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"Muv-Luv" è ambientato in una storia alternativa ove le esplorazioni lunari e lo sbarco su Marte hanno portato alla scoperta di una razza aliena, i Beta. La guerra fredda è stata sospesa e le superpotenze collaborano alla lotta disperata, che ha visto cadere metà Terra nelle mani del nemico. Protagonisti di questa serie ispirata all’omonima saga di videogiochi saranno un pilota collaudatore di robot giganti e un’affascinante ufficiale d’élite dell’esercito giapponese che, in una base segreta in Alaska, lavorano alacremente per cercare un nuovo, potente, tipo di robot. Tutto ciò potrebbe deludere gli appassionati, perché, dopo i primi due potenti episodi, si passerà a una lunga serie di episodi pieni di noia, almeno all’apparenza, ove di combattimenti se ne vedranno davvero pochi. Ma nell’epico finale tutto si risolleverà e non resteremo certamente delusi.

Ulteriore elemento da non trascurare minimamente sarà dato dai moltissimi comprimari, piloti e non, che renderanno la storia molto più allegra e vivace, creando altresì moltissime situazioni piccanti e anche un po’ yuri, ma mai volgari. Per quanto la storia derivi da un videogioco, non posso non vedervi un omaggio al capolavoro di Heinlein “Fanteria dello spazio”. I mostri sono estremamente simili e, anche se li combattono con robot giganti invece che con tute potenziate, la situazione si rivela ancora più ingestibile e disperata, tanto da trasmettere una terribile angoscia per le poche speranze dei Terrestri... e attenzione al secondo episodio, violento e sconsigliato a un pubblico impressionabile. Come in “Fanteria dello spazio”, non vi è possibile comunicazione con gli alieni, e questo trasmette angoscia, un senso di come sia possibile che l’intelligenza possa generare simili mostri. Eppure nemmeno gli umani si rivelano dei santi: invece che dimenticare totalmente le rivalità, le varie nazioni non esiteranno a usare sporchi trucchi per ottenere vantaggi a danno delle altre. Tanto che non posso non chiedermi se l’impossibilità di dialogare non sia un bene, perché evita che una fazione possa allearsi con il nemico. Anche il tentativo di colpo di stato finale, con una violenza da far impallidire “The End of Evangelion” sembra sottolineare che, come diceva Fuyuzuki, “in fondo il vero nemico dell’uomo sia l’uomo stesso”.

Grafica eccezionale, buone sigle, regia curatissima: una serie quindi che trasmette sogni, incubi e belle donne nelle stesse quantità, non adatta a gente impressionabile ma estremamente interessante.
Come voto, un meritatissimo otto.