Recensione
Liar Game
9.0/10
Iniziato nel 2005, composto da 19 volumi ed edito da J-POP, “liar game” è un seinen manga firmato Shinobu Kaitani. Di questo autore avevo già visto ed apprezzato la trasposizione anime di “one outs” (di cui per altro vi è un chiaro richiamo anche in liar game, cosa che apprezzo sempre), ed ero già perciò pronta ad una lettura impegnativa e difficile.
Liar game fa del suo perno la psicologia, legata a strategie di gioco che risultano quasi difficili da seguire, il più delle volte. Ma iniziamo dalla trama.
Alla base di tutto, c’è una misteriosa organizzazione che contatta persone molto diverse tra loro, facendole entrare in un “gioco”, mandando loro delle valigie contenenti la spropositata somma di 100 milioni di yen (circa 700000 euro). I giocatori, una volta accettato di entrare nel gioco, dovranno superare determinati round che potrebbero farli diventare ricchi, oppure indebitati di enormi somme. La protagonista, Nao Kanzaki, è la rappresentazione dell’assioma “l’uomo è la misura di tutte le cose”: onesta e incapace di mentire, Nao continua fortemente a credere che anche le altre persone siano come lei… ma il liar game è per l’appunto il gioco del bugiardo, e non tutti saranno degli alleati disposti ad aiutarsi a vicenda, pur di uscire dall’incubo.
Partiamo subito con i numerosi punti di forza del manga. Kaitani si dimostra un abilissimo autore per il genere psicologico, creando giochi molto diversi tra loro, che catturano senza dubbio l’attenzione del lettore, lasciandolo spesso interdetto sull’evoluzione della strategia adottata dai personaggi… Personalmente avrei preferito un numero più basso di volumi, poiché mi è sembrato un po’ ripetitivo il susseguirsi di così tante prove da superare. Tuttavia, ho notato che è un “difetto” che ho riscontrato praticamente solo io, e mi sento in dovere di aggiungere che sia una valutazione puramente soggettiva, dal momento che il livello di narrazione e di suspense non va mai in ribasso, ma anzi si mantiene sempre su altissimi livelli.
Altro punto di forza è dato, senza dubbio, dai personaggi. Benché ci siano numerose comparse, Kaitani si concentra sui protagonisti.
Nao parte come un personaggio che risulta quasi antipatico, per via della sua onestà inverosimile, e della sua goffaggine… specie nei primi volumi, quando si piange addosso senza pensare a delle soluzioni, e si affida unicamente agli altri perché le risolvano i problemi. Benché, da questo punto di vista, non cambi poi molto, Nao ha una perfetta evoluzione, che le permetterà non solo di diventare più abile nel gioco e più capace di fronteggiare le proprie emozioni, ma la farà divenire in grado di prendere lei stessa le redini del liar game, legando indissolubilmente a sé gli altri giocatori, facendo perno sull’onestà, anziché sull’inganno. E’proprio con questa predisposizione che si approccia alle sfide “Gli esseri umani sono creature molto deboli quando sono soli, ma se lavorano come una squadra sono forti e possono fare grandi cose.”
Al lato opposto abbiamo Akiyama, il co protagonista che Nao contatta per farsi aiutare. Akiyama è esattamente il classico personaggio che viene apprezzato dal grande pubblico: dotato di una sorprendente intelligenza e di sangue freddo, riesce a mantenersi calmo in ogni situazione estrema, decidendo non solo di aiutare la ragazza, ma anche di muovere guerra agli organizzatori del liar game, perché non sopporta chi approfitta delle debolezze altrui. Scelta che per altro si ricollega a un triste passato… La sua presa di posizione iniziale è quindi opposta a quella di Nao. "No. Delle persone si DEVE dubitare. Molte persone non capiscono questo concetto. Dubitare delle persone è semplicemente parte del tentare di conoscerle meglio. "Fidarsi". E' un atto senza dubbio nobile. Ma, sai, ciò che molte persone fanno, e che chiamano "fidarsi", è in realtà arrendersi nel tentare di capire gli altri. E ciò non ha niente a che fare con la "fiducia", è piuttosto... "APATIA". E l'apatia è molto più devastante del dubitare degli altri”
Infine, altro personaggio davvero di rilievo è Norihiko Yokoya, principale villain e sfidante di Akiyama, l’unico che può confrontarsi seriamente con lui. Koyoya è subdolo e manipolatore, intimidatorio e meschino. Fa di ogni personaggio una propria pedina da usare per vincere e instaurare un potere assoluto. Per questo è interessante, oltre che l’ovvio scontro tra lui e Akiyama, il rapporto che si instaura con una personalità apparentemente debole come quella di Nao… sarà proprio la forte convinzione di unità di Nao a creare una forte opposizione con questo personaggio:
“Vinceremo seguendo le nostre convinzioni fino alla fine! Hai perso perché hai abbandonato la convinzione che "il dominio è tutto" e sei ossessionato dall'idea sciocca di fare soldi !!” (Nao).
Degli altri personaggi viene tracciata una storia un po’ più vaga, e ammetto che avrei preferito qualche capitolo dedicato seriamente agli organizzatori con la maschera bianca…
Passiamo quindi ai difetti, uno dei quali incentrato effettivamente su quest’ultimo dettaglio.
Il manga si compone di 19 volumi, 203 capitoli totali. Perciò, da lettrice, mi aspettavo che la genialità dell’autore si sarebbe dimostrata ancora una volta convincente nel distribuire equamente le informazioni e le risposte… invece, a questo proposito, c’è un triste calo. Purtroppo, fino al 202° capitolo, ci sono solo i giochi, mentre tutte le spiegazioni arrivano nelle ultimissime venticinque pagine. Già di suo, trovo la cosa abbastanza insoddisfacente, anche se la spiegazione generale del perché sia nato il Liar game, e di chi siano effettivamente gli organizzatori, non è per nulla brutta… Ma non si può non ammettere che sia incredibilmente frettoloso, rispetto al ritmo narrativo usato per il resto della serie.
Oltre a ciò, le ultime tre pagine aprono nuovamente la questione di base, che si era appena risolta (sempre in maniera fin troppo frettolosa), senza possibilità di avere un seguito. Insomma, il finale è quasi del tutto bocciato, ed è davvero un peccato, vista la grandiosità dell’opera fino al 202° capitolo.
Tuttavia, in linea generale, mi sembra ingiusto bocciare totalmente il titolo per un solo difetto. Kaitani si fa perdonare anche con un tratto di disegno pulito e semplice, che non dispiace affatto.
In ultimo, ricordo agli appassionati del manga, che dall’opera sono state tratte due trasposizioni in drama di grande successo, e due film.
Liar game fa del suo perno la psicologia, legata a strategie di gioco che risultano quasi difficili da seguire, il più delle volte. Ma iniziamo dalla trama.
Alla base di tutto, c’è una misteriosa organizzazione che contatta persone molto diverse tra loro, facendole entrare in un “gioco”, mandando loro delle valigie contenenti la spropositata somma di 100 milioni di yen (circa 700000 euro). I giocatori, una volta accettato di entrare nel gioco, dovranno superare determinati round che potrebbero farli diventare ricchi, oppure indebitati di enormi somme. La protagonista, Nao Kanzaki, è la rappresentazione dell’assioma “l’uomo è la misura di tutte le cose”: onesta e incapace di mentire, Nao continua fortemente a credere che anche le altre persone siano come lei… ma il liar game è per l’appunto il gioco del bugiardo, e non tutti saranno degli alleati disposti ad aiutarsi a vicenda, pur di uscire dall’incubo.
Partiamo subito con i numerosi punti di forza del manga. Kaitani si dimostra un abilissimo autore per il genere psicologico, creando giochi molto diversi tra loro, che catturano senza dubbio l’attenzione del lettore, lasciandolo spesso interdetto sull’evoluzione della strategia adottata dai personaggi… Personalmente avrei preferito un numero più basso di volumi, poiché mi è sembrato un po’ ripetitivo il susseguirsi di così tante prove da superare. Tuttavia, ho notato che è un “difetto” che ho riscontrato praticamente solo io, e mi sento in dovere di aggiungere che sia una valutazione puramente soggettiva, dal momento che il livello di narrazione e di suspense non va mai in ribasso, ma anzi si mantiene sempre su altissimi livelli.
Altro punto di forza è dato, senza dubbio, dai personaggi. Benché ci siano numerose comparse, Kaitani si concentra sui protagonisti.
Nao parte come un personaggio che risulta quasi antipatico, per via della sua onestà inverosimile, e della sua goffaggine… specie nei primi volumi, quando si piange addosso senza pensare a delle soluzioni, e si affida unicamente agli altri perché le risolvano i problemi. Benché, da questo punto di vista, non cambi poi molto, Nao ha una perfetta evoluzione, che le permetterà non solo di diventare più abile nel gioco e più capace di fronteggiare le proprie emozioni, ma la farà divenire in grado di prendere lei stessa le redini del liar game, legando indissolubilmente a sé gli altri giocatori, facendo perno sull’onestà, anziché sull’inganno. E’proprio con questa predisposizione che si approccia alle sfide “Gli esseri umani sono creature molto deboli quando sono soli, ma se lavorano come una squadra sono forti e possono fare grandi cose.”
Al lato opposto abbiamo Akiyama, il co protagonista che Nao contatta per farsi aiutare. Akiyama è esattamente il classico personaggio che viene apprezzato dal grande pubblico: dotato di una sorprendente intelligenza e di sangue freddo, riesce a mantenersi calmo in ogni situazione estrema, decidendo non solo di aiutare la ragazza, ma anche di muovere guerra agli organizzatori del liar game, perché non sopporta chi approfitta delle debolezze altrui. Scelta che per altro si ricollega a un triste passato… La sua presa di posizione iniziale è quindi opposta a quella di Nao. "No. Delle persone si DEVE dubitare. Molte persone non capiscono questo concetto. Dubitare delle persone è semplicemente parte del tentare di conoscerle meglio. "Fidarsi". E' un atto senza dubbio nobile. Ma, sai, ciò che molte persone fanno, e che chiamano "fidarsi", è in realtà arrendersi nel tentare di capire gli altri. E ciò non ha niente a che fare con la "fiducia", è piuttosto... "APATIA". E l'apatia è molto più devastante del dubitare degli altri”
Infine, altro personaggio davvero di rilievo è Norihiko Yokoya, principale villain e sfidante di Akiyama, l’unico che può confrontarsi seriamente con lui. Koyoya è subdolo e manipolatore, intimidatorio e meschino. Fa di ogni personaggio una propria pedina da usare per vincere e instaurare un potere assoluto. Per questo è interessante, oltre che l’ovvio scontro tra lui e Akiyama, il rapporto che si instaura con una personalità apparentemente debole come quella di Nao… sarà proprio la forte convinzione di unità di Nao a creare una forte opposizione con questo personaggio:
“Vinceremo seguendo le nostre convinzioni fino alla fine! Hai perso perché hai abbandonato la convinzione che "il dominio è tutto" e sei ossessionato dall'idea sciocca di fare soldi !!” (Nao).
Degli altri personaggi viene tracciata una storia un po’ più vaga, e ammetto che avrei preferito qualche capitolo dedicato seriamente agli organizzatori con la maschera bianca…
Passiamo quindi ai difetti, uno dei quali incentrato effettivamente su quest’ultimo dettaglio.
Il manga si compone di 19 volumi, 203 capitoli totali. Perciò, da lettrice, mi aspettavo che la genialità dell’autore si sarebbe dimostrata ancora una volta convincente nel distribuire equamente le informazioni e le risposte… invece, a questo proposito, c’è un triste calo. Purtroppo, fino al 202° capitolo, ci sono solo i giochi, mentre tutte le spiegazioni arrivano nelle ultimissime venticinque pagine. Già di suo, trovo la cosa abbastanza insoddisfacente, anche se la spiegazione generale del perché sia nato il Liar game, e di chi siano effettivamente gli organizzatori, non è per nulla brutta… Ma non si può non ammettere che sia incredibilmente frettoloso, rispetto al ritmo narrativo usato per il resto della serie.
Oltre a ciò, le ultime tre pagine aprono nuovamente la questione di base, che si era appena risolta (sempre in maniera fin troppo frettolosa), senza possibilità di avere un seguito. Insomma, il finale è quasi del tutto bocciato, ed è davvero un peccato, vista la grandiosità dell’opera fino al 202° capitolo.
Tuttavia, in linea generale, mi sembra ingiusto bocciare totalmente il titolo per un solo difetto. Kaitani si fa perdonare anche con un tratto di disegno pulito e semplice, che non dispiace affatto.
In ultimo, ricordo agli appassionati del manga, che dall’opera sono state tratte due trasposizioni in drama di grande successo, e due film.