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"Fruits basket" è un manga shojo del ’98, di Natsuki Takaya. La trama, che a primo acchito potrebbe sembrare una banalissima storia d’amore, ha per base la leggenda degli animali dello zodiaco: Dio un giorno chiamò a sé tutti gli animali, per un banchetto, ma solo 12 di essi risposero all’invito. Il topo, inoltre, ingannò il gatto dicendogli che la festa sarebbe stata due giorni dopo, guadagnandosi il titolo di animale prediletto (perché giunto da Dio per primo). La famiglia Sohma è legata a una maledizione, secondo la quale quando i membri vengono abbracciati da una persona del sesso opposto, si trasformano ognuno in uno dei dodici animali dei segni. A scoprire la verità, casualmente, è Tohru Honda, una studentessa che, rimasta orfana e impossibilitata a trasferirsi momentaneamente a casa del nonno, viene invitata a vivere insieme a Yuki e Shigure Sohma, rispettivamente, il topo e il cane dello zodiaco.

Nonostante la primissima trasposizione del manga, risalente al 2001, fosse già di suo piuttosto pregevole e coinvolgente, purtroppo la serie rimase inconclusa, costringendo i fan che se ne erano appassionati ad approcciarsi al manga. Con questa nuova trasposizione (ancora in corso, considerato che manca la terza ed ultima parte, prevista per il 2021), la storia intende, invece, seguire il manga fino alla sua conclusione.

Perché "Fruits basket" è un anime che funziona meravigliosamente, in un panorama di tanti shojo romantici costellati da cliché e stereotipi? Sicuramente il vortice di emozioni che, inevitabilmente, genera negli spettatori, è segno che la serie funzioni nel suo tentativo di far empatizzare i fan coi suoi personaggi. E ciò non può che significare che questi ultimi siano, effettivamente, la componente meglio riuscita dell’opera.
Tohru può sembrare, a prima vista, la classica protagonista sentimentale, sempliciotta e banale: carina, un po’ sfortunata e pasticciona, ma assolutamente piena di buone intenzioni, volenterosa come pochi e che mette sempre il bene altrui prima del proprio. Eppure, Tohru è molto più del centro del labirinto attorno a cui si muovono gli altri personaggi, carichi dei propri sentimenti… Tohru è a tutti gli effetti il catalizzatore che permette la loro crescita e la loro presa di consapevolezza. Con la propria infinita (e quasi inverosimile) gentilezza e bontà d’animo, invoglia i membri dello zodiaco a guardare in faccia le proprie paure, a superare il proprio dolore e ad andare avanti. In particolare, ovviamente, l’effetto lo subiscono Kyo e Yuki che vivono con lei, e che si innamorano, nonostante siano consapevoli di non poterla abbracciare come vorrebbero.
Attraverso Tohru, quindi, assistiamo a una crescita meravigliosa di tutti i personaggi, sia quelli che fanno a tutti gli effetti da indiscussi protagonisti, sia quelli che compaiono in soli pochi episodi, ma di cui vengono tratteggiati benissimo la caratterizzazione e il background. Un esempio di questo secondo caso è, secondo me, il personaggio di Rin, un po’ troppo in secondo piano tra le attenzioni dei fan della serie, ma che risulta essere forse il più doloroso fra tutti.

Il tema della famiglia fa da cardine a buona parte dell’opera, sia nel caso di Tohru (commoventi i momenti in cui la ragazza parla ancora alla madre defunta, portandosi dietro la sua unica foto), sia nel caso di ognuno dei co-protagonisti, che si vedono inaccettati, o addirittura abusati dalle loro famiglie. Fino a raggiungere l’apice, con la figura di Akito, capofamiglia dei Sohma, che rappresenta a tutti gli effetti il “dio” della leggenda. Akito è forse il personaggio più emblematico e misterioso della serie, benché ci sia ancora molto di lui da dire, nella terza parte. Ma è indubbio che le sue azioni, i suoi sguardi, le decisioni prese egoisticamente nei confronti della sua famiglia, agghiaccino lo spettatore, ponendolo in un senso di disagio.
Oltre alla famiglia, naturalmente, un’altra tematica egualmente importante è quella dell’accettazione: ogni membro dello zodiaco lotta (o ha smesso di lottare, prima dell’arrivo di Tohru) per essere accettato da qualcuno, chi da un amore proibito, chi da un semplice amico. Anche Tohru, sotto questo aspetto, risulta un personaggio sofferente.

Dal punto di vista tecnico, abbiamo sicuramente un miglioramento a livello di chara design, rispetto alla serie del 2001, e delle ost delicate che, forse, non rimarranno memorabili, ma che si accompagnano perfettamente alla narrazione.