Recensione
91 Days
10.0/10
La storia è ambientata nell’America degli anni ’30, quando il Proibizionismo vigeva ferreo per le strade e l’unico rimedio era il contrabbando tramite la mafia. Il protagonista è un ragazzo di nome Angelo Ragusa, uno dei due figli di Testa Ragusa, un contabile della mala della città di Lawless situata nello Stato dell’Illinois. Una sera la famiglia Ragusa viene uccisa da quattro uomini appartenenti allo stesso clan, ovvero i “Vanetti”.
Riesce a salvarsi solamente il piccolo Angelo, finché sette anni più tardi lo stesso ragazzo, che nel frattempo ha cambiato città e identità in Avilio Bruno, non riceve una lettera con scritti i nomi degli uomini che uccisero i suoi familiari. Intento a vendicare la loro morte, parte alla volta di Lawless per unirsi ai Vanetti e chiudere i conti con il passato.
L’anime presenta molti personaggi, tra cui spiccano Nero Vanetti, Corteo, Fango, Orco, Barbero, Cerotto, Frate e Ronaldo.
Nero è uno dei due figli di Don Vincent Vanetti dal carattere non troppo severo, che abbina l’attesa con l’audacia. A differenza degli altri personaggi sa gestire bene anche le situazioni più critiche con l’estrema tranquillità e facilità di chi, nonostante sia un figlio del Don, è cresciuto nei vicoli della città. Nonostante tutto risulta essere estroverso e con un grande senso di rispetto per la propria famiglia.
I rapporti con suo fratello Frate però non sono idilliaci, anzi, se da un lato Nero è fermo nella sua idea che i Vanetti non debbano essere i sottoposti dei Galassia, la famiglia mafiosa originaria di Chicago più grande di Lawless e dintorni, dall’altra c’è Frate che, pur di mantenere gli equilibri con le varie famiglie, scende a patti con loro per la sopravvivenza del clan.
Frate è manipolabile, un carattere incerto e insicuro, sottomesso dall’ombra di Nero per via del rapporto con il padre, infatti soffre di un’estrema gelosia verso il fratello perché Don Vincent, nonostante Nero sia scappato più volte di casa, l’ha sempre preferito a lui.
Della famiglia Vanetti fa parte Barbero, il consigliere del clan. Meticoloso, preciso, dubbioso di tutto e tutti, intuisce subito l’avversità che Avilio in realtà possiede verso i Vanetti e il più delle volte suggerisce a Nero di non usufruire del giovane e di tenersi alla larga. Oltre ad Avilio dubita anche di Corteo, l’amico fidato del protagonista.
Prima che la famiglia venisse uccisa, Corteo e Angelo giocavano insieme a un loro amico nella casa dei Ragusa, successivamente, dopo aver salutato il suo compagno di giochi, avvenne lo sterminio, e infatti è l’unico che sa chi è veramente Avilio e l’unico che da un lato l’appoggia nella vendetta, ma senza troppa convinzione, poiché capisce che entrando in un clan mafioso il destino di entrambi è segnato.
Nutre un profondo sentimento di amicizia con il protagonista e non lesina critiche ma anche aiuti per i vari piani. Intelligente ma non temerario, diviene uno dei personaggi focali nel corso dell’opera, infatti grazie al suo liquore di contrabbando riesce a far ammettere sia lui che Avilio nei Vanetti.
Alcune volte vengono aiutati da Cerotto, un ragazzo che si può definire “galoppino”, in quanto viene chiamato per lavori di una certa difficoltà. Brontolone ma di buon cuore, specialmente con Corteo.
Dalla parte dei “cattivi” invece risalta sicuramente Fango, un subordinato d’alto rango della famiglia Orco che vuole fare le scarpe al boss stesso. Schizofrenico, esaltato, folle, rude, masochista, con un talento per la cucina - capirete la battuta in corso d’opera -, Fango è una miccia pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Un soggetto molto ambizioso e temerario che riesce nell’intento di cambiare perennemente le carte in tavola nella sua guerra personale a Don Orco.
Quest’ultimo infatti è un boss spietato con una passione per il buon cibo a tal punto che chi non cucina bene viene eliminato. Superbo e altezzoso, Don Orco crede di comandare sui Vanetti e sui Galassia.
Proprio in quest’ultimi c’è Ronaldo Galassia, figlio del Don e marito di Fio Vanetti, sorella di Frate e Nero. Cerca di sfruttare sua moglie e il fratello più debole per smantellare dall’interno i Vanetti e trasformarli in subordinati del clan.
Vengono mostrati altri personaggi come Vanno Clemente - amico intimo di Nero -, Don Vincent, Don Galassia, Ganzo, che in un modo o nell’altro nel corso della storia risultano essere decisivi, anche apparendo poco o nulla, a dimostrazione di come ogni persona di questa serie sia ben realizzata sia nello scorrere degli eventi sia nelle caratterizzazioni dei personaggi.
Un grande punto a favore di “91 Days” è sicuramente il livello di caratterizzazione dei personaggi, i confronti sui vari comportamenti, sulle varie dinamiche.
Se da un lato c’è Nero che è allegro e luminoso ma ligio ai doveri della famiglia, dall’altra c’è Avilio che, pur di arrivare al suo scopo, non lesina nell’abbassarsi a uccidere o scortare lo stesso Nero o fare da sicario, intermediario. Duro nel suo carattere e determinato a vendicare i propri cari, Avilio lascia raramente spazio ai sorrisi, tenendo sempre il broncio e parlando poco, solamente lo stretto necessario.
Nel suo cuore ma anche nella sua mente l’uccisione dei suoi genitori di fronte a lui è rimasta impressa a tal punto che tesse una tela robusta per scoprire i nomi dei quattro e poi elaborare piani per toglierli di mezzo.
Anche con Corteo si comporta parlando poco o, meglio, leggermente di più, ma sempre con l’aria dura e negativa. Un altro confronto lo si può fare tra Fango e Corteo.
Paradossalmente opposti di carattere, ma simili allo stesso tempo. Fango non è sano di mente, mentre Corteo è un ragazzo a modo, tranquillo, tuttavia entrambi sono capaci di gesti folli nelle situazioni di pericolo.
Certo, nella natura umana certe cose possono accadere, ma, quando sei in un momento decisivo, in una scelta tra il vivere e morire, la logica sparisce e si fa largo la rassegnazione del momento; invece entrambi nonostante tutto riescono a dar sfogo ad audaci azioni per liberarsi dei guai in maniera imprevedibile.
Frate e Ronaldo scendono entrambi a patti per il bene della famiglia, solamente che quel che cercano di fare è un gioco pericoloso. Frate è impacciato, disturbato, mentre Ronaldo abbastanza altezzoso come gli stessi Galassia.
Anche i tre Don, Orco, Vincent, Galassia: il primo è superbo, mentre il secondo sa il suo ruolo ma è un sognatore, mentre il terzo possiede tutto, ma viene incontro perché ormai non ha più nulla da guadagnare.
L’opera come scenografia è resa alla perfezione in ogni singola cosa. Vestiti, telefoni, auto, strade sono stati resi superlativi e non banali agli occhi dello spettatore. Avilio vive come un ragazzo di strada, e la prima impressione è proprio quella di un giovane che ormai può vivere solamente di furti.
Anche le stesse armi sono state realizzate egregiamente, infatti basta dare un’occhiata sin dall’inizio per capire che ci troviamo esattamente negli anni ’30. Il Proibizionismo all’epoca era in vigore e, a scongiurare tutto ciò, c’erano le distillerie nascoste. Ben fatti gli inseguimenti in auto e molte definizioni sul potere malavitoso americano.
Per fare un salto nella realtà in quell’epoca, esisteva Al Capone, che combatteva il Proibizionismo e si era assicurato il potere assoluto di Chicago. Qui, al posto di Chicago - dove i Galassia dominano in maniera principale -, il fulcro è Lawless, ma la situazione è la stessa.
La sceneggiatura poi risulta essere interessante e ben curata. Spiega bene per filo e per segno ogni passaggio, ogni dialogo, anche il più semplice risulta essere azzeccato per quel contesto. Se Avilio chiede a Nero del suo passato a pranzo, è perché il protagonista è ossessionato dalla vendetta e in quel momento di relax sapeva che il mafioso poteva intenerirsi e parlare un po’ di sé.
La costruzione del rapporto tra Avilio e Nero viene realizzata minuziosamente a tal punto che il Vanetti non può far a meno del suo ormai braccio destro anche a discapito di ciò che tutti pensano, Barbero in primo.
I raid, le uccisioni sono efficaci e brevi, senza esagerazioni, senza troppi dialoghi o cerimonie, fredde e decise come una vera rappresentazione mafiosa deve essere. Le sinfonie sono azzeccate per l’età in cui è ambientata la storia e tutto segue un filo logico dall’inizio fino al gran finale.
La curiosità di quest’opera è il fatto di associare nomi di persone e cose o animali in italiano. Angelo, Nero, Cerotto, Corteo, Vanno, Clemente, Scusa, Strega, Ronaldo e tantissimi altri nomi hanno quel sapore italo-americano che nei film ambientati tra l’epoca del Proibizionismo e gli anni ruggenti del ’50 danno quel tocco di classe in più.
Non mancano però anche alcune citazioni al famoso film “Il Padrino” di Coppola, specialmente il passaggio a nuovo Don della famiglia o alcune uccisioni che hanno ricordato la scena dove le “sette famiglie” vengono annientate dai Corleone.
Da sottolineare anche l’opening “Signal” di TK, autore già di alcune altre canzoni come l’intro di “Tokyo Ghoul” o gli arrangiamenti per “Psycho-Pass 2” o l’ending 15 di “Ninja Slayer”.
Non ci sono pecche, non ci sono buchi di trama e nemmeno situazioni paradossali.
Gli anni ’30 sono tornati a sorridere grazie a quest’anime di primo livello che dimostra come a volte basta uscire fuori dagli schemi classici come uno scolastico o un drammatico per creare un capolavoro.
Non saranno stati novantuno giorni precisi dall’inizio della mostra della vendetta di Avilio, ma ad oggi “91 Days” rientra nei capolavori non solo della stagione - di cui si aggiudica il titolo di miglior anime - ma anche degli ultimi anni. Personalmente se la gioca con “Shouwa Genroku Rakugo Shinjuu” per il titolo di anime dell’anno 2016, ma si sa che saranno altri giudici ad effettuare il verdetto finale e, vedendo gli ultimi anni, da un lato fanno ben sperare, mentre dall’altro c’è il rischio che venga dimenticato perché non troppo commerciale e troppo corto.
Riesce a salvarsi solamente il piccolo Angelo, finché sette anni più tardi lo stesso ragazzo, che nel frattempo ha cambiato città e identità in Avilio Bruno, non riceve una lettera con scritti i nomi degli uomini che uccisero i suoi familiari. Intento a vendicare la loro morte, parte alla volta di Lawless per unirsi ai Vanetti e chiudere i conti con il passato.
L’anime presenta molti personaggi, tra cui spiccano Nero Vanetti, Corteo, Fango, Orco, Barbero, Cerotto, Frate e Ronaldo.
Nero è uno dei due figli di Don Vincent Vanetti dal carattere non troppo severo, che abbina l’attesa con l’audacia. A differenza degli altri personaggi sa gestire bene anche le situazioni più critiche con l’estrema tranquillità e facilità di chi, nonostante sia un figlio del Don, è cresciuto nei vicoli della città. Nonostante tutto risulta essere estroverso e con un grande senso di rispetto per la propria famiglia.
I rapporti con suo fratello Frate però non sono idilliaci, anzi, se da un lato Nero è fermo nella sua idea che i Vanetti non debbano essere i sottoposti dei Galassia, la famiglia mafiosa originaria di Chicago più grande di Lawless e dintorni, dall’altra c’è Frate che, pur di mantenere gli equilibri con le varie famiglie, scende a patti con loro per la sopravvivenza del clan.
Frate è manipolabile, un carattere incerto e insicuro, sottomesso dall’ombra di Nero per via del rapporto con il padre, infatti soffre di un’estrema gelosia verso il fratello perché Don Vincent, nonostante Nero sia scappato più volte di casa, l’ha sempre preferito a lui.
Della famiglia Vanetti fa parte Barbero, il consigliere del clan. Meticoloso, preciso, dubbioso di tutto e tutti, intuisce subito l’avversità che Avilio in realtà possiede verso i Vanetti e il più delle volte suggerisce a Nero di non usufruire del giovane e di tenersi alla larga. Oltre ad Avilio dubita anche di Corteo, l’amico fidato del protagonista.
Prima che la famiglia venisse uccisa, Corteo e Angelo giocavano insieme a un loro amico nella casa dei Ragusa, successivamente, dopo aver salutato il suo compagno di giochi, avvenne lo sterminio, e infatti è l’unico che sa chi è veramente Avilio e l’unico che da un lato l’appoggia nella vendetta, ma senza troppa convinzione, poiché capisce che entrando in un clan mafioso il destino di entrambi è segnato.
Nutre un profondo sentimento di amicizia con il protagonista e non lesina critiche ma anche aiuti per i vari piani. Intelligente ma non temerario, diviene uno dei personaggi focali nel corso dell’opera, infatti grazie al suo liquore di contrabbando riesce a far ammettere sia lui che Avilio nei Vanetti.
Alcune volte vengono aiutati da Cerotto, un ragazzo che si può definire “galoppino”, in quanto viene chiamato per lavori di una certa difficoltà. Brontolone ma di buon cuore, specialmente con Corteo.
Dalla parte dei “cattivi” invece risalta sicuramente Fango, un subordinato d’alto rango della famiglia Orco che vuole fare le scarpe al boss stesso. Schizofrenico, esaltato, folle, rude, masochista, con un talento per la cucina - capirete la battuta in corso d’opera -, Fango è una miccia pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Un soggetto molto ambizioso e temerario che riesce nell’intento di cambiare perennemente le carte in tavola nella sua guerra personale a Don Orco.
Quest’ultimo infatti è un boss spietato con una passione per il buon cibo a tal punto che chi non cucina bene viene eliminato. Superbo e altezzoso, Don Orco crede di comandare sui Vanetti e sui Galassia.
Proprio in quest’ultimi c’è Ronaldo Galassia, figlio del Don e marito di Fio Vanetti, sorella di Frate e Nero. Cerca di sfruttare sua moglie e il fratello più debole per smantellare dall’interno i Vanetti e trasformarli in subordinati del clan.
Vengono mostrati altri personaggi come Vanno Clemente - amico intimo di Nero -, Don Vincent, Don Galassia, Ganzo, che in un modo o nell’altro nel corso della storia risultano essere decisivi, anche apparendo poco o nulla, a dimostrazione di come ogni persona di questa serie sia ben realizzata sia nello scorrere degli eventi sia nelle caratterizzazioni dei personaggi.
Un grande punto a favore di “91 Days” è sicuramente il livello di caratterizzazione dei personaggi, i confronti sui vari comportamenti, sulle varie dinamiche.
Se da un lato c’è Nero che è allegro e luminoso ma ligio ai doveri della famiglia, dall’altra c’è Avilio che, pur di arrivare al suo scopo, non lesina nell’abbassarsi a uccidere o scortare lo stesso Nero o fare da sicario, intermediario. Duro nel suo carattere e determinato a vendicare i propri cari, Avilio lascia raramente spazio ai sorrisi, tenendo sempre il broncio e parlando poco, solamente lo stretto necessario.
Nel suo cuore ma anche nella sua mente l’uccisione dei suoi genitori di fronte a lui è rimasta impressa a tal punto che tesse una tela robusta per scoprire i nomi dei quattro e poi elaborare piani per toglierli di mezzo.
Anche con Corteo si comporta parlando poco o, meglio, leggermente di più, ma sempre con l’aria dura e negativa. Un altro confronto lo si può fare tra Fango e Corteo.
Paradossalmente opposti di carattere, ma simili allo stesso tempo. Fango non è sano di mente, mentre Corteo è un ragazzo a modo, tranquillo, tuttavia entrambi sono capaci di gesti folli nelle situazioni di pericolo.
Certo, nella natura umana certe cose possono accadere, ma, quando sei in un momento decisivo, in una scelta tra il vivere e morire, la logica sparisce e si fa largo la rassegnazione del momento; invece entrambi nonostante tutto riescono a dar sfogo ad audaci azioni per liberarsi dei guai in maniera imprevedibile.
Frate e Ronaldo scendono entrambi a patti per il bene della famiglia, solamente che quel che cercano di fare è un gioco pericoloso. Frate è impacciato, disturbato, mentre Ronaldo abbastanza altezzoso come gli stessi Galassia.
Anche i tre Don, Orco, Vincent, Galassia: il primo è superbo, mentre il secondo sa il suo ruolo ma è un sognatore, mentre il terzo possiede tutto, ma viene incontro perché ormai non ha più nulla da guadagnare.
L’opera come scenografia è resa alla perfezione in ogni singola cosa. Vestiti, telefoni, auto, strade sono stati resi superlativi e non banali agli occhi dello spettatore. Avilio vive come un ragazzo di strada, e la prima impressione è proprio quella di un giovane che ormai può vivere solamente di furti.
Anche le stesse armi sono state realizzate egregiamente, infatti basta dare un’occhiata sin dall’inizio per capire che ci troviamo esattamente negli anni ’30. Il Proibizionismo all’epoca era in vigore e, a scongiurare tutto ciò, c’erano le distillerie nascoste. Ben fatti gli inseguimenti in auto e molte definizioni sul potere malavitoso americano.
Per fare un salto nella realtà in quell’epoca, esisteva Al Capone, che combatteva il Proibizionismo e si era assicurato il potere assoluto di Chicago. Qui, al posto di Chicago - dove i Galassia dominano in maniera principale -, il fulcro è Lawless, ma la situazione è la stessa.
La sceneggiatura poi risulta essere interessante e ben curata. Spiega bene per filo e per segno ogni passaggio, ogni dialogo, anche il più semplice risulta essere azzeccato per quel contesto. Se Avilio chiede a Nero del suo passato a pranzo, è perché il protagonista è ossessionato dalla vendetta e in quel momento di relax sapeva che il mafioso poteva intenerirsi e parlare un po’ di sé.
La costruzione del rapporto tra Avilio e Nero viene realizzata minuziosamente a tal punto che il Vanetti non può far a meno del suo ormai braccio destro anche a discapito di ciò che tutti pensano, Barbero in primo.
I raid, le uccisioni sono efficaci e brevi, senza esagerazioni, senza troppi dialoghi o cerimonie, fredde e decise come una vera rappresentazione mafiosa deve essere. Le sinfonie sono azzeccate per l’età in cui è ambientata la storia e tutto segue un filo logico dall’inizio fino al gran finale.
La curiosità di quest’opera è il fatto di associare nomi di persone e cose o animali in italiano. Angelo, Nero, Cerotto, Corteo, Vanno, Clemente, Scusa, Strega, Ronaldo e tantissimi altri nomi hanno quel sapore italo-americano che nei film ambientati tra l’epoca del Proibizionismo e gli anni ruggenti del ’50 danno quel tocco di classe in più.
Non mancano però anche alcune citazioni al famoso film “Il Padrino” di Coppola, specialmente il passaggio a nuovo Don della famiglia o alcune uccisioni che hanno ricordato la scena dove le “sette famiglie” vengono annientate dai Corleone.
Da sottolineare anche l’opening “Signal” di TK, autore già di alcune altre canzoni come l’intro di “Tokyo Ghoul” o gli arrangiamenti per “Psycho-Pass 2” o l’ending 15 di “Ninja Slayer”.
Non ci sono pecche, non ci sono buchi di trama e nemmeno situazioni paradossali.
Gli anni ’30 sono tornati a sorridere grazie a quest’anime di primo livello che dimostra come a volte basta uscire fuori dagli schemi classici come uno scolastico o un drammatico per creare un capolavoro.
Non saranno stati novantuno giorni precisi dall’inizio della mostra della vendetta di Avilio, ma ad oggi “91 Days” rientra nei capolavori non solo della stagione - di cui si aggiudica il titolo di miglior anime - ma anche degli ultimi anni. Personalmente se la gioca con “Shouwa Genroku Rakugo Shinjuu” per il titolo di anime dell’anno 2016, ma si sa che saranno altri giudici ad effettuare il verdetto finale e, vedendo gli ultimi anni, da un lato fanno ben sperare, mentre dall’altro c’è il rischio che venga dimenticato perché non troppo commerciale e troppo corto.