Recensione
Steins;Gate
9.0/10
Recensione di Brandobaldo
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"Steins;Gate" è un'opera che all'apparenza può sembrare banale, scontata. Qualcuno potrebbe pensare dopo la visione dei primi episodi che sia la solita commedia, tirata avanti da un protagonista esilarante: Rintaro Okabe, un ragazzo carismatico con la sindrome della seconda media, che per divertimento fonda un laboratorio con i suoi amici, alla ricerca di invenzioni stravaganti e complotti inesistenti. Un anime pensato per far scappare una risata. Mi duole dire che l'apparenza inganna, e non mi ha mai ingannato così tanto. Tratto dall’omonima visual novel uscita nel 2009, "Steins;Gate" è uno degli anime che ha segnato fortemente la mia vita.
Si tratta di un'opera che trascende i limiti del tempo e dello spazio, nel vero senso del termine. Un'opera di una profondità disarmante, ma che ahimè davvero pochi capiscono realmente. "Steins;Gate" tratta un tema estremamente interessante: il tempo. Cos'è il tempo? Il tempo scorre? Si può fermare? Esistono più universi? Queste sono domande a cui la scienza di oggi non sa dare una risposta univoca. "Steins;Gate" invece lo fa, delineando chiaramente la definizione di ciò che noi oggi chiamiamo "tempo". Lo fa mettendo in chiaro alcuni principi: primo tra tutti, modificare lo scorrere del tempo porta cambiamenti radicali che non si possono decidere, non si possono controllare. Modificare lo scorrere del tempo ha conseguenze che si ripercuotono su tutti, i nostri amici, il mondo circostante, ma, soprattutto, noi. Un'opera che spazia quindi dalla fantascienza fino alla filosofia, toccando temi come l'etica e l'esistenzialismo.
Naturalmente Okabe non è solo, ha dalla sua parte i suoi fedelissimi amici: Shiina Mayuri, Itaru Hashida, Makise Kurisu e molti altri che tenteranno di aiutarlo nelle sue imprese.
L'inizio della serie è particolarmente turbolento e confusionario, tant'è che i meno pazienti potrebbero scegliere di metterlo in pausa dopo le prime puntate. Però, dopo una riflessione a mente fredda avendo visto l’intera serie, si comprende la lentezza iniziale. Lo spettatore nella prima metà della serie è invitato ad assimilare ciò che sono i punti cardine della trama e a porsi molti interrogativi, come: "Cos’è realmente il SERN? Cosa comporta cambiare lo scorrere del tempo? Quali sono le conseguenze? Qual è il vero rapporto tra Okabe, Kurisu e Mayuri?" Nella seconda parte invece il ritmo della narrazione diventa frenetico, avviene il capovolgimento della trama, la risposta a tutte queste domande e molti colpi di scena che sconvolgono lo spettatore.
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
La caratterizzazione dei personaggi riprende in pieno quelli che sono gli stereotipi del Giappone moderno. Abbiamo un ragazzo con la sindrome della seconda media, un otaku pervertito, una tsundere e una moe. Ciò che però stupisce di più è però l’evoluzione psicologica dei protagonisti, primo tra tutti Okabe. I cambiamenti che ha effettuato alla linea temporale hanno trasformato radicalmente la sua esistenza. La sua vita passa dall'essere quella di un "comune" ragazzo ad essere quella di uomo che cerca di porre rimedio ai suoi sbagli, quella di un uomo che vorrebbe tornare indietro, che vorrebbe non aver mai scoperto la reale natura del tempo. Rintaro a causa del Reading Steiner è costretto a ricordare le sue sofferenze, è costretto a scegliere tra due persone che ama, scopre che il mondo è sull’orlo del baratro, scopre che lo spostamento tra le varie linee temporali lo indebolisce sempre di più, e tutto ciò lo porta a un'inevitabile riflessione psicologica e ad una ben chiara presa di coscienza. Qui la narrazione porta a ulteriori interrogativi: "Cambiare il passato rende il futuro migliore? Esiste il mondo perfetto?"
Mayuri si trova invece a fare i conti con un passato doloroso e con il cambiamento improvviso di "Okarin", che le provocherà non pochi problemi e la porterà a una grande evoluzione personale.
Kurisu invece deve affrontare le aspettative che le si pongono davanti e il conflitto non molto amichevole con il padre.
Due personaggi degni di nota sono sicuramente anche Suzuha Amane, che fa di tutto per proteggere il mondo da cui proviene dal suo inesorabile destino, e Moeka Kiryu, che si rivela essere una persona molto fragile e facilmente manipolabile.
L'opera è arricchita anche dai riferimenti alla vicenda di John Titor, all'IBM 5100, alla teoria del multiverso, all'effetto farfalla, al millenium bug e ad altre citazioni che rendono la narrazione sempre più realistica, trattandosi pur sempre di fantascienza.
Fine della parte contenente spoiler
Il comparto tecnico della serie non sfigura. Lo studio White Fox ha curato i disegni e le animazioni per un risultato finale che, ricordando di essere nel 2011, è eccellente.
La colonna sonora riprende in larga parte la stessa della visual novel, con l’aggiunta delle stupende sigle di apertura e di chiusura cantate da Kanako Ito e da Yui Sakakibara.
Menzione d’onore per il doppiaggio italiano della serie, che credo sia a mani basse uno dei migliori di sempre per un anime.
Per concludere, "Steins;Gate" è un capolavoro senza tempo, che va capito e assaporato anche nei suoi difetti.
Si tratta di un'opera che trascende i limiti del tempo e dello spazio, nel vero senso del termine. Un'opera di una profondità disarmante, ma che ahimè davvero pochi capiscono realmente. "Steins;Gate" tratta un tema estremamente interessante: il tempo. Cos'è il tempo? Il tempo scorre? Si può fermare? Esistono più universi? Queste sono domande a cui la scienza di oggi non sa dare una risposta univoca. "Steins;Gate" invece lo fa, delineando chiaramente la definizione di ciò che noi oggi chiamiamo "tempo". Lo fa mettendo in chiaro alcuni principi: primo tra tutti, modificare lo scorrere del tempo porta cambiamenti radicali che non si possono decidere, non si possono controllare. Modificare lo scorrere del tempo ha conseguenze che si ripercuotono su tutti, i nostri amici, il mondo circostante, ma, soprattutto, noi. Un'opera che spazia quindi dalla fantascienza fino alla filosofia, toccando temi come l'etica e l'esistenzialismo.
Naturalmente Okabe non è solo, ha dalla sua parte i suoi fedelissimi amici: Shiina Mayuri, Itaru Hashida, Makise Kurisu e molti altri che tenteranno di aiutarlo nelle sue imprese.
L'inizio della serie è particolarmente turbolento e confusionario, tant'è che i meno pazienti potrebbero scegliere di metterlo in pausa dopo le prime puntate. Però, dopo una riflessione a mente fredda avendo visto l’intera serie, si comprende la lentezza iniziale. Lo spettatore nella prima metà della serie è invitato ad assimilare ciò che sono i punti cardine della trama e a porsi molti interrogativi, come: "Cos’è realmente il SERN? Cosa comporta cambiare lo scorrere del tempo? Quali sono le conseguenze? Qual è il vero rapporto tra Okabe, Kurisu e Mayuri?" Nella seconda parte invece il ritmo della narrazione diventa frenetico, avviene il capovolgimento della trama, la risposta a tutte queste domande e molti colpi di scena che sconvolgono lo spettatore.
Attenzione: la parte seguente contiene spoiler
La caratterizzazione dei personaggi riprende in pieno quelli che sono gli stereotipi del Giappone moderno. Abbiamo un ragazzo con la sindrome della seconda media, un otaku pervertito, una tsundere e una moe. Ciò che però stupisce di più è però l’evoluzione psicologica dei protagonisti, primo tra tutti Okabe. I cambiamenti che ha effettuato alla linea temporale hanno trasformato radicalmente la sua esistenza. La sua vita passa dall'essere quella di un "comune" ragazzo ad essere quella di uomo che cerca di porre rimedio ai suoi sbagli, quella di un uomo che vorrebbe tornare indietro, che vorrebbe non aver mai scoperto la reale natura del tempo. Rintaro a causa del Reading Steiner è costretto a ricordare le sue sofferenze, è costretto a scegliere tra due persone che ama, scopre che il mondo è sull’orlo del baratro, scopre che lo spostamento tra le varie linee temporali lo indebolisce sempre di più, e tutto ciò lo porta a un'inevitabile riflessione psicologica e ad una ben chiara presa di coscienza. Qui la narrazione porta a ulteriori interrogativi: "Cambiare il passato rende il futuro migliore? Esiste il mondo perfetto?"
Mayuri si trova invece a fare i conti con un passato doloroso e con il cambiamento improvviso di "Okarin", che le provocherà non pochi problemi e la porterà a una grande evoluzione personale.
Kurisu invece deve affrontare le aspettative che le si pongono davanti e il conflitto non molto amichevole con il padre.
Due personaggi degni di nota sono sicuramente anche Suzuha Amane, che fa di tutto per proteggere il mondo da cui proviene dal suo inesorabile destino, e Moeka Kiryu, che si rivela essere una persona molto fragile e facilmente manipolabile.
L'opera è arricchita anche dai riferimenti alla vicenda di John Titor, all'IBM 5100, alla teoria del multiverso, all'effetto farfalla, al millenium bug e ad altre citazioni che rendono la narrazione sempre più realistica, trattandosi pur sempre di fantascienza.
Fine della parte contenente spoiler
Il comparto tecnico della serie non sfigura. Lo studio White Fox ha curato i disegni e le animazioni per un risultato finale che, ricordando di essere nel 2011, è eccellente.
La colonna sonora riprende in larga parte la stessa della visual novel, con l’aggiunta delle stupende sigle di apertura e di chiusura cantate da Kanako Ito e da Yui Sakakibara.
Menzione d’onore per il doppiaggio italiano della serie, che credo sia a mani basse uno dei migliori di sempre per un anime.
Per concludere, "Steins;Gate" è un capolavoro senza tempo, che va capito e assaporato anche nei suoi difetti.