Recensione
I Want to Eat Your Pancreas
9.5/10
"Cos'è la vita per te?". Domanda a cui non tutti sono in grado di dare una risposta. In questo film ne viene data una, con diverse dimostrazioni che possono solo insegnarci a vivere e a non buttare via nemmeno un istante della nostra esistenza.
In "Kimi no Suizo wo Tabetai" il protagonista racconta una storia, la storia di una ragazza di nome Sakura, affetta da una malattia terminale al pancreas e per la quale le è rimasto poco da vivere; e del suo compagno, come amava definirlo, Haruki, ovvero il protagonista stesso, con il quale scelse di condividere i suoi ultimi giorni di vita. Ai tempi era un liceale solitario, sempre sulle sue, che non amava interagire con gli altri. Proprio per questo motivo, egli attirò l'attenzione di Sakura, una ragazza incredibilmente solare, che nascondeva a tutti il segreto della sua malattia. Affrontava con naturalezza e apparente tranquillità il suo destino, senza lasciar trasparire le sue preoccupazioni e le sue paure. Haruki ne rimase sorpreso, e accettò di passare con lei l'ultimo tempo rimasto. Viaggiarono, si divertirono, si raccontarono ogni cosa e c'erano sempre l'uno per l'altro. Haruki non nascose mai le sue perplessità e la sua paura di perdere l'unica persona con la quale si era creato un forte legame. Ma Sakura era forte, coraggiosa e determinata, visse ciò che le restava come aveva sempre fatto, sorrise alla vita fino all'ultimo. Il pensiero di quella morte tormentava lei come Haruki, nonostante ciò lei andava oltre, godeva di ogni piccolo momento passato nei luoghi che adorava e soprattutto con la gente che amava. Era serena e colma di valori, che trasmetteva al suo compagno, insegnandogli ogni giorno, una specifica lezione di vita. Nel suo sorriso così luminoso, brillavano l'ottimismo e il coraggio, ma anche le difficoltà di una vita ingiusta, che stava per abbandonarla. In quei suoi occhi traspariva la giovinezza e la genuinità di una ragazza colma di sogni, la forza di una combattente che poteva solo insegnare agli altri cos'è realmente la vita... Se è solo un insieme di giorni che fuggono via inesorabili, o è qualcosa di più; qualcosa che va oltre le nostre conoscenze, anime in connessione, che amano, odiano, riparano e distruggono, e che costituiscono l'essenza stessa dell'universo. Non siamo capaci di definire realmente cosa sia, ma a quanto pare Sakura l'aveva capito.
Se n'è andata via presto e inaspettatamente. Subito dopo la sua morte, come lei gli aveva detto, Haruki prende il suo diario, nel quale aveva scritto tutti i suoi pensieri e i suoi momenti di vita. Qualcosa di prezioso, insomma, che dodici anni anni dopo egli ancora possiede, ed ogni tanto rilegge con nostalgia e tristezza. È diventato un insegnante, come Sakura avrebbe voluto, il suo ricordo vive ancora in lui, nei suoi occhi, e da lì non se ne andrà mai.
Poco prima del matrimonio di Kyoko, la migliore amica di Sakura, Haruki rivive i giorni in cui la sua vita splendeva, consegnandole una lettera scritta per lei. Un ricordo pieno di vita, che commuove e rattrista, provocando emozioni che sicuramente le parole non riescono ad esprimere. Ed è questo per cui vale la pena vivere, per emozioni così forti. Possiamo dire di aver vissuto solo dopo averle provate.
Questo non è solo un film con una trama apparentemente triste, è qualcosa di più, la dimostrazione di quanto la vita possa essere crudele, ma allo stesso tempo meravigliosamente ricca di eventi e sensazioni, di conoscenze e perdite. Lasciarsi vivere di fronte ad una difficoltà non è mai la soluzione, e questo credo che Sakura sia riuscito a spiegarlo molto bene. Lei è la voce di altre milioni di persone nella sua stessa situazione, con la stessa voglia di vivere e lo stesso coraggio. La voce attraverso la quale riesce ad esprimere ogni sfumatura dell'esistenza, anche per chi la voce l'ha persa per manifestare tutto il dolore, e per gridare aiuto. E perché no, per difendersi da qualcosa di invincibile, per sfogarsi e urlare al cielo il motivo per cui ha deciso di prendersela con me e non con qualcun altro. È il primo pensiero che viene in mente a tutti, ma che a Sakura sembra non esser mai venuto. Ha accettato, ma no, non si è arresa, accettare non vuol dire arrendersi. Significa semplicemente arrivare ad un punto in cui non è possibile fare qualcosa e prendere tutto come viene, nel miglior modo possibile. Ha avuto bisogno di qualcuno al suo fianco, perché da soli fa male anche l'aria. Avere una persona con cui condividere tutto, specie avvenimenti del genere, aiuta ad affrontare in maniera serena qualunque cosa la vita ti presenti. Da soli non siamo nulla, anche dopo la morte, si desidera vivere nelle persone amate, proprio come Sakura voleva, e ci è riuscita.
"Kimi no Suizo wo Tabetai" è un film che racconta verità. Ha colpito proprio per questo. Attraverso una trama che rappresenta e potrebbe rappresentare tutti noi. Insegna. Il ricordo di una persona supera la durata del nostro tempo. Siamo destinati ad andare, qui siamo solo di passaggio, non c'è dubbio. Ma ciò che realmente resta di noi non è il nostro oggetto preferito, i nostri vestiti o i nostri resti, è la memoria delle gesta compiute in vita, dei nostri rapporti e di ciò che abbiamo lasciato nell'anima delle persone. Il resto è solo superficialità. E qui, ne abbiamo l'ennesima prova.
Dando un veloce sguardo al resto, secondo me giusta è la scelta della colonna sonora. Un pianoforte che suona e scandisce con i suoi accordi le scene più profonde di quest'intenso film. Davvero un'ottima prestazione da parte degli attori, in grado di interpretare due personaggi così forti e di raccontare una storia complessa e magica. Mi sarebbe piaciuta una maggiore descrizione dei personaggi secondari, anche se, il tutto si basa principalmente sui due protagonisti. Ottima la scelta di narrare il tutto attraverso i ricordi del protagonista ormai cresciuto, con l'aiuto di continui flashback, che conferiscono al film una particolare atmosfera, tutt'altro che deprimente.
È un film che tutti dovrebbero guardare, perché lascia davvero degli insegnamenti. Una piccola lezione, un piccolo aiuto, una piccola perla che sicuramente arricchisce.
In "Kimi no Suizo wo Tabetai" il protagonista racconta una storia, la storia di una ragazza di nome Sakura, affetta da una malattia terminale al pancreas e per la quale le è rimasto poco da vivere; e del suo compagno, come amava definirlo, Haruki, ovvero il protagonista stesso, con il quale scelse di condividere i suoi ultimi giorni di vita. Ai tempi era un liceale solitario, sempre sulle sue, che non amava interagire con gli altri. Proprio per questo motivo, egli attirò l'attenzione di Sakura, una ragazza incredibilmente solare, che nascondeva a tutti il segreto della sua malattia. Affrontava con naturalezza e apparente tranquillità il suo destino, senza lasciar trasparire le sue preoccupazioni e le sue paure. Haruki ne rimase sorpreso, e accettò di passare con lei l'ultimo tempo rimasto. Viaggiarono, si divertirono, si raccontarono ogni cosa e c'erano sempre l'uno per l'altro. Haruki non nascose mai le sue perplessità e la sua paura di perdere l'unica persona con la quale si era creato un forte legame. Ma Sakura era forte, coraggiosa e determinata, visse ciò che le restava come aveva sempre fatto, sorrise alla vita fino all'ultimo. Il pensiero di quella morte tormentava lei come Haruki, nonostante ciò lei andava oltre, godeva di ogni piccolo momento passato nei luoghi che adorava e soprattutto con la gente che amava. Era serena e colma di valori, che trasmetteva al suo compagno, insegnandogli ogni giorno, una specifica lezione di vita. Nel suo sorriso così luminoso, brillavano l'ottimismo e il coraggio, ma anche le difficoltà di una vita ingiusta, che stava per abbandonarla. In quei suoi occhi traspariva la giovinezza e la genuinità di una ragazza colma di sogni, la forza di una combattente che poteva solo insegnare agli altri cos'è realmente la vita... Se è solo un insieme di giorni che fuggono via inesorabili, o è qualcosa di più; qualcosa che va oltre le nostre conoscenze, anime in connessione, che amano, odiano, riparano e distruggono, e che costituiscono l'essenza stessa dell'universo. Non siamo capaci di definire realmente cosa sia, ma a quanto pare Sakura l'aveva capito.
Se n'è andata via presto e inaspettatamente. Subito dopo la sua morte, come lei gli aveva detto, Haruki prende il suo diario, nel quale aveva scritto tutti i suoi pensieri e i suoi momenti di vita. Qualcosa di prezioso, insomma, che dodici anni anni dopo egli ancora possiede, ed ogni tanto rilegge con nostalgia e tristezza. È diventato un insegnante, come Sakura avrebbe voluto, il suo ricordo vive ancora in lui, nei suoi occhi, e da lì non se ne andrà mai.
Poco prima del matrimonio di Kyoko, la migliore amica di Sakura, Haruki rivive i giorni in cui la sua vita splendeva, consegnandole una lettera scritta per lei. Un ricordo pieno di vita, che commuove e rattrista, provocando emozioni che sicuramente le parole non riescono ad esprimere. Ed è questo per cui vale la pena vivere, per emozioni così forti. Possiamo dire di aver vissuto solo dopo averle provate.
Questo non è solo un film con una trama apparentemente triste, è qualcosa di più, la dimostrazione di quanto la vita possa essere crudele, ma allo stesso tempo meravigliosamente ricca di eventi e sensazioni, di conoscenze e perdite. Lasciarsi vivere di fronte ad una difficoltà non è mai la soluzione, e questo credo che Sakura sia riuscito a spiegarlo molto bene. Lei è la voce di altre milioni di persone nella sua stessa situazione, con la stessa voglia di vivere e lo stesso coraggio. La voce attraverso la quale riesce ad esprimere ogni sfumatura dell'esistenza, anche per chi la voce l'ha persa per manifestare tutto il dolore, e per gridare aiuto. E perché no, per difendersi da qualcosa di invincibile, per sfogarsi e urlare al cielo il motivo per cui ha deciso di prendersela con me e non con qualcun altro. È il primo pensiero che viene in mente a tutti, ma che a Sakura sembra non esser mai venuto. Ha accettato, ma no, non si è arresa, accettare non vuol dire arrendersi. Significa semplicemente arrivare ad un punto in cui non è possibile fare qualcosa e prendere tutto come viene, nel miglior modo possibile. Ha avuto bisogno di qualcuno al suo fianco, perché da soli fa male anche l'aria. Avere una persona con cui condividere tutto, specie avvenimenti del genere, aiuta ad affrontare in maniera serena qualunque cosa la vita ti presenti. Da soli non siamo nulla, anche dopo la morte, si desidera vivere nelle persone amate, proprio come Sakura voleva, e ci è riuscita.
"Kimi no Suizo wo Tabetai" è un film che racconta verità. Ha colpito proprio per questo. Attraverso una trama che rappresenta e potrebbe rappresentare tutti noi. Insegna. Il ricordo di una persona supera la durata del nostro tempo. Siamo destinati ad andare, qui siamo solo di passaggio, non c'è dubbio. Ma ciò che realmente resta di noi non è il nostro oggetto preferito, i nostri vestiti o i nostri resti, è la memoria delle gesta compiute in vita, dei nostri rapporti e di ciò che abbiamo lasciato nell'anima delle persone. Il resto è solo superficialità. E qui, ne abbiamo l'ennesima prova.
Dando un veloce sguardo al resto, secondo me giusta è la scelta della colonna sonora. Un pianoforte che suona e scandisce con i suoi accordi le scene più profonde di quest'intenso film. Davvero un'ottima prestazione da parte degli attori, in grado di interpretare due personaggi così forti e di raccontare una storia complessa e magica. Mi sarebbe piaciuta una maggiore descrizione dei personaggi secondari, anche se, il tutto si basa principalmente sui due protagonisti. Ottima la scelta di narrare il tutto attraverso i ricordi del protagonista ormai cresciuto, con l'aiuto di continui flashback, che conferiscono al film una particolare atmosfera, tutt'altro che deprimente.
È un film che tutti dovrebbero guardare, perché lascia davvero degli insegnamenti. Una piccola lezione, un piccolo aiuto, una piccola perla che sicuramente arricchisce.