Evelyn e la Magia di un Sogno d'Amore
Premessa: la recensione si riferisce alla versione giapponese e non a quella doppiata in lingua italiana, dunque i nomi utilizzati saranno quelli originali e non farò menzione di doppiaggi o adattamenti nostrani.
Persha Hayami è una vivacissima ragazzina di 11 anni che ha vissuto la sua infanzia in maniera particolare: lontana dai genitori, nelle sterminate e assolate lande dell’Africa, in completa libertà e in compagnia del simpatico etologo Gouken Muroi e di molti animali selvatici, come il suo amico leone Simba.
Viene tuttavia per lei e per Gouken il momento di ritornare nel natio Giappone, dove Persha potrà ricongiungersi con la mamma e il papà, che gestiscono un negozio di alimentari, e il professore riabbracciare i due nipoti, i gemelli Riki e Gaku, cui peraltro Persha vuole un gran bene.
Durante il viaggio in aereo che li riporterà a casa, una turbolenza trasporta la bimba nella dimensione parallela di Lovely Dream, un tempo fiorente regno fatato retto dall’energia dell’amore e dei sogni del mondo umano e adesso ridotto a un inferno di ghiaccio.
La regina di Lovely Dream e i tre piccoli kappa Geragera, Mesomeso e Puripuri scelgono dunque Persha per un’importante missione. Con gli oggetti magici che le donano, la bimba dovrà aiutare le persone in difficoltà e raccogliere dunque energia d’amore che potrà sciogliere la morsa di ghiaccio che imprigiona Lovely Dream.
Per adempiere al suo compito, con una semplice formula magica, Persha potrà trasformarsi in una bellissima diciottenne esperta in qualunque campo (dalla programmazione di computer al wrestling, dal motocross alla recitazione, dalla sicurezza alla moda) e capace, all’occorrenza, di magiche facoltà, con le quali aiuterà i bisognosi e il regno congelato.
Ad accompagnarla nell’impresa, i tre kappa summenzionati ma anche Simba, il suo amico leone, che la bimba trasporterà in Giappone e trasformerà per magia in un simpaticissimo e innocuo gattone parlante.
Comincia dunque per Persha una nuova vita, e la ragazzina che correva libera per la savana dovrà adattarsi alla civiltà, alla scuola, alla vita in famiglia e in città, ma dovrà anche fare fronte a diverse problematiche che sino a quel momento non aveva mai considerato e che invece sono all’ordine del giorno per qualsiasi “normale” ragazzina della sua età, come ad esempio l’amore, incarnato dai due gemelli Riki e Gaku, diversissimi fra loro eppure ugualmente importanti nel cuore della bimba.
Fra nuove amicizie e poteri magici da utilizzare per una missione, Persha non si annoierà di certo, e neppure lo spettatore…
Seconda in ordine cronologico delle celebri serie majokko dello studio Pierrot, Mahou no yousei Persha (nota come Evelyn e la magia di un sogno d’amore in Italia) è una storia deliziosa, che fa dei personaggi il suo più grande punto di forza, a cominciare dalla protagonista.
Persha è un personaggio davvero ben descritto in ogni sfaccettatura, e risulta sin dalle prime battute molto ironico e prodigo di gags per il suo essere una ragazzina cresciuta in mezzo alla savana che dopo tanti anni si affaccia al mondo civile. Questo la porta a essere spontanea, iperattiva, decisa, ma anche dotata di un’ingenuità e di un candore disarmanti, che la mettono spesso nei guai ma al contempo la rendono adorabile.
Come qualsiasi bambina di quell’età, Persha ha una vastissima gamma di emozioni, azioni e sentimenti: si scatena a giocare, si preoccupa se vede un amico giù di morale, si inalbera quando assiste a dei torti, fa i capricci, ride, arrossisce, digrigna i denti, piange, si ingelosisce, litiga con gli amichetti, si dispiace se qualcosa va storto, saltella qua e là, aiuta chi è in difficoltà, vuole bene ai genitori - ai quali però di tanto in tanto disobbedisce - e agli amici, usa i suoi poteri con leggerezza combinando guai a più non posso.
E' una ragazzina frizzante, iperattiva e tenerissima, capace di conquistare, con le sue ingenuità e allegria, alla quale fa da perfetto contraltare il suo alter-ego magico, che, conformemente allo stile in voga negli anni ’80, è una ragazza dotata di gran bellezza e di una bella linea, che dimostra diversi anni in più rispetto alla sua età effettiva e che è davvero un piacere ritrovare in nuove vesti in ogni episodio. E' un angelo dall’eterea bellezza e dal cuore gentile che appare dal nulla e nel nulla scompare dopo aver aiutato le persone in difficoltà e averle fatte tornare a sognare e ad amare. Decisamente un personaggio che avrà fatto battere il cuore a diversi spettatori, all’epoca, e il cui fascino mi sono ritrovato a subire anch’io a distanza di diversi anni dalla prima messa in onda della serie.
Ma, a dispetto del titolo, questa è una serie che non si regge soltanto sulla protagonista, bensì su un cast nutritissimo di ottimi personaggi comprimari, come ad esempio i due gemelli Muroi, lo sportivo e impulsivo Riki e il più calmo e sensibile Gaku, legati a Persha da una profondissima amicizia e da un bel sentimento che Persha ancora non comprende ma che la fa gioire e soffrire.
La storia trabocca di personaggi azzeccatissimi: il bonario e saggio professor Gouken; i due genitori di Persha; Sayo, l’irascibile spasimante di Riki; lo sfortunato insegnante di Persha e i suoi compagni di scuola (la “rivale” Yoyoko, perdutamente innamorata di Gaku, Kishin, fissato con la fotografia, e Touta, panciuto e bonaccione), ma anche i tre litigiosi kappa e l’esilarante Simba, un gatto “alla Giuliano” sempre pronto a fare battute e a provarci con belle ragazze di passaggio.
Sono questi personaggi vivi, simpatici, che mettono immediatamente a suo agio lo spettatore e lo fanno sentire a casa, in un mondo anni ’80 splendidamente costruito e inaspettatamente reale, conforme a quanto mostrato in molte produzioni animate di quegli anni - si vedano ad esempio i personaggi di Riki e Gaku, nel cui look e vestiario non si possono non riconoscere altri ragazzi animati dell'epoca come lo Shun Makabe di Tokimeki Tonight o i Saint di Masami Kurumada. Un mondo che ci regala tenerissimi momenti “slice of life” dove i personaggi possono esprimere i loro sentimenti, vivere e crescere con grande naturalezza e dove si narrano problemi comunissimi come compiti di scuola, rapine e sequestri, celebrità in fuga da una vita opprimente, nascite di fratellini più piccoli in famiglia, rapporti fra genitori e figli, trasferimenti, amori difficili, litigi fra innamorati, amici o parenti. Tali questioni verranno risolte “con un pizzico di magia” da parte della protagonista, la quale, fra una trasformazione e l’altra, crescerà, insegnando diverse cose anche allo spettatore.
Accanto a questa sotto-trama più intimista e quotidiana, poi, se ne sviluppa una più prettamente fantastica, che porta Persha a confrontarsi con diverse creature ultraterrene, come un conte vampiro o una yuki-onna, a viaggiare avanti e indietro nel tempo e dentro libri di favole, ma soprattutto a risolvere la crisi del congelato Lovely Dream, dietro la quale si nasconde qualcosa di più profondo rispetto a quello che si notava nei primi episodi.
Mahou no yousei Persha colpisce i suoi spettatori con la naturalezza della narrazione e la freschezza dei personaggi, è una storia che non ci fa mancare colpi di scena o momenti realmente emozionanti, fino ad arrivare a un gruppo di episodi finali forse un po’ aperti ma molto coinvolgenti e toccanti, laddove è chiaro e palese che i personaggi non sono più gli stessi dell’inizio della storia, ma diversi sentimenti si sono mossi nei loro cuori nel corso delle vicende e tutti quanti, a cominciare dalla stessa protagonista, sono un po’ cresciuti.
Ciò che colpisce, tuttavia, non sono soltanto trama e personaggi, ma anche il comparto tecnico. Sui disegni realizzati dalla bravissima Akemi Takada e dal suo staff, naturalmente, non si può mai eccepire nulla. Sempre curatissimi e gradevoli, capaci di riprodurre le più disparate emozioni e personaggi di qualsiasi genere e di donare gran fascino e simpatia a ciascuno di loro.
Animazioni e colori, a più di vent’anni di distanza, non appaiono il massimo, ma a mio avviso lo spettatore sarà talmente coinvolto che non ci farà neppure caso, e comunque sono più che soddisfacenti.
Bellissimo è il comparto sonoro, che ci regala motivetti davvero curati e adatti ad accompagnare ogni tipo di situazione. “Mishiranu kuni no tripper”, la prima sigla d’apertura, è anche canzone portante della serie, e l’accompagnerà in diversi momenti topici contando anche su un ottimo arrangiamento eseguito al pianoforte. Si tratta di un brano dal sound tipicamente anni ’80 e dal ritmo coinvolgente, che s'imprime perfettamente nella mente di chi si approccia a Mahou no yousei Persha e si rende adattissimo ad accompagnare la serie nei suoi momenti salienti.
Segue poi “Lovely Dream”, la prima, frizzante sigla di chiusura. “Oshare Mesaruna”, la seconda sigla d’apertura, è forse l’unico punto debole della colonna sonora: un tipico motivetto pop anni ’80 senza arte né parte, fortunatamente controbilanciato dalla più briosa e simpatica seconda ending “Daisuki Simba” eseguita dalla doppiatrice di Persha.
Ulteriore punto di forza della serie è poi il doppiaggio giapponese, che schiera alcuni fra i più importanti ed acclamati nomi del campo, a cominciare da Miina Tominaga, tenerissima e assolutamente convincente come Persha bambina, e davvero dolce e sensuale nei panni di Persha diciottenne. Non mancano poi altri grandissimi nomi come Yuu Mizushima, Keiichi Nanba, Yuzuru Fujimoto, Shigeru Chiba, Hideyuki Tanaka, Rika Fukami, Gara Takashima, ma colui che va ricordato più degli altri è un sempre eccezionale Daisuke Gouri, qui nel ruolo di un Simba veramente, ma veramente spassoso.
Mahou no yousei Persha è una serie che s'incastra perfettamente nel fortunato filone delle majokko. Gli elementi caratteristici del genere ci sono tutti e in più abbiamo una maggiore ironia, dovuta all’inusuale protagonista.
Non è un anime perfetto perché prende qualche scivolone nella seconda metà della serie, con l'introduzione di un nuovo personaggio, il folletto Bon Bon, un po' fine a se stesso; con nuovi poteri per la protagonista, che prevedono un cambiamento grafico degli oggetti magici ma non un cambiamento effettivo dei poteri stessi; e con qualche episodio un po' traballante. Senza contare un lieve peggioramento nella colonna sonora dovuto all'introduzione della nuova, anonima, opening e delle sue versioni orchestrate in sottofondo a molte scene. Ma si tratta di piccolezze che a non incidono affatto su una visione piacevolissima.
Mahou no yousei Persha è una storia che mette allegria e buonumore, ma non manca di emozionare, toccare e, sì, anche commuovere.
Un anime davvero tenerissimo e delizioso in ogni sua parte, adattissimo a un pubblico infantile che potrà trarvi molti insegnamenti oltre che identificarsi perfettamente nella protagonista; ma piacerà anche ai più cresciutelli amanti dell’animazione anni ’80, dei majokko, o ai fissati del doppiaggio giapponese - il sottoscritto, che incarna un po’ tutte e tre queste tipologie di persona, se l’è davvero goduta, questa visione.
Potrà sembrare semplice o infantile, ma è una serie che ha moltissime frecce al suo arco e che si rivela inaspettatamente molto coinvolgente. Ai suoi personaggi, davvero, ci si affeziona, e il pensiero di doverli lasciare, nel toccante ultimo episodio, sarà quasi insostenibile.
Mahou no yousei Persha è una piccola perla dell’animazione anni ’80, curata in ogni dettaglio e veramente piacevolissima. Consigliato.
Persha Hayami è una vivacissima ragazzina di 11 anni che ha vissuto la sua infanzia in maniera particolare: lontana dai genitori, nelle sterminate e assolate lande dell’Africa, in completa libertà e in compagnia del simpatico etologo Gouken Muroi e di molti animali selvatici, come il suo amico leone Simba.
Viene tuttavia per lei e per Gouken il momento di ritornare nel natio Giappone, dove Persha potrà ricongiungersi con la mamma e il papà, che gestiscono un negozio di alimentari, e il professore riabbracciare i due nipoti, i gemelli Riki e Gaku, cui peraltro Persha vuole un gran bene.
Durante il viaggio in aereo che li riporterà a casa, una turbolenza trasporta la bimba nella dimensione parallela di Lovely Dream, un tempo fiorente regno fatato retto dall’energia dell’amore e dei sogni del mondo umano e adesso ridotto a un inferno di ghiaccio.
La regina di Lovely Dream e i tre piccoli kappa Geragera, Mesomeso e Puripuri scelgono dunque Persha per un’importante missione. Con gli oggetti magici che le donano, la bimba dovrà aiutare le persone in difficoltà e raccogliere dunque energia d’amore che potrà sciogliere la morsa di ghiaccio che imprigiona Lovely Dream.
Per adempiere al suo compito, con una semplice formula magica, Persha potrà trasformarsi in una bellissima diciottenne esperta in qualunque campo (dalla programmazione di computer al wrestling, dal motocross alla recitazione, dalla sicurezza alla moda) e capace, all’occorrenza, di magiche facoltà, con le quali aiuterà i bisognosi e il regno congelato.
Ad accompagnarla nell’impresa, i tre kappa summenzionati ma anche Simba, il suo amico leone, che la bimba trasporterà in Giappone e trasformerà per magia in un simpaticissimo e innocuo gattone parlante.
Comincia dunque per Persha una nuova vita, e la ragazzina che correva libera per la savana dovrà adattarsi alla civiltà, alla scuola, alla vita in famiglia e in città, ma dovrà anche fare fronte a diverse problematiche che sino a quel momento non aveva mai considerato e che invece sono all’ordine del giorno per qualsiasi “normale” ragazzina della sua età, come ad esempio l’amore, incarnato dai due gemelli Riki e Gaku, diversissimi fra loro eppure ugualmente importanti nel cuore della bimba.
Fra nuove amicizie e poteri magici da utilizzare per una missione, Persha non si annoierà di certo, e neppure lo spettatore…
Seconda in ordine cronologico delle celebri serie majokko dello studio Pierrot, Mahou no yousei Persha (nota come Evelyn e la magia di un sogno d’amore in Italia) è una storia deliziosa, che fa dei personaggi il suo più grande punto di forza, a cominciare dalla protagonista.
Persha è un personaggio davvero ben descritto in ogni sfaccettatura, e risulta sin dalle prime battute molto ironico e prodigo di gags per il suo essere una ragazzina cresciuta in mezzo alla savana che dopo tanti anni si affaccia al mondo civile. Questo la porta a essere spontanea, iperattiva, decisa, ma anche dotata di un’ingenuità e di un candore disarmanti, che la mettono spesso nei guai ma al contempo la rendono adorabile.
Come qualsiasi bambina di quell’età, Persha ha una vastissima gamma di emozioni, azioni e sentimenti: si scatena a giocare, si preoccupa se vede un amico giù di morale, si inalbera quando assiste a dei torti, fa i capricci, ride, arrossisce, digrigna i denti, piange, si ingelosisce, litiga con gli amichetti, si dispiace se qualcosa va storto, saltella qua e là, aiuta chi è in difficoltà, vuole bene ai genitori - ai quali però di tanto in tanto disobbedisce - e agli amici, usa i suoi poteri con leggerezza combinando guai a più non posso.
E' una ragazzina frizzante, iperattiva e tenerissima, capace di conquistare, con le sue ingenuità e allegria, alla quale fa da perfetto contraltare il suo alter-ego magico, che, conformemente allo stile in voga negli anni ’80, è una ragazza dotata di gran bellezza e di una bella linea, che dimostra diversi anni in più rispetto alla sua età effettiva e che è davvero un piacere ritrovare in nuove vesti in ogni episodio. E' un angelo dall’eterea bellezza e dal cuore gentile che appare dal nulla e nel nulla scompare dopo aver aiutato le persone in difficoltà e averle fatte tornare a sognare e ad amare. Decisamente un personaggio che avrà fatto battere il cuore a diversi spettatori, all’epoca, e il cui fascino mi sono ritrovato a subire anch’io a distanza di diversi anni dalla prima messa in onda della serie.
Ma, a dispetto del titolo, questa è una serie che non si regge soltanto sulla protagonista, bensì su un cast nutritissimo di ottimi personaggi comprimari, come ad esempio i due gemelli Muroi, lo sportivo e impulsivo Riki e il più calmo e sensibile Gaku, legati a Persha da una profondissima amicizia e da un bel sentimento che Persha ancora non comprende ma che la fa gioire e soffrire.
La storia trabocca di personaggi azzeccatissimi: il bonario e saggio professor Gouken; i due genitori di Persha; Sayo, l’irascibile spasimante di Riki; lo sfortunato insegnante di Persha e i suoi compagni di scuola (la “rivale” Yoyoko, perdutamente innamorata di Gaku, Kishin, fissato con la fotografia, e Touta, panciuto e bonaccione), ma anche i tre litigiosi kappa e l’esilarante Simba, un gatto “alla Giuliano” sempre pronto a fare battute e a provarci con belle ragazze di passaggio.
Sono questi personaggi vivi, simpatici, che mettono immediatamente a suo agio lo spettatore e lo fanno sentire a casa, in un mondo anni ’80 splendidamente costruito e inaspettatamente reale, conforme a quanto mostrato in molte produzioni animate di quegli anni - si vedano ad esempio i personaggi di Riki e Gaku, nel cui look e vestiario non si possono non riconoscere altri ragazzi animati dell'epoca come lo Shun Makabe di Tokimeki Tonight o i Saint di Masami Kurumada. Un mondo che ci regala tenerissimi momenti “slice of life” dove i personaggi possono esprimere i loro sentimenti, vivere e crescere con grande naturalezza e dove si narrano problemi comunissimi come compiti di scuola, rapine e sequestri, celebrità in fuga da una vita opprimente, nascite di fratellini più piccoli in famiglia, rapporti fra genitori e figli, trasferimenti, amori difficili, litigi fra innamorati, amici o parenti. Tali questioni verranno risolte “con un pizzico di magia” da parte della protagonista, la quale, fra una trasformazione e l’altra, crescerà, insegnando diverse cose anche allo spettatore.
Accanto a questa sotto-trama più intimista e quotidiana, poi, se ne sviluppa una più prettamente fantastica, che porta Persha a confrontarsi con diverse creature ultraterrene, come un conte vampiro o una yuki-onna, a viaggiare avanti e indietro nel tempo e dentro libri di favole, ma soprattutto a risolvere la crisi del congelato Lovely Dream, dietro la quale si nasconde qualcosa di più profondo rispetto a quello che si notava nei primi episodi.
Mahou no yousei Persha colpisce i suoi spettatori con la naturalezza della narrazione e la freschezza dei personaggi, è una storia che non ci fa mancare colpi di scena o momenti realmente emozionanti, fino ad arrivare a un gruppo di episodi finali forse un po’ aperti ma molto coinvolgenti e toccanti, laddove è chiaro e palese che i personaggi non sono più gli stessi dell’inizio della storia, ma diversi sentimenti si sono mossi nei loro cuori nel corso delle vicende e tutti quanti, a cominciare dalla stessa protagonista, sono un po’ cresciuti.
Ciò che colpisce, tuttavia, non sono soltanto trama e personaggi, ma anche il comparto tecnico. Sui disegni realizzati dalla bravissima Akemi Takada e dal suo staff, naturalmente, non si può mai eccepire nulla. Sempre curatissimi e gradevoli, capaci di riprodurre le più disparate emozioni e personaggi di qualsiasi genere e di donare gran fascino e simpatia a ciascuno di loro.
Animazioni e colori, a più di vent’anni di distanza, non appaiono il massimo, ma a mio avviso lo spettatore sarà talmente coinvolto che non ci farà neppure caso, e comunque sono più che soddisfacenti.
Bellissimo è il comparto sonoro, che ci regala motivetti davvero curati e adatti ad accompagnare ogni tipo di situazione. “Mishiranu kuni no tripper”, la prima sigla d’apertura, è anche canzone portante della serie, e l’accompagnerà in diversi momenti topici contando anche su un ottimo arrangiamento eseguito al pianoforte. Si tratta di un brano dal sound tipicamente anni ’80 e dal ritmo coinvolgente, che s'imprime perfettamente nella mente di chi si approccia a Mahou no yousei Persha e si rende adattissimo ad accompagnare la serie nei suoi momenti salienti.
Segue poi “Lovely Dream”, la prima, frizzante sigla di chiusura. “Oshare Mesaruna”, la seconda sigla d’apertura, è forse l’unico punto debole della colonna sonora: un tipico motivetto pop anni ’80 senza arte né parte, fortunatamente controbilanciato dalla più briosa e simpatica seconda ending “Daisuki Simba” eseguita dalla doppiatrice di Persha.
Ulteriore punto di forza della serie è poi il doppiaggio giapponese, che schiera alcuni fra i più importanti ed acclamati nomi del campo, a cominciare da Miina Tominaga, tenerissima e assolutamente convincente come Persha bambina, e davvero dolce e sensuale nei panni di Persha diciottenne. Non mancano poi altri grandissimi nomi come Yuu Mizushima, Keiichi Nanba, Yuzuru Fujimoto, Shigeru Chiba, Hideyuki Tanaka, Rika Fukami, Gara Takashima, ma colui che va ricordato più degli altri è un sempre eccezionale Daisuke Gouri, qui nel ruolo di un Simba veramente, ma veramente spassoso.
Mahou no yousei Persha è una serie che s'incastra perfettamente nel fortunato filone delle majokko. Gli elementi caratteristici del genere ci sono tutti e in più abbiamo una maggiore ironia, dovuta all’inusuale protagonista.
Non è un anime perfetto perché prende qualche scivolone nella seconda metà della serie, con l'introduzione di un nuovo personaggio, il folletto Bon Bon, un po' fine a se stesso; con nuovi poteri per la protagonista, che prevedono un cambiamento grafico degli oggetti magici ma non un cambiamento effettivo dei poteri stessi; e con qualche episodio un po' traballante. Senza contare un lieve peggioramento nella colonna sonora dovuto all'introduzione della nuova, anonima, opening e delle sue versioni orchestrate in sottofondo a molte scene. Ma si tratta di piccolezze che a non incidono affatto su una visione piacevolissima.
Mahou no yousei Persha è una storia che mette allegria e buonumore, ma non manca di emozionare, toccare e, sì, anche commuovere.
Un anime davvero tenerissimo e delizioso in ogni sua parte, adattissimo a un pubblico infantile che potrà trarvi molti insegnamenti oltre che identificarsi perfettamente nella protagonista; ma piacerà anche ai più cresciutelli amanti dell’animazione anni ’80, dei majokko, o ai fissati del doppiaggio giapponese - il sottoscritto, che incarna un po’ tutte e tre queste tipologie di persona, se l’è davvero goduta, questa visione.
Potrà sembrare semplice o infantile, ma è una serie che ha moltissime frecce al suo arco e che si rivela inaspettatamente molto coinvolgente. Ai suoi personaggi, davvero, ci si affeziona, e il pensiero di doverli lasciare, nel toccante ultimo episodio, sarà quasi insostenibile.
Mahou no yousei Persha è una piccola perla dell’animazione anni ’80, curata in ogni dettaglio e veramente piacevolissima. Consigliato.
La maghetta in questione, uscita dalle sacre mani dello Studio Pierrot, capace di capolavori in questo settore, si prende una specie di "pausa", a livello di canovaccio della trama, rispetto agli stilemi dello studio.
La protagonista in questione è sempre una maghetta, o comunque all'interno ci sono incantesimi da cui dipendono le sorti della trama, ma a mio avviso c'è meno visibilità rispetto a personaggi come Creamy ed Emi, che puntavano molto sull'egocentrismo. Diciamo che questo, in Evelyn, è un tema-ombra rispetto alle altre due serie citate, ma non manca comunque di particolari degni di nota all'interno della trama.
Rispetto alla trama, un tantino scadente, i disegni invece sono fatti molto bene, e le storie che vengono narrate all'interno delle serie, pur nella loro semplicità, ne giovano di questo trattamento artistico.
La trama comporta però un elemento valido superiore alla magia spruzzata all'interno dell'opera: il calore. Il calore che viene visto nel suo termine più ampio, il calore dell'Africa, terra che ha ospitato una bella parte di vita della protagonista, con tutti i suoi colori caldi e forti allo stesso tempo; poi il calore degli amici e della famiglia che è stato immancabile nella sua crescita, e infine il calore umano, uno dei temi dominanti di questa saga.
Il bello di quest'opera viene appunto dal calore che diventa amore, e che a sua volta viene raccolto in un caloroso abbraccio per evitare la fine dell'amore stesso. La trama gioca molto su queste rime e su questi termini, volti a sottolineare l'importanza di avere sempre qualcuno accanto nella vita di tutti i giorni, di ciò, con lo scorrere degli episodi, la protagonista si farà paladina.
Da sottolineare è la grande capacità vocale data da Dania Cericola nel prestare la voce a questo personaggio, che ne evidenzia particolarmente le emozioni episodio dopo episodio.
La morale dell'autore è senza dubbio utopica, quella di un mondo lontano da ogni tipo di odio e risentimento, dove c'è spazio per il calore dell'amore per tutti. Ma in tempi moderni come questi, dove il freddo dell'odio continua ad alimentarsi e a sottomettere l'amore, è un concetto che perde il suo significato, e sarebbe bello, come accade in quest'opera, sostenere il contrario.
Rispetto all'egocentrismo di Creamy ed Emi, quest'anime propone delle teorie "cuoricentristiche", e quindi più vicine alla realtà, nonostante le magiche atmosfere di cui è intrisa l'opera.
La protagonista in questione è sempre una maghetta, o comunque all'interno ci sono incantesimi da cui dipendono le sorti della trama, ma a mio avviso c'è meno visibilità rispetto a personaggi come Creamy ed Emi, che puntavano molto sull'egocentrismo. Diciamo che questo, in Evelyn, è un tema-ombra rispetto alle altre due serie citate, ma non manca comunque di particolari degni di nota all'interno della trama.
Rispetto alla trama, un tantino scadente, i disegni invece sono fatti molto bene, e le storie che vengono narrate all'interno delle serie, pur nella loro semplicità, ne giovano di questo trattamento artistico.
La trama comporta però un elemento valido superiore alla magia spruzzata all'interno dell'opera: il calore. Il calore che viene visto nel suo termine più ampio, il calore dell'Africa, terra che ha ospitato una bella parte di vita della protagonista, con tutti i suoi colori caldi e forti allo stesso tempo; poi il calore degli amici e della famiglia che è stato immancabile nella sua crescita, e infine il calore umano, uno dei temi dominanti di questa saga.
Il bello di quest'opera viene appunto dal calore che diventa amore, e che a sua volta viene raccolto in un caloroso abbraccio per evitare la fine dell'amore stesso. La trama gioca molto su queste rime e su questi termini, volti a sottolineare l'importanza di avere sempre qualcuno accanto nella vita di tutti i giorni, di ciò, con lo scorrere degli episodi, la protagonista si farà paladina.
Da sottolineare è la grande capacità vocale data da Dania Cericola nel prestare la voce a questo personaggio, che ne evidenzia particolarmente le emozioni episodio dopo episodio.
La morale dell'autore è senza dubbio utopica, quella di un mondo lontano da ogni tipo di odio e risentimento, dove c'è spazio per il calore dell'amore per tutti. Ma in tempi moderni come questi, dove il freddo dell'odio continua ad alimentarsi e a sottomettere l'amore, è un concetto che perde il suo significato, e sarebbe bello, come accade in quest'opera, sostenere il contrario.
Rispetto all'egocentrismo di Creamy ed Emi, quest'anime propone delle teorie "cuoricentristiche", e quindi più vicine alla realtà, nonostante le magiche atmosfere di cui è intrisa l'opera.
Ho appena finito di vedere tutta la serie "Evelyn e la magia di un sogno d'amore".
Creato dallo studio Pierrot che ha dato i natali a Creamy Emi e Sandy, Evelyn dopo i fasti di Creamy non presenta però le stesse dinamiche della serie fatta prima.
L'opera è molto più fanciullesca, i protagonisti interagiscono tra loro in maniera più infantile e a volte quasi superficiale.
Gli amichetti(un leone trasformato in un gatto e 3 folletti) che accompagnano la protagonista nel difficile compito di assorbire l'energia dell'amore sono simpatici ma sfruttati male, visto la loro verve comica viene espressa solo in alcuni momenti.
Le musiche tuttavia non deluderanno perchè risulteranno molto romantiche ed emozionanti.
Il finale l'ho trovato alquanto insipido e forse più triste del previsto... non ho riscontrato l'ironia, il carisma e il divertimento che c'erano in Creamy.
Avevo seguito l'anime quando l'avevano trasmesso negli anni 80 e l'ho rivisto ricordandolo migliore: mi ero sbagliato.
Gli do 7 solo perchè è comunque un pezzo "d'epoca".
Creato dallo studio Pierrot che ha dato i natali a Creamy Emi e Sandy, Evelyn dopo i fasti di Creamy non presenta però le stesse dinamiche della serie fatta prima.
L'opera è molto più fanciullesca, i protagonisti interagiscono tra loro in maniera più infantile e a volte quasi superficiale.
Gli amichetti(un leone trasformato in un gatto e 3 folletti) che accompagnano la protagonista nel difficile compito di assorbire l'energia dell'amore sono simpatici ma sfruttati male, visto la loro verve comica viene espressa solo in alcuni momenti.
Le musiche tuttavia non deluderanno perchè risulteranno molto romantiche ed emozionanti.
Il finale l'ho trovato alquanto insipido e forse più triste del previsto... non ho riscontrato l'ironia, il carisma e il divertimento che c'erano in Creamy.
Avevo seguito l'anime quando l'avevano trasmesso negli anni 80 e l'ho rivisto ricordandolo migliore: mi ero sbagliato.
Gli do 7 solo perchè è comunque un pezzo "d'epoca".
Evelyn è la seconda maghetta anni '80 ad essere uscita dal celebre studio Pierrot, ma presenta caratteristiche uniche rispetto ad altre maghette. Non ci troviamo di fronte alla ragazzina che cresce per diventare un'idol ed inoltre le sue avventure sono caratterizzate da uno scopo di fondo che è quello di recuperare l'energia dell'amore, e quindi non si tratta del semplice vivere quotidiano. Nella serie permane un tono divertito e canzonatorio che rende la serie molto piacevole da seguire.