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7.5/10
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“Loro sono come uccelli chiusi in una gabbia, e a forza di rimanerci, si sono dimenticati come volare… ma a causa di questo, si appoggiano sugli allori… ma io non mi lascerò mai intrappolare!”

Parlare dei manga di Hiroshi Takahashi è facile perché possiedono tutti delle caratteristiche comuni e difficilmente riscontrabili altrove, che li rendono unici. Ovviamente Crows (pubblicato dal 1990 al 1998 su Monthly Shonen Champion di Akita Shonen, per un totale di 26 volumi), essendo la sua prima opera non fa eccezione: totale assenza di personaggi femminili, trama-pretesto per mettere insieme una sfilza di duelli tra adolescenti e delinquenti di varia risma (tutti rigorosamente grandi e grossi come armadi), combattimenti sempre squisitamente realistici, personaggi (un numero esorbitante!) che possiedono tratti tipicamente orientali. A prima vista quindi questo manga può sembrare un puro e semplice “divertissement” senza nulla in più da poter offrire, ma dal mio punto di vista non è cosi: possiede alcune caratteristiche che lo rendono ben più di un semplice manga sui combattimenti, le quali potrebbero renderlo gradevole anche a chi non apprezza particolarmente il genere.

Innanzitutto risulta parecchio divertente non solo per gli scontri, ma anche per le varie gag (menzione d’onore per i crossbody di Bouya Harumichi e per il rapporto travagliato che lega Bulldog alle sedie), poi il disegno di Takahashi anche se è ancora piuttosto grezzo (soprattutto per quanto riguarda la realizzazione dei volti) rappresenta con grande realismo il corpo umano e riesce a rendere ben chiara la sequenza dei colpi durante uno scontro (mossa azzeccata e che aiuta ad accrescere la spettacolarità dell’opera; ne è un esempio il bellissimo secondo scontro a mani nude che vede coinvolti Bouya e Rindaman). Se invece parliamo di sfondi, Takahashi utilizza spessissimo l’espediente dello sfondo bianco, ma nelle parti in cui tratteggia anche i fondali riesce a rendere con grande realismo il Giappone metropolitano dell’epoca. Benché la storia si svolga nella realtà, l’autore è riuscito a dare vita a un vero e proprio universo indipendente dal nostro. Più volte durante la lettura mi è venuto in mente che Crows sembra un libro fantasy come Il Signore degli Anelli a causa dell'incredibile quantità di personaggi e per i vari schieramenti presenti nel manga, tutti con una caratteristica che li distingue dagli altri (come la pelata di quelli appartenenti al Liceo Hosen), quasi come se appartenessero a una "razza" differente o come se fossero i loro stendardi da battaglia.

Anche per i temi trattati, Crowds appare ben più profondo di quanto sembri a prima vista. Oltre a un banalissimo discorso sull’amicizia e sull’importanza di essere fedeli nei confronti degli amici che ci circondano, il manga parla anche (come nella scena di dialogo che ho citato al inizio della mia recensione) dell’importanza di essere sempre fedeli a se stessi, senza mai tradire la propria vera natura. Takahashi però non è uno stolto ed è perfettamente conscio del fatto che questa non è una scelta di vita facile: ne è una dimostrazione la scena in cui Bando rincontra un vecchio membro del suo gruppo e vede la fine che ha fatto quest’ultimo... Alla fine lui ritornerà sulla retta via, ma la scena è tutt’altro che felice, piena di malinconia e rimorso.
Purtroppo la serie paga una trama quasi inesistente (praticamente è una fusione di archi narrativi indipendenti) e il fatto che l’autore si concentri unicamente sui combattimenti che vedono protagonista il personaggio principale, Bouya Harumichi, lasciando sullo sfondo tutti gli altri scontri anche se potenzialmente interessanti e spettacolari (come quello tra King Joe e Nakajima).

In Italia questo manga non ha riscontrato particolare fortuna, visto che Planet Manga ha interrotto la pubblicazione al nono volume. Al contrario, in Giappone possiede una buona fama visto che sono stati prodotti due OVA a metà degli anni novanta e ben tre film live-action, i primi due (che sono autonomi rispetto al fumetto) sono stati addirittura diretti da Takashi Miike e portati anche in Italia da Dynit direttamente in home video. Ma per i suoi personaggi ingenuamente leali e che agiscono in maniera completamente incomprensibile per noi, Crows mi ha ricordato maggiormente il Kitano di Outrage.