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7.0/10
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“Paradise Kiss” è considerato il sequel de “I cortili del cuore”, nonostante questo io la prima volta che lo vidi non avevo letto quest’ultimo. Ma, dato che le vicende sono ambientate vent’anni dopo e i personaggi principali sono nuovi, non ho trovato incomprensioni. Ad una seconda occhiata dopo la lettura del suo prequel, devo dire che l’ho apprezzato di più, ho riconosciuto molti vecchi personaggi ed ester egg, a cui mi ero affezionata.

La trama di quest’anime segue le vicende di Yukari, una studentessa modello dedita soltanto allo studio. Un giorno viene notata da uno studente della scuola di moda Yazawa, lui la pregherà di fare da modella per la sfilata scolastica e di indossare un vestito fatto dal Paradise Kiss, così si chiama il suo gruppo composto da quattro compagni di classe. Questo incontro porterà la protagonista a riflettere sulla sua vita e capire cosa vuole veramente per il suo futuro.

La Yazawa, specializzata nei teen shoujo (almeno fino a “Nana”), dà sempre quel tocco in più alle sue opere. La protagonista Yukari mi è piaciuta, il suo rapporto difficile con la madre le dà maggiore maturità. Sua madre è una persona molto assillante e severa soprattutto per quanto riguarda lo studio, rinchiudendo Yukari in un bozzolo dove l’unica cosa che conta è ottenere il risultato migliore, senza dare spazio a nessun’altro interesse o passione che vada al di là dello studio. Mi è piaciuto molto il fatto che ricerchi la sua indipendenza, anche quando il suo amato George le darà un grosso aiuto. A piacermi meno invece è lo stesso George, il classico Don Giovanni, dal fascino irresistibile e indomabile (classico figlio di papà pieno di soldi, ha a disposizione una villa tutta sua dove ovviamente vive da solo): il carattere di quest’ultimo è preso direttamente da un Harmony del ‘900, catapultato ai giorni nostri. Eppure non posso negare il fascino del personaggio, ho seguito i loro tira e molla con molto interesse. I personaggi di contorno, usciti dall’ultimo volume de “I cortili del cuore”, sono ben caratterizzati e hanno un buono sviluppo di trama (anche se di nuovo c’è un ragazzo che vive da solo a sedici anni... ma perché queste cose? Ho sentito che in Giappone non è una cosa così normale vivere da soli in giovane età, usare questo sotterfugio per facilitare la trama lo trovo troppo forzato).

L’animazione non mi è dispiaciuta, anche se ci ho messo un po’ ad abituarmici, non ho mai visto un anime realizzato in questo modo: tagli strani, molti primi piani sui volti, eppure le animazioni sono fatte bene. Nella parte che precede la sigla ci sono solo fotografie, dove escono vari mostriciattoli animati sopra le foto: non mi sono dispiaciuti, ma perché inserirli? Vogliono richiamare lo stravagante modo di disegnare della Yazawa? Non ho capito.
Il doppiaggio in italiano che ho trovato non è dei migliori, molto spesso il parlato non coincide perfettamente con il labiale. Nonostante questa strana realizzazione, la trama della storia ti prende molto, e dopo un po’ non ci fai più caso.

Infine, il mio voto è un 7, perché mi ha molto intrattenuta. Consiglio quest’anime agli amanti degli shoujo e a chi vuole approcciarsi per la prima volta a quest’autrice.