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Attenzione: la recensione contiene spoiler!

"Una tomba per le lucciole" o, con il nuovo adattamento, "La tomba delle lucciole" è un film dello Studio Ghibli del 1988 diretto da Isao Takahata della durata di circa un'ora e mezza. Un'ora e mezza. Vorrei sottolineare per bene la durata di questo film perché, da questa recensione, si evince come io reputi di avere letteralmente buttato un'ora e mezza dietro un prodotto osannato, ma che non trovo meriti tutta questa fama o gli encomi. Ma andiamo con ordine.

Il film racconta la storia di un ragazzino di 14 anni, Seita, e della sorellina Setsuko, costretti ad affrontare insieme gli orrori della seconda guerra mondiale senza i genitori poiché la madre è morta per delle pesanti ustioni sul corpo a causa dei bombardamenti, mentre il padre è occupato a combattere per la marina militare.
Fine. Sì, la trama è questa. Ma lo capisci dopo. Questo perché iniziamo subito con il primo problema: l'inizio è la fine.
Non ho, nella maniera più assoluta, apprezzato il fatto di anticipare la scena finale del film ai primi minuti iniziali, spoilerando automaticamente la conclusione della vicenda. È come guardare il finale di un film e poi tornare indietro, ai primi minuti, per guardarlo effettivamente tutto. Non ha senso. Avrei potuto concludere la visione già dopo cinque minuti a questo punto!

In secondo luogo, la vicenda viene definita "straziante" per i protagonisti, ma loro effettivamente non soffrono. O almeno non all'inizio. Hanno una zia che offre un posto in cui stare, cucina anche per loro, li aiuta e se ne prende cura. Invece di essere grato per questa immensa fortuna che hanno avuto, Seita si sente offeso e arrabbiato. Perché? Evidentemente perché la zia fa dei commenti un po' insensibili sul fatto che lui e sua sorella non facciano (effettivamente, oggettivamente e obiettivamente) niente per aiutare la famiglia in questo momento così delicato, bensì pensino soltanto a giocare tutto il giorno e mangiare il cibo che lei prepara. Non vanno a scuola. Seita non lavora. Scusatemi tanto, ma la zia ha assolutamente ragione! Un ragazzino di 14 anni nel 1940 era considerato un adulto in grado di lavorare per guadagnarsi da vivere. Se si guarda "Si alza il vento" o "In questo angolo di mondo" si comprende immediatamente cosa c'è di sbagliato in questo film e in ciò che stiamo guardando. Non vi era nulla di tragico od assurdo. Era semplicemente ciò che avrebbe fatto chiunque (uomo, donna, bambino/a e anziano/a) per andare avanti durante la guerra mondiale.
Però no, Seita, nonostante fosse responsabile per sua sorella, molto più piccola di lui e che quindi andava seguita, educata e accudita, non poteva accettare quegli "orribili" insulti da parte di sua zia! Quindi cosa fa? Semplice! Lascia la casa della zia! Ignora il consiglio del contadino che gli dice di tornare dalla zia e scusarsi. No! Assolutamente! Non lo può tollerare! Quindi poi cosa fa? Continua a giocare con sua sorella. Come se nulla fosse. Come se il resto non fosse importante. Finché, lentamente e ovviamente non arrivano a morir di fame. E non solo letteralmente.
Perciò Seita è semplicemente un idiota responsabile non solo della sua morte, ma anche della morte della sua sorellina! Seita è il responsabile dell'intera vicenda de "La tomba delle lucciole". Si è scavato la fossa da solo, per sé e per la sua sorellina.

Un altro problema di questo film sta nel fatto che i sentimenti dei personaggi fossero artificiosi e veramente finti! Niente pathos, niente emozioni e niente sentimenti. Cioè, Seita vede la madre morta, i 2/3 del suo corpo ricoperto da ustioni e non ha versato nemmeno una lacrima? No! Ha pensato solo a fare scherzi e giocare alla barra di metallo con sua sorella! Ma siamo seri? Insomma, il film è costellato dai capricci e dalle azioni immature e bambinesche di Seita e la sorellina! Come fai a concepire quella scena? Lui e sua sorella che ridono dopo che la madre è morta è da "chi ha concepito questa scena del cavol..fiore?". È talmente fuori da qualunque cosa che se fosse stata messa in un film meno serio magari l'avrei reputata una scena forse decente!
Anche la zia non ha pathos, non trasmette alcuna emozione! Viene a sapere che sua sorella è morta e non prova niente? Non piange? Non si dispera? Niente. Ma seriamente? È assurdo! Anche se non lo ha dimostrato pienamente, è stata gentile a suo modo, ha accolto i bambini in casa, quindi perché questa totale assenza di pathos? Perché poi il suo atteggiamento ostile nei confronti di Setsuko? Ha quattro anni e capisce decisamente meno del fratello.

Mi ripeto, è Seita il responsabile di tutto ciò che succede in questo film. Non Setsuko. Non la zia. Seita.
Inoltre, sono state costruite delle scene apposta per far provare empatia, diciamo per manipolare i sentimenti dello spettatore. Ed è qui che arriva un altro grande difetto del film: non ci riesce. Non riesci ad empatizzare con il personaggio, non riesci a comprendere e condividere le scelte fatte dal protagonista. Sono inconcepibili. Non ha senso questo film.
Seita e Setsuko vivono una tragedia durante la seconda guerra mondiale. Un trauma enorme. Eppure ridono e scherzano, si divertono. Seita ignora le sue responsabilità da adulto ed entrambi infine muoiono di fame.
Qual è il senso di questo film? Qual è il suo significato?
Ci sono stati tantissimi film dedicati alla seconda guerra mondiale prima de "La tomba delle lucciole" e ce ne sono stati tantissimi anche dopo, quindi cosa rende speciale proprio questo film? Cosa vuole trasmettermi? Cosa vuole dirmi? Qual è il messaggio del regista sulla vita e sulla condizione umana? La risposta a tutte le domande è quasi la stessa: "nessuno" e "nulla".
Non sono minimamente riuscita a provare pietà per quei bambini. Niente! Il regista e tutti coloro che hanno lavorato a questo film non mi hanno fatto provare un bel niente! Lo definirei un film dimenticabile. Soprattutto dal punto di vista umano, razionale ed emotivo.

Ho parlato solo di lati negativi, ma sì, c'è anche un lato positivo di questo film, forse l'unico. L'animazione, per il suo tempo, è ottima così come l'attenzione ai più piccoli dettagli.
Il comparto sonoro non è male, mette quella giusta malinconia che serve, ma che comunque non riesce a stimolare abbastanza in assenza di pathos come in questo film.
Il bello è che questo è un racconto semi-autobiografico, in realtà l'autore ha vissuto una parte di questi eventi, solo che ha rubato il cibo alla sorellina, che quindi è morta, mentre lui è sopravvissuto.
È decisamente una storia più brutta, autentica ma più brutta. Sicuramente meglio di quella che è stata raccontata in questo film.

E con questa valutazione, penso di aver graziato anche fin troppo questo film.