Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

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Approcciarsi agli shojo romantici, per il sottoscritto, non è mai stata cosa semplice: vuoi forse perché non proprio nelle mie corde, vuoi un po’ per i comuni cliché della categoria, spesso e volentieri alla conclusione ho provato delusione, per non dire amarezza. In particolare ho spesso trovato particolarmente triste proprio la componente romantica in sé, soventemente veicolata in maniera approssimativa o, ancor peggio, offensiva: alcune relazioni “su schermo”, alle quali ho avuto il dispiacere di assistere, dovrebbero seriamente entrare di diritto nella lista del cosa non fare per godere di una buona relazione di coppia (non è forse così, “Wolf Girl & Black Prince”?). Eppure ci sono delle eccezioni, piccole perle pronte a scaldare il cuore degli spettatori, farli sognare, ma allo stesso tempo permetter loro di apprendere importanti lezioni. “Lovely Complex”, serie dello studio Toei Animation tratta dal manga di Aya Nakahara, riesce con una semplicità disarmante a intrattenere ma al tempo stesso veicolare contenuti profondi. Ad oggi, a distanza di ben otto anni dalla visione, considero questo anime come uno dei must watch.

Protagonista è Risa Koizumi, ragazza delle scuole superiori dotata di considerevole altezza (un metro e settantadue, ben quindici centimetri sopra la media giapponese), grande amica di Atsushi Otani, ragazzo relativamente basso rispetto ai suoi compagni, motivo per cui non può giocare nella squadra del club di pallacanestro. Complessati a causa delle loro “anomalie” fisiche, i due a scuola vengono soprannominati "All Hanshin Kyojin" (duo comico popolare in Giappone), poiché entrambi impulsivi, e quindi soliti litigare per le più piccole sciocchezze. Malgrado le divergenze, i due si rivelano molto simili riguardo a gusti e carattere, accomunati soprattutto da una sfrenata passione per il rapper Umibozu. Poiché entrambi poco studiosi, si ritrovano costretti a frequentare una scuola estiva, ed è qui che Risa conosce uno studente più alto di lei, Ryoji Suzuki, proveniente da un'altra classe, del quale si innamora perdutamente. Otani, d’altro canto, sembra apprezzare la bella Chiharu Tanaka, una timida ragazza della cerchia d'amicizie di Risa. I due così finiscono per cooperare, promettendosi aiuto reciproco nel conquistare i ragazzi. Ma sarà davvero così semplice?

“Lovely Complex” si apre e si sviluppa come la tipica commedia scolastica romantica. Le ambientazioni sono quelle classiche, dal festival con i fuochi d’artificio alla vacanza al mare, che però non stonano, in quanto marginali ai fini della trama. Il vero cavallo di battaglia della serie sono in primis i dialoghi, spassosi ed esilaranti. Per molti aspetti, “Lovely Complex” si può definire come un manuale dell’umorismo, con alcune scene/battute che sono così memorabili da esser diventate dei meme. Il secondo, grandissimo, punto di forza sono i due protagonisti. Mentre i personaggi secondari presentano una semplice ma apprezzabile caratterizzazione (abbiamo infatti la ragazza timida, il ragazzo serio, l’amica del cuore, la ex ecc.), Risa e Otani sono unici nel proprio genere. Entrambi sono impulsivi, ingenui, non proprio delle cime, ma sempre pronti a ridere e scherzare. Alla fine il titolo di duo comico si addice loro appieno. Per alcuni aspetti la gamer/otaku Risa risulta, nelle battute iniziali, un po’ più immatura di Otani, sebbene quest’ultimo riesca solo apparentemente a mantenere il controllo, pronto ad esplodere, in maniera grottesca, alla minima sciocchezza. Entrambi poi, durante il proseguire della storia, crescono e imparano sempre di più ad accettare le proprie “stranezze”, divenendo più responsabili. La cosa forse più bella di quest’anime è proprio lo sviluppo dell’amore tra i due: prima amici/nemici, poi amici intimi, poi... beh, lascio a voi la visione. La cosa interessante di questa serie è che la componente romantica tra Risa ed Otani non è immediata, ma soprattutto non è forzata dai deus ex macchina tipici degli shojo: l’apprezzamento per il partner non nasce da un’improvvisa infatuazione, non c’è un belloccio di turno del quale ci si innamora incondizionatamente, non ci sono drammi familiari che portano ad empatizzare di riflesso per un protagonista... Otani e Risa sono semplicemente due ragazzi immaturi, dalla battuta facile, che si trovano molto bene assieme, ed è proprio da questa profonda amicizia che nasce qualcosa di più profondo. Per quanto mi riguarda, una relazione nata su queste basi, oltre ad essere molto più sana e coerente, è indice di serietà dell’autrice: gli stessi protagonisti, prima di compiere determinate scelte, subiscono un processo di crescita che li porta prima ad amare sé stessi, ad apprezzare e migliorare le proprie “debolezze”, e solo poi a cercare il prossimo con cui condividere una fantastica avventura. Un messaggio che condivido appieno. Altra nota di merito va fatta sull'utilizzo della lingua, con il dialetto di Osaka dei personaggi che accentua non solo l’aspetto commedia, ma conferisce alla semplice ambientazione un’identità precisa.

Le OST sono poche, ma tutte estremamente efficaci. Opening ed ending sono carine ma, passatemelo, quella italiana targata Umibozu è quasi migliore. Graficamente l’anime è medio, con dei fondali semplici e un tratto rozzo simile a quello del manga. Il doppiaggio italiano è ottimo, quasi valido quanto quello giapponese (seppur inferiore poiché privo della componente dialettale).

“Lovely Complex”, in conclusione, è un’opera semplice, piacevole, ottima per introdurre i neofiti al genere romantico, ma altrettanto valida per gli spettatori navigati, che si divertiranno non poco nel corso di questa breve avventura di ventiquattro episodi. Perché la consiglio? Semplice: intrattiene, ma fa riflettere. Lo sviluppo romantico, quasi parallelo allo sviluppo psicologico dei protagonisti, e mai prevaricante sull’aspetto commedia, è un piacevole connubio di risate e spunti di dialogo. Se mi permettete una battuta, è l’anime stesso ad essere una fototessera del duo Risa-Otani. In un genere saturo di cliché e personaggi-tappezzeria, non è forse il caso di dare una possibilità di visione a questi due giovanotti?

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"Amami Lo Stesso R" è il seguito, in sei volumi, della serie "Amami Lo Stesso", ideata dalla matita di Aya Nakahara autrice conosciuta in Italia soprattutto per "Lovely Complex". In questa nuova serie l'autrice offre ai lettori un adeguato riscatto del personaggio di Michiko Shibata sia nel mondo del lavoro che della sua storia d'amore con "Il capo" - Ayumu Kurisawa. Per questo motivo mi sento di incoraggiarne la lettura anche se la prima serie non ha soddisfatto del tutto le aspettative "emozionali".

"Amami Lo Stesso R" racconta le avventure della sventurata Michiko Shibata, una trentenne office lady alle prese con un nuovo incarico professionale e una relazione che spera di concretizzare in un matrimonio. La sua natura gioiosa quanto ingenua sono il trampolino di lancio di situazioni bizzarre che creeranno degli equivoci esilaranti e tragicomici. Questi episodi sono inseriti in un quadro di costante messa alla prova della protagonista, innamoratissima di un fidanzato dal carattere diametralmente opposto: razionale, controllato e con dubbie capacità empatiche.

Il livello di attenzione del lettore è mantenuto alto da una narrazione fluida, ironica e ricca di personaggi. In questa storia quasi tutti i personaggi coinvolti hanno un ruolo importante nell'indirizzo degli episodi ed è un aspetto che mi piace moltissimo. Quando imparo a conoscere i personaggi principali entro nella dimensione della prevedibilità degli eventi perché mi aspetto come l'attore agirà nella situazione. Quando si lascia spazio a secondi/terzi personaggi, come avviene in questa serie (forse più che nella prima),il palinsesto degli eventi non è così intuitivo e mi ha sinceramente stupito.

Rispetto alla prima serie, la relazione tra Michiko e Shibata ha compiuto dei passi in avanti e lo sviluppo della loro coppia resta sempre al centro dell'interesse. Dopo una prima serie un po' deludente, è questo che mi aspettavo di trovare e da lettrice di josei l'ho apprezzato. Un secondo elemento di interesse è che in questa serie viene abbandonata l'indole della protagonista da "scolaretta liceale". Qui la nostra trentenne conosce una bella evoluzione mantenendo la sua gaiezza. Dei dialoghi mi è piaciuto il brio, i giochi di parole e la voglia dei personaggi di prendersi in giro tra loro. Proprio per la ricca sequenza di dialoghi e per la scelta delle parole che rimandano alla concretezza, in alcuni momenti ho avuto la sensazione di osservare una fiction.

Questa serie la suggerisco a chi cerca temi adulti (lavoro, relazioni mature, carriera, famiglia, società) raccontati con una carica elevata di ironia e sentimento. Aya Nakahara: pur apprezzandone lo stile è stata una sofferenza darle fiducia in questi anni. Finalmente ha sbottonato i tuoi personaggi, li hai inseriti in un contesto maturo e ne ha raccontato le vicende con freschezza senza perdere humor! Era questa l'opera ben equilibrata che stavo aspettando. Dopo averla letta sotto questa nuova luce rientra a buon titolo nel target josei e... mi auspico non tornerà tra i banchi di scuola perché ha tanto da offrire al suo pubblico più maturo!

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Mi sono avvicinata a questa serie con qualche aspettativa, solo dopo la visione del relativo anime, che mi era piaciuto molto, per la trama curiosa e divertente, e la qualità davvero alta dell'animazione.
Purtroppo la versione cartacea non mi ha entusiasmata, a tratti mi è parsa perfino noiosa, ripetitiva oltre che confusa in fase di sceneggiatura, almeno nella prima metà dell'opera. Se non avessi comprato gli undici volumi in blocco, credo lo avrei interrotto molto prima, senza portarlo a termine. Quello che mi ha deluso, è un probabile mix di elementi che messi tutti insieme, non hanno fatto scattare il coinvolgimento che mi sarei aspettata da una commedia che prometteva di essere divertente, che invece ho trovato un po' insipida - e non bastano gag con velati doppi sensi e volgarità più o meno suggerite a creare dinamiche frizzanti - con personaggi in qualche caso al limite della caricatura, surreali o caratterialmente piatti e quasi privi di evoluzione.

Non sono riuscita a simpatizzare per nessuno in particolare, perché in verità, non c'è un personaggio che emerga più degli altri, o si imponga per qualche peculiarità; volendo fare un esempio, Mayumi si impone per il suo essere chiassosa e sgradevole, ma non per un' effettiva esuberanza vitale e positiva, semmai è l'esatto contrario, è questo non fa di lei un personaggio memorabile. Forse il limite è dato anche dal contesto: tutto si svolge tra le mura della pensione o quasi, limitando il raggio d'azione dei personaggi.

Per il genere di manga che è, uno slice of life piuttosto leggero e senza pretese, non si debbono avere aspettative più alte, ma mi è mancata una trama solida che collegasse gli eventi, che si riducono a scenette comiche episodiche che coinvolgono i vari personaggi, caratteri tipici ben distinti, ma esasperati nelle caratteristiche; Shiro, il maniaco masochista, la single ubriacona e aggressiva Mayumi, che non trova uno straccio d'uomo per sistemarsi; Ritzu, la ragazza amante dei libri che vive nel suo mondo, completamente estranea a tutto quello che le sta attorno, fosse pure un ragazzo gentile e 'normale' come Usa, il protagonista maschile innamorato di lei, che le si avvicina con una lentezza esasperante nell'arco di quasi una decina di volumi, tra imbarazzi, equivoci o fraintendimenti di varia natura. La storia d'amore non si può definire l'elemento centrale, anche se dovrebbe esserlo; è più che altro un filo conduttore che collega fra loro situazioni e personaggi. A questi strani inquilini di questa pensione Kawai, si aggiungono altri personaggi secondari, elementi esterni che vengono a creare disturbo e intromissione nella quotidianità della pensione, ma hanno solo la funzione di comparse, figure episodiche che non aggiungono molto all'insieme generale, di cui è facile dimenticarsi, salvo qualche figura meglio caratterizzata delle altre.

Manca un' evoluzione forte dei personaggi che restano uguali a se stessi dall'inizio alla fine, - forse per genere o tipo di storia non è richiesto che debbano cambiare e all'autrice non interessa mostrare questo aspetto - salvo forse Ritzu, di cui si percepisce un cambiamento collegato ai suoi sentimenti personali, ma solo verso gli ultimi volumi; per gran parte del manga è una ragazzina schiva, interessata solo alla lettura di libri e romanzi, immersa nel suo mondo e apparentemente incapace di relazionarsi agli altri, esasperata in tal senso come gli altri strambi protagonisti.
I disegni sono piacevoli, addirittura belli in alcune tavole più ricche di dettagli e in origine colorate; secondo me, migliorano molto nella seconda metà dell'opera, perché migliora la sceneggiatura e la costruzione delle tavole, che diventano meno confuse e più lineari. A tal proposito, il manga migliora sensibilmente nella seconda parte, circa dal sesto/settimo volume in poi, da fargli guadagnare almeno la sufficienza, ma non tanto di più.

Ho apprezzato il finale, tutto sommato coerente e trovato carine le storie extra.
In definitiva, poco coinvolgimento; non vedevo l'ora di metterlo da parte per passare ad altro.