Recensione
Vinland Saga
8.5/10
Tratto dall’omonimo manga di Makoto Yukimura (di cui ho enormemente apprezzato il precedente e celeberrimo lavoro, “Planetes”), “Vinland Saga” è una delle rarissime opere dedicate ai Vichinghi (l’unico altro che mi viene in mente, su due piedi, è “Vicky il vichingo”).
L’opera è ambientata a inizio XI secolo, durante la guerra tra Gran Bretagna e Danimarca. Se l’iniziale scenario rappresenta i Vichinghi nelle loro quotidiane conquiste e depredazioni di villaggi, al fine di ottenere la benedizione di Odino, a breve il registro cambia, concentrandosi sui protagonisti e i loro sentimenti, che fanno da perno per tutta la serie.
Protagonista indiscusso è Thorfinn - dapprima bambino -, figlio di Thors, il più forte guerriero dell’esercito norreno, che anni prima finse la propria morte per ritirarsi a una vita pacifica, disapprovando il suo passato macchiato di violenza e di sangue.
Thorfinn rappresenta l’esatto archetipo di vichingo che sogna di diventare un eroe per la propria gente. Sogno alimentato dai racconti delle avventure dell’amico di famiglia, Leif, che non fanno che accrescere il suo spirito di avventuriero. La svolta si ha con la morte della persona più cara per Thorfinn, proprio davanti ai suoi occhi, e con la conseguente nascita del suo desiderio di vendetta nei confronti dell’assassino, Askeladd.
Yukimura costruisce l’intera opera basandola sulla dicotomia data dai suoi due personaggi, che almeno in linea teorica dovrebbero rappresentare il senso di giustizia l’uno e di prepotenza l’altro. Ma è proprio qui che l’autore pone le basi per una svolta originale, dando ai suoi protagonisti (e poi ai personaggi secondari che si aggiungeranno) più sfumature.
Thorfinn, che parte come un bambino, e poi un ragazzo, ligio al senso del dovere e della giustizia, diventa un assassino proprio come l’uomo che detesta, contravvenendo ai desideri del padre, che invece lo cresceva con l’assioma che nessuno ha dei veri e propri nemici.
Allo stesso tempo, Askeladd, che dovrebbe rappresentare il principale villain, risulta sommariamente intrigante per la sua evoluzione e per i flashback che lo vedono come un personaggio coinvolto in eventi tanto tragici quanto quelli del suo nemico.
Sicuramente, quindi, il punto più riuscito è proprio la caratterizzazione dei personaggi e, soprattutto, la loro evoluzione lenta ma senza incongruenze, che coinvolge anni di storia.
Anche sul lato tecnico nulla da dire, il merito va a Wit studio (“L’attacco dei giganti”), con una buona cura di animazioni e dettagli.
L’anime si trova su Amazon Prime Video.
L’opera è ambientata a inizio XI secolo, durante la guerra tra Gran Bretagna e Danimarca. Se l’iniziale scenario rappresenta i Vichinghi nelle loro quotidiane conquiste e depredazioni di villaggi, al fine di ottenere la benedizione di Odino, a breve il registro cambia, concentrandosi sui protagonisti e i loro sentimenti, che fanno da perno per tutta la serie.
Protagonista indiscusso è Thorfinn - dapprima bambino -, figlio di Thors, il più forte guerriero dell’esercito norreno, che anni prima finse la propria morte per ritirarsi a una vita pacifica, disapprovando il suo passato macchiato di violenza e di sangue.
Thorfinn rappresenta l’esatto archetipo di vichingo che sogna di diventare un eroe per la propria gente. Sogno alimentato dai racconti delle avventure dell’amico di famiglia, Leif, che non fanno che accrescere il suo spirito di avventuriero. La svolta si ha con la morte della persona più cara per Thorfinn, proprio davanti ai suoi occhi, e con la conseguente nascita del suo desiderio di vendetta nei confronti dell’assassino, Askeladd.
Yukimura costruisce l’intera opera basandola sulla dicotomia data dai suoi due personaggi, che almeno in linea teorica dovrebbero rappresentare il senso di giustizia l’uno e di prepotenza l’altro. Ma è proprio qui che l’autore pone le basi per una svolta originale, dando ai suoi protagonisti (e poi ai personaggi secondari che si aggiungeranno) più sfumature.
Thorfinn, che parte come un bambino, e poi un ragazzo, ligio al senso del dovere e della giustizia, diventa un assassino proprio come l’uomo che detesta, contravvenendo ai desideri del padre, che invece lo cresceva con l’assioma che nessuno ha dei veri e propri nemici.
Allo stesso tempo, Askeladd, che dovrebbe rappresentare il principale villain, risulta sommariamente intrigante per la sua evoluzione e per i flashback che lo vedono come un personaggio coinvolto in eventi tanto tragici quanto quelli del suo nemico.
Sicuramente, quindi, il punto più riuscito è proprio la caratterizzazione dei personaggi e, soprattutto, la loro evoluzione lenta ma senza incongruenze, che coinvolge anni di storia.
Anche sul lato tecnico nulla da dire, il merito va a Wit studio (“L’attacco dei giganti”), con una buona cura di animazioni e dettagli.
L’anime si trova su Amazon Prime Video.