Recensione
Ayako
9.0/10
Attenzione: la recensione contiene spoiler
“Ayako” è un seinen manga del padre del fumetto giapponese, Tezuka, raccolto in tre volumi da Hazard Edizione, nel 2004.
La storia prende avvio negli anni successivi alla conclusione della Seconda guerra mondiale, col ritorno di Jiro Tenge a casa e con la sua conseguente scoperta di come l’intera famiglia sia diventata marcia. Il capofamiglia è un uomo meschino che, con la promessa di donare ai propri figli una cospicua eredità, ne manipola le decisioni, finanche a costringere il figlio maggiore a cedergli la propria moglie per sfamare i propri appetiti sessuali. Il figlio maggiore, e fratello di Jiro -Ichiro- è subdolo ed egoista e, in cambio della promessa di avere le terre del padre, non fatica a compiere i gesti più indegni; la sorella di mezzo, Naoko e il fratello più piccolo Shiro, sono inizialmente -insieme a Sue (moglie di Ichiro) i personaggi più puri della famiglia: la prima è una femminista convinta, che si oppone alla tirannia maschilista esercitata dal padre, tanto da spingere Sue a ribellarsi alla famiglia, senza contemplare il semplice suicidio; il secondo è un ragazzino di 12 anni dedito alla giustizia, che si contrappone all'idea che un gesto sbagliato compiuto da uno dei membri della stessa, debba essere sotterrato per il bene comune. Tuttavia, nel corso dell’opera, anche loro diventano a modo loro complici o marci.
In questo panorama di degrado, si staglia la piccola figura di Ayako, figlia illegittima che il capofamiglia ha avuto dalle relazioni forzate con Sue e che resta il fulcro attorno a cui ruotano gli altri personaggi. La caratterizzazione psicologica dei personaggi è il punto forte dell’opera. In particolare, è devastante il confronto tra tutti i personaggi e Ayako, che rappresenta invece la purezza e l’innocenza, che mette ancora più in risalto l’anima corrotta dei Tenge. Interessante notare come gli unici personaggi positivi di quest’opera, oltre ad Ayako, siano tutti esterni alla famiglia.
A livello di trama, Tezuka concentra in tre soli volumi una storia ben delineata -con notevoli plot twist- lasciando sufficiente spazio ad ogni personaggio, anche quello apparentemente meno importante. Quanto a tematiche, Tezuka critica la corruzione e l’inadeguatezza del sistema feudale (che il capofamiglia Tenge sfrutta, per esercitare la propria autorità), messe in luce dalla decadenza morale che raggiungono anche i personaggi inizialmente più buoni. Sullo sfondo, viene illustrata la situazione politica dell’opera, tra intrighi e sistemi di spionaggio.
Ma quello che ho trovato più interessante è sicuramente il tema della sessualità portato avanti dalla stessa Ayako, dapprima bambina innocente ed ingenua, e poi ragazza traumatizzata da tanti anni di prigionia (viene infatti costretta a restare rinchiusa in una stanza sottoterra per più di vent'anni, in seguito a uno scandalo portato avanti da Jiro, legato a un omicidio) che cresce senza poter sapere cosa sia l’amore (struggente il modo in cui si getta tra le braccia di ogni uomo urlandogli che lo ama, perché non è in grado di distinguere l’appetito sessuale dal vero sentimento), cosa sia la fiducia, o senza poter imparare nulla del proprio corpo (bellissima la scena in cui ha il suo menarca, e Ayako si dispera perché -vedendo del sangue- crede di stare morendo).
Sicuramente, ho apprezzato praticamente ogni cosa del manga, finale compreso che –nonostante sia stato un po’ veloce- chiude perfettamente la vicenda della famiglia Tenge. E, in particolare, ho gustato lo stile del mangaka che non risparmia la crudezza già mostrata nei suoi precedenti lavori.
“Ayako” è un seinen manga del padre del fumetto giapponese, Tezuka, raccolto in tre volumi da Hazard Edizione, nel 2004.
La storia prende avvio negli anni successivi alla conclusione della Seconda guerra mondiale, col ritorno di Jiro Tenge a casa e con la sua conseguente scoperta di come l’intera famiglia sia diventata marcia. Il capofamiglia è un uomo meschino che, con la promessa di donare ai propri figli una cospicua eredità, ne manipola le decisioni, finanche a costringere il figlio maggiore a cedergli la propria moglie per sfamare i propri appetiti sessuali. Il figlio maggiore, e fratello di Jiro -Ichiro- è subdolo ed egoista e, in cambio della promessa di avere le terre del padre, non fatica a compiere i gesti più indegni; la sorella di mezzo, Naoko e il fratello più piccolo Shiro, sono inizialmente -insieme a Sue (moglie di Ichiro) i personaggi più puri della famiglia: la prima è una femminista convinta, che si oppone alla tirannia maschilista esercitata dal padre, tanto da spingere Sue a ribellarsi alla famiglia, senza contemplare il semplice suicidio; il secondo è un ragazzino di 12 anni dedito alla giustizia, che si contrappone all'idea che un gesto sbagliato compiuto da uno dei membri della stessa, debba essere sotterrato per il bene comune. Tuttavia, nel corso dell’opera, anche loro diventano a modo loro complici o marci.
In questo panorama di degrado, si staglia la piccola figura di Ayako, figlia illegittima che il capofamiglia ha avuto dalle relazioni forzate con Sue e che resta il fulcro attorno a cui ruotano gli altri personaggi. La caratterizzazione psicologica dei personaggi è il punto forte dell’opera. In particolare, è devastante il confronto tra tutti i personaggi e Ayako, che rappresenta invece la purezza e l’innocenza, che mette ancora più in risalto l’anima corrotta dei Tenge. Interessante notare come gli unici personaggi positivi di quest’opera, oltre ad Ayako, siano tutti esterni alla famiglia.
A livello di trama, Tezuka concentra in tre soli volumi una storia ben delineata -con notevoli plot twist- lasciando sufficiente spazio ad ogni personaggio, anche quello apparentemente meno importante. Quanto a tematiche, Tezuka critica la corruzione e l’inadeguatezza del sistema feudale (che il capofamiglia Tenge sfrutta, per esercitare la propria autorità), messe in luce dalla decadenza morale che raggiungono anche i personaggi inizialmente più buoni. Sullo sfondo, viene illustrata la situazione politica dell’opera, tra intrighi e sistemi di spionaggio.
Ma quello che ho trovato più interessante è sicuramente il tema della sessualità portato avanti dalla stessa Ayako, dapprima bambina innocente ed ingenua, e poi ragazza traumatizzata da tanti anni di prigionia (viene infatti costretta a restare rinchiusa in una stanza sottoterra per più di vent'anni, in seguito a uno scandalo portato avanti da Jiro, legato a un omicidio) che cresce senza poter sapere cosa sia l’amore (struggente il modo in cui si getta tra le braccia di ogni uomo urlandogli che lo ama, perché non è in grado di distinguere l’appetito sessuale dal vero sentimento), cosa sia la fiducia, o senza poter imparare nulla del proprio corpo (bellissima la scena in cui ha il suo menarca, e Ayako si dispera perché -vedendo del sangue- crede di stare morendo).
Sicuramente, ho apprezzato praticamente ogni cosa del manga, finale compreso che –nonostante sia stato un po’ veloce- chiude perfettamente la vicenda della famiglia Tenge. E, in particolare, ho gustato lo stile del mangaka che non risparmia la crudezza già mostrata nei suoi precedenti lavori.