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ALUCARD80

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7,5
Antesignano, ispirato e ispiratore, “Siamo in 11!” si rivela un ottimo lungometraggio dal tipico gusto che oggi potremmo definire “vintage” (o di stampo “eighties”, che dir si voglia).
Nella sua ingenua e oramai preistorica fantascienza che permette di calarci in un’atmosfera cyber-quasi-punk da metà anni ottanta, l’incipit dell’opera fa quasi sorridere per quanto scientificamente approssimativo e fantasioso, tuttavia capace di gettare semplici e chiare basi sulle quali verrà costruita l’intera vicenda: l’umanità - fra svariati secoli - scoprirà il viaggio interstellare a spostamento warp, permettendosi così di coprire distanze siderali in tempi surreali per la scienza odierna. Tale conquista darà la possibilità di colonizzare lontanissimi pianeti umanamente abitabili, entrando in conflitto con alcune razze aliene (Sava e Seguru), e, nel contempo, colonizzare luoghi dalle più disparate caratteristiche geologiche. Non mancheranno inevitabili e sanguinose guerre per la conquista dei territori, alle quali succederanno periodi di pace e prosperità: in uno di questi, e in seguito a chiare necessità politiche, verrà fondata una rinomata e prestigiosa accademia dove i frequentanti riceveranno un’istruzione di altissimo livello, in modo da poter aspirare ad essere i capi del futuro, auspicando un panorama prossimo di pace, collaborazione e saggezza. L’obbiettivo dell’accademia, appunto, sarà quello di forgiare nuove menti che si dovranno occupare dei delicati equilibri fra razze, popoli dei vari pianeti e relative associazioni/corporazioni.
Insomma, come appena descritto, non una vera e propria “intro” sci-fi, ma qualcosa di piuttosto simile, artisticamente molto curato e dettagliato per l’epoca, un livello artistico invidiabile, rievocante lavori come il celebre lungometraggio dedicato ai “Transformers” che concludeva la leggendaria “G1”, o altri pregevoli tecnicismi come gli scorci meccanici e futuristici dei vari “Patlabor” e “Gundam” nei loro periodi d’oro.

Ebbene, tutto inizia in questa fantomatica e agognata accademia: sono ammessi non solo terrestri, ma anche saviani, segurunensi (?) e ogni genere di individuo proveniente da qualsivoglia pianeta, non ci sono distinzioni.
L’esame finale si tiene fra i settecento invitati, che gli esaminatori dividono in gruppi eterogenei da dieci individui ciascuno. La trama segue le vicende di Tada, orfano proveniente da molto lontano, intento a guadagnarsi un posto di rilievo nell’accademia. Il suo gruppo di dieci candidati dovrà perciò sostenere un particolare esame finale all’interno di una stazione spaziale lontana da tutto, ormai abbandonata nello spazio siderale: con lui ci saranno altri nove elementi provenienti da ogni angolo della galassia, e già qui, come impostazione, il sentore dei celebri “Dieci piccoli indiani” comincia a farsi sentire in modo tutt’altro che vago. L’imprevisto - chiaro, ovvio - è che, una volta giunti sulla stazione spaziale in rovina, i candidati scopriranno di essere inspiegabilmente in undici, invece che, come da programma, in dieci!
Chi è l’intruso? Perché sono in undici? Come è possibile che nessuno se ne sia accorto? Prima di togliersi i caschi e di dismettere le tute spaziali (tutte identiche), nessuno poteva distinguere nessun altro e, com’è ovvio che fosse, nessuno di loro conosceva gli altri candidati in gioco. Quindi?

Se le prime vibrazioni suggeriscono un qualcosa d’ispirato ad Agatha Christie, ben presto ci si accorge che l’opera divaga su ben altri e più spinosi temi che il semplice mystery-thriller. Il gruppo è variegato oltre ogni dire: oltre a Tada troviamo il re di un lontano pianeta, alto, bello, algido e pragmatico; fra i rimanenti non possono mancare l’energumeno dal cuore apparentemente docile e gentile, il calvo nerboruto dalle braccia possenti proveniente da un pianeta satellite, e, chi fra tutti più incuriosisce, colui che appare come un ragazzo dagli evidenti tratti femminei e delicati, lunghi capelli biondi e la voce bianca da fanciulla adolescente. Eppure sono solo maschi, su questa stazione sperduta.
Cosa accade davvero?
Beh, non c’è tempo da perdere; leste, giungono le istruzioni da parte dell’esaminatore: questa è la prova finale. Se uno soltanto di loro si ritirerà o per qualsiasi ragione si troverà impossibilitato a terminare la prova, allora quest’ultima fallirà per tutti e dieci (undici) i partecipanti, bocciandoli in massa. Un vero e proprio disastro che potrà essere evitato solo dandosi man forte a vicenda!
Da subito si crea un clima di misteriosa tensione che tiene lo spettatore incollato allo schermo, complice anche una colonna sonora che rimarca le ben più classiche atmosfere in perfetto stile anni ottanta, note fra il malinconico e l’onirico - un delicato ma insistente pianoforte, una variegata orchestra e note di sax imperiture forti del proprio decennio d’oro; ergo, una soundtrack che plasma lo scorrere del film attraverso una metodica attendista, gelida e carica di pathos, donando grande fascino e spessore.

Con tali premesse ci si aspetterebbe un vero e proprio giallo futuristico-spaziale, ed è qui che gli autori spiazzano tutti: ben presto la trama andrà a virare verso un intreccio dai temi più profondi e inaspettati, focalizzando l’attenzione su una vicenda sia d’accettazione che d’amore vero e proprio, capace di farci riflettere sull’importanza dell’esistenza di ogni essere vivente che popola la galassia, un viaggio interiore atto ad affrontare e magari abbattere le barriere mentali che non ci permettono di comprendere appieno il prossimo, soprattutto se si rivela troppo diverso da noi.
Fra enigmi da risolvere, bombe pronte ad esplodere all’improvviso, serate passate con una chitarra sotto la luce delle stelle e affascinanti racconti da realtà completamente differenti, gli undici sconosciuti impereranno a conoscersi, proveranno a capirsi e tenteranno di collaborare in nome di una vittoria comune... ma non mancheranno accuse, una caccia all’undicesimo intruso sempre più esasperata e colpi di scena inaspettati. Ogni elemento è posto sul palcoscenico sapientemente, fino ad un epilogo dove l’intruso sarà svelato - scoperta che passerà in secondo piano, di fronte ai temi sopracitati ben più importanti e riflessivi.
L’idea di mescolare due filoni davvero eterogenei e portarli avanti parallelamente sembra essere riuscita abbastanza egregiamente, e, sebbene alcuni passaggi risultino poco chiari, frettolosi e mal collegati, nel computo totale il lungometraggio risulta solido e di piacevole visione, con un finale forse prevedibile ma dolcissimo.

Correva l’anno 1986, abbattere pregiudizi e stereotipi di genere non era certo missione facile - anzi! -, ma il coraggio, il messaggio e il desiderio di chi ha animato quest’opera sono giunti fin qui intatti.
“Siamo in 11!” è un modo emozionante, avventuroso e spericolato - aggiungerei sperimentale - di veicolare un messaggio sano e positivo: anche nelle grandi difficoltà della vita o nei momenti più bui, con il giusto spirito possiamo trovare del bello e di conseguenza trovare anche la felicità grazie a ciò che si ha; felicità forse fugace, forse momentanea, ma sempre e comunque gioia rimane. Sarà banale, forse fin troppo fiabesco ma innegabile: l’amore, quello vero, l’amore potente così come lo immaginiamo nei nostri sogni e così come davvero si manifesta quando è totalmente puro e sincero, si rivela più forte di ogni difficoltà e ostacolo, creando fra due persone un legame coeso alla ricerca, appunto, della felicità.
Un anime dalla visione forse utopistica e dal finale un po' troppo frettoloso, ma decisamente avanti nel tempo, avvincente e pieno di suspense, che mi sento di consigliare sia agli amanti del genere futuristico sia a chi è in cerca di una storia d’amore anticonvenzionale.
Ma, in fondo, quale storia d’amore non lo è? Ogni esperienza è unica e differente da tutte le altre, con sorprese, scoperte, gioie e dolori. E vale la pena di essere vissuta, che sia nello spazio siderale o sulla nostra Madre Terra.


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Felpato12

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
È il lontano 1975, quando la fumettista giapponese Moto Hagio, all’epoca appena ventiseienne, pubblica un manga shoujo a volume unico, intitolato “11-nin Iru!”. Opera che, l’anno successivo, le permette di vincere il Shogakukan Manga Award, ancora oggi uno dei premi più importanti del Giappone. Undici anni dopo (guarda un po’ la casualità) la pubblicazione del volume, Jun'ichi Higashi lavora alla sua trasposizione animata, che evolve in un film della durata di novanta minuti.

Nella mia mente, sono due i fattori che hanno influenzato Moto Hagio nell’ideazione di quest’opera: il contesto sociale e culturale di quegli anni e i primi voli spaziali compiuti a partire dal 1961. Innanzitutto, sono anni, questi, ancora di grande chiusura e grettezza mentale, in cui si crede fermamente nel binarismo di genere e che ognuno, uomo e donna, abbia il proprio posto nel mondo: i primi al comando e le seconde al servizio. La società è, insomma, fortemente gerarchizzata, e pensare di poter abbattere questa gerarchia è mera utopia. In secondo luogo, i viaggi nello spazio accrescono enormemente la curiosità nell’uomo di sapere cosa c’è nella volta spaziale e se esistono altre forme di vita senzienti. Curiosità che, unita a una fervida immaginazione, spinge numerosi autori a creare la propria utopia spaziale. Questi due elementi, così combinati, permisero a Moto Hagio di creare la sua opera di finzione, in cui ogni binarismo, compreso quello di genere, è abolito, e gli uomini, già da tanti anni, non sono più le uniche forme di vita senzienti dell’universo.

A undici anni di distanza, Jun'ichi Higashi deve aver trovato questi temi ancora molto attuali per il tempo, motivo per il quale decise di crearne una trasposizione animata, oggetto, in questa sede, del nostro interesse. La storia è ambientata nello spazio, in un futuro indecifrabilmente lontano. Nuovi pianeti sono stati scoperti e, con essi, altri esseri viventi. Tra questi pianeti c’è un’interconnessione senza precedenti. Per ogni cittadino dell’universo, la più grande ambizione è quella di entrare nell’Accademia Spaziale, superare le tre prove a cui si viene sottoposti e ottenere così un posto di rilievo nell’universo del domani. Dalle prime battute del film, apprendiamo che i partecipanti all’ultima spietata prova del test d’ingresso sono in settecento, divisi tutti in gruppi da dieci. Ogni gruppo deve trascorrere cinquantatré giorni su un’astronave, con l’unico obiettivo di sopravvivere. Quando, però, il nostro gruppo arriva sull’astronave, si scopre la presenza di un undicesimo, incomodo membro. A un primo momento di panico generale, segue l’ordine e la scelta da parte degli undici di tener conto di ogni movimento sospetto sull’astronave, cercando di scovare il colpevole e, nel frattempo, di sopravvivere e trascorrere indenni i prossimi cinquantatré giorni.

La storia parte come “Undici piccoli indiani” di Agatha Christie, il che offre all’autrice la possibilità di creare uno schema dominato, almeno inizialmente, dalla suspense. Il dubbio è instillato in ognuno degli undici membri che, assolutamente, non si fidano l’uno dell’altro, per questo passano i giorni successivi nel tentativo di scoprire chi è l’intruso. L’ambientazione nello spazio e le prove estreme a cui vengono sottoposti i membri dell’equipaggio spaziale, invece, anticipano di qualche anno grandi capolavori del cinema moderno come “Armageddon” e “Interstellar”, il tutto, ovviamente, con le dovute proporzioni.

In questo clima di sospetto reciproco, sono due i membri dell’eterogeneo equipaggio a distinguersi, Tada e Frol.
Tada è un terrestre proveniente da un piccolo villaggio, dotato di un intuito straordinario, a cui gli altri membri dell’astronave, inizialmente, si affidano per smascherare il colpevole e che, poi, desta in loro un certo sospetto. Trovo stupendo il modo in cui l’autrice, nel corso della storia, fa riaffiorare il passato, a tratti oscuro, del ragazzo. Un passato che sembra indissolubilmente legato all’astronave su cui si trovano gli undici membri.
Frol, invece, è un essere umano, non inquadrabile nel binarismo di genere uomo-donna. Nel pianeta da cui proviene si nasce ermafroditi, esseri conosciuti anche come Menir. I primogeniti sono destinati a trasformarsi in uomini, in una società in cui vige la poligamia e il sesso maschile è ancora quello predominante. I secondogeniti, invece, dopo qualche anno, sono costretti a trasformarsi in una donna, a meno che non si arruolino tra i membri dell’Accademia Spaziale. Quest’ultimo sembra essere il destino capitato in sorte a Frol, un destino contro cui, però, ha deciso di ribellarsi. Se riuscirà o meno nel suo intento, starà a voi scoprirlo, ma la questione interessante qui è un’altra. Nei retrogradi anni ’70, un’autrice parla della questione di genere, in modo del tutto atipico e visionario. Un Menir può scegliere che cosa diventare da grande e tutto ciò senza nessun tipo di complicazione. La scelta è, almeno in parte, libera e nessuno può contestarla. Da quel lontano 1975 ad oggi, è intercorso quasi mezzo secolo e solamente negli ultimi anni la questione di genere sembra aver raggiunto quel traguardo che una visionaria come Moto Hagio aveva concepito cinquant’anni prima.

Unendo insieme questi due elementi, di tradizione e innovazione, e aggiungendo un onesto, ma non indimenticabile comparto musicale, esce fuori “Siamo in 11!”. Un’opera che, in tutta onestà, risulta scontata in alcuni passaggi, compreso il finale, ma che, visivamente parlando, è invecchiata benissimo. Insomma, se vi piacciono i thriller fantascientifici e non disprezzate le storie d’amore atipiche, questo è il film che fa per voi.


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dawnraptor

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Siamo nel futuro, quanto non si sa, e un gruppo eterogeneo di aspiranti studenti dell’Accademia Spaziale, crème de la crème di spietatissimi test di ingresso, deve affrontare la terza e ultima prova: in dieci dovranno passare tutti insieme cinquantatré giorni su un’astronave e, se anche uno solo dovesse non farcela, l’intero gruppo sarà bocciato. Solo che, una volta indossata la pesante tuta spaziale ed entrati a bordo della nave, gli aspiranti astronauti scoprono di essere in undici! Scatta la caccia all’intruso e alle sue motivazioni.

Il gruppo che ci viene presentato è eterogeneo, forse troppo. Sembra si sia fatto a gara nel proporre una serie di personaggi dalle caratteristiche più disparate. Diversi non sono nemmeno umani e almeno un paio sono di sesso indistinto e/o mutevole nel tempo. Il lungometraggio è del 1986 e magari per l’epoca certe situazioni erano ancora di rottura. Viste con gli occhi di oggi, alcune affermazioni e situazioni danno abbastanza fastidio. Guarda caso, la “biondona” Frol è l’unica deboluccia che strilla e si agita, e le sue motivazioni per accedere all’Accademia sono apparentemente ottime, ma vanno a suo solo vantaggio e non costituiscono una presa di posizione, ma solo un tentativo di fuga da un destino poco simpatico.

Il personaggio più antipatico del mucchio è sicuramente il Re, un tipo presuntuoso e pieno di sé, che apparentemente non sa fare nient’altro che comandare e pensare di decidere per tutti. La biondona farà bene, a un certo punto, a dirgliene quattro.

Il personaggio principale è però Tada, un umano con spiccate doti intuitive, qualità che non mancheranno di insospettire i suoi compagni. Col passare dei giorni si verificheranno sull’astronave diverse situazioni pericolose e potenzialmente letali, e i candidati dovranno giocoforza lavorare insieme per risolverle. In queste occasioni sarà spesso proprio Tada, che ha un oscuro passato, a fornire le idee e i mezzi per aggiustare le cose.

Ciononostante, i sospetti degli altri si faranno sempre più forti, fino ad arrivare ad una vera e propria caccia all’uomo, guidata dal summenzionato Re. Catturato e imprigionato, Tada riesce a liberarsi e immediatamente ritorna ad adoperarsi per il bene comune... un vero e “credibilissimo” martire!
Essendo il protagonista, ed essendoci a bordo un’unica figura femminile, non poteva non innamorarsene. Ecco quindi sbocciare l’obbligatorio romanzetto che, nel finale, lascerà a molte un gusto molto amaro in bocca. Altre potranno invece ritenere che questo sia l’ordine naturale delle cose. Trattandosi di specie non esattamente umane, ciascuno potrà intendere la cosa a proprio piacimento.

Dal punto di vista delle animazioni il film ha retto benissimo l’invecchiamento: stiamo parlando di un’opera del 1986, che da questo punto di vista è migliore di tanti anime moderni. Il chara è ovviamente quello che ci si può aspettare dall’epoca, anche se va sottolineato che i personaggi sono molto distinguibili, i doppiatori fanno il loro lavoro e anche il comparto musicale si difende bene, pur senza toccare punte di eccellenza.

Il vero punto di forza di questo film è la sapiente gestione della suspense: al sottile disagio iniziale si sostituisce ben presto un brivido di inquietudine, un senso di urgenza, specie verso la fine. L’intruso è una presenza ben viva durante tutto il film, ce se ne dimentica a tratti, ma torna sempre alla ribalta mentre la situazione diventa veramente pericolosa per la vita di tutti. Nessuno vuole interrompere la prova, tutti hanno ottimi motivi per voler restare lì, anche a costo di rischiare molto. Troppo?

La soluzione del giallo farà battere la mano sulle fronte di chi, come me, non è molto intuitivo, ma è veramente soddisfacente. Non vengono lasciati fili appesi e tutto trova una conclusione, anche se in qualche caso un po’ stucchevole.

Alcune situazioni mi hanno irritato, quindi non salirò sopra l’8.


 2
AkiraSakura

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
L'elite Cosmo Academy attira i candidati provenienti da ogni nazione stellare nella galassia. La fase finale della prova di ammissione dell'accademia è una pericolosa simulazione di una missione a bordo di una vera astronave abbandonata: dieci cadetti si ritrovano a bordo del relitto, e sono costretti a cooperare cercando di sopravvivere con quello che trovano, per un determinato periodo fissato dalla commissione d'esame. Periodo tra l'altro abbastanza lungo e fuorviante, circa cinquanta giorni. Appena arrivati nel luogo dell'esame, i candidati vengono avvertiti che nell'astronave è presente un undicesimo uomo, una spia che potrebbe compromettere la loro sorte. Mentre il test procede, l'atmosfera si fa sempre più tesa, e i membri dell'equipaggio cominciano a nutrire dei sospetti nei confronti di un giovane e mite esper terrestre...

"Siamo in 11!" è l'adattamento animato operato dal fratello del celebre Osamu Dezaki, Satoshi Dezaki, dell'omonimo shojo manga di Moto Agio del 1975. Ad affiancare il regista è presente Akio Sugino, il quale dona a questo film uno splendido character design dalla grande eleganza e raffinatezza. Siamo di fronte a una simpaticissima love story sorretta da una struttura molto affine al thriller fantascientifico; la sceneggiatura gioca tutto sulla suspense e sui personaggi, mantenendo allo stesso tempo una godibilissima leggerezza di fondo e un'atmosfera molto calorosa, resa unica dagli ottimi protagonisti. "Siamo in 11!" è infatti un'ottima prova del fatto che i personaggi possono essere ben delineati e caratterizzati anche nel tempo ristretto di un'ora e mezza: come non citare i deliri della simpaticissima e scorbutica Frol, bellissima bionda (?) la quale si atteggia a maschiaccio con fare molto irriverente; il taciturno Re di un pianeta lontano, Mayan, personaggio carismatico, alquanto sospettoso, taciturno e pieno di sé; l'esper Lane, il quale, in qualche modo, risulta misteriosamente legato al passato del relitto abbandonato... questi sono i personaggi meglio delineati, ciascuno con un determinato background alle spalle, ovviamente legato alla rispettiva civiltà natale.

Le animazioni e la regia fanno egregiamente il loro dovere, e vengono indubbiamente esaltate dal character design di Sugino. Contrariamente ai tipici thriller affini, nei quali degli sconosciuti sono costretti a collaborare in un ambiente ostile per sopravvivere, in "Siamo in 11!" non è presente chissà quale violenza, cattiveria, uccisioni e così via. Siamo nel 1986, periodo in cui l'atmosfera della maggior parte degli anime era molto soft, densa di musiche pop rock più o meno romantiche, esattamente secondo i canoni dello soft sci-fi che andava di moda nel pieno del boom economico giapponese. "Siamo in 11!" non è quindi l'eccezione, con le sue splendide musiche, il suo ricercato design e il suo essere poco incisivo a livello di crudezza. A parte qualche litigio e diffidenza, il tutto scorre liscio e in nome dei buoni sentimenti.

In definitiva, "Siamo in 11!" è un ottimo thriller leggero, dalla narrazione coinvolgente e densa di misteri, un film fatto veramente col cuore, senza trascurare perizia artistica e stilistica. Un'ottima visione la quale non ha nulla da invidiare ai vari live action americani dello stesso genere. Animazione che diventa buon cinema, insomma.


 1
nndoo

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Siamo in presenza di un vero e proprio piccolo capolavoro d'animazione.
"Siamo in 11" è un lungometraggio del 1986 della durata di un'ora e mezza circa. La storia è ambientata in un futuro lontanissimo fatto di colonizzazioni spaziali e navicelle ultra-tecnologiche. In questa utopia spaziale ha sede la Cosmo Academy, un'accademia militare elitaria, che dà a chi ne fa parte importanti privilegi. E' proprio in questo contesto che viene fuori la nostra storia: protagonisti della vicenda sono, infatti, dei giovani ragazzi che, dopo aver affrontato diversi test, giungono finalmente all'ultima parte dell'esame per entrare a far parte della prestigiosa accademia. Come ultima prova i nostri candidati vengono divisi in gruppi di dieci elementi e vengono mandati su di una navicella, con lo scopo di sopravvivere per tutta la durata dell'esame, quaranta giorni circa. E' proprio a questo punto che i nostri protagonisti fanno una terribile scoperta, in realtà sono undici. Si troveranno quindi costretti loro malgrado a convivere e tentare di individuare l'infiltrato.

E' una storia ricca di fascino e mistero che sa svilupparsi in maniera imprevedibile, niente viene lasciato al caso, i meccanismi psicologici della forzata convivenza emergeranno con fragore, evidenziando le difficoltà e i sospetti. Un'opera corale che però presenta una buona caratterizzazione dei personaggi. Le atmosfere fantascientifiche sono realizzate alla perfezione, l'animazione è buona - ragazzi, consideriamo che è un anime del 1986! La noia non è assolutamente contemplata, non ci sarà un attimo di pausa per lo spettatore, che non sarà in grado di staccare gli occhi dallo schermo e non farà altro che chiedersi chi è in realtà l'undicesimo.

Per concludere, consiglio caldamente la visione. E' un anime sicuramente troppo sconosciuto e ingiustamente sottovalutato, probabilmente l'avremo visto io e solo questi bravi ragazzi che l'hanno recensito prima di me. Detto questo, amanti della fantascienza e soprattutto dei thriller arricchiti da atmosfere di mistero, fatevi avanti, quest'anime aspetta proprio voi!

Batigol

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Batigol

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Siamo in un futuro lontano ed imprecisato.
10 studenti sono all'esame finale per entrare nella prestigiosa Cosmo Academy e giunti al luogo dell'ultima prova scoprono di essere in 11. L'esame, inoltre, per essere superato, richiede loro una permanenza per 53 giorni completamente isolati. Tutti sono spaventati e diffidenti ma decisi a portare a termine la prova. Dopo alcuni primi ostacoli cominciano le prime baruffe e si formano le prime comunelle fino a un crescendo sempre maggiore d'insicurezza. Ricorda molto il romanzo Dieci Piccoli Indiani ma soprattutto il film Nella Mente di un Serial Killer sebbene questo sia ben più crudo di questo OAV

Naco

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Naco

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Quando ho letto di questo OAV, mi sono immediatamente incuriosita: avevo letto opinioni molto positive sul manga e, siccome non ho potuto recuperarlo, l'ho preso immediatamente.
Francamente, vi devo confessare che non so perché neanche io, ma mi sono innamorata di questo film. Sarà che sono una patita di astronomia e fantascienza, e che quindi l'ambientazione mi incuriosiva; sarà che per certi versi mi ha ricordato un giallo, alla "Dieci piccoli indiani" della Christie, romanzo che amo; sarà ancora la presenza di un protagonista con doti particolari quali la telepatia, che mi ha incuriosita; sarà ancora il fatto che ogni personaggio, anche se con pochi tratti e in così poco tempo sia stato così ben descritto; saranno tutte queste cose insieme, ma mi ha davvero colpito, in positivo.
E' una storia semplice, ma nella sua semplicità, particolare: non ci sono mostri da sconfiggere, ma forse c'è un nemico anche peggiore, quale la sfiducia nei propri compagni di viaggio. Perché c'è un undicesimo passeggero e nessuno sa chi sia.
Insomma, è un OAV che vi consiglio: sarete così presi da ciò che succede agli occupanti dell'astronave che alla fine, forse, anche voi come me, vi dimenticherete che c'è "qualcuno di troppo" a bordo: ma del resto, cosa importa?