Ulisse 31
Nel 31° secolo, durante il viaggio di ritorno verso la Terra dalla base stellare di Troia, al comando dell'enorme astronave Odissea, Ulisse ha la malaugurata idea di salvare il figlio Telemaco, e i giovani alieni Themis e Numaios, dall'essere sacrificati dai servi del gigante biomeccanico Ciclope. In questo modo suscita però la collera dei potenti e misteriosi dèi, creatori del gigante, i quali attirano l'Odissea nello sconosciuto universo dell'Olimpo, loro soggetto, cancellano dalla memoria di Sirca (il computer di navigazione dell'Odissea), la rotta per la Terra, e decretano che tutti i compagni di Ulisse siano posti in animazione sospesa - tranne Telemaco e Themis, sembra che la maledizione non funzioni sui bambini, forse per maledire ulteriormente Ulisse, che dovrà averli intorno - finché questo non avrà trovato il Regno di Ade e, da lì, la rotta verso casa.
"Ulisse 31" è una coproduzione franco-giapponese del 1981; prodotto da Jean Chalopin, patron della DIC Entertainment, animato dalla Tokyo Movie Shinsha; si avvale del character design di Shingo Araki (negli anni successivi la DIC produrrà in questo modo diverse altre opere, ad es. "Esteban e le misteriose Città d'oro" o il celebre "Ispettore Gadget"). Inizialmente l'anime era destinato al solo mercato europeo - in Giappone sarà trasmesso solo nel 1988.
Da un punto di vista qualitativo... diciamo che la serie è peggio della bellissima "Odissea" televisiva di Franco Rossi del 1968, ma molto meglio della steroidea "Odissea" di Andrei Konchalovsky del 1997, che ogni tanto passa per le reti Mediaset. Gli episodi narrati non sono fedeli al racconto omerico - alcuni non sono riportati, altri sono presi da altri miti greci, e altri ancora inventati di sana pianta - e a volte neanche al significato originale degli episodi, ma sono fedeli allo "spirito" dell'opera. Che pena, ad esempio, nell'Odissea di Konchalovsky, vedere Circe trasformata nella banale tenutaria di un tempio del piacere, e come è diversa e grandiosa la Circe di "Ulisse 31", costruttrice di una biblioteca in grado di fornirle un sapere così grande da sfidare gli dèi, i quali quindi troveranno il modo di utilizzare il loro nemico Ulisse contro di lei.
Certamente non sono tutte rose. In omaggio alla pratica di inserire una mascotte "per divertire i bambini", molto in voga all'epoca (e non scomparsa neanche oggi) è presente il personaggio del goffo robottino Nono, comunque in una parte più utile alla trama di tanti suoi consimili.
Da un punto di vista tecnico, eccellente è il reparto sonoro, composto da Denny Crockett e Ike Egan, un rock progressivo, orchestrale, epico e grandioso, ma nell'edizione giapponese la colonna sonora, per ignote ragioni, è diversa. Ottimi sono gli sfondi, mentre i disegni dei personaggi e le animazioni soffrono degli alti e bassi tipici dell'animazione nipponica a cavallo degli anni '70 e '80.
L'adattamento italiano infine, inusualmente per il periodo, non è molto buono, e molti dialoghi suonano artefatti e poco naturali.
"Ulisse 31" è una coproduzione franco-giapponese del 1981; prodotto da Jean Chalopin, patron della DIC Entertainment, animato dalla Tokyo Movie Shinsha; si avvale del character design di Shingo Araki (negli anni successivi la DIC produrrà in questo modo diverse altre opere, ad es. "Esteban e le misteriose Città d'oro" o il celebre "Ispettore Gadget"). Inizialmente l'anime era destinato al solo mercato europeo - in Giappone sarà trasmesso solo nel 1988.
Da un punto di vista qualitativo... diciamo che la serie è peggio della bellissima "Odissea" televisiva di Franco Rossi del 1968, ma molto meglio della steroidea "Odissea" di Andrei Konchalovsky del 1997, che ogni tanto passa per le reti Mediaset. Gli episodi narrati non sono fedeli al racconto omerico - alcuni non sono riportati, altri sono presi da altri miti greci, e altri ancora inventati di sana pianta - e a volte neanche al significato originale degli episodi, ma sono fedeli allo "spirito" dell'opera. Che pena, ad esempio, nell'Odissea di Konchalovsky, vedere Circe trasformata nella banale tenutaria di un tempio del piacere, e come è diversa e grandiosa la Circe di "Ulisse 31", costruttrice di una biblioteca in grado di fornirle un sapere così grande da sfidare gli dèi, i quali quindi troveranno il modo di utilizzare il loro nemico Ulisse contro di lei.
Certamente non sono tutte rose. In omaggio alla pratica di inserire una mascotte "per divertire i bambini", molto in voga all'epoca (e non scomparsa neanche oggi) è presente il personaggio del goffo robottino Nono, comunque in una parte più utile alla trama di tanti suoi consimili.
Da un punto di vista tecnico, eccellente è il reparto sonoro, composto da Denny Crockett e Ike Egan, un rock progressivo, orchestrale, epico e grandioso, ma nell'edizione giapponese la colonna sonora, per ignote ragioni, è diversa. Ottimi sono gli sfondi, mentre i disegni dei personaggi e le animazioni soffrono degli alti e bassi tipici dell'animazione nipponica a cavallo degli anni '70 e '80.
L'adattamento italiano infine, inusualmente per il periodo, non è molto buono, e molti dialoghi suonano artefatti e poco naturali.
Questo cartone è tratto dal poema epico "l'Odissea", trasponendolo però in un lontano futuro. La trama deriva ovviamente dal poema, riuscendo a generare uno scenario molto accattivante ed educativo. Il mito del viaggio, la collera degli dei e le varie peripezie incontrate da Ulisse, rivivono molto bene in questo anime dal gusto epico e fantascientifico. Gli episodi si lasciano guardare senza annoiare mai lo spettatore, riuscendo a tenere alto lo scorrere degli eventi, e le trovate che animano la serie non risultano mai banali e scontate. Ulisse è un anime robusto, profondo, con il giusto mix di azione ed adrenalina, senza però rendere mai noiosa la trama. Il senso mitologico del poema è perfettamente conservato e l'ambientazione futuristica si rivela una trovata geniale. Per concludere Ulisse è un anime profondamente consigliato.
Shingo Araki e Michi Himeno... tutte le volte che li nomino come minimo vado in sollucchero... e a quanto pare sono abituati da prima di Saint seiya a farci sognare con l'epic-fantasy, visto come il tema viene trattato e disegnato da loro, detto tra noi, Ulisse è Dragone con la barba, guardatelo bene!
Per quanto riguarda la trama non è che ci sia molto da aggiungere, visto che è il poema omerico rivisitato in chiave avveniristica, dove gli dei dell'Olimpo non sono altro che gli alieni che questo nuovo Itacense deve combattere. Ma ciò che più stupisce di questa serie sono i disegni, sempre all'altezza della storia e quasi mai banali, addirittura dei tratti più robotici del solito che in altre serie da loro disegnate non avevamo mai visto.
Il tema dominante della serie è ovviamente l'amore, il sentimento che sconfigge ogni nefandezza, ogni problema, ogni guerra, ogni dolore interiore e ogni destino avverso, capace di resistere a qualsiasi odore di morte, e a qualsiasi situazione da affrontare. E il tema qui viene rivisitato al pari dell'opera di Omero, in un'Odissea... nello spazio, sembra strano a dirsi, ma è proprio come il titolo del film, c'è anche da dire che nel periodo di realizzazione di questo anime i movie americani ambientati nel futuro andavano molto forti, con alcuni titoli che poi venivano ripresi poi all'interno di opere nipponiche come questa.
Ciò che non convince sono alcune forzature della serie che potevano sicuramente essere evitate, poi l'anime si sarebbe ridotto ad una dozzina di episodi, ma a mia memoria anche i telefilm realizzati in bianco e nero negli anni '60 e '70 avevano a malapena una decina di puntate sul groppone da una novantina di minuti l'una che venivano divise per farne un più largo uso televisivo, però il senso della storia lo si conosce già dai tempi della scuola, quindi mi sembra inutile ricalcarne con alcune "invenzioni" delle gesta che non avrebbero senso in questo contesto.
Per tutto il resto è una serie che consiglio assolutamente di vedere, in cui grandi doppiatori come Giorgio Borghetti e Paolo Ferrari tra i tanti qui presenti hanno prestato le loro voci ai personaggi di questo bell'anime.
Per quanto riguarda la trama non è che ci sia molto da aggiungere, visto che è il poema omerico rivisitato in chiave avveniristica, dove gli dei dell'Olimpo non sono altro che gli alieni che questo nuovo Itacense deve combattere. Ma ciò che più stupisce di questa serie sono i disegni, sempre all'altezza della storia e quasi mai banali, addirittura dei tratti più robotici del solito che in altre serie da loro disegnate non avevamo mai visto.
Il tema dominante della serie è ovviamente l'amore, il sentimento che sconfigge ogni nefandezza, ogni problema, ogni guerra, ogni dolore interiore e ogni destino avverso, capace di resistere a qualsiasi odore di morte, e a qualsiasi situazione da affrontare. E il tema qui viene rivisitato al pari dell'opera di Omero, in un'Odissea... nello spazio, sembra strano a dirsi, ma è proprio come il titolo del film, c'è anche da dire che nel periodo di realizzazione di questo anime i movie americani ambientati nel futuro andavano molto forti, con alcuni titoli che poi venivano ripresi poi all'interno di opere nipponiche come questa.
Ciò che non convince sono alcune forzature della serie che potevano sicuramente essere evitate, poi l'anime si sarebbe ridotto ad una dozzina di episodi, ma a mia memoria anche i telefilm realizzati in bianco e nero negli anni '60 e '70 avevano a malapena una decina di puntate sul groppone da una novantina di minuti l'una che venivano divise per farne un più largo uso televisivo, però il senso della storia lo si conosce già dai tempi della scuola, quindi mi sembra inutile ricalcarne con alcune "invenzioni" delle gesta che non avrebbero senso in questo contesto.
Per tutto il resto è una serie che consiglio assolutamente di vedere, in cui grandi doppiatori come Giorgio Borghetti e Paolo Ferrari tra i tanti qui presenti hanno prestato le loro voci ai personaggi di questo bell'anime.
Ben venuti signori nell'animazione franco nipponica, dove sceneggiature, personaggi, ambientazioni e montaggio sono realizzati in Europa, ma il disegno è nelle mani nipponiche con risultati ottimi. Mira ad un pubblico giovane, mutua dall'esperienza del mito ellenico e ritorna nel secolo passato con stile cinematografico ricalcato su Lucas e scene pervie delle soluzioni del cineasta anglosassone. Ottimo lavoro che non ha tempo perché le soluzioni cinematografiche sono vera animazione. Per tutti.
"Ulisse 31", ovverosia l'Odissea del 31° secolo, ricordo venne mandato in onda su Rai 1 nel 1983, frutto di una coproduzione nippofrancese (ulteriori informazioni, scarne peraltro, sono reperibili su Wikipedia). La trama, che prendeva appunto spunto (rima!) dall'Odissea di Omero, ne ricalca gli episodi principali. Rammento di essermi appassionato alla serie, in primo luogo perché i personaggi mi sembravano disegnati da Araki - ma posso sbagliarmi - e quindi somigliantissimi a Lady Oscar, uscita pochi mesi prima, e doppiati dai medesimi, straordinari, doppiatori. In secondo luogo, mi piacque la colonna sonora, epica e molto sinfonica. Infine, soprattutto, fui impressionato dalla grafica... splendida, colorata impeccabilmente e, per i fondali, addirittura sbalorditiva! Tutta roba fatta a mano, siori! Una grafica di un livello raramente eguagliato, a mio giudizio, anche nelle produzioni più recenti. Però... e qui siamo alle dolenti note, tolta la confezione, il contenuto si rivelava piuttosto deludente. Anzitutto, le animazioni, a dispetto della grafica ripeto stratosferica, non erano eccelse, anzi... I personaggi, piatti e, nonostante il pedigree, addirittura scialbi, quando non proprio indisponenti (il robottino No-No) o da buttare (la ragazza con i poteri speciali, che affianca Ulisse). I dialoghi li ricordo di una banalità sconcertante... nessun pathos, nessun concetto del nostos... del ritorno... insomma, tutto ciò che rende l'Odissea di Omero immortale, credo sia stata banalizzata al massimo. Un vero peccato, insomma: la classica occasione perduta.
Gli Dei, per punire Ulisse, cancellano dal computer di bordo dell’astronave (che tanto assomiglia all’anello spaziale di “2001 Odiessea nello spazio”, e non è certo un caso) i dati per la rotta di ritorno ad Itaca: questo è l’incipit della serie.
È passato parecchio tempo da quando, ancora bambino, guardavo alla tv questo anime, per cui non ricordo esattamente tutti i dettagli. La trama, come dice il titolo stesso, è liberamente ispirata al classico della letteratura della Grecia antica (l’Odissea), ma anche ad altri episodi della mitologia ellenica (il primo che mi viene in mente, è quello di Sisifo e della sua immane ed inutile fatica), ma ci sono anche situazioni create dalla pura fantasia dello sceneggiatore; ovviamente, invece che nel mare mediterraneo, Ulisse viaggia nello spazio insieme a suo figlio Telemaco e a un robottino tuttofare.
L’originalità dell’anime sta nel fatto di unire elementi classici con ambientazioni futuristiche, in cui Ulisse affronta le prove, predisposte dagli Dei, che deve superare per poter tornare dalla sua Penelope, in un mix strano, ma ben riuscito.
È passato parecchio tempo da quando, ancora bambino, guardavo alla tv questo anime, per cui non ricordo esattamente tutti i dettagli. La trama, come dice il titolo stesso, è liberamente ispirata al classico della letteratura della Grecia antica (l’Odissea), ma anche ad altri episodi della mitologia ellenica (il primo che mi viene in mente, è quello di Sisifo e della sua immane ed inutile fatica), ma ci sono anche situazioni create dalla pura fantasia dello sceneggiatore; ovviamente, invece che nel mare mediterraneo, Ulisse viaggia nello spazio insieme a suo figlio Telemaco e a un robottino tuttofare.
L’originalità dell’anime sta nel fatto di unire elementi classici con ambientazioni futuristiche, in cui Ulisse affronta le prove, predisposte dagli Dei, che deve superare per poter tornare dalla sua Penelope, in un mix strano, ma ben riuscito.