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Quest’anime non sa da fare … O, meglio, non sa di niente

Cencoroll Connect, anime del 2019 di Aniplex, tratto dal manga one-shot Amon Game, è stato un parto trigemellare, una gestazione infinita. Per qualche oscura congiunzione, ordita dalla divinità della cui esistenza dubito, ho infatti finito per visionarlo in ben tre tempi diversi. E perché mai? Beh, da un lato ci ha pensato la vita, mettendomi i bastoni fra le ruote anche quando andavo a piedi, dall’altro c’è stato sicuramente codesto anime, che certo mi ha poco ispirato. Questo film, infatti, risulta alla conclusione così insipido di contenuti da far sembrare “subarashi!” un intrigante piatto di riso in bianco. Lo ammetto, concluderlo è stato particolarmente … faticoso. Dunque, come recensire una serie “frazionata”, della quale non so esattamente che dire? Dividendola sempre in tre (citando un noto chef veneto). L’autopsia, divenuta pertanto un medium inadeguato, ha lasciato spazio a qualcosa di più informale … un diario clinico (del sottoscritto).

Venerdì 30/06
Paziente in condizioni cliniche mediocri, vigile, orientato e collaborante. Apiretico, eupnoico in aa, emodinamicamente stabile. Riferisce dolore e sindrome da scoglionamento cronico, frutto del fatto di aver lavorato nove giorni (nove giorni, Santo Pelor!) di fila, con all’attivo circa 90-100 ore di lavoro. L’alvo è canalizzato, regolare la diuresi. Fallita la prima linea di trattamento (a base di spritz) proposta dalla Collega Veneta vittima della medesima sorte, procede con la seconda linea off-label, e prova un’applicazione dell’animeterapia come prevenzione ad un burnout imminente. Risultato? Abbiamo un’ambientazione imprecisata, contemporanea, dove la vita dei nostri giapponesi è disturbata da gommosi mostri giganti, bruttarielli e sgraziati, con un vibes misto tra Kiseiju e Jujutsu Kaisen. Non si sa perché, non si sa per come, alcuni studenti, anziché salvare il mondo giocando a carte, decidono di menarsi con codeste bestie, in una versione giga e più cruenta di quella che potrebbe essere una sfida Pokémon. Ma qui non ci sono medaglie da vincere né palestre da conquistare, qui si combatte per … non si sa. (Silenzio). No, non sto scherzando, per qualche oscuro motivo in questo anime le cose succedono senza un perché e senza un per come. Il world building semplicemente non esiste. Avete presente quando da bambini, muniti di barbie a destra ed action man a sinistra inventavamo una storia senza senso, tanto per giocare? Ecco, siamo a questi livelli. A fronte di tale assenza di fantasia, anche la sceneggiatura, che pure è di per sé banale, finisce per diventare inesistente. Tutto quello che accade … accade perché deve accadere. In questo anime si è riusciti in un’impresa non da poco: non è lo spettatore ad essere un osservatore passivo, è l’anime stesso ad essere indifferente nei nostri confronti. Stordito da cotanto genio, circa al minuto 35 decido di stoppare la visione, mi getto su Netflix e concludo la serata appresso un canuto guerriero intento a trucidar mostri.

Sabato 01/07
Paziente in condizioni cliniche discrete, vigile, orientato e collaborante. Apiretico, eupnoico in aa, emodinamicamente stabile. In miglioramento rispetto ai giorni precedenti. Ricorda finalmente quella piacevole sensazione del dormire a letto fino alle nove. Mosso da un latente masochismo, si prodiga a concludere il pasto gourmet. Sull’ambientazione insipida ci ha già fatto il callo, meno sull’idiozia dei personaggi. Premettendo che è impossibile giudicare un cast che si muove in un ambientazione nulla (un po’ alla stregua del valutare una persona guardandola prendere la metro per timbrare il cartellino), la protagonista Yuki è un misto tra la psoriasi e una cocciutaggine demente, il cui unico merito è quello del controllare i mostri gommosi senza sforzo alcuno; il protagonista, Tetsu, è il classico emo tenebroso (sbadiglio assonnato); Kaname, la raccomandata dai piani alti, è brava solo a flexare, ma poi a combattere è una pippa; Gotoda è semplicemente più insipido dell’ambientazione stessa. Unico personaggio meritevole è Cenco, perché sta zitto. Lui dopotutto non è male, un suo pupazzo paciocco lo acquisterei quasi volentieri. Per il resto succedono cose: arriva il governo, i nostri liceali si menano, si alleano, si fanno il bagno, ma la domanda resta sempre la stessa: perché?

Domenica 02/07
Paziente in buone condizioni cliniche, vigile, orientato e collaborante. Apiretico, eupnoico in aa, emodinamicamente stabile. Stabile, seppur ottenebrato dall’imminente lunedì. Preso da un’ispirazione serale, elucubra sul compartimento tecnico. Che dire: ost apprezzabili, seppur limitate, carine le canzoni. La grafica ricorda lo studio Gonzo dei tempi d’oro (a voi decidere se giudicarlo positivo o negativo). Il tratto è sicuramente grezzo e povero di dettagli, ma non così spiacevole alla vista. I combattimenti non sono sceneggiati così male, seppur penalizzati, come sempre, dalla pochezza d’ambientazione. Di trama e significati nascosti non discuto, semplicemente perché non posso argomentare il nulla. Ma, se gradite, potrei parlarvi del perché i piccioni siano tra gli animali più fedeli in natura.

A domani la probabile dimissione, prevista la sera in pompa magna con tanto di muro di testo. Alla luce dell’obiettività del paziente e di quanto esposto suggeriamo al suddetto una vacanza ricreativa. Nel mentre, ci sentiamo di sconsigliare codesto anime a chiunque non abbia voglia di perder letteralmente tempo. Unica speranza (effimera) è il sequel, la punta di sale che potrebbe renderlo commestibile, oppure del tutto immangiabile. Attualmente non lo consigliamo nemmeno a chi abbia uno spasmodico piacere di sprecar 75 minuti preziosi di vita … perché l’ otium è sacro, il polleggio è meritato, un piatto vuoto è semplicemente delittuoso. In parole insipide: Cencoroll Connect nun sa da fare, né prima, né ora, speremo nel domani!

Dott. S. Basoli (MFS) 02/07/2023 ore 22:22