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7.0/10
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Davvero un bell'anime, da vedere quando non si ha voglia di vedere niente.

Sì, perché se non hai voglia di scene spinte, situazioni surreali, se non hai voglia di divertirti né di piangere né di emozionarti, allora "Just Because!" fa proprio al caso tuo.

L'anime è abbastanza piatto, lento e non ci sono dialoghi importanti, colpi di scena inaspettati, scene divertenti o tristi. È semplicemente normale. Però non è mediocre, scadente o scontato. È solo normale. Normale come noi. Normale come sono la maggior parte delle vite della maggior parte delle persone. Normali.
Sì, perché, ammettiamolo, noi non siamo tutti Midoriya Izuku, Yuji Itadori o Sheila Tashikel. Guardiamo anime, film e serie TV per uscire dalla realtà e immaginarci in situazioni diverse, ma la nostra vita è normale, come quella dei protagonisti di “Just Because!”. È vero, pure la mia vita monotona è più movimentata della loro, per carità, di sicuro non sono di certo il gruppo che inviti al compleanno perché “sono l’anima della festa”, però tutto sommato rappresentano una squarcio di normalità fedele alla vita reale. Sono ragazzi normali che fanno cose normali, socializzano, escono con gli amici, si innamorano, usano i social e comunicano con il telefonino, e soprattutto non vivono da soli, evento quasi straordinario negli anime shojo.
Altro evento quasi straordinario è che non sono casi umani. Non ci sono storie tragiche di bullismo, situazioni familiari distorte, ecc. sono solo ragazzi normali. Seguendo la loro avventura, ci si appassiona senza troppa emotività ma in modo genuino alle loro vicende, e si arriva alla fine dell’opera senza quasi accorgersene. Tutto sommato, l’anime si lascia guardare facilmente, per questo per me si merita un voto relativamente alto.

Attenzione: la parte seguente contiene spoiler

Le storie che si sviluppano sono essenzialmente due: Soma/Morikawa e Natsume/Eita/Komiya.
La prima, un bel tira-e-molla da manuale.
“Mi piaci.” “Ci devo pensare.”
“Ci ho pensato, mi piaci.” “Allora stiamo insieme.” “Ci devo pensare.”
“Ci ho pensato.” “Allora stiamo insieme.” “No.” “Pensaci meglio.”
“Ci ho pensato.” “Allora stiamo insieme.” “No. Adesso no. Ma sentiamoci, forse un giorno…”
Se ci aggiungete una musica di sottofondo, diventa il testo di “Cara ti amo”.
Simpatizzerete (ma senza empatia, ricordatevelo) per il povero Soma, che prova in tutti i modi a convincere la-ragazza-che-suona-la-tromba (i verbi sono fondamentali!), sperando segretamente metta da parte i soldi per andare in qualche night club per incontrare ragazze-che-non-suonano-la-tromba. D’altra parte non riuscirete ad odiare la-ragazza-che-suona-la-tromba, perché le sue motivazioni per tirarla così a lungo sono talmente razionali e sensate che vi convinceranno.

L’altra storia è un po’ più articolata. Basterebbe parlarsi per farla durare tre episodi, ma non è così. Eita è innamorato di Natsume da sempre, lei lo capisce solo quando arriva l’energica Komiya a tentare di strapparglielo. In alcuni momenti ho sperato che la biondina ci riuscisse, magari riusciva a dare un po’ di carica a Eita e a togliergli quell’espressione apatica da moribondo. Ma niente può contro l’amore di una vita, Natsume. Questo personaggio ha una bella svolta nel corso dell’opera, non solo per quanto riguarda l’amore ma anche riguardo la sua realizzazione personale.
Ultima nota, avrei preferito che l’anime si concludesse con un bacio, ma forse è stato meglio di no, troppa adrenalina tutta sul finale...