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6.0/10
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Akira è stata l'opera che ha sdoganato i manga in America e più in generale nel mondo occidentale. E ciò non è un caso perché è evidente che l'autore Katsuhiro Otomo ha voluto dare alla sua opera un appeal più internazionale.
Il tema degli esperimenti delle mutazioni genetiche sugli umani ricorda un po' i fumetti tipo X-Men. Ma è anche la scelta di narrare gli eventi con continui salti della scena tra ciò che si svolge contemporaneamente in diversi luoghi a ricordare molto i film americani.
L'impatto fu notevole, tant'è che fu prodotta a fine anni 80 la versione animata per il grande schermo, diretta dallo stesso Otomo mentre era ancora impegnato nella scrittura dell'opera a fumetti.

Il manga narra le vicende di una banda di teppisti che vengono a contatto con strani bambini dotati di superpoteri; in seguito uno di loro scoprirà di possedere i suddetti poteri e deciderà di risvegliare il piu potente di questi individui, il bambino Akira, che scatenerà un'esplosione che distruggerà la città. L'ambientazione diventerà poi quella di un postatomico in cui questi esseri soprannaturali si contenderanno il predominio territoriale scatenando un'altra serie di cataclismi. Ai protagonisti si affiancheranno una moltitudine di personaggi comprimari che andranno via via ad aggiungersi all'azione. Tuttavia la storia, pur essendo innovativa per il mondo dei manga, è avvincente solo a tratti perche la trama è allungata all'inverosimile e gli eventi sembrano ripetersi in maniera ciclica, con il solo cambio di ambientazione da futuristica a postatomica. Inoltre bisogna sottolineare che Otomo è un pessimo sceneggiatore e non riesce a trasmettere lo scorrere degli eventi in maniera fluida, necessitando di un numero spropositato di tavole per descrivere ciò che dovrebbe accadere in pochi minuti. La narrazione è appesantita anche dalla scelta di mostrare a salti ciò che accade contemporaneamente in luoghi diversi, dal punto di vista di personaggi diversi. Questo espediente viene utilizzato troppe volte e alla lunga stanca perché sposta l'attenzione dalle emozioni vissute dai personaggi principali, che risultano pertanto mal caratterizzati dal punto di vista psicologico, come invece un'opera talmente ambiziosa richiederebbe.

Allora perché Akira viene ricordato con tanto entusiasmo? Il motivo è che Otomo è un illustratore eccezionale e della sua opera rimangono impressi i mastodontici e curatissimi fondali, le città e i veicoli, curati nei minimi dettagli, e le bellissime inquadrature in prospettiva con cui ci porta a scoprire Neo-Tokyo. C'è da aggiungere che la colorazione al computer con cui fu presentata a suo tempo l'opera in Occidente aggiunse profondità ai disegni. Però anche dal punto di vista grafico Akira non convince appieno. La cura che Otomo ripone nei fondali purtroppo non si riscontra anche nella caratterizzazione dei personaggi, che hanno quasi sempre un'espressione basita o esterefatta, lasciando trapelare ben poco delle loro emozioni. Inoltre in ambientazioni cosi dettagliate il lettore non riesce a cogliere il senso dell'azione che, anche nei momenti di maggior frenesia, viene percepita quasi con un senso di staticità. Il meglio di sé Otomo riesce a darlo dipingendo i cataclismi apocalittici che portano piu volte la distruzione a Tokyo, ma a mio parere questo è troppo poco per acclamare quest'opera come un capolavoro.
Il manga di Akira pur essendo disegnato con cura maniacale, soprattutto nella rappresentazione delle "cose" più che delle persone, è estremamente prolisso e ripetitivo e si farà apprezzare più dai fan dei fumetti americani che da quelli di cultura giapponese. Quando Akira usci in Italia venticinque anni fa non esistevano manga in commercio e il suo tratto cosi diverso dai fumetti in circolazione colpì tutti gli appassionati. Tuttavia, ad una rilettura odierna, senza quella sete di Giappone di quei tempi, pur bilanciando tutti gli elementi, non si può dare a questo manga un giudizio superiore alla sufficienza. Al confronto la sua trasposizione cinematografica è decisamente meglio riuscita, piu spettacolare, alla cui maggior sintesi nulla può essere aggiunto, almeno nella sostanza, dagli eventi narrati esclusivamente nel manga.