Le ali di Honneamise
Gli anime non finiranno mai di stupirmi e di insegnarmi qualcosa.
Apparentemente questo non è altro che un film steampunk, realizzato da una giovane Gainax, in cui si immagina la difficile scalata per la conquista dello spazio, per l'ottenimento del primo uomo tra le stelle. Tutto sembra così comicamente assurdo, con i militari che indossano uniformi senza senso, gli scienziati che sono quasi tutti vecchie mummie, il protagonista senza spina dorsale. Sembra quasi di stare in "Sturmtruppen". Ma ben presto la storia si rivelerà davvero molto seria, con il protagonista che prenderà coscienza di sé e troverà coraggio, ma anche l'amore in una giovane ragazza. Poi, quando tutto sembrerà girare per il meglio, il gioco cinico e machiavellico della politica rimetterà tutto in discussione: il governo non crede che il progetto funzioni, e avrebbe voluto chiuderlo da tempo, ma decide di proseguire solo perché il missile venga catturato, prima del lancio, da una nazione vicina, così da giustificarne la richiesta di danni "astronomici" e finendo così col guadagnarci pure.
I temi sono davvero tantissimi, l'amore, la religione, l'evoluzione umana, la domanda se nei millenni l'uomo abbia fatto davvero dei progressi. Ma anche il senso di andare nello spazio, dati i suoi alti costi. Ma vi è anche la religione, rappresentata dalla giovane ragazza e dalla scena finale. Ma credo che gli assi nella manica di questo film siano altri due. Uno è dato dalla semplicità, una semplicità degna de "Il piccolo principe": qui tutto è descritto con la naturalezza e la semplicità di un bambino, senza retorica. Tutto è semplice, naturale, anche temi difficili, come il modo tragicomico con cui si conclude la feroce rissa a metà film o la scena scabrosa in cui il nostro, in un momento di debolezza, maltratta gravemente la giovane ragazza. Ma lei, sapendo e credendo che lui sia una brava persona, lo perdona subito.
Ma ancora più grande è il secondo tema, ed è proprio questa la cosa che mi è stata insegnata dalla visione del film, ovvero che non sia necessario fare un documentario per insegnare la storia, ma che sia possibile farlo in maniera forse migliore, creando una storia in un mondo alternativo, ma in cui i protagonisti vivono gli eventi che si vogliono narrare. In questo caso non ripercorriamo forse la saga del volo di Gagarin e dei primi astronauti in un modo molto reale? Gli ultimi minuti, proprio per questo, risultano stupendi, roba da sorbirsi i precedenti cento e passa minuti anche solo per vederli.
La grafica e la regia sono ottime, tanto da non stonare nemmeno dopo tanti anni. I fondali, poi, sono da urlo. Unici difetti sono la colonna sonora, buona ma non sempre convincente, e il ritmo, decisamente un po' lento, ma la lentezza del film non costituisce certo un problema. Del resto, chi ha visto "Casa Howard" sarà in grado di sopportare qualsiasi cosa.
In conclusione, mi ero rifiutato per anni di vedere questo film, considerandolo uno steampunk inutile, ma mi sono ricreduto alla grande, tanto che lo farei vedere anche nelle scuole, per avvicinare i giovani alla lunga e faticosa corsa verso lo spazio, facendogliela vivere sulla loro pelle.
Uno splendido film ingiustamente sottovalutato e che non ha nulla da invidiare al ben più quotato "Akira", cui assegno, dati i meriti educativi succitati, un bel 9.
P.S. Non dimenticate mai che l'essenziale è invisibile.
Apparentemente questo non è altro che un film steampunk, realizzato da una giovane Gainax, in cui si immagina la difficile scalata per la conquista dello spazio, per l'ottenimento del primo uomo tra le stelle. Tutto sembra così comicamente assurdo, con i militari che indossano uniformi senza senso, gli scienziati che sono quasi tutti vecchie mummie, il protagonista senza spina dorsale. Sembra quasi di stare in "Sturmtruppen". Ma ben presto la storia si rivelerà davvero molto seria, con il protagonista che prenderà coscienza di sé e troverà coraggio, ma anche l'amore in una giovane ragazza. Poi, quando tutto sembrerà girare per il meglio, il gioco cinico e machiavellico della politica rimetterà tutto in discussione: il governo non crede che il progetto funzioni, e avrebbe voluto chiuderlo da tempo, ma decide di proseguire solo perché il missile venga catturato, prima del lancio, da una nazione vicina, così da giustificarne la richiesta di danni "astronomici" e finendo così col guadagnarci pure.
I temi sono davvero tantissimi, l'amore, la religione, l'evoluzione umana, la domanda se nei millenni l'uomo abbia fatto davvero dei progressi. Ma anche il senso di andare nello spazio, dati i suoi alti costi. Ma vi è anche la religione, rappresentata dalla giovane ragazza e dalla scena finale. Ma credo che gli assi nella manica di questo film siano altri due. Uno è dato dalla semplicità, una semplicità degna de "Il piccolo principe": qui tutto è descritto con la naturalezza e la semplicità di un bambino, senza retorica. Tutto è semplice, naturale, anche temi difficili, come il modo tragicomico con cui si conclude la feroce rissa a metà film o la scena scabrosa in cui il nostro, in un momento di debolezza, maltratta gravemente la giovane ragazza. Ma lei, sapendo e credendo che lui sia una brava persona, lo perdona subito.
Ma ancora più grande è il secondo tema, ed è proprio questa la cosa che mi è stata insegnata dalla visione del film, ovvero che non sia necessario fare un documentario per insegnare la storia, ma che sia possibile farlo in maniera forse migliore, creando una storia in un mondo alternativo, ma in cui i protagonisti vivono gli eventi che si vogliono narrare. In questo caso non ripercorriamo forse la saga del volo di Gagarin e dei primi astronauti in un modo molto reale? Gli ultimi minuti, proprio per questo, risultano stupendi, roba da sorbirsi i precedenti cento e passa minuti anche solo per vederli.
La grafica e la regia sono ottime, tanto da non stonare nemmeno dopo tanti anni. I fondali, poi, sono da urlo. Unici difetti sono la colonna sonora, buona ma non sempre convincente, e il ritmo, decisamente un po' lento, ma la lentezza del film non costituisce certo un problema. Del resto, chi ha visto "Casa Howard" sarà in grado di sopportare qualsiasi cosa.
In conclusione, mi ero rifiutato per anni di vedere questo film, considerandolo uno steampunk inutile, ma mi sono ricreduto alla grande, tanto che lo farei vedere anche nelle scuole, per avvicinare i giovani alla lunga e faticosa corsa verso lo spazio, facendogliela vivere sulla loro pelle.
Uno splendido film ingiustamente sottovalutato e che non ha nulla da invidiare al ben più quotato "Akira", cui assegno, dati i meriti educativi succitati, un bel 9.
P.S. Non dimenticate mai che l'essenziale è invisibile.
Talvolta, e pure con una certa frequenza, mi capita di concedere una seconda possibilità a un film/serie che alla prima visione mi ha lasciato interdetto o perplesso: mi dico che magari mi è sfuggito qualcosa o che forse la prima volta non ero dell'umore giusto, e a quel punto procedo con l'eventuale rivalutazione dell'opera di turno. Con la seconda visione di Le ali di Honneamise, lungo filmone di due ore datato 1987, nonché primo lungometraggio animato dello Studio GAINAX, purtroppo si è verificata una svalutazione definitiva. Se già la prima volta ero rimasto pressoché indifferente, con la nuova visione ho provato in aggiunta noia e frustrazione. Perché un film così ben fatto e con un climax finale comunque d'effetto è a malapena sufficiente per i miei gusti? Prima di dare una risposta a tale quesito, fornirò una breve sintesi della trama.
Il contesto sul quale si basa l'ambientazione del film ricorda da vicino la corsa alla "conquista" dello spazio che ha caratterizzato parte del periodo storico della cosiddetta Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica: in Honneamise, infatti, due nazioni in opposizione tra loro si adoperano per concorrere l'una contro l'altra al fine di conquistare la volta celeste e assicurarsi così la supremazia sul cosmo e sul pianeta. Il protagonista della vicenda, tale Shiro Lhadatt, fa parte di uno dei due schieramenti: in breve, è un individuo scialbissimo e quasi senza carattere che aspira alla carriera di astronauta. Tuttavia, la sua vita è destinata a cambiare grazie a un progetto per una nave spaziale, del cui pilotaggio sarà incaricato lui stesso, e per via dell'incontro con Riquinni, una ragazza particolarmente religiosa mossa da una fede incrollabile in un essere superiore e in un domani migliore. Tra un ostacolo e l'altro, anche per quanto riguarda la sua singolare relazione con Riquinni, alla fine Shiro raggiungerà il suo sogno, ma ciò che resta allo spettatore è solo amarezza: l'ambizione del protagonista trova soddisfazione e non si prova nulla, né gioia né commozione, nulla. Qual è il problema, dunque?
Certo il messaggio pacifista regalatoci dal finale è encomiabile, ma in sostanza resta soffocato da una sceneggiatura zoppicante (come dimostrano intere sequenze sulle quali aleggia un senso di noia assoluta) e strutturata male (i primi novanta minuti circa sono caratterizzati da una lentezza asfissiante, mentre nella mezz'ora conclusiva finalmente succede qualcosa) che non riesce, insieme alla regia inesperta di Yamaga, a tenere costantemente vivo l'interesse dello spettatore. Ed è un vero peccato se consideriamo che il film sfoggi un comparto audiovisivo davvero di grande qualità, spaziando dall'estrema cura nei dettagli di abiti e strumentazioni scientifiche a un'animazione strabiliante (uno dei direttori dell'animazione era nientemeno che Hideaki Anno, il quale avrebbe cominciato a dare il meglio di sé proprio l'anno seguente con gli OAV di Punta al Top! GunBuster); dal gradevole design dei personaggi di Yoshiyuki Sadamoto (all'epoca agli inizi della sua fulgida carriera e, probabilmente, ancora influenzato dal character design macrossiano di Haruhiko Mikimoto) fino all'orecchiabile colonna sonora del grande Ryūichi Sakamoto (che in questa occasione è quasi sprecato, in realtà). Sfortunatamente, tutto ciò non basta a far sì che una pellicola si regga sulle proprie gambe, inducendomi quindi a dare un voto non superiore alla sufficienza. Dal canto suo, l'edizione italiana a cura della Polygram Video, che distribuì il film in VHS a metà degli anni Novanta per poi non ripubblicarlo più neanche in DVD, è nel complesso buona e i doppiatori milanesi, tra i quali spicca il mitico Ivo De Palma, fanno del loro meglio per dar voce ai personaggi nella nostra lingua. Dopotutto, Le ali di Honneamise non è il peggior film mai prodotto in Giappone, ma lo consiglio soltanto a chi vuole approfondire la propria conoscenza della storia dell'animazione nipponica in sé (quindi solo se si è mossi da una curiosità di tipo "accademico", se mi è concesso l'uso del termine in senso lato) e certamente non a chi vuole invece godersi un bel film e basta. Un vero peccato.
Il contesto sul quale si basa l'ambientazione del film ricorda da vicino la corsa alla "conquista" dello spazio che ha caratterizzato parte del periodo storico della cosiddetta Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica: in Honneamise, infatti, due nazioni in opposizione tra loro si adoperano per concorrere l'una contro l'altra al fine di conquistare la volta celeste e assicurarsi così la supremazia sul cosmo e sul pianeta. Il protagonista della vicenda, tale Shiro Lhadatt, fa parte di uno dei due schieramenti: in breve, è un individuo scialbissimo e quasi senza carattere che aspira alla carriera di astronauta. Tuttavia, la sua vita è destinata a cambiare grazie a un progetto per una nave spaziale, del cui pilotaggio sarà incaricato lui stesso, e per via dell'incontro con Riquinni, una ragazza particolarmente religiosa mossa da una fede incrollabile in un essere superiore e in un domani migliore. Tra un ostacolo e l'altro, anche per quanto riguarda la sua singolare relazione con Riquinni, alla fine Shiro raggiungerà il suo sogno, ma ciò che resta allo spettatore è solo amarezza: l'ambizione del protagonista trova soddisfazione e non si prova nulla, né gioia né commozione, nulla. Qual è il problema, dunque?
Certo il messaggio pacifista regalatoci dal finale è encomiabile, ma in sostanza resta soffocato da una sceneggiatura zoppicante (come dimostrano intere sequenze sulle quali aleggia un senso di noia assoluta) e strutturata male (i primi novanta minuti circa sono caratterizzati da una lentezza asfissiante, mentre nella mezz'ora conclusiva finalmente succede qualcosa) che non riesce, insieme alla regia inesperta di Yamaga, a tenere costantemente vivo l'interesse dello spettatore. Ed è un vero peccato se consideriamo che il film sfoggi un comparto audiovisivo davvero di grande qualità, spaziando dall'estrema cura nei dettagli di abiti e strumentazioni scientifiche a un'animazione strabiliante (uno dei direttori dell'animazione era nientemeno che Hideaki Anno, il quale avrebbe cominciato a dare il meglio di sé proprio l'anno seguente con gli OAV di Punta al Top! GunBuster); dal gradevole design dei personaggi di Yoshiyuki Sadamoto (all'epoca agli inizi della sua fulgida carriera e, probabilmente, ancora influenzato dal character design macrossiano di Haruhiko Mikimoto) fino all'orecchiabile colonna sonora del grande Ryūichi Sakamoto (che in questa occasione è quasi sprecato, in realtà). Sfortunatamente, tutto ciò non basta a far sì che una pellicola si regga sulle proprie gambe, inducendomi quindi a dare un voto non superiore alla sufficienza. Dal canto suo, l'edizione italiana a cura della Polygram Video, che distribuì il film in VHS a metà degli anni Novanta per poi non ripubblicarlo più neanche in DVD, è nel complesso buona e i doppiatori milanesi, tra i quali spicca il mitico Ivo De Palma, fanno del loro meglio per dar voce ai personaggi nella nostra lingua. Dopotutto, Le ali di Honneamise non è il peggior film mai prodotto in Giappone, ma lo consiglio soltanto a chi vuole approfondire la propria conoscenza della storia dell'animazione nipponica in sé (quindi solo se si è mossi da una curiosità di tipo "accademico", se mi è concesso l'uso del termine in senso lato) e certamente non a chi vuole invece godersi un bel film e basta. Un vero peccato.
"Le ali di Honneamise" è stato il film d'animazione giapponese più costoso della storia, perlomeno fino a che il suo primato non è stato scalzato da "Akira". La presenza di un budget stratosferico si vede: la realizzazione tecnica, la qualità dei disegni, la cura nei dettagli sono assolutamente impressionanti. Sorprende che sia il primo lavoro di una neonata casa di produzione, perché dal punto di vista tecnico si rivela un lavoro perfettamente maturo. Ciononostante, il film fu un grosso fiasco al botteghino. E non è difficile capire perché: per dirla senza mezzi termini, il film è una palla. Il budget è quello di un blockbuster, ma per il resto si tratta di un film al limite dello sperimentale, con una forte componente filosofica/esistenzialista. E questo passi: passi anche la combinazione tra ritmo lentissimo e personaggi 'scazzatissimi', ma ciò che ha ucciso il film presso il grande pubblico è la totale assenza di ogni tipo di fanservice sessuale, con una protagonista femminile bruttina e con sex appeal inesistente. A discolpa della Gainax, va detto che ha appreso immediatamente la lezione, e subito dopo "Honneamise" ha inventato il celebre "Gainax bouncing", ovvero il pluricopiato sballonzolio mammellare di "Gunbuster", che diventerà lo standard in quasi tutti gli OVA/serie TV post 1989. Pochi anni dopo, con "Neon Genesis Evangelion", dimostrerà che è possibile passare al grande pubblico qualunque tipo di messaggio, anche esistenzialista/psicologico/esoterico, purché sia accompagnato da tanta gnocca. Ma ai tempi di "Honneamise" questa lezione non era ancora stata appresa. La conseguenza è stata un fiasco di pubblico.
Al di là dei numeri del botteghino, il giudizio sul film dipende dallo spettatore. Chi divide il mondo in élite intelligente e massa ignorante, ponendosi naturalmente nella prima divisione, tenderà ad apprezzare "Honneamise", per la sua sofisticazione, per la presenza di molteplici chiavi di lettura e per i protagonisti decisamente fuori dall'ordinario nella loro estrema ordinarietà; chi invece divide il mondo tra élite spocchiosa e massa ruspante tenderà a non apprezzarlo. Le mie simpatie vanno alla massa ruspante, a chi vuole un messaggio semplice e chiaro, senza troppe sofisticazioni: per questa tipologia di pubblico il film è insoddisfacente, pieno di contraddizioni, ambiguo e per molti versi né carne né pesce. La domanda che rimane dopo la visione è infatti: cosa voleva dire questo film mastodontico nelle sue due ore e passa di durata? Vuole essere una metafora della guerra fredda, della corsa agli armamenti, della conquista dello spazio asservita alla politica? Se è così, quale sarebbe il messaggio? Una denuncia? Una critica? Oppure va tutto bene così? Se si voleva realizzare un critica, un monito, ci voleva un bel finale alla "Dunbine", non il finale moscio che è stato realizzato. Se invece il film voleva essere psicologico, esistenziale, uno slice-of-life che facesse riflettere sull'insensatezza della vita moderna, allora il finale ottimista che ci ritroviamo è a maggior ragione inconsistente. Sarebbe stato molto meglio che il lancio nella spazio si risolvesse nell'ennesimo fallimento, in linea con la poetica del resto del film. Oppure si voleva dare un messaggio positivo, del tipo "sì, può sembrare che la vita non abbia senso, ma volendo possiamo davvero impegnarci e arrivare alle stelle"? In tal caso però si tratta di un messaggio banale che fa a pugni con il livello di sofisticazione del resto del film.
Il problema di "Honneamise" è la troppa carne al fuoco: mescolare politica, religione, psicologia, qualche scena provocatoria (mi riferisco al tentato stupro, versione molto più soft di un'idea che verrà poi riproposta nei primi minuti de "The End of Evangelion") non funziona se il tutto è annegato in mezzo a un mare di tanta noia. Nonostante tutto, bisogna riconoscere al film una notevole originalità e una sostanziale impredicibilità di fondo; ciò non toglie che il produttore che ha avuto l'idea di stanziare tanti fondi per un film del genere sia da licenziare in tronco. "Honneamise" doveva essere un film sperimentale di mezz'ora con un centesimo del budget che ha avuto a disposizione, e allora avrebbe avuto senso. Con un budget da blockbuster bisogna dare al pubblico un blockbuster, nient'altro. Negli anni successivi la Gainax non ha appreso il dare al grande pubblico un messaggio chiaro, ma almeno ha compensato aggiungendo tanta gnocca, per la felicità del pubblico adolescente. E così sono riusciti ad andare in attivo. Deludendo però molti spettatori della vecchia guardia, orfani dei messaggi forti dei primi anni ottanta. Così cambiano i tempi.
Al di là dei numeri del botteghino, il giudizio sul film dipende dallo spettatore. Chi divide il mondo in élite intelligente e massa ignorante, ponendosi naturalmente nella prima divisione, tenderà ad apprezzare "Honneamise", per la sua sofisticazione, per la presenza di molteplici chiavi di lettura e per i protagonisti decisamente fuori dall'ordinario nella loro estrema ordinarietà; chi invece divide il mondo tra élite spocchiosa e massa ruspante tenderà a non apprezzarlo. Le mie simpatie vanno alla massa ruspante, a chi vuole un messaggio semplice e chiaro, senza troppe sofisticazioni: per questa tipologia di pubblico il film è insoddisfacente, pieno di contraddizioni, ambiguo e per molti versi né carne né pesce. La domanda che rimane dopo la visione è infatti: cosa voleva dire questo film mastodontico nelle sue due ore e passa di durata? Vuole essere una metafora della guerra fredda, della corsa agli armamenti, della conquista dello spazio asservita alla politica? Se è così, quale sarebbe il messaggio? Una denuncia? Una critica? Oppure va tutto bene così? Se si voleva realizzare un critica, un monito, ci voleva un bel finale alla "Dunbine", non il finale moscio che è stato realizzato. Se invece il film voleva essere psicologico, esistenziale, uno slice-of-life che facesse riflettere sull'insensatezza della vita moderna, allora il finale ottimista che ci ritroviamo è a maggior ragione inconsistente. Sarebbe stato molto meglio che il lancio nella spazio si risolvesse nell'ennesimo fallimento, in linea con la poetica del resto del film. Oppure si voleva dare un messaggio positivo, del tipo "sì, può sembrare che la vita non abbia senso, ma volendo possiamo davvero impegnarci e arrivare alle stelle"? In tal caso però si tratta di un messaggio banale che fa a pugni con il livello di sofisticazione del resto del film.
Il problema di "Honneamise" è la troppa carne al fuoco: mescolare politica, religione, psicologia, qualche scena provocatoria (mi riferisco al tentato stupro, versione molto più soft di un'idea che verrà poi riproposta nei primi minuti de "The End of Evangelion") non funziona se il tutto è annegato in mezzo a un mare di tanta noia. Nonostante tutto, bisogna riconoscere al film una notevole originalità e una sostanziale impredicibilità di fondo; ciò non toglie che il produttore che ha avuto l'idea di stanziare tanti fondi per un film del genere sia da licenziare in tronco. "Honneamise" doveva essere un film sperimentale di mezz'ora con un centesimo del budget che ha avuto a disposizione, e allora avrebbe avuto senso. Con un budget da blockbuster bisogna dare al pubblico un blockbuster, nient'altro. Negli anni successivi la Gainax non ha appreso il dare al grande pubblico un messaggio chiaro, ma almeno ha compensato aggiungendo tanta gnocca, per la felicità del pubblico adolescente. E così sono riusciti ad andare in attivo. Deludendo però molti spettatori della vecchia guardia, orfani dei messaggi forti dei primi anni ottanta. Così cambiano i tempi.
"Le ali di Honneamise" è il primo film prodotto dalla Gainax nell'ormai lontano 1987. Stiamo parlando di un progetto ambizioso, al quale parteciparono artisti di notevole talento come Hideaki Anno, Yoshiyuki Sadamoto, Ryuichi Sakamoto ed altri nomi risonanti. Inoltre allora risultò essere il film d'animazione giapponese più costoso. Subito dopo questo record fu battuto dal più famoso "Akira". Non ebbe molto successo al cinema, rischiando di mandare in fallimento la Bandai, ma le vendite in VHS andarono molto meglio permettendo di recuperare le spese di produzione.
La storia si sviluppa in un mondo immaginario, molto simile al nostro, nel quale sta per esplodere una violenta guerra tra due nazioni confinanti. Il protagonista è un aspirante astronauta che, oltre a diventare, alla fine della storia, il primo uomo nello spazio, dopo aver conosciuto ed essersi innamorato di una predicatrice, cambierà il suo modo di intendere la vita.
Non comprendo le ragioni del poco successo di "Le ali di Honneamise". E' un film ben fatto sotto tutti i punti d vista. Bisogna considerare che siamo nel 1987, grandi produzioni come questa ancora non erano state fatte e la sceneggiatura tratta argomenti di solito non comuni fino ad allora nell'ambito degli anime. Viene trattato il discorso della religione, dell'esigenza dell'uomo di evolversi in ambito scientifico e soprattutto dell'inutilità della guerra. L'unico neo della sceneggiatura è proprio il fatto che si affrontano tanti argomenti di una certa profondità senza approfondirli completamente. Ma, se devo essere sincero, non risulta neanche essere un calderone confusionale di più concetti come altri anime pretenziosi.
Tecnicamente è molto ben fatto. L'animazione, il character design e gli sfondi sono piacevoli e curati nel dettaglio. La colonna sonora forse è l'unica caratteristica tecnica che non mi ha convinto del tutto. Alterna tratti pregevoli a tratti senza personalità. Forse sono rimasto deluso perché da un grande come Ryuichi Sakamoto, che proprio quell'anno compose la colonna sonora de "L'ultimo Imperatore" con la quale l'anno seguente vinse l'Oscar, mi aspettavo qualcosa di più. Ma questa è più una mia personalissima considerazione che una vera e propria critica.
Non è di certo il miglior anime della storia, ma è un bel film, forse un po' lento, ma vi assicuro che, pur durando due ore, presenta una visione leggera e piacevole. E' un'opera che consiglio agli appassionati di lungo metraggi d'animazione. Anzi, forse chi ama i film giapponesi non può non vederlo.
La storia si sviluppa in un mondo immaginario, molto simile al nostro, nel quale sta per esplodere una violenta guerra tra due nazioni confinanti. Il protagonista è un aspirante astronauta che, oltre a diventare, alla fine della storia, il primo uomo nello spazio, dopo aver conosciuto ed essersi innamorato di una predicatrice, cambierà il suo modo di intendere la vita.
Non comprendo le ragioni del poco successo di "Le ali di Honneamise". E' un film ben fatto sotto tutti i punti d vista. Bisogna considerare che siamo nel 1987, grandi produzioni come questa ancora non erano state fatte e la sceneggiatura tratta argomenti di solito non comuni fino ad allora nell'ambito degli anime. Viene trattato il discorso della religione, dell'esigenza dell'uomo di evolversi in ambito scientifico e soprattutto dell'inutilità della guerra. L'unico neo della sceneggiatura è proprio il fatto che si affrontano tanti argomenti di una certa profondità senza approfondirli completamente. Ma, se devo essere sincero, non risulta neanche essere un calderone confusionale di più concetti come altri anime pretenziosi.
Tecnicamente è molto ben fatto. L'animazione, il character design e gli sfondi sono piacevoli e curati nel dettaglio. La colonna sonora forse è l'unica caratteristica tecnica che non mi ha convinto del tutto. Alterna tratti pregevoli a tratti senza personalità. Forse sono rimasto deluso perché da un grande come Ryuichi Sakamoto, che proprio quell'anno compose la colonna sonora de "L'ultimo Imperatore" con la quale l'anno seguente vinse l'Oscar, mi aspettavo qualcosa di più. Ma questa è più una mia personalissima considerazione che una vera e propria critica.
Non è di certo il miglior anime della storia, ma è un bel film, forse un po' lento, ma vi assicuro che, pur durando due ore, presenta una visione leggera e piacevole. E' un'opera che consiglio agli appassionati di lungo metraggi d'animazione. Anzi, forse chi ama i film giapponesi non può non vederlo.
Le ali di Honneamise è conosciuto come il più grande flop d'animazione del cinema nipponico.
E' infatti un film decisamente fuori dalle righe, ma non nel senso che è strambo: la struttura, la regia e la sceneggiatura hanno un sapore caratteristico a particolare.
La storia procede con un ritmo e uno sviluppo molto naturali, ed è forse proprio questa la vera miniera d'oro di Honneamise.
Quindi non si ha mai la sensazione che le situazioni vengano sbrigate frettolosamente o con troppa calma, e il film scivola addosso lasciandosi guardare con molto piacere, senza mai stufare.
I disegni sono buoni e le animazioni ottime, per l'epoca.
Il tutto è poi pervaso da un messaggio di fondo che verrà esplicato nell'ultima bellissima scena.
Tirando le somme, Le ali di Honneamise è forse l'anime meno "commerciale" che abbia avuto l'onore di vedere, pertanto lo consiglio a chiunque, perché, gusti a parte, è un film importante che merita almeno una visione.
E' infatti un film decisamente fuori dalle righe, ma non nel senso che è strambo: la struttura, la regia e la sceneggiatura hanno un sapore caratteristico a particolare.
La storia procede con un ritmo e uno sviluppo molto naturali, ed è forse proprio questa la vera miniera d'oro di Honneamise.
Quindi non si ha mai la sensazione che le situazioni vengano sbrigate frettolosamente o con troppa calma, e il film scivola addosso lasciandosi guardare con molto piacere, senza mai stufare.
I disegni sono buoni e le animazioni ottime, per l'epoca.
Il tutto è poi pervaso da un messaggio di fondo che verrà esplicato nell'ultima bellissima scena.
Tirando le somme, Le ali di Honneamise è forse l'anime meno "commerciale" che abbia avuto l'onore di vedere, pertanto lo consiglio a chiunque, perché, gusti a parte, è un film importante che merita almeno una visione.
Pensare che Le Ali di Honneamise ha ventitre anni, fa sensazione. Pensare che nell’Ottantasette, in mezzo a tutto quello che conosciamo e che alcuni hanno visto, c’era questo livello di qualità nell’animazione, nei disegni, nei colori e nei fondali, in un video che tiene colpo su colpo agli anni e fino a qualche tempo fa sarebbe stato ancora di primo livello, fa scalpore. Accorgersi che questa è la prima opera cinematografica della Gainax non toglie la meraviglia, ma la motiva con la consapevolezza che adesso abbiamo e che è derivata dalla storia dell’animazione e dalla parte che in essa ha questo studio. Perché Le Ali di Honneamise è in nuce molto di quello che la Gainax ci ha mostrato dopo; è una sorta di apri strada, di tracciante verso diversi itinerari e altri impegni animati. E ciò non comporta soltanto un ottimo comparto tecnico, ma un soggetto di spessore, che c’è anche se con dei difetti abbastanza acuti.
E la durata è uno di questi, perché due ore non sono troppe, ma se gestite in un determinato modo risultano pesanti, a tratti anche troppo, specialmente se hanno la funzione di lungo climax che, nonostante sia spezzato con abilità da accelerazioni d’azione improvvise, e benché sia funzionale anche alla conoscenza a tutto tondo del protagonista e della sua psicologia, è troppo stirato, a tratti estenuante, e di sicuro molto gravoso per la fluidità della narrazione e soprattutto per l’attenzione che seppure per frangenti brevissimi a volte scema.
Il secondo difetto sono le troppe pretese che credo Hiroyuki Hiamaga, regista e sceneggiatore, abbia avuto con la pellicola. Il film è in effetti troppe cose; sono troppe le tematiche messe in mezzo, troppe le riflessioni interne e troppo composito il contenuto, ben espletato in alcune sue parti, forzato invece in altre. Il contesto di una Terra alternativa è sempre coerente, approfondito, ricreato senza lasciare niente al caso, ed è come di consueto un parallelo speculare, un pretesto per parlare di noi in quanto Uomo e in quanto società. Ottimo e sciolto alla perfezione questo nodo, il quale già di per sé implica – e realizza – la trattazione del conflitto psicologico, dei dubbi esistenziali, delle ansie e degli scopi per i quali andare avanti e del crearsi da soli questi scopi, tanto inutili e tanto fondamentali da raggiungere nella ricerca della propria realizzazione. Ciò implica l’espressione del desiderio di non essere limitati, di trascendere la propria finitezza nel tempo e dare a se stessi un senso più ampio, sempre umano ma più grande all’interno di questa loro/nostra piccola Storia. Tutto ciò è messo in scena a volte con ironia distaccata, a volte con serietà scrupolosa, spesso con occhio clinico, sempre addentrandosi nella soggettiva del protagonista Shirotsugh Lhadatt e nel mondo in cui vive, con le sue poche luci e molte ombre, con tutte le storture e follie che forse non sono contingenti ma dipendenti, da noi, e, inerenti, all’Uomo.
Scarso invece il locus religioso, troppo esasperato, quasi caricaturale, se non fosse che il personaggio vuole essere serio, nella caratterizzazione della ragazza Riquinni (oggetto del desiderio di Shiro), la cui fede nel modo in cui è proposta è priva di quella riflessione critica che l’avrebbe resa molto meno scontata di com’è: monocorde e piatta, addirittura fastidiosa come solo alcune sante sanno essere. Gli altri personaggi invece, anche se più o meno di contorno, usando un termine attoriale, sono degli ottimi caratteristi, che per copione dicono poco ma quando lo fanno svolgono appieno la loro parte arricchendo lo scenario umano dell’anime. Il loro sforzo collettivo che spinge il sogno di Shiro è sottolineato più volte, e nell’economia del film ognuno di essi ha un suo perché e un suo spazio, piccolo forse, ma indicativo, che resta.
E proprio le dimensioni, e le distanze, sono molto importanti in Honneamise, sono uno degli oggetti impliciti della pellicola, e quello che si resetta al variare delle distanze e dei rapporti di grandezza è una diversa messa a fuoco delle cose, una percezione altra, più elevata, lontana, dei valori e dei problemi, e dell’importanza di ciò che vediamo accadere. Rimpicciolendo il tutto, restringendo il campo e delimitandolo in uno spazio finito, essendo presenti e coinvolti in prima persona tutto invece si ribalta, le regole e le reazioni sono dettate in altro modo e l’ottica è più vincolata, ha meno scelta o non ne ha nessuna, e questa è una delle "illuminazioni” a posteriori che nascono alla fine della visione globale dell’opera, quando anche le sequenze in apparenza inspiegabili in realtà si scoprono essere funzionali in rapporto al tutto e nient’altro che significati di una volontà concettuale fatta di relazioni messe in immagini.
Molto veritiera e disincantata è pure la rappresentazione della politica e di tutte le sue macchinazioni finalizzate a interessi che sorpassano qualsiasi ragione e ogni umanità in nome della sola opportunità. Di tutto ciò la guerra è la manifestazione finale, l’apoteosi, o meglio la pre-apoteosi che cede però anch’essa per un attimo allo stupore, perché quando si assiste a qualcosa di così grandioso come la sequenza del distacco reale e simbolico da tutte le cose terrene, dalla Storia com’è stata fino a quel momento che cambia tutto – e niente – non ci si può che fermare in un’immobilità smarrita. Sequenza monumentale e meravigliosa per la cui realizzazione la Gainax s’è avvalsa di filmati di repertorio della NASA, con una resa finale fedelissima al reale.
Ma è tutto il comparto tecnico in generale da elogiare, dal character di un giovane Yoshiyuki Sadamoto, che già mette in gioco le sue grandissime espressività e facilità di disegno, alla fotografia e alle luci gestite con perizia magistrale, passando per la direzione delle animazioni affidata a un Hideaki Anno al suo primo grande progetto da responsabile in questo ruolo, lui che poi ha fatto scuola, e non solo in questo settore. Un po’ più nella norma le musiche (Ryuichi Sakamoto), carine, ma che non fanno scalpore, seppure riconoscibilissime nel loro sapore anni ’80, il quale è forse l’unico elemento che ricorda l’età del film. E proprio pensare che un film che ha la mia stessa età sia ancora attuale in molti dei suoi punti fa interrogare su diverse questioni, anche se probabilmente il tutto è solo un anticipare i tempi da parte di uno studio che è stato il precursore di tante cose.
E la durata è uno di questi, perché due ore non sono troppe, ma se gestite in un determinato modo risultano pesanti, a tratti anche troppo, specialmente se hanno la funzione di lungo climax che, nonostante sia spezzato con abilità da accelerazioni d’azione improvvise, e benché sia funzionale anche alla conoscenza a tutto tondo del protagonista e della sua psicologia, è troppo stirato, a tratti estenuante, e di sicuro molto gravoso per la fluidità della narrazione e soprattutto per l’attenzione che seppure per frangenti brevissimi a volte scema.
Il secondo difetto sono le troppe pretese che credo Hiroyuki Hiamaga, regista e sceneggiatore, abbia avuto con la pellicola. Il film è in effetti troppe cose; sono troppe le tematiche messe in mezzo, troppe le riflessioni interne e troppo composito il contenuto, ben espletato in alcune sue parti, forzato invece in altre. Il contesto di una Terra alternativa è sempre coerente, approfondito, ricreato senza lasciare niente al caso, ed è come di consueto un parallelo speculare, un pretesto per parlare di noi in quanto Uomo e in quanto società. Ottimo e sciolto alla perfezione questo nodo, il quale già di per sé implica – e realizza – la trattazione del conflitto psicologico, dei dubbi esistenziali, delle ansie e degli scopi per i quali andare avanti e del crearsi da soli questi scopi, tanto inutili e tanto fondamentali da raggiungere nella ricerca della propria realizzazione. Ciò implica l’espressione del desiderio di non essere limitati, di trascendere la propria finitezza nel tempo e dare a se stessi un senso più ampio, sempre umano ma più grande all’interno di questa loro/nostra piccola Storia. Tutto ciò è messo in scena a volte con ironia distaccata, a volte con serietà scrupolosa, spesso con occhio clinico, sempre addentrandosi nella soggettiva del protagonista Shirotsugh Lhadatt e nel mondo in cui vive, con le sue poche luci e molte ombre, con tutte le storture e follie che forse non sono contingenti ma dipendenti, da noi, e, inerenti, all’Uomo.
Scarso invece il locus religioso, troppo esasperato, quasi caricaturale, se non fosse che il personaggio vuole essere serio, nella caratterizzazione della ragazza Riquinni (oggetto del desiderio di Shiro), la cui fede nel modo in cui è proposta è priva di quella riflessione critica che l’avrebbe resa molto meno scontata di com’è: monocorde e piatta, addirittura fastidiosa come solo alcune sante sanno essere. Gli altri personaggi invece, anche se più o meno di contorno, usando un termine attoriale, sono degli ottimi caratteristi, che per copione dicono poco ma quando lo fanno svolgono appieno la loro parte arricchendo lo scenario umano dell’anime. Il loro sforzo collettivo che spinge il sogno di Shiro è sottolineato più volte, e nell’economia del film ognuno di essi ha un suo perché e un suo spazio, piccolo forse, ma indicativo, che resta.
E proprio le dimensioni, e le distanze, sono molto importanti in Honneamise, sono uno degli oggetti impliciti della pellicola, e quello che si resetta al variare delle distanze e dei rapporti di grandezza è una diversa messa a fuoco delle cose, una percezione altra, più elevata, lontana, dei valori e dei problemi, e dell’importanza di ciò che vediamo accadere. Rimpicciolendo il tutto, restringendo il campo e delimitandolo in uno spazio finito, essendo presenti e coinvolti in prima persona tutto invece si ribalta, le regole e le reazioni sono dettate in altro modo e l’ottica è più vincolata, ha meno scelta o non ne ha nessuna, e questa è una delle "illuminazioni” a posteriori che nascono alla fine della visione globale dell’opera, quando anche le sequenze in apparenza inspiegabili in realtà si scoprono essere funzionali in rapporto al tutto e nient’altro che significati di una volontà concettuale fatta di relazioni messe in immagini.
Molto veritiera e disincantata è pure la rappresentazione della politica e di tutte le sue macchinazioni finalizzate a interessi che sorpassano qualsiasi ragione e ogni umanità in nome della sola opportunità. Di tutto ciò la guerra è la manifestazione finale, l’apoteosi, o meglio la pre-apoteosi che cede però anch’essa per un attimo allo stupore, perché quando si assiste a qualcosa di così grandioso come la sequenza del distacco reale e simbolico da tutte le cose terrene, dalla Storia com’è stata fino a quel momento che cambia tutto – e niente – non ci si può che fermare in un’immobilità smarrita. Sequenza monumentale e meravigliosa per la cui realizzazione la Gainax s’è avvalsa di filmati di repertorio della NASA, con una resa finale fedelissima al reale.
Ma è tutto il comparto tecnico in generale da elogiare, dal character di un giovane Yoshiyuki Sadamoto, che già mette in gioco le sue grandissime espressività e facilità di disegno, alla fotografia e alle luci gestite con perizia magistrale, passando per la direzione delle animazioni affidata a un Hideaki Anno al suo primo grande progetto da responsabile in questo ruolo, lui che poi ha fatto scuola, e non solo in questo settore. Un po’ più nella norma le musiche (Ryuichi Sakamoto), carine, ma che non fanno scalpore, seppure riconoscibilissime nel loro sapore anni ’80, il quale è forse l’unico elemento che ricorda l’età del film. E proprio pensare che un film che ha la mia stessa età sia ancora attuale in molti dei suoi punti fa interrogare su diverse questioni, anche se probabilmente il tutto è solo un anticipare i tempi da parte di uno studio che è stato il precursore di tante cose.
Non ci credo che un film bello come Honneamise si sia rivelato un flop alla sua uscita.
Primo lavoro cinematografico della gloriosa Gainax, segna il debutto di Hiroyuki Yamaga, membro fondatore dello studio che avrà più fortuna come produttore che come regista: gli unici due prodotti che lui ha successivamente diretto sono lo scialbo "Mahoromatic" è il più valido "Abenobashi". "Honneamise" presenta già molti elementi tipici delle produzioni Gainax più eccelse: trama complessa, grande caratterizzazione dei personaggi, bellissimi disegni (character desing di Yoshiuki Sadamoto), e una certa passione per lo sperimentalismo, si vedano le emozionanti scene finali.
Il mondo alternativo di Honneamise, in cui il trasandato protagonista Shiro Laddhat si muove, matura e alla fine trova uno scopo per vivere, è reso in maniera perfetta. Ciò che colpisce di più è il ritmo del film, calibratissimo, lento, minuzioso e costante, perfettamente in grado di coinvolgere lo spettatore senza affaticarlo. Belle le musiche di Ryuichi Sakamoto, la cui opera più famosa è la colonna sonora de "L'ultimo imperatore" di Bernardo Bertolucci.
Un ottimo esempio di cosa sapesse fare lo staff Gainax fin dall'inizio. Da vedere assolutamente.
Ah, lo zampino di Hideaki Anno tra i direttori dell'animazione si vede, eccome.
Primo lavoro cinematografico della gloriosa Gainax, segna il debutto di Hiroyuki Yamaga, membro fondatore dello studio che avrà più fortuna come produttore che come regista: gli unici due prodotti che lui ha successivamente diretto sono lo scialbo "Mahoromatic" è il più valido "Abenobashi". "Honneamise" presenta già molti elementi tipici delle produzioni Gainax più eccelse: trama complessa, grande caratterizzazione dei personaggi, bellissimi disegni (character desing di Yoshiuki Sadamoto), e una certa passione per lo sperimentalismo, si vedano le emozionanti scene finali.
Il mondo alternativo di Honneamise, in cui il trasandato protagonista Shiro Laddhat si muove, matura e alla fine trova uno scopo per vivere, è reso in maniera perfetta. Ciò che colpisce di più è il ritmo del film, calibratissimo, lento, minuzioso e costante, perfettamente in grado di coinvolgere lo spettatore senza affaticarlo. Belle le musiche di Ryuichi Sakamoto, la cui opera più famosa è la colonna sonora de "L'ultimo imperatore" di Bernardo Bertolucci.
Un ottimo esempio di cosa sapesse fare lo staff Gainax fin dall'inizio. Da vedere assolutamente.
Ah, lo zampino di Hideaki Anno tra i direttori dell'animazione si vede, eccome.
Immagino perchè non abbia avuto successo all'epoca questo film d'animazione che ho scoperto per caso.
Curiosamente l'ho visto poco tempo dopo "Uomini veri", film che a parte la conquista dello spazio; non è che abbia tanti elementi in comune, però ci ho trovato uno spirito abbastanza simile.
La pellicola gioca decisamente di più sui pensieri e le ansie del protagonista rapportati all'ambiente e alle persone che gli stanno attorno e l'azione è ridotta al minimo e congeniata soprattutto in un punto. Non manca una certa ironia ben amalgamata e alternata a mio parere con momenti più profondi e intimisti.
Lo stile di disegno non è proprio il mio preferito, però non mi è dispiaciuto e la grafica l'ho trovata molto buona così come la rappresentazione dei paesaggi.
Uno di quei film che credo non potrà interessare tutti e non so neanche se consigliarlo o meno sinceramente, anche se a me è piaciuto alla fine, nonostante l'abbia guardato in una maniera che non è proprio il massimo.
Curiosamente l'ho visto poco tempo dopo "Uomini veri", film che a parte la conquista dello spazio; non è che abbia tanti elementi in comune, però ci ho trovato uno spirito abbastanza simile.
La pellicola gioca decisamente di più sui pensieri e le ansie del protagonista rapportati all'ambiente e alle persone che gli stanno attorno e l'azione è ridotta al minimo e congeniata soprattutto in un punto. Non manca una certa ironia ben amalgamata e alternata a mio parere con momenti più profondi e intimisti.
Lo stile di disegno non è proprio il mio preferito, però non mi è dispiaciuto e la grafica l'ho trovata molto buona così come la rappresentazione dei paesaggi.
Uno di quei film che credo non potrà interessare tutti e non so neanche se consigliarlo o meno sinceramente, anche se a me è piaciuto alla fine, nonostante l'abbia guardato in una maniera che non è proprio il massimo.
Opera prima targata Gainax.
Acquistai l'allora Vhs nell'ormai lontano 1997.
La visione dell'opera nel suo complesso risulta piacevole e mai noiosa, trattando in maniera simpatica ( non sempre ) e "alternativa" vari temi, in modo particolare i primi viaggi spaziali .
Quello che secondo me non fa diventare quest'opera un capolavoro, sono una serie di scelte:
1- Character & mecha design: carini ( in modo particolare alcuni meccanismi) ma non propriamente azzeccati.
2- Animazioni: buone ( e stiamo parlando del 1987 ) ma troppo cartoonesche per il tipo di opera e di temi trattati.
3- L'eccesso di tematiche trattate in un solo film ( guerra, religione, crudeltà umana, giochi politici, ecc...), che finisce con il trasformare il tutto in un polpettone non perfettamente narrabile in due ore circa di film ( che sono già parecchi per un lungometraggio animato).
3- Il protagonista: umano, ma con delle uscite un po' fuori luogo in determinati momenti ( vedere il film per capire ).
4-Purtroppo la censura ( che odio e straodio! ) che colpi inesorabile la versione italiana da me acquistata ( su internet comunque si riescono a trovare le scene censurate con i sottotitoli ).
Le musiche invece fanno il loro lavoro abbastanza egregiamente.
Ne consiglio comunque la visione, anche se non credo lo rivedrete più di un paio di volte.
Sicuramente una delle opere migliori della Gainax, non la migliore comunque.
Voto: 6.4
Buona visione
Acquistai l'allora Vhs nell'ormai lontano 1997.
La visione dell'opera nel suo complesso risulta piacevole e mai noiosa, trattando in maniera simpatica ( non sempre ) e "alternativa" vari temi, in modo particolare i primi viaggi spaziali .
Quello che secondo me non fa diventare quest'opera un capolavoro, sono una serie di scelte:
1- Character & mecha design: carini ( in modo particolare alcuni meccanismi) ma non propriamente azzeccati.
2- Animazioni: buone ( e stiamo parlando del 1987 ) ma troppo cartoonesche per il tipo di opera e di temi trattati.
3- L'eccesso di tematiche trattate in un solo film ( guerra, religione, crudeltà umana, giochi politici, ecc...), che finisce con il trasformare il tutto in un polpettone non perfettamente narrabile in due ore circa di film ( che sono già parecchi per un lungometraggio animato).
3- Il protagonista: umano, ma con delle uscite un po' fuori luogo in determinati momenti ( vedere il film per capire ).
4-Purtroppo la censura ( che odio e straodio! ) che colpi inesorabile la versione italiana da me acquistata ( su internet comunque si riescono a trovare le scene censurate con i sottotitoli ).
Le musiche invece fanno il loro lavoro abbastanza egregiamente.
Ne consiglio comunque la visione, anche se non credo lo rivedrete più di un paio di volte.
Sicuramente una delle opere migliori della Gainax, non la migliore comunque.
Voto: 6.4
Buona visione
Un mondo diverso nella forma ma simile nella sostanza, una realtà alternativa realizzata con una tale meticolosa cura per il dettaglio, sia estetico che sociale, come raramente si può riscontrare nell'animazione odierna.
Le Ali di Honnamise è un progetto coraggioso e tutt'altro che commerciale, drammatico, a tratti ironico, dal ritmo lento ma coinvolgente. Sublimi le ultime sequenze del film.
Tutt'altra pasta rispetto all'animazione tanto di moda oggi (e la stessa gainax ahimè lo dimostra), per cui difficilmente desterà l'interesse nel moderno appassionato di shonen, ma imperdibile per chi vede nell'animazione qualcosa di più.
Le Ali di Honnamise è un progetto coraggioso e tutt'altro che commerciale, drammatico, a tratti ironico, dal ritmo lento ma coinvolgente. Sublimi le ultime sequenze del film.
Tutt'altra pasta rispetto all'animazione tanto di moda oggi (e la stessa gainax ahimè lo dimostra), per cui difficilmente desterà l'interesse nel moderno appassionato di shonen, ma imperdibile per chi vede nell'animazione qualcosa di più.
Le Ali di Honneamise è il primo progetto cinematografico prodotto da Gainax, che debutto in Giappone nel lontano 1987. Un progetto ambizioso, riuscito probabilmente solo in parte, ma sicuramente un'opera da ricordare e da vedere.
Ambientato in un mondo alternativo in cui c'è un'imminente sanguinoso scontro in vista fra due potenti nazioni, mostra le vicende di Shirotsugh Lhadatt, aspirante astronauta in un progetto che diventa sempre più importante e che da inutile diventa un efficace strumento di propaganda, che aspira a dimostrare la superiorità di una delle due nazioni tramite la conquista dello spazio. Ovviamente l'altra non starà con le mani in mano, ed è intenzionata a fermare l'operazione, ma sono ben altri i dubbi che tormentato il protagonista.
I più importanti riguardano l'incontro con una giovane e bella ragazza, Riquinni Nonderaiko, che scatenerà in lui una serie di contrastanti pensieri, non solo per la sua presenza, ma anche per i dubbi che gli pone la grande fede e religiosità di lei.
Honneamise è un film profondo e che aspira a trattare un ampio numero di tematiche, probabilmente troppe. Guerra, religione, politica, amicizia, la paura dell'ignoto e il coraggio nel voler creare un proprio futuro nonostante le paure e le difficoltà.
Impressionante la cura dei dettagli e la bellezza dell'ambientazione creata, una Terra alternativa creata in modo realistico e riproposta con mille sfumature.
Offre una narrazione lenta ma comunque sostenibile, con personaggi ben congeniati ma secondo me non sempre coerenti (sopratutto il protagonista, e sopratutto in una sequenza abbastanza controversa).
Rimane veramente un'opera che merita di essere guardata, che mostra quanto la Gainax fosse ispirata negli anni '80 e '90, e che avesse il coraggio di imbarcarsi in progetti tanto rischiosi, ma ambiziosi, come Le Ali di Honneamise.
Da vedere.
Può piacere o meno, ma rimane un film che ogni buon appassionato dovrebbe aver visto.
Ambientato in un mondo alternativo in cui c'è un'imminente sanguinoso scontro in vista fra due potenti nazioni, mostra le vicende di Shirotsugh Lhadatt, aspirante astronauta in un progetto che diventa sempre più importante e che da inutile diventa un efficace strumento di propaganda, che aspira a dimostrare la superiorità di una delle due nazioni tramite la conquista dello spazio. Ovviamente l'altra non starà con le mani in mano, ed è intenzionata a fermare l'operazione, ma sono ben altri i dubbi che tormentato il protagonista.
I più importanti riguardano l'incontro con una giovane e bella ragazza, Riquinni Nonderaiko, che scatenerà in lui una serie di contrastanti pensieri, non solo per la sua presenza, ma anche per i dubbi che gli pone la grande fede e religiosità di lei.
Honneamise è un film profondo e che aspira a trattare un ampio numero di tematiche, probabilmente troppe. Guerra, religione, politica, amicizia, la paura dell'ignoto e il coraggio nel voler creare un proprio futuro nonostante le paure e le difficoltà.
Impressionante la cura dei dettagli e la bellezza dell'ambientazione creata, una Terra alternativa creata in modo realistico e riproposta con mille sfumature.
Offre una narrazione lenta ma comunque sostenibile, con personaggi ben congeniati ma secondo me non sempre coerenti (sopratutto il protagonista, e sopratutto in una sequenza abbastanza controversa).
Rimane veramente un'opera che merita di essere guardata, che mostra quanto la Gainax fosse ispirata negli anni '80 e '90, e che avesse il coraggio di imbarcarsi in progetti tanto rischiosi, ma ambiziosi, come Le Ali di Honneamise.
Da vedere.
Può piacere o meno, ma rimane un film che ogni buon appassionato dovrebbe aver visto.