Recensione
Io due cose sole non capisco dei film su Pinocchio: 1) perché registi anche importanti e prestigiosi si affannino a farne un adattamento, dimostrando di non aver letto il materiale originale e 2) il senso nello stravolgere trama, fatti, morale e personaggi pur di avere in locandina un burattino di legno con il naso allungabile. Solo nel 2022 abbiamo avuto non uno, ma ben due film di Pinocchio: l'abbacinante e buonista live action Disney, che per fortuna è già stato dimenticato dopo una settimana di polemichette sulla fatina di colore (fosse stato quello il problema) e questo, che è di Del Toro, e in passo uno* , quindi già candidato a vincere l'Oscar.
Peccato che, ancora una volta, il ciocco di legno semovente venga strumentalizzato per raccontare altri e tutt'altro: il focus è su Geppetto, padre in lutto da vent'anni per la perdita del figlio vero (!) morto sotto i bombardamenti degli Austro-Ungarici(!!); e le morali, perdonate la franchezza, spicciole sono che "la guerrah" è brutta, il fascismo è malvagio e "la vita è un dono meraviglioso" (!!!).
Per comunicare queste veritá inedite e imperscrutabili Del Toro ha dovuto stravolgere la caratterizzazione di Pinocchio, che per l'ennesima volta non matura e non diventa un bambino vero (due fatterelli che fanno del libro "IL" racconto di formazione per ragazzi per antonomasia); via il gatto e la volpe, via la fata turchina, addio paese dei Balocchi, tanti saluti a Pinocchio asino e Lucifero redento dal sacrificio finale. Si diano il benvenuto a Mussolini, sezioni ambientate nel regno dei morti, un grillo scrittore molesto e tante, troppe, canzoncine buffe e dimenticabili. Anche rimuovendo dalla coscienza il romanzo di Collodi restano due ore di film noioso, sterile, didascalico, americano (nel trattare il pubblico di infanti come una mandria di illetterati imbecilli) asettico nella regia e mostruosamente lungo per quello che vuole raccontare.
Persino le animazioni e i design non raggiungono mai picchi, abituati come siamo ai capolavori di Tim Burton e dello studio Laika.
Io sono pure toscana e abituata a vedere Pinocchi in tutte le salse e edizioni dall'asilo, eppure a portare a termine la visione questo film ho fatto davvero fatica. Vorrei con questo scritto far risparmiare due ore di tempo a voialtri. Finora, lo sceneggiato di Comencini degli anni '70 (per la fedeltà) e AI intelligenza artificiale (per l'ardita visione cyberpunk) sono gli unici adattamenti del romanzo di Collodi che mi sento di promuovere.
*altro nome della stop-motion, o puppet animation che dir si voglia, tecnica di montaggio di fotografie di set e pupazzetti per dare l'illusione del movimento.
Peccato che, ancora una volta, il ciocco di legno semovente venga strumentalizzato per raccontare altri e tutt'altro: il focus è su Geppetto, padre in lutto da vent'anni per la perdita del figlio vero (!) morto sotto i bombardamenti degli Austro-Ungarici(!!); e le morali, perdonate la franchezza, spicciole sono che "la guerrah" è brutta, il fascismo è malvagio e "la vita è un dono meraviglioso" (!!!).
Per comunicare queste veritá inedite e imperscrutabili Del Toro ha dovuto stravolgere la caratterizzazione di Pinocchio, che per l'ennesima volta non matura e non diventa un bambino vero (due fatterelli che fanno del libro "IL" racconto di formazione per ragazzi per antonomasia); via il gatto e la volpe, via la fata turchina, addio paese dei Balocchi, tanti saluti a Pinocchio asino e Lucifero redento dal sacrificio finale. Si diano il benvenuto a Mussolini, sezioni ambientate nel regno dei morti, un grillo scrittore molesto e tante, troppe, canzoncine buffe e dimenticabili. Anche rimuovendo dalla coscienza il romanzo di Collodi restano due ore di film noioso, sterile, didascalico, americano (nel trattare il pubblico di infanti come una mandria di illetterati imbecilli) asettico nella regia e mostruosamente lungo per quello che vuole raccontare.
Persino le animazioni e i design non raggiungono mai picchi, abituati come siamo ai capolavori di Tim Burton e dello studio Laika.
Io sono pure toscana e abituata a vedere Pinocchi in tutte le salse e edizioni dall'asilo, eppure a portare a termine la visione questo film ho fatto davvero fatica. Vorrei con questo scritto far risparmiare due ore di tempo a voialtri. Finora, lo sceneggiato di Comencini degli anni '70 (per la fedeltà) e AI intelligenza artificiale (per l'ardita visione cyberpunk) sono gli unici adattamenti del romanzo di Collodi che mi sento di promuovere.
*altro nome della stop-motion, o puppet animation che dir si voglia, tecnica di montaggio di fotografie di set e pupazzetti per dare l'illusione del movimento.