Recensione
L'Uomo Tigre 2
8.0/10
Da piccolo non mi faceva impazzire, ma, rivedendola qualche anno fa, devo dire che l'ho rivalutata. Si vede che non sono più gli anni '60, inizio '70, quando il Giappone stava pian piano uscendo, soprattutto a livello psicologico, dai disastri della guerra e avviandosi verso il suo boom economico. Queste cose anche nella prima serie si notavano in qualche episodio.
In questa cominciano gli '80, periodo in cui la terra del Sol Levante si stava ormai imponendo sul mercato internazionale, facendo molto parlare di sé. I toni sono meno cupi, i lottatori nemici ancora più kitsch, la resa grafica della città è più sontuosa e sgargiante, così come i vestiti e l'auto del protagonista, che ha una tigre corazzata al seguito!
Troviamo presente l'ironia, che nel predecessore non c'era quasi per niente. Il protagonista Tommy è un misto tra Peter Parker e Clark Kent, e avrà a che fare con un capo stile J.J. Jameson, Desk, la sua simpatica e carina collega Midori, lo spocchioso Saiga, la tenera Janet e il peperino Nicky. Questi ultimi due ricordano un po' Ruriko e Kenta. A fare da maggior collante alle due serie la presenza di Antonio Inoki.
Il nemico è la federazione spaziale capitanata dal misterioso ed enigmatico Hassan (che ha un braccio destro simil Mister X). Petrolio e arabi sono un caposaldo del decennio, e quindi non fanno che caratterizzare ancora di più l'opera.
Gli scontri, grazie ovviamente al progresso fatto nell'animazione TV, sono ancora più dinamici e spettacolari, ma non ci si limita solo a questo. Infatti la trama di fondo, basata sulle indagini per scoprire qualcosa in più sul nemico, è coinvolgente e, grazie al fatto che si contano "solo" trentatré episodi, a differenza della precedente i riempitivi sono pochi.
Questo seguito lo reputo accattivante, simpatico e divertente. Non ha la pretesa di essere ai livelli del primo "Uomo Tigre" e prende per vari motivi una strada tutta sua, cosa che non può che fare piacere, guadagnandosi una sua dignità e autonomia. E poi, nonostante la patina leggera, nasconde una malinconia di fondo.
Attenzione: la parte finale contiene spoiler
Curiosità: ha creato un bel dibattito la vera identità di Tommy. Alla fine pare che non sia Kenta, a sorpresa!
In questa cominciano gli '80, periodo in cui la terra del Sol Levante si stava ormai imponendo sul mercato internazionale, facendo molto parlare di sé. I toni sono meno cupi, i lottatori nemici ancora più kitsch, la resa grafica della città è più sontuosa e sgargiante, così come i vestiti e l'auto del protagonista, che ha una tigre corazzata al seguito!
Troviamo presente l'ironia, che nel predecessore non c'era quasi per niente. Il protagonista Tommy è un misto tra Peter Parker e Clark Kent, e avrà a che fare con un capo stile J.J. Jameson, Desk, la sua simpatica e carina collega Midori, lo spocchioso Saiga, la tenera Janet e il peperino Nicky. Questi ultimi due ricordano un po' Ruriko e Kenta. A fare da maggior collante alle due serie la presenza di Antonio Inoki.
Il nemico è la federazione spaziale capitanata dal misterioso ed enigmatico Hassan (che ha un braccio destro simil Mister X). Petrolio e arabi sono un caposaldo del decennio, e quindi non fanno che caratterizzare ancora di più l'opera.
Gli scontri, grazie ovviamente al progresso fatto nell'animazione TV, sono ancora più dinamici e spettacolari, ma non ci si limita solo a questo. Infatti la trama di fondo, basata sulle indagini per scoprire qualcosa in più sul nemico, è coinvolgente e, grazie al fatto che si contano "solo" trentatré episodi, a differenza della precedente i riempitivi sono pochi.
Questo seguito lo reputo accattivante, simpatico e divertente. Non ha la pretesa di essere ai livelli del primo "Uomo Tigre" e prende per vari motivi una strada tutta sua, cosa che non può che fare piacere, guadagnandosi una sua dignità e autonomia. E poi, nonostante la patina leggera, nasconde una malinconia di fondo.
Attenzione: la parte finale contiene spoiler
Curiosità: ha creato un bel dibattito la vera identità di Tommy. Alla fine pare che non sia Kenta, a sorpresa!