Recensione
Akame - The Red Eyes
7.0/10
Akame o Occhi Rossi è un manga del 1961 di Sanpei Shirato, impareggiabile maestro del gekiga.
Ammetto che non è la prima volta che leggo un’opera del maestro e in questo caso è una rilettura: nonostante non ne apprezzi il tratto ruvido e i disegni sgraziati (onde il mio voto tutto sommato basso) riconosco in lui una maestria a trattare i temi della lotta di classe.
Sanpei Shirato è un comunista ateo e in quest’opera si vede per come prende in giro la religione dell’akemismo.
Un giorno compare un monaco che insegna i precetti di una religione in cui i conigli fino ad allora principale nutrimento dei contadini alla fame perché spremuti dal Lord della zona di tutto il riso sono sacri.
All’inizio questa religione servirà da oppio del popolo rassicurando lo spietato Nabuhira sulla docilità della popolazione ai suoi soprusi e alle sue crudeltà ma quando armerà la popolazione il monaco svela il suo vero volto e diventando il deux et machina guiderà la popolazione alla rivolta.
La popolazione fino allora disarmata, disunita, senza capacità vera di lotta distruggerà il tiranno.
Per chi non conoscesse l’impegno politico di Shirato e la sua ideologia probabilmente non vedrebbe niente di tutto ciò in questo volume: sembrerebbe una opera di fantasia su sfondo storico e non altro. Invece Shirato in tutte le sue opere vuole insegnare che le masse non si muovono da sole ma hanno bisogno di qualcuno o qualcosa (il partito comunista marxista-leninista) per trasformare la rassegnazione in azione di lotta.
Dunque voto per l’insegnamento che da nove e mezzo, disegni quattro e mezzo… media sette.
Ammetto che non è la prima volta che leggo un’opera del maestro e in questo caso è una rilettura: nonostante non ne apprezzi il tratto ruvido e i disegni sgraziati (onde il mio voto tutto sommato basso) riconosco in lui una maestria a trattare i temi della lotta di classe.
Sanpei Shirato è un comunista ateo e in quest’opera si vede per come prende in giro la religione dell’akemismo.
Un giorno compare un monaco che insegna i precetti di una religione in cui i conigli fino ad allora principale nutrimento dei contadini alla fame perché spremuti dal Lord della zona di tutto il riso sono sacri.
All’inizio questa religione servirà da oppio del popolo rassicurando lo spietato Nabuhira sulla docilità della popolazione ai suoi soprusi e alle sue crudeltà ma quando armerà la popolazione il monaco svela il suo vero volto e diventando il deux et machina guiderà la popolazione alla rivolta.
La popolazione fino allora disarmata, disunita, senza capacità vera di lotta distruggerà il tiranno.
Per chi non conoscesse l’impegno politico di Shirato e la sua ideologia probabilmente non vedrebbe niente di tutto ciò in questo volume: sembrerebbe una opera di fantasia su sfondo storico e non altro. Invece Shirato in tutte le sue opere vuole insegnare che le masse non si muovono da sole ma hanno bisogno di qualcuno o qualcosa (il partito comunista marxista-leninista) per trasformare la rassegnazione in azione di lotta.
Dunque voto per l’insegnamento che da nove e mezzo, disegni quattro e mezzo… media sette.