Recensione
Lovely Complex
8.5/10
Recensione di Joey il Padrino
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Approcciarsi agli shojo romantici, per il sottoscritto, non è mai stata cosa semplice: vuoi forse perché non proprio nelle mie corde, vuoi un po’ per i comuni cliché della categoria, spesso e volentieri alla conclusione ho provato delusione, per non dire amarezza. In particolare ho spesso trovato particolarmente triste proprio la componente romantica in sé, soventemente veicolata in maniera approssimativa o, ancor peggio, offensiva: alcune relazioni “su schermo”, alle quali ho avuto il dispiacere di assistere, dovrebbero seriamente entrare di diritto nella lista del cosa non fare per godere di una buona relazione di coppia (non è forse così, “Wolf Girl & Black Prince”?). Eppure ci sono delle eccezioni, piccole perle pronte a scaldare il cuore degli spettatori, farli sognare, ma allo stesso tempo permetter loro di apprendere importanti lezioni. “Lovely Complex”, serie dello studio Toei Animation tratta dal manga di Aya Nakahara, riesce con una semplicità disarmante a intrattenere ma al tempo stesso veicolare contenuti profondi. Ad oggi, a distanza di ben otto anni dalla visione, considero questo anime come uno dei must watch.
Protagonista è Risa Koizumi, ragazza delle scuole superiori dotata di considerevole altezza (un metro e settantadue, ben quindici centimetri sopra la media giapponese), grande amica di Atsushi Otani, ragazzo relativamente basso rispetto ai suoi compagni, motivo per cui non può giocare nella squadra del club di pallacanestro. Complessati a causa delle loro “anomalie” fisiche, i due a scuola vengono soprannominati "All Hanshin Kyojin" (duo comico popolare in Giappone), poiché entrambi impulsivi, e quindi soliti litigare per le più piccole sciocchezze. Malgrado le divergenze, i due si rivelano molto simili riguardo a gusti e carattere, accomunati soprattutto da una sfrenata passione per il rapper Umibozu. Poiché entrambi poco studiosi, si ritrovano costretti a frequentare una scuola estiva, ed è qui che Risa conosce uno studente più alto di lei, Ryoji Suzuki, proveniente da un'altra classe, del quale si innamora perdutamente. Otani, d’altro canto, sembra apprezzare la bella Chiharu Tanaka, una timida ragazza della cerchia d'amicizie di Risa. I due così finiscono per cooperare, promettendosi aiuto reciproco nel conquistare i ragazzi. Ma sarà davvero così semplice?
“Lovely Complex” si apre e si sviluppa come la tipica commedia scolastica romantica. Le ambientazioni sono quelle classiche, dal festival con i fuochi d’artificio alla vacanza al mare, che però non stonano, in quanto marginali ai fini della trama. Il vero cavallo di battaglia della serie sono in primis i dialoghi, spassosi ed esilaranti. Per molti aspetti, “Lovely Complex” si può definire come un manuale dell’umorismo, con alcune scene/battute che sono così memorabili da esser diventate dei meme. Il secondo, grandissimo, punto di forza sono i due protagonisti. Mentre i personaggi secondari presentano una semplice ma apprezzabile caratterizzazione (abbiamo infatti la ragazza timida, il ragazzo serio, l’amica del cuore, la ex ecc.), Risa e Otani sono unici nel proprio genere. Entrambi sono impulsivi, ingenui, non proprio delle cime, ma sempre pronti a ridere e scherzare. Alla fine il titolo di duo comico si addice loro appieno. Per alcuni aspetti la gamer/otaku Risa risulta, nelle battute iniziali, un po’ più immatura di Otani, sebbene quest’ultimo riesca solo apparentemente a mantenere il controllo, pronto ad esplodere, in maniera grottesca, alla minima sciocchezza. Entrambi poi, durante il proseguire della storia, crescono e imparano sempre di più ad accettare le proprie “stranezze”, divenendo più responsabili. La cosa forse più bella di quest’anime è proprio lo sviluppo dell’amore tra i due: prima amici/nemici, poi amici intimi, poi... beh, lascio a voi la visione. La cosa interessante di questa serie è che la componente romantica tra Risa ed Otani non è immediata, ma soprattutto non è forzata dai deus ex macchina tipici degli shojo: l’apprezzamento per il partner non nasce da un’improvvisa infatuazione, non c’è un belloccio di turno del quale ci si innamora incondizionatamente, non ci sono drammi familiari che portano ad empatizzare di riflesso per un protagonista... Otani e Risa sono semplicemente due ragazzi immaturi, dalla battuta facile, che si trovano molto bene assieme, ed è proprio da questa profonda amicizia che nasce qualcosa di più profondo. Per quanto mi riguarda, una relazione nata su queste basi, oltre ad essere molto più sana e coerente, è indice di serietà dell’autrice: gli stessi protagonisti, prima di compiere determinate scelte, subiscono un processo di crescita che li porta prima ad amare sé stessi, ad apprezzare e migliorare le proprie “debolezze”, e solo poi a cercare il prossimo con cui condividere una fantastica avventura. Un messaggio che condivido appieno. Altra nota di merito va fatta sull'utilizzo della lingua, con il dialetto di Osaka dei personaggi che accentua non solo l’aspetto commedia, ma conferisce alla semplice ambientazione un’identità precisa.
Le OST sono poche, ma tutte estremamente efficaci. Opening ed ending sono carine ma, passatemelo, quella italiana targata Umibozu è quasi migliore. Graficamente l’anime è medio, con dei fondali semplici e un tratto rozzo simile a quello del manga. Il doppiaggio italiano è ottimo, quasi valido quanto quello giapponese (seppur inferiore poiché privo della componente dialettale).
“Lovely Complex”, in conclusione, è un’opera semplice, piacevole, ottima per introdurre i neofiti al genere romantico, ma altrettanto valida per gli spettatori navigati, che si divertiranno non poco nel corso di questa breve avventura di ventiquattro episodi. Perché la consiglio? Semplice: intrattiene, ma fa riflettere. Lo sviluppo romantico, quasi parallelo allo sviluppo psicologico dei protagonisti, e mai prevaricante sull’aspetto commedia, è un piacevole connubio di risate e spunti di dialogo. Se mi permettete una battuta, è l’anime stesso ad essere una fototessera del duo Risa-Otani. In un genere saturo di cliché e personaggi-tappezzeria, non è forse il caso di dare una possibilità di visione a questi due giovanotti?
Protagonista è Risa Koizumi, ragazza delle scuole superiori dotata di considerevole altezza (un metro e settantadue, ben quindici centimetri sopra la media giapponese), grande amica di Atsushi Otani, ragazzo relativamente basso rispetto ai suoi compagni, motivo per cui non può giocare nella squadra del club di pallacanestro. Complessati a causa delle loro “anomalie” fisiche, i due a scuola vengono soprannominati "All Hanshin Kyojin" (duo comico popolare in Giappone), poiché entrambi impulsivi, e quindi soliti litigare per le più piccole sciocchezze. Malgrado le divergenze, i due si rivelano molto simili riguardo a gusti e carattere, accomunati soprattutto da una sfrenata passione per il rapper Umibozu. Poiché entrambi poco studiosi, si ritrovano costretti a frequentare una scuola estiva, ed è qui che Risa conosce uno studente più alto di lei, Ryoji Suzuki, proveniente da un'altra classe, del quale si innamora perdutamente. Otani, d’altro canto, sembra apprezzare la bella Chiharu Tanaka, una timida ragazza della cerchia d'amicizie di Risa. I due così finiscono per cooperare, promettendosi aiuto reciproco nel conquistare i ragazzi. Ma sarà davvero così semplice?
“Lovely Complex” si apre e si sviluppa come la tipica commedia scolastica romantica. Le ambientazioni sono quelle classiche, dal festival con i fuochi d’artificio alla vacanza al mare, che però non stonano, in quanto marginali ai fini della trama. Il vero cavallo di battaglia della serie sono in primis i dialoghi, spassosi ed esilaranti. Per molti aspetti, “Lovely Complex” si può definire come un manuale dell’umorismo, con alcune scene/battute che sono così memorabili da esser diventate dei meme. Il secondo, grandissimo, punto di forza sono i due protagonisti. Mentre i personaggi secondari presentano una semplice ma apprezzabile caratterizzazione (abbiamo infatti la ragazza timida, il ragazzo serio, l’amica del cuore, la ex ecc.), Risa e Otani sono unici nel proprio genere. Entrambi sono impulsivi, ingenui, non proprio delle cime, ma sempre pronti a ridere e scherzare. Alla fine il titolo di duo comico si addice loro appieno. Per alcuni aspetti la gamer/otaku Risa risulta, nelle battute iniziali, un po’ più immatura di Otani, sebbene quest’ultimo riesca solo apparentemente a mantenere il controllo, pronto ad esplodere, in maniera grottesca, alla minima sciocchezza. Entrambi poi, durante il proseguire della storia, crescono e imparano sempre di più ad accettare le proprie “stranezze”, divenendo più responsabili. La cosa forse più bella di quest’anime è proprio lo sviluppo dell’amore tra i due: prima amici/nemici, poi amici intimi, poi... beh, lascio a voi la visione. La cosa interessante di questa serie è che la componente romantica tra Risa ed Otani non è immediata, ma soprattutto non è forzata dai deus ex macchina tipici degli shojo: l’apprezzamento per il partner non nasce da un’improvvisa infatuazione, non c’è un belloccio di turno del quale ci si innamora incondizionatamente, non ci sono drammi familiari che portano ad empatizzare di riflesso per un protagonista... Otani e Risa sono semplicemente due ragazzi immaturi, dalla battuta facile, che si trovano molto bene assieme, ed è proprio da questa profonda amicizia che nasce qualcosa di più profondo. Per quanto mi riguarda, una relazione nata su queste basi, oltre ad essere molto più sana e coerente, è indice di serietà dell’autrice: gli stessi protagonisti, prima di compiere determinate scelte, subiscono un processo di crescita che li porta prima ad amare sé stessi, ad apprezzare e migliorare le proprie “debolezze”, e solo poi a cercare il prossimo con cui condividere una fantastica avventura. Un messaggio che condivido appieno. Altra nota di merito va fatta sull'utilizzo della lingua, con il dialetto di Osaka dei personaggi che accentua non solo l’aspetto commedia, ma conferisce alla semplice ambientazione un’identità precisa.
Le OST sono poche, ma tutte estremamente efficaci. Opening ed ending sono carine ma, passatemelo, quella italiana targata Umibozu è quasi migliore. Graficamente l’anime è medio, con dei fondali semplici e un tratto rozzo simile a quello del manga. Il doppiaggio italiano è ottimo, quasi valido quanto quello giapponese (seppur inferiore poiché privo della componente dialettale).
“Lovely Complex”, in conclusione, è un’opera semplice, piacevole, ottima per introdurre i neofiti al genere romantico, ma altrettanto valida per gli spettatori navigati, che si divertiranno non poco nel corso di questa breve avventura di ventiquattro episodi. Perché la consiglio? Semplice: intrattiene, ma fa riflettere. Lo sviluppo romantico, quasi parallelo allo sviluppo psicologico dei protagonisti, e mai prevaricante sull’aspetto commedia, è un piacevole connubio di risate e spunti di dialogo. Se mi permettete una battuta, è l’anime stesso ad essere una fototessera del duo Risa-Otani. In un genere saturo di cliché e personaggi-tappezzeria, non è forse il caso di dare una possibilità di visione a questi due giovanotti?