Le lezioni online di lingua giapponese nascono da una collaborazione esclusiva tra AnimeClick.it e l'associazione culturale Advena.
Elenco delle lezioni precedenti:
LEZIONE N°20: Introduzione alla lingua giapponese
Struttura della frase
La struttura delle frasi in giapponese segue una logica ben precisa detta SOV (Soggetto - Oggetto - Verbo) e si costruisce indicando prima i complementi, in un ordine di solito ben preciso, finendo con il predicato verbale.
Si tratta di una struttura simile a quella del tedesco o del latino, e diversa da quella dell’Italiano che è invece una lingua SVO (soggetto - verbo - oggetto).
Quindi dove in italiano metteremo:
La ragazza mangia la mela.
In Giapponese sarà:
In cui Kanojo-san (彼女さん) è il soggetto, ringo (林檎) è l'oggetto, tabemasu (食べます) il verbo.
Va notato come nella frase giapponese i complementi vengano espressi posticipando ai sostantivi le particelle.
Il は (ricordiamo che come particella si legge wa e non ha) dopo kanojo indica l'argomento della frase, che per ora per semplicità possiamo pensare come il soggetto, mentre il を dopo ringo indica il complemento oggetto dei verbi transitivi (anche in questo caso si potrà obiettare che il を può assumere anche altre funzioni, ma approfondiremo la questione in futuro).
Cambiare una particella per un altra in giapponese può stravolgere completamente il senso di una frase!
Lingue agglutinanti
Il Giapponese è inoltre una lingua agglutinante in cui ad una radice fissa si aggiunge in coda un suffisso che ne indica la coniugazione o la declinazione. Ogni particella flessiva non modifica quindi la scrittura, né la lettura, né il significato della radice ma ne modifica il senso, aggiungendo informazioni su tempo e modo. Le particelle si accodano senza fondersi nelle lingue agglutinanti, a differenza di quanto avviene per altre lingue, dette sintetiche, come l'Italiano.
A onor del vero su questa classificazione il dibattito tra gli studiosi è ancora abbastanza aperto in quanto il giapponese presenta anche elementi tipici delle lingue flessive (che variano la vocale finale della radice) che la fanno classificare come lingua semi-agglutinante, ma questo dibattito esula dalle nostre lezioni.
Questo discorso vale ad esempio per i verbi per i quali avremo ad esempio:
Dalla forma base di 食べる (taberu) ovvero mangiare, avremo:
食べます mangio
食べない non mangio
食べました ho mangiato
Addirittura si può arrivare persino ad una sostantivizzazione come in 食べ物 (tabemono) ovvero il cibo.
Stesso discorso si può fare con gli aggettivi:
Come si vede, l’aggettivo si coniuga come un verbo di stato, non è visto come una semplice qualità del nome.
A partire dalla radice Atarashi- (essere nuovo), aggiungiamo desinenze per esprimere tempo e modo. Ne parleremo meglio quando svilupperemo gli aggettivi.
Anche in questo caso è possibile modificare ulterioremente il senso espresso dall’aggettivo.
Ad esempio, la desinenza –sa esprime la sostantivizzazione dell’aggettivo.
Ad esempio Nagai (lungo) diventa Nagasa (Lunghezza)
Riassumendo, quindi, partendo dalla radice che esprime il significato di base, si aggiungono le particelle che modificano l’espressione della radice. Ciò vale per i nomi, gli aggettivi ed anche per i verbi. Vedremo nelle lezioni future come il concetto di aggettivo sfuma verso il verbo, e anche come poter sostantivizzare aggettivi e verbi.
Elenco delle lezioni precedenti:
- Hiragagana 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
- Katakana 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8
- Esercitazione di riepilogo
- Introduzione alla lingua giapponese 1
LEZIONE N°20: Introduzione alla lingua giapponese
Struttura della frase
La struttura delle frasi in giapponese segue una logica ben precisa detta SOV (Soggetto - Oggetto - Verbo) e si costruisce indicando prima i complementi, in un ordine di solito ben preciso, finendo con il predicato verbale.
Si tratta di una struttura simile a quella del tedesco o del latino, e diversa da quella dell’Italiano che è invece una lingua SVO (soggetto - verbo - oggetto).
Quindi dove in italiano metteremo:
La ragazza mangia la mela.
In Giapponese sarà:
彼女さんは林檎を食べます。
Kanojo-san wa ringo o tabemasu.
La ragazza mangia la mela.
Kanojo-san wa ringo o tabemasu.
La ragazza mangia la mela.
In cui Kanojo-san (彼女さん) è il soggetto, ringo (林檎) è l'oggetto, tabemasu (食べます) il verbo.
Va notato come nella frase giapponese i complementi vengano espressi posticipando ai sostantivi le particelle.
Il は (ricordiamo che come particella si legge wa e non ha) dopo kanojo indica l'argomento della frase, che per ora per semplicità possiamo pensare come il soggetto, mentre il を dopo ringo indica il complemento oggetto dei verbi transitivi (anche in questo caso si potrà obiettare che il を può assumere anche altre funzioni, ma approfondiremo la questione in futuro).
Cambiare una particella per un altra in giapponese può stravolgere completamente il senso di una frase!
Lingue agglutinanti
Il Giapponese è inoltre una lingua agglutinante in cui ad una radice fissa si aggiunge in coda un suffisso che ne indica la coniugazione o la declinazione. Ogni particella flessiva non modifica quindi la scrittura, né la lettura, né il significato della radice ma ne modifica il senso, aggiungendo informazioni su tempo e modo. Le particelle si accodano senza fondersi nelle lingue agglutinanti, a differenza di quanto avviene per altre lingue, dette sintetiche, come l'Italiano.
A onor del vero su questa classificazione il dibattito tra gli studiosi è ancora abbastanza aperto in quanto il giapponese presenta anche elementi tipici delle lingue flessive (che variano la vocale finale della radice) che la fanno classificare come lingua semi-agglutinante, ma questo dibattito esula dalle nostre lezioni.
Questo discorso vale ad esempio per i verbi per i quali avremo ad esempio:
Dalla forma base di 食べる (taberu) ovvero mangiare, avremo:
食べます mangio
食べない non mangio
食べました ho mangiato
Addirittura si può arrivare persino ad una sostantivizzazione come in 食べ物 (tabemono) ovvero il cibo.
Stesso discorso si può fare con gli aggettivi:
新しい車
Atarashii kuruma
la macchina nuova
Atarashii kuruma
la macchina nuova
新しかった車
Atarashikatta kuruma
La macchina (che) era nuova
Atarashikatta kuruma
La macchina (che) era nuova
新しくなかった車
Atarashikunakatta kuruma
La macchina (che) non era nuova.
Atarashikunakatta kuruma
La macchina (che) non era nuova.
Come si vede, l’aggettivo si coniuga come un verbo di stato, non è visto come una semplice qualità del nome.
A partire dalla radice Atarashi- (essere nuovo), aggiungiamo desinenze per esprimere tempo e modo. Ne parleremo meglio quando svilupperemo gli aggettivi.
Anche in questo caso è possibile modificare ulterioremente il senso espresso dall’aggettivo.
Ad esempio, la desinenza –sa esprime la sostantivizzazione dell’aggettivo.
Ad esempio Nagai (lungo) diventa Nagasa (Lunghezza)
Riassumendo, quindi, partendo dalla radice che esprime il significato di base, si aggiungono le particelle che modificano l’espressione della radice. Ciò vale per i nomi, gli aggettivi ed anche per i verbi. Vedremo nelle lezioni future come il concetto di aggettivo sfuma verso il verbo, e anche come poter sostantivizzare aggettivi e verbi.
E poi ricordiamo che "wa" è intercambiabile con "ga", anche se con diverse eccezioni.
<i>Le particelle si accodano senza fondersi nelle lingue agglutinanti, a differenza di quanto avviene per altre lingue, dette sintetiche, come l'Italiano.</i>
Non sapevo che l'Italiano fosse una lingua "sintetica"! Si impara sempre qualcosa di nuovo, per fortuna!
Come i sostantivi "Kuyashisa", allora.
Fin qua, comunque, niente di particolarmente difficile. Aspetto di imparare strutture verbali e periodali più complesse - come il periodo ipotetico di primo o secondo grado, per esempio - .
Per quanto riguarda le particelle, invece, mi ricordo che quando facevo le versioni di Latino trovarmi davanti e/ex intenso come moto da luogo o di complemento di causa efficiente, mi sembrava strano dato che compare davanti a un nome e non dopo come in Giapponese!
Proporrei, nella prossima lezione, di fare un elenco con tutti i suffissi e le particelle, qualcosa del tipo:
wa = soggetto
o = oggetto
X-nai = non X
X-mashita = ho X-ato
ecc...
P.S.: se volessi dire "non ho mangiato", dovrei dire "tabemashitanai" o "tabenaimashita"?
Mette moltissima carne al fuoco.
In sostanza gli argomenti sono:
- Struttura SOV del giapponese;
- Presenza di particelle "segna-caso" ad essi posposte;
- Agglutinazioni e flessioni della lingua: da una "base", flettendo la parte finale e attaccando altri "pezzi", si ottengono diverse coniugazioni.
- Peculiarità degli aggettivi giapponesi, che si comportano proprio come i verbi e vengono coniugati.
Il mio consiglio per chi segue queste lezioni è: aspettate di leggerne qualcun'altra per capire meglio, dove senz'altro queste nozioni (che tutte assieme creano a dir poco confusione) verranno approfondite.
E, sempre IMHO, a mio avviso sarebbe stato meglio trattarle una alla volta.
un'introduzione per farsi un'idea della lingua.
Le lezioni vere e proprie arriveranno
wa e ga sono particelle diverse. Anche se adesso pare strano, diciamo che il wa è più un argomento, mentre il ga più un soggetto (+/-) Verrà spiegato molto presto
@Nekomajin
Sono sottigliezze: Il giapponese è una lingua altamente contestuale e bada più al senso che ad una formulazione rigorosa.
Quindi è essenzialmente uguale dire 'la macchina nuova' o 'la nuova macchina'. E' il modo in cui lo dici che fa fede. Lo vedremo quando parleremo di frasi relative dove non puoi usare una frase molto estesa per esprimerti
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