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Quando siamo bambini pensiamo poco, pensiamo solo a divertirci, in modo completamente spensierato, senza realmente pensare ai problemi degli altri. Litighiamo, talvolta siamo vittime del bullismo e quelli veramente sfigati sono destinati a sorti ben peggiori, quali l'isolamento o la solitudine. Ma, alla fin fine, andiamo avanti, nel bene o nel male. Ciò che spesso ci dimentichiamo è che spesso e volentieri le nostre azioni apparentemente insignificanti sono in realtà la chiave di volta per costruire il futuro.

Attraverso questo espediente si dirama la storia di 20th Century Boys. Già il titolo in sé non è stato scelto così a caso, dato che altro non è che un richiamo a un brano famoso dei T-Rex, una delle band preferite del nostro Urasawa. I riferimenti ai grandi personaggi della musica popolare spaziano da Jimi Hendrix, Doors, Creedence Clearwater Revival, Janis Joplin. Vi sono inoltre numerosi riferimenti agli eventi popolari della fine degli anni '70. Attraverso un precisissimo quadro storico, Urasawa narra quella che probabilmente è una delle storie più avvincenti mai stese su un fumetto/manga: nel 1969, dei ragazzi, Kenji, il capo del branco, Occio, Yoshitsune, Maruo, Saburo, Croakki, Mon-Chan e la "lottatrice" (oddio, mi viene da ridere) Yukiji, fondano una "setta" segreta, caratterizzata da uno stemma molto particolare, un occhio con all'interno l'indice alzato. Il protagonista, Kenji, in giovane età, era una personalità molto attiva ed esuberante, ribelle e allo stesso tempo cocciuto come un mulo, e aveva giurato che avrebbero in ogni modo trovato un modo di resistere a delle interperie immaginarie, quali armi batteriologiche, robot giganti e armi termo-nucleari. Normale direte voi, sono solo frutto dell'immaginazione di un bambino.

Nel 1997, i protagonisti sono cresciuti, e Kenji, dopo aver fallito la realizzazione del suo sogno di diventare una celebre rock star (come egli stesso disse: "Già quando ho compiuto 28 anni, ho compreso di non essere mai diventato famoso"... non è così realmente la frase, ma è comunque molto d'effetto e toccante), si ritrova a gestire un negozio di liquori con sua madre e ad accudire Kanna, sua nipote, lasciatale in affidamento dalla sorella per motivi inizialmente sconosciuti (non vi svelo niente). Un giorno, scopre della morte di un suo amico della "setta", che secondo le versioni ufficiali sarebbe morto per suicidio. Ma Kenji conosce benissimo il suo amico (dal carattere temerario), e sa che non si spingerebbe mai verso il suicidio.

Nota immediatamente un simbolo, ammonisce subito i suoi amici d'infanzia (ormai cresciuti) che molto probabilmente il povero "suicida" non si è realmente suicidato, ma che in realtà è caduto vittima di una setta. Si ricorda inoltre che quello fosse il simbolo un tempo usato nella loro setta quando ancora erano bambini spensierati. Qualcuno si è appropriato del simbolo, e lo sta utilizzando per scopi egoistici, organizzando eventi catastrofici (presenti nelle "profezie" enunciate dai pargoli), spacciandoli per eventi da lui stesso profetizzati, mostrandosi a tutto il mondo come un profeta, come un mago, ma soprattutto come un "Amico", un salvatore dell'umanità... Ma chi è l'Amico? Sembra essere questo il mistero principale...

Attraverso degli abilissimi intrecci narrativi, la trama di 20th Century Boys si sviscera, tentando di svelare ogni singolo particolare che possa essere determinante per la trama, e determinati eventi che noi credevamo indifferenti e insignificanti saranno decisivi e allo stesso tempo necessari per lo sviluppo della stessa. 20th Century Boys è la dimostrazione di come i piccoli particolari a volte siano fondamentali per cambiare il proseguimento della nostra esistenza, un'esistenza decorata di delusioni, sofferenze, ma anche di successi e di grandi gioie. 20th Century Boys riesce anche a dimostrare come sia facilmente influenzabile l'uomo, se si è un buon oratore e se si promette a quest'ultimo la salvezza. L'Amico farà dei numeri "da circo" quasi inspiegabili, ma dopo un po' capirete subito cosa ci sta sotto a tutti questi trucchi di magia. 20th Century Boys è cupo, spietato, crudele, ma presenta anche connotati drammatici e spesso commoventi. Io stesso ammetto di essermi commosso dinnanzi alle storie dei protagonisti, talmente ben delineati da essere reali, ma soprattutto umani.

L'unica nota dolente, ma che non mi impedisce affatto di votare 7.5/10 è il proseguimento della trama, che sarebbe dovuta finire in sedici volumi circa, e non diramarsi ulteriormente. Inoltre, il finale non riesce a svelare realmente quell'unico mistero rimasto in sospeso nella seconda parte. E' senz'altro una delle opere più ambiziose e prestigiose di Naoki Urasawa, una ulteriore conferma dopo quell'immensa epopea di nome "Monster", ma a differenza del precedente lavoro, questo si concentra di più sui ricordi più vivi e talvolta dimenticati della nostra infanzia, dimostrando che spesso e volentieri fa bene ricordare i bellissimi momenti dell'infanzia, cercando di ricordarsi dei propri errori e di ripararli.