Hurricane Polymar - Holy Blood
Negli anni '90 furono stati realizzati dei remake "aggiornati" di quattro delle serie televisive della Tatsunoko degli anni '70 che avevano come protagonisti quelli che si potrebbero definire dei "supereroi": "Tekkaman" fu rifatto come "Teknoman" (lunga serie di quarantanove episodi), "Kyashan, il ragazzo androide" ebbe la mini-serie OAV celebrativa "Kyashan - Il mito", che riassumeva la vicenda per sommi capi, mentre da "Gatchaman" fu tratta la mini-serie OAV "Techno Ninja Gatchaman", che riprendeva alcuni momenti salienti della serie. Anche "Hurricane Polymar" ebbe la sua mini-serie OAV: "Hurricane Polymar - Holy Blood".
Rispetto alle altre due mini-serie, questa si differenzia per la minore durata (solo due episodi) e per il fatto che presenta una vicenda del tutto nuova. Si potrebbe quasi definire un "episodio extra" della serie televisiva (comincia "in medias res", e i protagonisti sono dati per scontati), se non fosse che le ambientazioni sono state modificate sensibilmente. La sede dell'agenzia in cui lavora Takeshi (l'apprendista investigatore privato che si trasforma nell'eroe dalla calzamaglia di polimero indistruttibile all'insaputa del suo principale) è ancora più squallida di quella della serie degli anni '70, e l'aspetto del titolare è ancora più sgradevole. Inoltre, i "cattivi" della serie qui non sono solo dei banali criminali in costume, ma per certi versi assumono maggiore spessore, considerando i motivi che li spingono ad agire, e che potrebbero presagire un tragico destino.
Dopo aver concluso la visione della mini-serie restano però dei seri dubbi nello spettatore più smaliziato. Ci si domanda innanzitutto a che tipo di pubblico possa essere diretta: infatti, lo stravolgimento dell'aspetto dei personaggi (in particolare di Takeshi, reso molto più "cool" secondo i look in voga alla fine del XX secolo, ma in buona parte anche adesso) sembra essere stato fatto per avvicinare il pubblico più giovane, ma il fatto che questi stessi personaggi non abbiano goduto di un'adeguata introduzione sembra invece indicare che ci si sta rivolgendo a un pubblico che già li conosce. Inoltre, la conclusione della vicenda non porta ad alcun mutamento significativo nei suoi protagonisti, come se si venisse rimandati alla serie originale per sapere di più. O magari era proprio questo l'intento dei creatori?
Una delle cose che rimangono più impresse, oltre alle scene dei combattimenti, molto dinamiche e ben animate (nulla da eccepire sotto l'aspetto tecnico) è la sigla, dal motivo conduttore trascinante e di grande impatto, tanto da essere stata scelta dalla Yamato Video (distributrice italiana dell'OAV) come colonna sonora dei suoi spot inseriti nei prodotti home video.
Rispetto alle altre due mini-serie, questa si differenzia per la minore durata (solo due episodi) e per il fatto che presenta una vicenda del tutto nuova. Si potrebbe quasi definire un "episodio extra" della serie televisiva (comincia "in medias res", e i protagonisti sono dati per scontati), se non fosse che le ambientazioni sono state modificate sensibilmente. La sede dell'agenzia in cui lavora Takeshi (l'apprendista investigatore privato che si trasforma nell'eroe dalla calzamaglia di polimero indistruttibile all'insaputa del suo principale) è ancora più squallida di quella della serie degli anni '70, e l'aspetto del titolare è ancora più sgradevole. Inoltre, i "cattivi" della serie qui non sono solo dei banali criminali in costume, ma per certi versi assumono maggiore spessore, considerando i motivi che li spingono ad agire, e che potrebbero presagire un tragico destino.
Dopo aver concluso la visione della mini-serie restano però dei seri dubbi nello spettatore più smaliziato. Ci si domanda innanzitutto a che tipo di pubblico possa essere diretta: infatti, lo stravolgimento dell'aspetto dei personaggi (in particolare di Takeshi, reso molto più "cool" secondo i look in voga alla fine del XX secolo, ma in buona parte anche adesso) sembra essere stato fatto per avvicinare il pubblico più giovane, ma il fatto che questi stessi personaggi non abbiano goduto di un'adeguata introduzione sembra invece indicare che ci si sta rivolgendo a un pubblico che già li conosce. Inoltre, la conclusione della vicenda non porta ad alcun mutamento significativo nei suoi protagonisti, come se si venisse rimandati alla serie originale per sapere di più. O magari era proprio questo l'intento dei creatori?
Una delle cose che rimangono più impresse, oltre alle scene dei combattimenti, molto dinamiche e ben animate (nulla da eccepire sotto l'aspetto tecnico) è la sigla, dal motivo conduttore trascinante e di grande impatto, tanto da essere stata scelta dalla Yamato Video (distributrice italiana dell'OAV) come colonna sonora dei suoi spot inseriti nei prodotti home video.
Negli Anni '70 la Tatsunoko aveva conquistato gli spettatori nipponici con varie produzioni animate, tra cui "Gatchaman", "Kyashan" e "Hurricane Polymar" appunto. Era dunque scontato, forse inevitabile, che per il ventennale di queste serie lo studio producesse nuove serie basate sui loro vecchi successi. Ovviamente non si trattava di sequel, perché ormai concluse da tempo, ma si trattava di remake (più brevi dell'originale) o di reboot veri e propri, con storie e character design completamente rinnovati, come nel caso di "Hurricane Polymar" (e in seguito con "Tekkaman Blade").
Se "Kyashan - Il mito" cercava di raccontare una storia completa in quattro OAV, "Holy Blood" non riesce a farlo in soli due episodi, tant'è che lo spettatore rimane un po' a bocca asciutta, perché non c'è una vera e propria risoluzione della storia introdotta, purtroppo. Non c'è un fastidioso cliffhanger, per fortuna, però è evidente che manchi lo "scontro finale" tipico di questo genere di storie d'azione. Il protagonista riesce a sventare una seria minaccia alla sua città e ai suoi abitanti, ma l'organizzazione nemica è ancora libera di agire e fare altri danni. Inoltre vengono lasciati in sospeso i ruoli di diversi personaggi. Non sembra affatto un "finale aperto", quanto più il secondo episodio di una mini-serie che doveva senz'altro avere qualche episodio in più. Probabilmente, la produzione di altri episodi è stata cancellata a causa di vendite non troppo entusiastiche (cosa che succedeva spesso nel mercato OAV di quegli anni: per ogni "Tenchi Muyo", infatti, c'erano almeno dieci anime che 'floppavano' nell'home video).
Detto ciò, nonostante ci troviamo di fronte a un anime praticamente "monco", ho comunque apprezzato la qualità dei disegni e animazioni, molto fluide, specie nelle scene di combattimento. I disegni, dicevo, sono superbi, grazie anche al character design di Yasuomi Umetsu (meglio noto come l'autore, regista, sceneggiatore di "Kite" e "Mezzo Forte"). Alla produzione di questo anime partecipò anche Roberto Ferrari, occupandosi dei cosiddetti "disegni chiave", ovvero una delle parti più importanti nel processo di animazione. Era la prima volta che un italiano lavorava in ambito dell'animazione per uno studio giapponese. In seguito, Roberto Ferrari divenne character design per progetti videoludici come "Final Fantasy" e "Kingdom Hearts 3", oltre ad aver lavorato ad altri anime Tatsunoko come "Generator Gawl" e "Soul Taker".
Difficile dare un voto a un prodotto incompleto come questo, dunque, ma, visto che è comunque gradevole da guardare, e mostra diverse potenzialità, non posso certo dargli un voto negativo. Il mio disappunto, oltre al fatto che non esiste un vero e proprio finale, e mai esisterà a questo punto, è che hanno cambiato il design dei protagonisti fin troppo. Va forse anche bene per Takeshi e quel babbeo di Jo Kuruma, ma non dovevano cambiare così tanto il design di Namba Teru, che in questa mini-serie appare fin troppo poco, tra l'altro.
Se "Kyashan - Il mito" cercava di raccontare una storia completa in quattro OAV, "Holy Blood" non riesce a farlo in soli due episodi, tant'è che lo spettatore rimane un po' a bocca asciutta, perché non c'è una vera e propria risoluzione della storia introdotta, purtroppo. Non c'è un fastidioso cliffhanger, per fortuna, però è evidente che manchi lo "scontro finale" tipico di questo genere di storie d'azione. Il protagonista riesce a sventare una seria minaccia alla sua città e ai suoi abitanti, ma l'organizzazione nemica è ancora libera di agire e fare altri danni. Inoltre vengono lasciati in sospeso i ruoli di diversi personaggi. Non sembra affatto un "finale aperto", quanto più il secondo episodio di una mini-serie che doveva senz'altro avere qualche episodio in più. Probabilmente, la produzione di altri episodi è stata cancellata a causa di vendite non troppo entusiastiche (cosa che succedeva spesso nel mercato OAV di quegli anni: per ogni "Tenchi Muyo", infatti, c'erano almeno dieci anime che 'floppavano' nell'home video).
Detto ciò, nonostante ci troviamo di fronte a un anime praticamente "monco", ho comunque apprezzato la qualità dei disegni e animazioni, molto fluide, specie nelle scene di combattimento. I disegni, dicevo, sono superbi, grazie anche al character design di Yasuomi Umetsu (meglio noto come l'autore, regista, sceneggiatore di "Kite" e "Mezzo Forte"). Alla produzione di questo anime partecipò anche Roberto Ferrari, occupandosi dei cosiddetti "disegni chiave", ovvero una delle parti più importanti nel processo di animazione. Era la prima volta che un italiano lavorava in ambito dell'animazione per uno studio giapponese. In seguito, Roberto Ferrari divenne character design per progetti videoludici come "Final Fantasy" e "Kingdom Hearts 3", oltre ad aver lavorato ad altri anime Tatsunoko come "Generator Gawl" e "Soul Taker".
Difficile dare un voto a un prodotto incompleto come questo, dunque, ma, visto che è comunque gradevole da guardare, e mostra diverse potenzialità, non posso certo dargli un voto negativo. Il mio disappunto, oltre al fatto che non esiste un vero e proprio finale, e mai esisterà a questo punto, è che hanno cambiato il design dei protagonisti fin troppo. Va forse anche bene per Takeshi e quel babbeo di Jo Kuruma, ma non dovevano cambiare così tanto il design di Namba Teru, che in questa mini-serie appare fin troppo poco, tra l'altro.
Hurricane Polymar holy blood è un lavoro riuscito a metà, per quanto incompleto (il secondo episodio finisce lasciando praticamente la storia ancora tutta da sviluppare) risulta essere un anime di tutto rispetto sopratutto per gli appassionati del Polymar originale che, nonostante sia stato incupito molto in questa versione presenta ancora alcuni elementi che i veri esperti non potranno evitare di notare. Animazione è design sono in linea con gli altri "remake" della Tatsunoko come Kyashan il mito o i Gatchaman, le battaglie a colpi di arti marziali sono ancora oggi tra le migliori mai viste in un anime e anche se alla fine ci si può ritrovare col sapore in bocca di un'occasione mancata Hurricane Polyman holy Blood non può mancare nella videoteca di nessun appassionato della casa del cavalluccio marino!
A oltre venti anni di distanza dall'ultimo episodio andato in onda in TV, "Hurricane Polymar" torna in azione in un nuovo anime: "Hurricane Polymar - Holy Blood", serie per il mercato home video composta da due soli episodi, uscita nel 1996.
La miniserie però non rappresenta un sequel dell'anime originale ma ne è invece, una sorta di remake / versione alternativa, modernizzata in alcuni aspetti.
I personaggi principali sono gli stessi: Takeshi / Polymar, Kuruma, Teru, Baron, Onigawara, ma il loro aspetto è stato modificato, rendendoli molto diversi da quelli della serie originale, sono quasi irriconoscibili, ma almeno il carattere è rimasto più o meno immutato. Ciò che non è rimasto uguale è il tipo di atmosfera che gli sceneggiatori hanno voluto conferire all'anime. A differenza della serie degli anni '70 dove tutto era all'acqua di rose, in cui Polymar affrontava strambe bande di criminali in improbabili e pacchiani costumi da animali, in "Holy Blood" le cose si fanno decisamente più serie: l'anime è più dark, violento, ci sono morti cruente, sangue, e Polymar affronta una banda di terroristi spietati che vogliono distruggere la razza umana e che arrivano persino a modificare geneticamente il proprio corpo per rendersi più forti.
Purtroppo però, nonostante le premesse della serie, certamente interessanti, "Holy Blood" rimane solo un "omaggio" non proprio riuscito ad un personaggio iconico, ma nulla più.
La breve durata dell'anime infatti, non permette di sviluppare in modo degno la trama, che viene conclusa in modo raffazzonato e con un finale aperto che lascia tutto in sospeso.
Che questa fosse solo una prova generale in vista di un progetto più ampio? Chissà.
Per quel che vale comunque, aspetto dei personaggi a parte, decisamente peggiorato rispetto a quello originale, i due episodi si lasciano guardare, e Polymar con i suoi colpi di karate calcia ancora i culi dei cattivi in modo spettacolare.
E' un prodotto dedicato comunque ai fan, che però corrono il rischio di rimanere delusi. Chi invece non conosce Hurricane Polymar, farebbe meglio a recuperare la serie originale, che nonostante gli anni che si porta sul groppone è tutto sommato ancora abbastanza divertente.
La miniserie però non rappresenta un sequel dell'anime originale ma ne è invece, una sorta di remake / versione alternativa, modernizzata in alcuni aspetti.
I personaggi principali sono gli stessi: Takeshi / Polymar, Kuruma, Teru, Baron, Onigawara, ma il loro aspetto è stato modificato, rendendoli molto diversi da quelli della serie originale, sono quasi irriconoscibili, ma almeno il carattere è rimasto più o meno immutato. Ciò che non è rimasto uguale è il tipo di atmosfera che gli sceneggiatori hanno voluto conferire all'anime. A differenza della serie degli anni '70 dove tutto era all'acqua di rose, in cui Polymar affrontava strambe bande di criminali in improbabili e pacchiani costumi da animali, in "Holy Blood" le cose si fanno decisamente più serie: l'anime è più dark, violento, ci sono morti cruente, sangue, e Polymar affronta una banda di terroristi spietati che vogliono distruggere la razza umana e che arrivano persino a modificare geneticamente il proprio corpo per rendersi più forti.
Purtroppo però, nonostante le premesse della serie, certamente interessanti, "Holy Blood" rimane solo un "omaggio" non proprio riuscito ad un personaggio iconico, ma nulla più.
La breve durata dell'anime infatti, non permette di sviluppare in modo degno la trama, che viene conclusa in modo raffazzonato e con un finale aperto che lascia tutto in sospeso.
Che questa fosse solo una prova generale in vista di un progetto più ampio? Chissà.
Per quel che vale comunque, aspetto dei personaggi a parte, decisamente peggiorato rispetto a quello originale, i due episodi si lasciano guardare, e Polymar con i suoi colpi di karate calcia ancora i culi dei cattivi in modo spettacolare.
E' un prodotto dedicato comunque ai fan, che però corrono il rischio di rimanere delusi. Chi invece non conosce Hurricane Polymar, farebbe meglio a recuperare la serie originale, che nonostante gli anni che si porta sul groppone è tutto sommato ancora abbastanza divertente.
Lo ammetto fin dal principio, in questa recensione sarò fin troppo di parte per quest'anime. Polymar è sempre stato assieme a Kyashan il mio personaggio preferito. E si parla dei tempi in cui l'animazione giapponese volle rispondere in maniera sin troppo egregia all'exploit dei supereroi Marvel.
La trama prende le mosse da un pianeta Terra in condizioni di sovraffollamento: unica decisione plausibile diviene così quella di dotare la natura umana di capacità tali da poterle permettere di sopravvivere in qualsiasi ambiente. Nasce così il Polimet, un polimero super resistente, indistruttibile e capace di molteplici usi. L'invenzione viene però trafugata da alcuni malviventi e la scienziata Ryuko riesce, poco prima di spirare, a lasciare un casco di Polimet al suo amico Takeshi affidandogli la responsabilità di difendere il genere umano dal male. Takeshi farà buon uso di quest'arma sublime divenendo Hurricane Polymar, in continua lotta con l'esercito di Plutone, che mira a soggiogare il genere umano. Ad affiancare Takeshi ci saranno lo spiantato e allegro detective Joe Kuruma e il pasciuto cane Barone, che assieme danno quel pizzico di demenzialità che a ogni episodio porta inevitabilmente al sorriso.
Diciamolo, "Hurricane Polymar" non è un capolavoro. Ma il soggetto è molto interessante e le scene di combattimento unite a una colonna sonora fantastica la fanno da padroni. Le trasformazioni di Polymar poi, unite a un'animazione grafica stupenda, che ben supporta la spettacolarità delle scene d'azione, rendono molto caratteristico il protagonista. Saranno anche due episodi molto leggeri, solo per gli amanti del genere e del personaggio; ma secondo indiscrezioni usciranno altri cinque episodi entro fine 2012 - si spera!
Se siete nostalgici di questo favoloso supereroe e volete immergervi a capofitto in una serie di pura azione, non potete perdervelo.
La trama prende le mosse da un pianeta Terra in condizioni di sovraffollamento: unica decisione plausibile diviene così quella di dotare la natura umana di capacità tali da poterle permettere di sopravvivere in qualsiasi ambiente. Nasce così il Polimet, un polimero super resistente, indistruttibile e capace di molteplici usi. L'invenzione viene però trafugata da alcuni malviventi e la scienziata Ryuko riesce, poco prima di spirare, a lasciare un casco di Polimet al suo amico Takeshi affidandogli la responsabilità di difendere il genere umano dal male. Takeshi farà buon uso di quest'arma sublime divenendo Hurricane Polymar, in continua lotta con l'esercito di Plutone, che mira a soggiogare il genere umano. Ad affiancare Takeshi ci saranno lo spiantato e allegro detective Joe Kuruma e il pasciuto cane Barone, che assieme danno quel pizzico di demenzialità che a ogni episodio porta inevitabilmente al sorriso.
Diciamolo, "Hurricane Polymar" non è un capolavoro. Ma il soggetto è molto interessante e le scene di combattimento unite a una colonna sonora fantastica la fanno da padroni. Le trasformazioni di Polymar poi, unite a un'animazione grafica stupenda, che ben supporta la spettacolarità delle scene d'azione, rendono molto caratteristico il protagonista. Saranno anche due episodi molto leggeri, solo per gli amanti del genere e del personaggio; ma secondo indiscrezioni usciranno altri cinque episodi entro fine 2012 - si spera!
Se siete nostalgici di questo favoloso supereroe e volete immergervi a capofitto in una serie di pura azione, non potete perdervelo.
Che peccato... hanno perso un'ottima occasione per fare un remake di questo bellissimo anime anni 70 per tirarne fuori uno pseudo remake senza neanche un finale; questa infatti è solo la prima parte della storia.
Il disegno e le animazioni sarebbero anche buone ma, stravolgimento della trama a parte, in tutta onestà così com'è non serve proprio a nulla, mi ha fatto pensare ad opere incomplete di Nagai...
Visto lo scarso prodotto quale era "Kyashan il mito", mi aspettavo di meglio da questo prodotto, ma purtroppo non è stato così e pure lasciato a metà...
I giapponesi in questi casi non li capisco proprio...
Il disegno e le animazioni sarebbero anche buone ma, stravolgimento della trama a parte, in tutta onestà così com'è non serve proprio a nulla, mi ha fatto pensare ad opere incomplete di Nagai...
Visto lo scarso prodotto quale era "Kyashan il mito", mi aspettavo di meglio da questo prodotto, ma purtroppo non è stato così e pure lasciato a metà...
I giapponesi in questi casi non li capisco proprio...
Sinceramente, dopo aver visto il trailer della Yamato, mi aspettavo molto di più. Innanzitutto, essendo un "revival" di una serie classica, avrebbe dovuto migliorare i difetti naturali di una serie dell'epoca. Invece ci troviamo di fronte ad una trama non originalissima, e ciò che delude di più sono i due protagonisti, per niente belli esteticamente, ridicoli all'inverosimile, privi di fascino (per quanto alcune gag nella loro sfasciatissima sede sia divertente). Anche la ragazza che va da loro a malmenarli avrebbe potuto essere sfruttata meglio, invece che utilizzarla per puro fanservice. Insomma molti aspetti non sono stati utilizzati nel migliore dei modi, e ciò mi dispiace perchè il design è veramente buono: il nuovo Polymar non ha nulla da invidiare a quello "vecchio", è molto più cool, le forme sono più accentuate, il suo costume rosso appare luminoso. Le scene d'azione in cui il protagonista combatte freneticamente sono eccellenti, così come anche la donna pesce, al di là del fanservice molto gradito, nel suo costume fa la sua bella figura. In definitiva, con questo chara design bellissimo e con certi presupposti, si sarebbe potuto creare un anime spettacolare (visti anche i soli due episodi che consentono di creare una piccola trama solida senza perdersi nel frivolo), ma il tutto scade per la trama piatta. Gli do un 7 per le potenzialità.