente accettato ed amato anche da coloro che l'avevano sempre rifiutato e allontanato come un mostro. Le premesse della trama non sono di certo originalissime, ma l'ambientazione in un mondo di ninja e la simpatia del protagonista riescono comunque ad accattivare il lettore. Inoltre mi preme sottolineare come i personaggi comprimari che accompagnano le vicenda del protagonista siano comunque molto interessanti, ognuno ben caratterizzato e dotato di un peculiare stile di vita e di combattimento, con dei tratti che comunque li rendono apprezzabili. Tra questi sicuramente spiccano per importanza i compagni del team 7 di Naruto: Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Sakura Haruno. In particolare il primo ricopre un ruolo importante per il rapporto che lo legherà al protagonista. Sasuke è infatti riconosciuto da tutti come un genio, ammirato e osannato dai coetani e dagli adulti, tutto ciò che Naruto non è. Da qui nasce una sorta di rivalità soprattutto per Naruto, che in Sasuke vede un modello di ciò che vorrebbe essere. Ma Sasuke è anche un ragazzo fragile, anch'esso solo ed ultimo appartenente al clan Uchiha, e per questo sotto alcuni aspetti simile a Naruto. I primi 30 volumi grossomodo raccontano l'evolversi delle vicende del team 7, messo alla prova dalle innumerevoli missioni e dall'esame dei Chunin, dal loro confrontarsi con altri giovani ninja e dalla loro maturazione. Nel corso della vicenda ci si trova di fronte a molti combattimenti, a cui il mangaka riesce a dare un certo spessore, soprattutto perché a spuntarla non è chi picchia più forte, ma ogni combattimento ha una strategia sotto, vengono spesso utilizzati degli accorgimenti che permettono anche a chi è all'apparenza più debole di poter vincere o fare la differenza: si veda ad esempio il primo scontro Zabuza-Kakashi o il combattimento tra Neji e Naruto all'esame dei Chunin.
Se i primi volumi costituiscono un'opera pregevole e molto buona, che varrebbe certamente un 8 o un 9, al contrario la seconda parte del manga, che costituisce il blocco dello Shippuden per l'anime, inizia a vacillare e mostrare crepe. Personalmente ritengo che la grave frattura sia avvenuta dopo lo scontro con Pain/Nagato, ma comunque le prime avvisaglie si potevano già notare in precedenza. Mi riferisco in particolare al diverso trattamento tra Sasuke e Naruto, entrambi allenati da due Sannin, Orochimaru il primo e Jiraya il secondo, eppure con esiti del tutto opposti e per certi versi incomprensibili, perché Naruto in 2 anni di allenamento francamente migliora di molto poco, mentre Sasuke cresce esponenzialmente e al loro rincontro il divario è immenso. Questo ha poi portato a dei power up di Naruto del tutto ingiustificati e molto frettolosi, se non immediati. Se quello della modalità sennin era giustificato dalla trama e quindi tanto quanto accettabile, quello del rasen shuriken no, e comunque non era per niente risolutivo. Questo aspetto sarebbe potuto essere gestito sicuramente meglio da Kishimoto e avrebbe risparmiato scene in cui gli antagonisti vengono presi letteralmente a pesci in faccia in modo un po' forzato, com'è capitato a Kakuzu. In ogni caso il manga mantiene ancora una certa coerenza, specie per quanto riguarda l'aspetto dei combattimenti, in cui permane l'aspetto fondamentale della strategia e una limitazione al potere dei personaggi, perché ogni tecnica ha comunque un limite o un punto debole. In questa fase si raggiunge anche quello che per me è l'apice del manga, con i tre scontri Jiraya-Pain, Sasuke-Itachi e Naruto-Pain, che per intensità e emozioni sono solo paragonabili al combattimento Naruto-Sasuke alla fine della prima parte e che in un certo senso costituiscono il superamento e il punto di svolta della situazione che allora si era venuta a creare. Sasuke, che proprio per uccidere il fratello Itachi, responsabile dello sterminio della sua famiglia, si era allontanato dal villaggio e da Naruto, riesce a compiere finalmente la sua vendetta, mentre Naruto di fronte alla perdita di Jiraya, che vedeva in qualche modo come un padre, un mentore, conosce il dolore della perdita che tanto aveva segnato profondamente l'amico.
Tuttavia, al termine dello scontro con Pain e durante il confronto tra Naruto e Nagato inizia l'involuzione del Manga. Infatti, Naruto in modo forzato e inspiegabile, riesce con poche parole per niente convincenti a redimere Nagato e a portarlo a resuscitare tutti coloro che aveva ucciso, per iniziare una fase di buonismo assoluto in cui il protagonista riesce a convertire al bene chiunque gli si pari davanti. Se fino ad allora gli antagonisti erano apprezzabili, da qui in avanti perdono spessore e dignità, pronti a tornare dalla parte del bene alla prima occasione utile e combattere anche a fianco dei protagonisti quando sino a poco prima erano acerrimi nemici pronti a saltarsi alla gola. Riesco ancora a comprendere e in qualche modo anche apprezzare le rivelazioni su Itachi e la verità sullo sterminio degli Uchiha, che comunque offrono ulteriore profondità al personaggio e dei buoni spunti su cui riflettere, ma non lo stravolgimento di Pain, che sino ad allora era uno dei personaggi più riusciti e apprezzabili del mondo di "Naruto", sia come background che per le idee che professava di una pace instaurata con l'uso del terrore, che mi sono piaciute molto e avevano una base di realismo che poteva avere interessanti spunti di riflessione. Oltre alla coerenza dei personaggi, che viene anche meno, col proseguo delle vicende la situazione peggiora in modo vertiginoso. Vengono presentati nuovi personaggi, che però mancano del tutto di uno spessore e di una caratterizzazione degna di questo nome, con pochissime eccezioni, mentre i personaggi della prima parte sono sostanzialmente dimenticati e alla fine destinati al ruolo di semplici comparse, atteggiamento questo che era riscontrabile già all'inizio della seconda parte del manga, ma ora accentuato in modo ancora più evidente, anche qui con alcune eccezioni, ma comunque troppo poco rispetto a quelle che erano le premesse del manga all'inizio. Suo malgrado viene anche meno quell'aspetto nei combattimenti che aveva costituito uno degli elementi più originali di "Naruto", ossia la strategia. Con l'avvicinarsi della fine del manga, gli scontri sono sempre più solo un'accozzaglia di botte da orbi e di tecniche superpotenti che si scontrano l'una con l'altra, senza più che ci sia una tattica alla base. Alle scelte sbagliate dell'autore nel gestire una trama con delle potenzialità enormi si accompagna anche una relativa fretta nel voler concludere, arrivando così a capitoli frenetici e poco chiari, e allo scontro finale tra Naruto e Sasuke, senza aver dato debito spazio a ciò che legittimava questo scontro. Nel giro di tre capitoli i due, che combattevano fianco a fianco si scontrano tra loro, tra l'altro alla massima potenza pur avendo affrontato un combattimento mortale e epocale senza sosta e senza esclusione di colpi. Se devo essere onesto, non posso dire che lo scontro non mi sia piaciuto: il combattimento finale è epico e spettacolare e ha un fortissimo valore emotivo per uno come me che ha da sempre seguito il manga, ma lascia comunque con l'amaro in bocca per la frettolosità con cui è giunto e per la rapidità con cui si è concluso.
Concludendo, "Naruto" è per me qualcosa di simile ad un primo amore, una cotta adolescenziale che mi ha accompagnato per molto tempo, mi ha appassionato ed emozionato, ma anche deluso e amareggiato. Aveva potenzialità illimitate, ma per demerito dell'autore ha finito per intraprendere la strada del declino senza più riuscire a rialzarsi, per poi chiudersi in modo frettoloso, per altro lasciando aperto il campo per sequel o speciali con l'unico scopo di far soldi e offrire prodotti superficiali e di una mediocrità imbarazzante. Non mi sento di dargli un voto negativo, per me è un manga discreto, ma rimane sempre il rimpianto di come sarebbe potuto essere se certe scelte non fossero mai state fatte e fosse rimasta la coerenza con le prime parti del manga.
Per me fare una recensione di "Naruto" e dargli un voto è qualcosa di veramente difficile. "Naruto" è stato infatti il primo manga che io ho letto e seguito settimana per settimana, non dall'inizio perché quando iniziò ad essere serializzato io ero ancora troppo piccolo. Lo scoprii alle medie quando inziai a guardare l'anime, mi piacque e così decisi di recuperare il manga e da allora l'ho seguito sino alla fine. C'è dunque un profondo legame affettivo per questo manga che ha attraversato varie fasi della mia adolescenza e crescita personale, molto più di quanto non abbia fatto "Dragon Ball", di cui tra l'altro ho solo visto l'anime.
L'inizio sicuramente non è dei più originali. Abbiamo un protagonista che è un giovane orfano, che non conosce i propri genitori ed è escluso dagli abitanti del villaggio in cui vive per essere il "contenitore" di un demone. Evitato da tutti e costretto a vivere nella più nera solitudine egli sogna di diventare un grande ninja e un giorno l'Hokage del villaggio per essere così riconosciuto da tutti e finalmente accettato ed amato anche da coloro che l'avevano sempre rifiutato e allontanato come un mostro. Le premesse della trama non sono di certo originalissime, ma l'ambientazione in un mondo di ninja e la simpatia del protagonista riescono comunque ad accattivare il lettore. Inoltre mi preme sottolineare come i personaggi comprimari che accompagnano le vicenda del protagonista siano comunque molto interessanti, ognuno ben caratterizzato e dotato di un peculiare stile di vita e di combattimento, con dei tratti che comunque li rendono apprezzabili. Tra questi sicuramente spiccano per importanza i compagni del team 7 di Naruto: Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Sakura Haruno. In particolare il primo ricopre un ruolo importante per il rapporto che lo legherà al protagonista. Sasuke è infatti riconosciuto da tutti come un genio, ammirato e osannato dai coetani e dagli adulti, tutto ciò che Naruto non è. Da qui nasce una sorta di rivalità soprattutto per Naruto, che in Sasuke vede un modello di ciò che vorrebbe essere. Ma Sasuke è anche un ragazzo fragile, anch'esso solo ed ultimo appartenente al clan Uchiha, e per questo sotto alcuni aspetti simile a Naruto. I primi 30 volumi grossomodo raccontano l'evolversi delle vicende del team 7, messo alla prova dalle innumerevoli missioni e dall'esame dei Chunin, dal loro confrontarsi con altri giovani ninja e dalla loro maturazione. Nel corso della vicenda ci si trova di fronte a molti combattimenti, a cui il mangaka riesce a dare un certo spessore, soprattutto perché a spuntarla non è chi picchia più forte, ma ogni combattimento ha una strategia sotto, vengono spesso utilizzati degli accorgimenti che permettono anche a chi è all'apparenza più debole di poter vincere o fare la differenza: si veda ad esempio il primo scontro Zabuza-Kakashi o il combattimento tra Neji e Naruto all'esame dei Chunin.
Se i primi volumi costituiscono un'opera pregevole e molto buona, che varrebbe certamente un 8 o un 9, al contrario la seconda parte del manga, che costituisce il blocco dello Shippuden per l'anime, inizia a vacillare e mostrare crepe. Personalmente ritengo che la grave frattura sia avvenuta dopo lo scontro con Pain/Nagato, ma comunque le prime avvisaglie si potevano già notare in precedenza. Mi riferisco in particolare al diverso trattamento tra Sasuke e Naruto, entrambi allenati da due Sannin, Orochimaru il primo e Jiraya il secondo, eppure con esiti del tutto opposti e per certi versi incomprensibili, perché Naruto in 2 anni di allenamento francamente migliora di molto poco, mentre Sasuke cresce esponenzialmente e al loro rincontro il divario è immenso. Questo ha poi portato a dei power up di Naruto del tutto ingiustificati e molto frettolosi, se non immediati. Se quello della modalità sennin era giustificato dalla trama e quindi tanto quanto accettabile, quello del rasen shuriken no, e comunque non era per niente risolutivo. Questo aspetto sarebbe potuto essere gestito sicuramente meglio da Kishimoto e avrebbe risparmiato scene in cui gli antagonisti vengono presi letteralmente a pesci in faccia in modo un po' forzato, com'è capitato a Kakuzu. In ogni caso il manga mantiene ancora una certa coerenza, specie per quanto riguarda l'aspetto dei combattimenti, in cui permane l'aspetto fondamentale della strategia e una limitazione al potere dei personaggi, perché ogni tecnica ha comunque un limite o un punto debole. In questa fase si raggiunge anche quello che per me è l'apice del manga, con i tre scontri Jiraya-Pain, Sasuke-Itachi e Naruto-Pain, che per intensità e emozioni sono solo paragonabili al combattimento Naruto-Sasuke alla fine della prima parte e che in un certo senso costituiscono il superamento e il punto di svolta della situazione che allora si era venuta a creare. Sasuke, che proprio per uccidere il fratello Itachi, responsabile dello sterminio della sua famiglia, si era allontanato dal villaggio e da Naruto, riesce a compiere finalmente la sua vendetta, mentre Naruto di fronte alla perdita di Jiraya, che vedeva in qualche modo come un padre, un mentore, conosce il dolore della perdita che tanto aveva segnato profondamente l'amico.
Tuttavia, al termine dello scontro con Pain e durante il confronto tra Naruto e Nagato inizia l'involuzione del Manga. Infatti, Naruto in modo forzato e inspiegabile, riesce con poche parole per niente convincenti a redimere Nagato e a portarlo a resuscitare tutti coloro che aveva ucciso, per iniziare una fase di buonismo assoluto in cui il protagonista riesce a convertire al bene chiunque gli si pari davanti. Se fino ad allora gli antagonisti erano apprezzabili, da qui in avanti perdono spessore e dignità, pronti a tornare dalla parte del bene alla prima occasione utile e combattere anche a fianco dei protagonisti quando sino a poco prima erano acerrimi nemici pronti a saltarsi alla gola. Riesco ancora a comprendere e in qualche modo anche apprezzare le rivelazioni su Itachi e la verità sullo sterminio degli Uchiha, che comunque offrono ulteriore profondità al personaggio e dei buoni spunti su cui riflettere, ma non lo stravolgimento di Pain, che sino ad allora era uno dei personaggi più riusciti e apprezzabili del mondo di "Naruto", sia come background che per le idee che professava di una pace instaurata con l'uso del terrore, che mi sono piaciute molto e avevano una base di realismo che poteva avere interessanti spunti di riflessione. Oltre alla coerenza dei personaggi, che viene anche meno, col proseguo delle vicende la situazione peggiora in modo vertiginoso. Vengono presentati nuovi personaggi, che però mancano del tutto di uno spessore e di una caratterizzazione degna di questo nome, con pochissime eccezioni, mentre i personaggi della prima parte sono sostanzialmente dimenticati e alla fine destinati al ruolo di semplici comparse, atteggiamento questo che era riscontrabile già all'inizio della seconda parte del manga, ma ora accentuato in modo ancora più evidente, anche qui con alcune eccezioni, ma comunque troppo poco rispetto a quelle che erano le premesse del manga all'inizio. Suo malgrado viene anche meno quell'aspetto nei combattimenti che aveva costituito uno degli elementi più originali di "Naruto", ossia la strategia. Con l'avvicinarsi della fine del manga, gli scontri sono sempre più solo un'accozzaglia di botte da orbi e di tecniche superpotenti che si scontrano l'una con l'altra, senza più che ci sia una tattica alla base. Alle scelte sbagliate dell'autore nel gestire una trama con delle potenzialità enormi si accompagna anche una relativa fretta nel voler concludere, arrivando così a capitoli frenetici e poco chiari, e allo scontro finale tra Naruto e Sasuke, senza aver dato debito spazio a ciò che legittimava questo scontro. Nel giro di tre capitoli i due, che combattevano fianco a fianco si scontrano tra loro, tra l'altro alla massima potenza pur avendo affrontato un combattimento mortale e epocale senza sosta e senza esclusione di colpi. Se devo essere onesto, non posso dire che lo scontro non mi sia piaciuto: il combattimento finale è epico e spettacolare e ha un fortissimo valore emotivo per uno come me che ha da sempre seguito il manga, ma lascia comunque con l'amaro in bocca per la frettolosità con cui è giunto e per la rapidità con cui si è concluso.
Concludendo, "Naruto" è per me qualcosa di simile ad un primo amore, una cotta adolescenziale che mi ha accompagnato per molto tempo, mi ha appassionato ed emozionato, ma anche deluso e amareggiato. Aveva potenzialità illimitate, ma per demerito dell'autore ha finito per intraprendere la strada del declino senza più riuscire a rialzarsi, per poi chiudersi in modo frettoloso, per altro lasciando aperto il campo per sequel o speciali con l'unico scopo di far soldi e offrire prodotti superficiali e di una mediocrità imbarazzante. Non mi sento di dargli un voto negativo, per me è un manga discreto, ma rimane sempre il rimpianto di come sarebbe potuto essere se certe scelte non fossero mai state fatte e fosse rimasta la coerenza con le prime parti del manga.