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La stagione estiva ha presentato un discreto numero di rom-com (con ambientazione scolastica), e con "Alya Sometimes Hides Her Feelings in Russian" ha cercato, almeno inizialmente in questo primo cour, l'ennesimo stratagemma per portare un po' di freschezza a un genere che ormai credo abbia dato fondo alla fantasia, per proporre un quid novi che possa perlomeno ravvivare l'interesse degli spettatori verso questo tipo di opere.

Premesso che nutro un discreto interesse verso le commedie romantiche, sebbene ultimamente le abbia percepite come molto "ripetitive", l'idea che la solita protagonista belloccia e per certi versi popolare e inarrivabile (Alya) si esprimesse in lingua russa per manifestare i propri pensieri e sentimenti verso il solito studente intelligente, svogliato ma a suo modo brillante e straordinariamente comprensivo, dotato di una generosità e altruismo sopra la media (Kuze), pensando di non essere compresa, rappresentava un escamotage carino e un po' malizioso, per creare quella classica tensione da equivoco sentimentale su cui si basano prevalentemente le rom-com a sfondo da scuola superiore.

Tuttavia, lo sviluppo della trama di questi primi dodici episodi (già annunciata la seconda serie) mi ha lasciato un po' il sapore del "neither fish nor flesh", perché la serie fino ad un certo punto si poteva tranquillamente riconoscere nelle tante commedie scolastiche con i primi amori tra studenti, con i classici cliché del genere, cui si aggiunge una spruzzata neanche tanto morigerata di fanservice, dato che un po' tutte le ragazze introdotte nella trama, ad iniziare proprio dalla bella e introversa protagonista, sono tutte, ma proprio tutte, parecchio avvenenti.

In questo contesto piuttosto "classico", con la novità dell'idioma russo, la serie vira dopo qualche episodio in ambiti che sembrerebbero ambire a dare alla serie quel tocco di profondità e tridimensionalità ai personaggi, che troppo spesso mancano in opere dello stesso genere.
Alludo in particolare alla questione delle candidature alla presidenza del consiglio studentesco che assorbe due terzi di questi primi dodici episodi e che, intrecciata alla questione tenuta segreta a tutti della circostanza che Kuze (che ha deciso di candidarsi con Alya) è il fratello di Yuki, aspirante come Alya a diventare presidente, tende a trasformare l'opera in una specie di copia mal realizzata e contorta di "Classroom of the Elite", senza riuscire a raggiungere (per fortuna!) il livello grottesco e surreale.

Non posso nascondere un minimo di disappunto per tale scelta di enfatizzare in questi dodici episodi l'aspetto della lotta (non senza qualche bassezza durante i preparativi) della "campagna elettorale". Tale scelta a mio avviso ha snaturato un po' le premesse iniziali: come in "Classroom of the Elite", abbiamo un protagonista maschile in apparenza "underdog" che fa dell'understatement il suo credo, che, tuttavia, è dotato di grandi doti, tra le quali quelle di strategia, intuito e di capacità di comunicazione, e che risulta essere un abile manipolatore, affinché possa ottenere ciò che si prefigge. Tali qualità sono utilizzate come grimaldello per far venire a galla i sentimenti di Alya, facendola passare sostanzialmente per una sorta di incapace rispetto al ruolo cui ambisce, ossia farsi eleggere come presidente del consiglio studentesco. Aggiungiamo poi il rapporto che sembra un po' equivoco (più a causa della sorella) tra Kuze e Yuki, ed ecco servito un bel "papocchio" in cui la parte romance scema per divagazioni più o meno irreali e stucchevoli sulle interazioni tra ragazzi liceali, il cui unico obiettivo e far eleggere il candidato che appoggiano, con una "polarizzazione" simil-guerra tra Guelfi e Ghibellini, che fa stranire parecchio, visto il contesto da cui era iniziata la serie.

Non nascondo che non mancano momenti più da rom-com, ma sono via via sempre più diluiti (assieme alle frasi in russo di Alya), tanto da portarmi a pensare che in fondo la serie abbia voluto più dare risalto alla contesa neppure tanto dissimulata tra i due fratelli, accentuata dalla circostanza che non vivono assieme e che sembra esistere un forte senso di competizione e di sopraffazione reciproca legata alla separazione dei due genitori.

Di sicuro i dodici episodi documentano solo una parte iniziale della storia della light novel da cui è tratta la serie, e pertanto, per capire dove voglia andare a parare, sarà necessario attendere il o i sequel, a meno di volersi leggere le light novel o il successivo adattamento a manga.

Dal punto di vista tecnico la serie è invece una garanzia a livello qualitativo grafico e sonoro. Il chara design è molto classico ma curato nei dettagli, e salvo qualche pecca anche i fondali sono spesso qualitativamente apprezzabili.
Non resta pertanto che auspicare che "Alya Sometimes Hides Her Feelings in Russian" ("Tokidoki Bosotto Roshiago de Dereru Tonari no Ārya-san") proceda e possa tornare al significato letterale del titolo dell'opera, ossia "Alya, la ragazza del banco accanto, che a volte mormora in russo tra sé e sé", e utilizzare al meglio le finte situazioni equivoche e comiche generate dall'utilizzo dell'idioma non giapponese, per tornare un po' allo spirito e alla leggerezza iniziale della serie.