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8.0/10
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Mi è piaciuto, bel film ma lo reputo inferiore a Your Name e Weathering With You. Proprio con quest'ultimo film mi preme fare il paragone perché è inevitabile. Sotto molti aspetti, Suzume è l'opposto di Weathering With You.

Weathering With You insegna ad accettare i disastri naturali (gli alluvioni) perché fanno parte dell'ordine naturale e cercare di controllarli, per quanto buone siano le intenzioni, farebbe solo male. Weathering With You parla anche di un ragazzo che sfida il destino, il dovere e la società, scegliendo invece l'amore. La storia ha un forte messaggio individualista, piuttosto raro in una società come quella giapponese che è invece collettivista e predilige il sacrificio per il bene della comunità. Forse è per questo che non ha incassato tanto quanto gli altri due film in patria..

Suzume è incentrato invece sulla lotta ai disastri naturali (i terremoti) ed è onnipresente la tematica dell'accettare il proprio posto nel mondo, prendersi le proprie responsabilità e dare il proprio contributo alla società, situazione comune a molti dei personaggi: Suzume non vuole lasciarsi da parte i traumi infantili e diventare adulta, Souta non vuole vivere come una persona normale, Daijin non vuole più essere una colonna portante, Tamaki non lo ammette ma non vuole più tenere Suzume con sé etc.

Il film può essere analizzato meglio se lo si guarda attraverso gli occhi di colui che è la forza scatenante della trama ovvero Daijin. Penso che lui e Sadaijin non siano solo pietre portanti o semidei, ma siano anche guide spirituali per chi chiude le porte. Sono lì per mettere alla prova la loro forza fisica, emotiva, spirituale e psicologica per il lavoro che stanno facendo. che mette a rischio non solo la loro vita ma quella di milioni di altri.

Ho visto le azioni e i comportamenti di Daijin come un tentativo di rappresentare il primo viaggio di coloro che chiudono le porte. Viaggiano, vedono luoghi, incontrano persone, fanno amicizia, bevono al bar, non prendono la cosa sul serio e rimangono legati alla loro natura infantile senza pensare alle implicazioni di questo comportamento. Daijin costringe a un viaggio difficile Suzume e Souta; Suzume per imparare la sua indipendenza da adulta e la sua libertà di fare le proprie scelte separate dalla sua città e dalla zia, Souta per affrontare la sua vera mortalità e i suoi limiti, ma anche per imparare a connettersi con le persone emotivamente e a fare affidamento sulle persone veramente piuttosto che solo a livello superficiale o il minimo indispensabile.

Il rifiuto di Daijin da parte di Suzume e il suo maltrattamento rappresentano la sua difficoltà nel bilanciare l'adulta che sta diventando e la bambina interiore. Sadaijin non è per me l'antitesi di Daijin ma una parte naturale di esso, che lavora per tirare fuori tutte le parole, i pensieri e le emozioni mai pronunciate in modo che Suzume e Tamaki potessero affrontarsi e guarire ma andando avanti insieme. Laddove Daijin è l'inizio di un viaggio per Suzume, Sadaijin è una fase di transizione, una barca, un traghetto o un ponte, che la aiuta a passare da una fase della sua vita a quella successiva. Dall'infanzia all'età adulta. La transizione è difficile, devi affrontare cose dure che sai nel tuo cuore che non hai mai voluto affrontare o parlarne ad alta voce, ma a volte non riesci a trovare una soluzione a questi problemi finché non ammetti che esistono. Per chiudere una porta devi prima riconoscere che non solo è aperta, ma che esiste anche.

Con Souta, la tematica principale è la sua paura di entrare nel mondo reale (che poi, di nuovo, è il mondo degli adulti, del lavoro, delle tasse e dei problemi). Abbiamo visto chiaramente come stava evitando il suo futuro, saltando l'esame per diventare insegnante (non c'era modo per lui di tornare indietro in tempo per quello in ogni caso). Inoltre non aveva nemmeno studiato per esso, si stava auto-sabotando. Per paura, ansia, vergogna.. non lo sappiamo, ma è stato abbastanza facile capire che stava usando il suo viaggio e la responsabilità di chiudere le porte per evitare di affrontare ciò che sarebbe successo dopo. Il diventare adulto. Daijin ha portato via il suo senso di sé, il suo senso di identità come persona, lo ha trasformato in nient'altro che un altro pezzo di arredamento in una stanza dimenticato e scartato. Poi, come secondo colpo, ha iniziato a costringerlo ad affrontare la sua vera mortalità. Questo viaggio non è più solo qualcosa che può fare per sfuggire alla vita reale, potrebbe morire facendolo. E tutti i suoi sogni precedenti, i suoi piani futuri verrebbero strappati via perché non li ha presi sul serio? Un incubo che prende vita. Ma ciò che Daijin sta facendo è costringerlo a scegliere, scegliere di connettersi, fidarsi delle persone, fare affidamento su Suzume, legarsi a lei e non rinunciare alla speranza di poter vivere per realizzare i suoi sogni. Souta aveva bisogno di riconnettersi con il suo bambino interiore, era un'isola alla deriva senza un'ancora in vista. Daijin ha dovuto svegliarlo in modo molto duro, ma quando mai le lezioni impartite dagli dei sono comode o facili da imparare e digerire? Devono rimanere impresse permanentemente, anche se possono lasciare un po' di cicatrici.

Suzume è questo alla fine: un inno alla cresciuta, al superamento dei traumi, ai rapporti tra le persone, nel quale Shinkai ci infila tanti rapporti umani, una lezione sul riscoprire la capacità di incontrarsi e stringere amicizia dopo la pandemia e anche un po' di promozione del turismo locale. Suzume è un bel film con dei bei personaggi, delle belle animazioni e una bella storia (anche d'amore).