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Non sempre al termine di un anime sento di doverne scrivere una recensione, ma, dopo aver visto le due stagioni di “Mob Psycho 100” nell’arco di due giorni ed essere stata trasportata in un’avventura così coinvolgente come non mi capitava da un po’ tra gli anime di questo genere, ne ho sentito il bisogno.

Parto dicendo che lascerò perdere il riassunto. Tanto è scritto benissimo nelle due schede dedicate alle stagioni della serie. Piuttosto, vorrei subito buttarmi sulla recensione vera e propria, che non si limiterà a un semplice “mi è piaciuto questo” e “questo invece non mi è piaciuto”.

Dunque. Per iniziare, voglio raccontare il mio primo approccio con questa serie. “Mob Psycho 100” non è un anime di nicchia. Di fatto, la prima stagione è uscita nel 2016, quindi, fino ad oggi sono diversi anni che ne sentivo parlare. Eppure, non mi ha mai attratta più di tanto. I motivi? Prima tra tutti la trama che mi ricordava troppo “One-Punch Man”, il quale l’avevo già visto e l’avevo trovato carino ma nulla di più. Anche il “modus operandi” delle due serie mi sembrava troppo simile: azione mischiata a comicità. Poi i disegni; non so, guardando le immagini, questi non mi intrigavano molto. Queste ragioni in particolare mi hanno portato a ritardare la sua visione. “Lo vedrò quando non avrò niente di meglio da fare”, mi dicevo, dato che avevo priorità differenti. E, alla fine, mi sono ritrovata pochi giorni fa a dire: “Bene, guardiamolo”. Essendo in sessione d’esami, volevo vedere qualcosa di leggero per sfogarmi. Un po’ d’azione e un po’ di risate erano proprio quello che cercavo per liberare la mente dall’ansia.

Il mio approccio con i primi tre-quattro episodi non è stato dei migliori. La constatazione più importante è stata di sicuro quella che i disegni non erano poi così male come pensavo, ma a livello di trama, certo, intratteneva, tanto che, appena finivo un episodio, andavo avanti con l’altro, ma niente di più. Diciamo che era un anime nella norma che stava perfettamente ricoprendo il ruolo per cui l’avevo scelto: svago.

Il punto forte dei primi episodi (non solo della prima stagione, ma anche della seconda), di fatto, è l’intrattenimento: non presentano niente di speciale, niente per cui pensare: “Wow, questa serie spacca!” o “Caspita, sto guardando ciò che potrà essere una delle mie serie preferite!” Tutto il contrario: all’inizio è una serie del tutto normale. E se può sembrare un difetto, col senno di poi non lo è affatto. I primi episodi, per quanto sufficienti, hanno il potere di trascinare lo spettatore nella visione delle prossime puntate e di portarlo a guardare il vero volto della serie e il suo reale potenziale.

Sommariamente, se la prima metà non è granché, ma si lascia vedere con piacere, la seconda è tutta un’altra cosa. Lo spettatore (o meglio io, dato che magari per qualcun altro questa serie ha avuto un impatto diverso) si ritrova a guardare episodi dalla portata delle animazioni davvero eccellente. Le scene d’azione sono riprodotte in maniera magistrale e, accompagnate da una colonna sonora altrettanto valida, hanno un impatto davvero molto forte.
La bellezza della serie, da un punto di vista incentrato solo sui sensi, è spettacolare: le animazioni e la musica, assieme ai tanti colori dei disegni che a primo impatto non gradivo particolarmente, danno vita a una serie di episodi che lasciano stupiti ed emozionati.

Ma per quanto riguarda la trama? E i personaggi?

Partendo dalla prima, non raggiunge livelli eccezionali. Eppure “Mob Psycho 100”, essendo uno shounen in fin dei conti non tanto diverso da altre serie della stessa categoria, in realtà si distingue molto da altri anime. Lo schema vincente è l’accoppiata azione-comicità, a cui, però, ci aggiungerei anche del drama. Puntualizziamo: niente di pesante, tutt’altro. Quest’anime riesce ad affrontare temi realistici e spesso anche difficili con una leggerezza che non infastidisce. Ho apprezzato molto l’inserimento di questi particolari: troppe serie cercano in ogni modo di sembrare “importanti” (non è proprio il termine che cercavo, ma più o meno siamo lì), quando il solo effetto che ottengono è la pesantezza nel migliore dei casi e una superficialità irritante nel peggiore, dove argomenti delicati vengono trattati in modo affrettato o sbagliato, “tanto per far trama”.

“Mob Psycho 100”, invece, non fa questo errore. Parlare di temi più cupi con un pizzico di commedia è sempre un azzardo, ma qui è tutto reso affinché lo spettatore non venga mai infastidito da atteggiamenti leggeri verso tematiche pesanti. Eppure, “Mob Psycho 100” non ha alcuna ambizione particolare nell’ergersi come una sorta di serie paladina di determinati temi. Anzi, per quanto questa serie presenti elementi di trama del tutto immaginari e impossibili nella vita reale (il tutto accentuato da colori molto vivaci e da un disegno particolare), certe volte ci si trova a constatare che, per alcuni versi, è molto più realistica che altri anime.

Questi temi sono ben portati dai personaggi, tutti particolari (chi più chi meno), ma tutti molto umani, anche quelli che presentano poteri psichici che li fanno sentire una categoria a parte. Il protagonista, nell’arco di due stagioni, è il personaggio che cresce di più. Le sue emozioni sono incatenate affinché non esploda, ma, anche se questo fa sì che egli possa apparire uno dei personaggi “per volere di forze maggiori” più apatico di sempre (risaltato dalla sua “poker face”), le emozioni le prova eccome, e nel corso degli episodi diventa sempre più emotivo.

Come non menzionare poi Regen, il “maestro” di Mob che altro non è che un imbroglione. Senza dubbio il personaggio più divertente della serie, ma che nel corso delle due stagioni impariamo a conoscere come una persona essenzialmente sola e comunque molto più ricca di sfumature di quanto dia a vedere. Uno dei suoi punti forti sono di sicuro gli “attacchi” con cui colpisce gli avversari, degnamente spiegati dalla voce narrante (che contribuisce a rendere il tutto esilarante).

Ma la lista dei personaggi è davvero lunga. Non per questo, però, questi vengono introdotti ma non descritti come si deve. Ritsu, il fratello minore di Mob, è un altro che mi è piaciuto molto; inizialmente poco presente, con il proseguire degli episodi diventa in fretta uno dei personaggi principali della serie. L’invidia per i poteri di Mob è accompagnata, in contemporanea, dall’invidia di Mob verso la normalità del fratellino. Ma questa “rivalità”, ben presto, viene sostituita da una fratellanza che diventa un legame sempre più stretto.

La sfilza di personaggi, ovviamente, non si chiude qui, ma se dovessi spiegare i dettagli di tutti, non finirei mai. Fatto sta che sono stati tutti molto piacevoli e hanno avuto un’evoluzione nell’arco di due stagioni che ha contribuito a renderli ancor più interessanti.

A conclusione di questa recensione, volevo velocemente soffermarmi sulle musiche: sia opening che ending sono davvero azzeccate e orecchiabili; la colonna sonora è stata altrettanto valida, in particolare la track che accompagnava le “trasformazioni” di Mob. Senza alcun dubbio, questi particolari hanno aiutato la serie ad essere coinvolgente ed emozionante, in maniera del tutto inaspettata, come ho spiegato nelle ragioni elencate sopra.

“Mob Psycho 100” è stata una vera rivelazione. Per quanto fosse conosciuta, ero partita con aspettative del tutto nella media, se non addirittura basse. Ma la visione è stata tutta un’altra cosa.

Inutile fare troppi giri di parole: è da guardare. È una serie di cui è difficile trovare un equivalente, parlando da un punto di vista complessivo. Consigliato soprattutto per quei momenti in cui si vuole staccare un po’ la spina e godersi qualche ora spensierata in compagnia di personaggi interessanti, disegni particolari e una trama e una colonna sonora trascinanti.