Recensione
Recensione di PRINCIPE_PYREX
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Non è raro che opere che si portano dietro un retaggio e un nome importante deludano il pubblico e in particolare i fan.
In fin dei conti, chiunque leggendo "JEEG" nel titolo di quest'opera si sarebbe aspettato un prosieguo dell'opera originale di Nagai, rimasta in sospeso dal '75. A meno che non si conosca Shinobu Kaze, ovvio.
Questo volumetto è difatti indecifrabile se non si conosce il metodo creativo di Kaze, più simile a una seduta spiritica che non alla creazione logica di un racconto. Quasi come un esperimento di scrittura automatica, Shinobu intercetta flussi creativi mentali situandosi all'interno di una grossa piramide di cartone che ha costruito in casa sua. Nelle sue opere la volontà di creare visioni eccentriche e folli sarà predominante rispetto al delineamento di una trama che fili liscia e coerente.
Nel vorticare delle esperienze e suggestioni di Kaze troviamo calati nel mondo creato da Nagai i film di arti marziali dello studio Shaw, il cyberpunk di "Tetsuo the Iron Man", i grandi maestri del fumetto occidentale come Druillet e Kirby e le esperienze più sotterranee del fumetto americano come Heavy Metal, la rivista americana di fumetti underground per la quale egli stesso disegnò qualche racconto.
Quello che Kaze fa è dunque prendere una delle serie manga di Nagai meno approfondite e trasformarla in un trip assurdo fatto di kung-fu, alieni e meccanicizzazione della carne.
Una trama consistente e coerente non era stata nei piani di Shinobu Kaze già in partenza dunque. Le trovate assurde dell'autore per i personaggi di Nagai renderanno quest'opera più fruibile come un B-movie, con una maggiore attenzione per l'estetica folle e visionaria rispetto al racconto.
Lo scontro tra la JSOC e il temibile impero segreto di Ryuma è solo un pretesto per i disegni, che spesso strabordano dalle vignette e ricoprono la totalità della pagina, creando dei veri e propri poster nel quale gli elementi presenti in scena si fondono insieme. L'uso di uno stile molto realistico dona poi una particolare pesantezza e gravità alle posizioni marziali dei corpi che diventano come statue perennemente contratte nella lotta.
In definitiva consiglio questo volume particolarmente a chi vuole gettarsi alla scoperta di un autore visionario, ancora poco conosciuto nel nostro paese. Il volume è edito da j-pop nella Go Nagai Collection e si presenta come un piccolo tankobon, che però non restituisce al meglio la grandezza dei disegni dell'autore.
In fin dei conti, chiunque leggendo "JEEG" nel titolo di quest'opera si sarebbe aspettato un prosieguo dell'opera originale di Nagai, rimasta in sospeso dal '75. A meno che non si conosca Shinobu Kaze, ovvio.
Questo volumetto è difatti indecifrabile se non si conosce il metodo creativo di Kaze, più simile a una seduta spiritica che non alla creazione logica di un racconto. Quasi come un esperimento di scrittura automatica, Shinobu intercetta flussi creativi mentali situandosi all'interno di una grossa piramide di cartone che ha costruito in casa sua. Nelle sue opere la volontà di creare visioni eccentriche e folli sarà predominante rispetto al delineamento di una trama che fili liscia e coerente.
Nel vorticare delle esperienze e suggestioni di Kaze troviamo calati nel mondo creato da Nagai i film di arti marziali dello studio Shaw, il cyberpunk di "Tetsuo the Iron Man", i grandi maestri del fumetto occidentale come Druillet e Kirby e le esperienze più sotterranee del fumetto americano come Heavy Metal, la rivista americana di fumetti underground per la quale egli stesso disegnò qualche racconto.
Quello che Kaze fa è dunque prendere una delle serie manga di Nagai meno approfondite e trasformarla in un trip assurdo fatto di kung-fu, alieni e meccanicizzazione della carne.
Una trama consistente e coerente non era stata nei piani di Shinobu Kaze già in partenza dunque. Le trovate assurde dell'autore per i personaggi di Nagai renderanno quest'opera più fruibile come un B-movie, con una maggiore attenzione per l'estetica folle e visionaria rispetto al racconto.
Lo scontro tra la JSOC e il temibile impero segreto di Ryuma è solo un pretesto per i disegni, che spesso strabordano dalle vignette e ricoprono la totalità della pagina, creando dei veri e propri poster nel quale gli elementi presenti in scena si fondono insieme. L'uso di uno stile molto realistico dona poi una particolare pesantezza e gravità alle posizioni marziali dei corpi che diventano come statue perennemente contratte nella lotta.
In definitiva consiglio questo volume particolarmente a chi vuole gettarsi alla scoperta di un autore visionario, ancora poco conosciuto nel nostro paese. Il volume è edito da j-pop nella Go Nagai Collection e si presenta come un piccolo tankobon, che però non restituisce al meglio la grandezza dei disegni dell'autore.