Una per Tutte, Tutte per Una
Questo anime è una delle varie versioni televisive del famoso romanzo di Louise May Alcott, di cui mi pare superfluo spiegare la trama. Rispetto all'altra serie animata arrivata da noi negli anni '70-'80, intitolata proprio Piccole Donne, questa è più lunga ed è ovviamente diverso il character design, che qui è quello di molte altri anime World Masterpiece Theater.
Una serie più lunga ha comportato l'inserimento di situazioni inesistenti nell'altra versione, in particolare la presenza di un personaggio (non lo sopporto!) nuovo, il cugino David, che presumo non esista nel romanzo (almeno io non lo ricordo, l'ho letto tantissimi anni fa), ed ho trovato alcuni punti un po' noiosi; tuttavia, come tutti gli anime di questo filone, lo trovo decisamente migliore di molti anime degli ultimi anni.
Buono il doppiaggio, almeno a mio parere ogni voce si adatta perfettamente al carattere del personaggio.
Pecca principale, a mio avviso, è il titolo: capisco che non abbiano voluto chiamarlo "Piccole Donne" per non confonderlo con l'altra versione, ma "Una per tutte tutte per una", che troppo ricorda il famoso motto dei 3 moschettieri, mi pare un tantino ridicolo. Anche la sigla dell'altra versione mi piace molto di più, anche se devo ammettere che questa è maggiormente in tema, chiamando in causa, cosa che l'altra sigla non fa, le 4 sorelle protagoniste.
Una serie più lunga ha comportato l'inserimento di situazioni inesistenti nell'altra versione, in particolare la presenza di un personaggio (non lo sopporto!) nuovo, il cugino David, che presumo non esista nel romanzo (almeno io non lo ricordo, l'ho letto tantissimi anni fa), ed ho trovato alcuni punti un po' noiosi; tuttavia, come tutti gli anime di questo filone, lo trovo decisamente migliore di molti anime degli ultimi anni.
Buono il doppiaggio, almeno a mio parere ogni voce si adatta perfettamente al carattere del personaggio.
Pecca principale, a mio avviso, è il titolo: capisco che non abbiano voluto chiamarlo "Piccole Donne" per non confonderlo con l'altra versione, ma "Una per tutte tutte per una", che troppo ricorda il famoso motto dei 3 moschettieri, mi pare un tantino ridicolo. Anche la sigla dell'altra versione mi piace molto di più, anche se devo ammettere che questa è maggiormente in tema, chiamando in causa, cosa che l'altra sigla non fa, le 4 sorelle protagoniste.
La particolarità di quest'opera è quella di intrecciare parecchie vicende realmente accadute con alcune di pura fantasia, l'intento è quello di sviluppare dei legami molto forti tra i personaggi della serie, e questo accade in molte occasioni.
Dal romanzo in cui la vicenda di questo anime si ispira molti argomenti sono stati alleggeriti per renderla digeribile anche ai ragazzini, visto che comunque è sempre un anime. I temi trattati sono molto forti, la guerra, vista nella maniera più cupa e terribile, quella guerra che tutto travolge, tutto leva, anche la dignità e non lascia scampo a nessun roseo futuro. Altri temi molto forti che vengono trattati sono la discriminazione razziale, le lotte di classe, ideologie spicce che generano delle guerre ben peggiori di quelle conosciute, dove le radici dell'odio difficilmente vengono recise.
Quello descritto è un mondo troppo brutto e violento, condizionato molto dai rapporti di famiglia, da una famiglia che deve portare avanti il nome e l'etichetta senza alcun tipo di compromesso, anzi, il più delle volte, sono i capostipiti della famiglia a dettare delle leggi assurde per dei tornaconti di prestigio terribilmente obsoleti. In tutto questo si fa spazio l'amore, si fa spazio il sentimento di un figlio, si fa spazio il sentimento di un genitore, si fa spazio il sentimento tra fratelli, dove il legame di sangue non diventa mai acqua, e sono tante le volte in cui si mostra durante la trama.
I protagonisti crescono e scoprono un mondo sempre più difficile e complicato, laddove la perseveranza di un destino migliore farà trionfare l'amore e l'uguaglianza delle genti si ogni cosa, questo è il messaggio più importante che l'autore ci vuole trasmettere in quest'opera, e non si tira mai indietro nell'evidenziarlo, non tanto perché l'opera rientra nella categoria dei meisaku, ma a mio avviso è perché è lo stesso autore a crederci per primo in questa morale e a far di tutto per trasmettercela a noi.
Inoltre i concetti che vengono espressi sono molteplici, oltre a quelli che vi ho illustrato, c'è l'odio che si manifesta all'interno della famiglia, liti il più delle volte che sfociano in violenza, e sono elementi che accadono anche nella vita di oggi tutti i giorni.
Si parla di brutte malattie incurabili, laddove nemmeno un popolo intero che smette di far la guerra può nulla, dove la pace è ancora più lontana di un pianto di un bambino che soffre per colpe non certo sue, ma per gli uomini che non hanno fatto altro che combattersi a vicenda, anziché trovare una cura per dare la vita, che è il vero potere sul prossimo.
Si parla inoltre di voglia di riscatto nella società in cui si vive,in una società in cui la guerra ha tolto tutto e ha distrutto tutto, il conforto di un amico o di un parente, diventa più importante di un lingotto conservato in banca. Per non parlare delle pretese del parentado, che un tempo erano molto marcate e incidevano sul vivere di qualsiasi famiglia, dal padre padrone ai matrimoni combinati, qui trionfa l'amore invece che va sopra ogni diktat assurdo che si possa pensare,è questa è un'altra questione morale che l'autore di quest'opera non manca di evidenziare in questo grande anime.
Dal romanzo in cui la vicenda di questo anime si ispira molti argomenti sono stati alleggeriti per renderla digeribile anche ai ragazzini, visto che comunque è sempre un anime. I temi trattati sono molto forti, la guerra, vista nella maniera più cupa e terribile, quella guerra che tutto travolge, tutto leva, anche la dignità e non lascia scampo a nessun roseo futuro. Altri temi molto forti che vengono trattati sono la discriminazione razziale, le lotte di classe, ideologie spicce che generano delle guerre ben peggiori di quelle conosciute, dove le radici dell'odio difficilmente vengono recise.
Quello descritto è un mondo troppo brutto e violento, condizionato molto dai rapporti di famiglia, da una famiglia che deve portare avanti il nome e l'etichetta senza alcun tipo di compromesso, anzi, il più delle volte, sono i capostipiti della famiglia a dettare delle leggi assurde per dei tornaconti di prestigio terribilmente obsoleti. In tutto questo si fa spazio l'amore, si fa spazio il sentimento di un figlio, si fa spazio il sentimento di un genitore, si fa spazio il sentimento tra fratelli, dove il legame di sangue non diventa mai acqua, e sono tante le volte in cui si mostra durante la trama.
I protagonisti crescono e scoprono un mondo sempre più difficile e complicato, laddove la perseveranza di un destino migliore farà trionfare l'amore e l'uguaglianza delle genti si ogni cosa, questo è il messaggio più importante che l'autore ci vuole trasmettere in quest'opera, e non si tira mai indietro nell'evidenziarlo, non tanto perché l'opera rientra nella categoria dei meisaku, ma a mio avviso è perché è lo stesso autore a crederci per primo in questa morale e a far di tutto per trasmettercela a noi.
Inoltre i concetti che vengono espressi sono molteplici, oltre a quelli che vi ho illustrato, c'è l'odio che si manifesta all'interno della famiglia, liti il più delle volte che sfociano in violenza, e sono elementi che accadono anche nella vita di oggi tutti i giorni.
Si parla di brutte malattie incurabili, laddove nemmeno un popolo intero che smette di far la guerra può nulla, dove la pace è ancora più lontana di un pianto di un bambino che soffre per colpe non certo sue, ma per gli uomini che non hanno fatto altro che combattersi a vicenda, anziché trovare una cura per dare la vita, che è il vero potere sul prossimo.
Si parla inoltre di voglia di riscatto nella società in cui si vive,in una società in cui la guerra ha tolto tutto e ha distrutto tutto, il conforto di un amico o di un parente, diventa più importante di un lingotto conservato in banca. Per non parlare delle pretese del parentado, che un tempo erano molto marcate e incidevano sul vivere di qualsiasi famiglia, dal padre padrone ai matrimoni combinati, qui trionfa l'amore invece che va sopra ogni diktat assurdo che si possa pensare,è questa è un'altra questione morale che l'autore di quest'opera non manca di evidenziare in questo grande anime.
Una delle mie serie preferite da bambina!!! La passione per questo cartone mi ha spinto a guardare i film e a leggere tutti i libri delle piccole donne! Una storia dolce e bellissima quella delle quattro sorelle March. Ho sempre ammirato Jò per il suo coraggio e la sua forza d'animo e l'energia che mette in ogni cosa che fa! L'anime differisce dalla storia originale in diversi punti, primo fra tutti la morte della piccola Beth, per via della scarlattina, che invece nella versione animata guarisce miracolosamente. Nonostante ci siano personaggi aggiunti e fatti diversi, l'anime risulta piacevole e divertente. Soprattutto per i frequenti battibecchi tra Jò ed Amy! Sicuramente ancora oggi è amato e ricordato come uno dei classici intramontabili dell'animazione nipponica degli anni ottanta...
Tratto dai primi due dei quattro celebri romanzi per ragazze di L. M. Alcott, "Piccole donne" e "Piccole donne crescono", l'opera si inserisce in quel filone molto in voga negli anni '80 di anime ispirati a opere letterarie occidentali di fine '800 - inizio '900 (tra i quali ricordiamo a puro titolo di esempio "Heidi" e "Papà Gambalunga").
In questo caso la fedeltà agli originali non si limita alla trama o a singoli episodi, ma talvolta a intere scene e dialoghi ricalcati pari pari dai due testi di riferimento, seguiti quasi fossero dei copioni teatrali. Il che è un bene, perché l'anime mantiene la coerenza originaria, ma anche un male, perché finisce per essere un po' asettico, e non sempre ciò che è efficace se letto in un vecchio romanzo può essere altrettanto efficace se trasposto in animazione. Le variazioni si limitano purtroppo solo a intermezzi, spesso superflui e poco interessanti ai fini della trama.
Dal punto di vista realizzativo l'anime è nella media: a un buon character design, delle animazioni estremamente naturali e fondali discreti e semplici che però raggiungono efficacemente il loro scopo, si contrappongono una propensione per campiture piatte (quasi uno standard nel periodo in cui l'anime è stato realizzato), una fotografia inesistente (non esiste praticamente nessuna variazione d'atmosfera data da luce e colori) e, soprattutto, una regia statica e ripetitiva (le uniche inquadrature presenti sono fisse o a lento scorrimento, quasi sempre ad altezza d'uomo; non si trova assolutamente nessuno zoom, e nessun effetto di movimento).
La colonna sonora non brilla per originalità, ma ha alcuni temi caratteristici e molto riconoscibili. Buono l'inserimento di pezzi di pianoforte del periodo tardo-Settecentesco e Romantico, spesso associati alla figura di Beth.
Se si sono amati i romanzi della Alcott, o se li si vuole conoscere un po', la visione di quest'opera può essere molto piacevole. Si astengano coloro che in un anime pretendono novità, narrative o tecniche.
In questo caso la fedeltà agli originali non si limita alla trama o a singoli episodi, ma talvolta a intere scene e dialoghi ricalcati pari pari dai due testi di riferimento, seguiti quasi fossero dei copioni teatrali. Il che è un bene, perché l'anime mantiene la coerenza originaria, ma anche un male, perché finisce per essere un po' asettico, e non sempre ciò che è efficace se letto in un vecchio romanzo può essere altrettanto efficace se trasposto in animazione. Le variazioni si limitano purtroppo solo a intermezzi, spesso superflui e poco interessanti ai fini della trama.
Dal punto di vista realizzativo l'anime è nella media: a un buon character design, delle animazioni estremamente naturali e fondali discreti e semplici che però raggiungono efficacemente il loro scopo, si contrappongono una propensione per campiture piatte (quasi uno standard nel periodo in cui l'anime è stato realizzato), una fotografia inesistente (non esiste praticamente nessuna variazione d'atmosfera data da luce e colori) e, soprattutto, una regia statica e ripetitiva (le uniche inquadrature presenti sono fisse o a lento scorrimento, quasi sempre ad altezza d'uomo; non si trova assolutamente nessuno zoom, e nessun effetto di movimento).
La colonna sonora non brilla per originalità, ma ha alcuni temi caratteristici e molto riconoscibili. Buono l'inserimento di pezzi di pianoforte del periodo tardo-Settecentesco e Romantico, spesso associati alla figura di Beth.
Se si sono amati i romanzi della Alcott, o se li si vuole conoscere un po', la visione di quest'opera può essere molto piacevole. Si astengano coloro che in un anime pretendono novità, narrative o tecniche.
Bellissimo!!! Piccole donne è una serie che mi ha accompagnato sin da bambina e lo ricordo davvero con molta nostalgia! Ispirato al famosissimo romanzo, questa serie narra le vicende di una famiglia, contemporaneamente con la guerra di secessione che purtroppo ad un certo punto, costringe la famiglia ad abbandonare la città.
E' una storia, a mio parere, molto appassionante, commovente e sentimentale perchè ti insegna sempre a lottare ed andare avanti nei momenti difficili non perdendo mai la speranza. Inoltre ti insegna a crescere e nonostante gli alti e bassi tra le quattro sorelle, prevale il senso e il valore della famiglia. Molto belli i disegni e ben curati tutti i personaggi. Unico!
E' una storia, a mio parere, molto appassionante, commovente e sentimentale perchè ti insegna sempre a lottare ed andare avanti nei momenti difficili non perdendo mai la speranza. Inoltre ti insegna a crescere e nonostante gli alti e bassi tra le quattro sorelle, prevale il senso e il valore della famiglia. Molto belli i disegni e ben curati tutti i personaggi. Unico!
Nel 1987 con la regia di Nobushiki Yamazaki va in onda per la prima volta “Ai no Wakakusa Monogatari” traducibile come : "La romantica storia delle piccole donne", Importato in Italia nell’89 con il titolo “Una per tutte, tutte per una”. Non è la prima volta che l’animazione nipponica guarda con curiosità lo splendido romanzo della Alcott, di stampo semi-autobiografico e fortunato di ben 5 sequel, tanto che già nell’81 la Toei aveva prodotto una serie simile. Si può dire che “Una per tutte, tutte per una” sia una sorta di sunto di due romanzi in un’anime : “Piccole donne” e “Piccole donne crescono”(1868-70).
La trama si svolge nei pressi di Gettysburg (famosa località simbolo della guerra di secessione americana), dove la signora Mary March, le sue quattro figlie : Meg, Jo, Beth e Amy, e la domestica Hannah, vivono una tranquilla esistenza lontane dal padre George, al fronte per combattere i secessionisti del sud. La loro vita cambia radicalmente con l’avanzare delle armate sudiste che distruggono la città e la casa dei March, imponendo alla famiglia una repentina fuga e il disagio che, l’abbandono della propria vita comporta. Felicità e drammi si susseguono a ritmo piuttosto incalzante e la serie mostra l’evoluzione delle ragazze da adolescenti indisciplinate a piccole donne (per l’appunto). Messe di fronte ad alcune difficoltà e responsabilità ognuna di loro avrà un modo alquanto personale di reagire alle diverse situazioni che si paventano alla porta dei March. Jo (la trasposizione di May Alcott nel romanzo) è la più indipendente e irruente delle 4, perno centrale di molte vicende e incredibilmente umana nei suoi gesti. Viva, passionale, solare, Jo è indubbiamente il ritratto di un’adolescenza gioviale, che guarda il mondo con occhi pieni di sogni e speranze. Meg e la madre Mary sono molto più austere, mature, data l’età, e conformi alla tipica immagine della donna ottocentesca. Beth e Amy sono due opposti. Beth è riservata e molto timida, mentre Amy, la più piccola della casa sembra aver preso il caratteri di Jo. Assieme, le ragazze, formano uno scorcio di vita colorato, genuino e molto dolce. I personaggi di contorno sono anche loro molto ben delineati, a partire da Hannah, la domestica, l’eterno amico Laurie, la zia March con la sua severità innata e il suo viso indurito da anni di austerità, fino ai personaggi inventati dagli sceneggiatori nipponici, come David, il dissoluto nipote della zia March. Il tutto è commentato dalla voce narrante di Amy, una voce adulta, che lascia trasparire come questa parli dei fatti parecchi anni dopo il loro svolgimento.
La produzione giapponese si è parecchio sforzata di mantenersi fedele al romanzo originale, tuttavia, una discrepanza palese, rende parecchio difficile mostrare quelli che sono, sul finale del romanzo, i rapporti tra le sorelle. Nel romanzo della Alcott, Beth, la timida sorellina introversa, muore di scarlattina. Nell’anime invece guarisce. Questo evento, radicale e importante nel testo, stravolge di parecchio la storia in quanto molte decisioni che le sorelle affrontano, sconvolte dalla perdita di Beth, nell’anime sembrano prese quasi per caso. Meg che tra tutte è la più legata alla sorellina, tanto da apparire, per le sue premure, come una seconda madre, sceglie di sposarsi dopo la morte di questa, mentre l’anziano e burbero signor Lawrence, che in Beth rivedeva la nipotina perduta, si richiuderà in un muto pessimismo. L’adorazione che le sorelle nutrono per Beth è tuttavia riprodotta fedelmente. Definita spesso “un angelo” nel romanzo, la perdita della ragazza segna, indelebilmente, il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, sia per Meg che per Jo. L’assenza della morte della ragazzina lascia un vuoto narrativo incolmabile, che purtroppo, contorce di parecchio il finale della vicenda. Questa scelta tuttavia non va criticata con asprezza. I Meisaku sono destinati a un pubblico prettamente infantile, che avrebbe comunque mal digerito la perdita di una delle protagonista. Questa scelta ha inoltre permesso a noi italiani di goderci l’anime senza che le fauci dell’orco censore fagocitassero intere puntate.
Anche Hannah non rispecchia il romanzo. Nell’anime appare come una tipica inserviente di colore del sud (anche come abbigliamento) mentre nel romanzo è un’anziana signora. Questa scelta è dovuta probabilmente per dare un tono antirazzista alla storia, in quanto al pubblico giapponese, distante dalla storia americana, poteva apparire strana una guerra per motivi razziali. Tuttavia gli atteggiamenti di Hannah, il suo carattere e le sue decisioni, spesso incisive per la famiglia, sono rispettati a pieno.
Il disegno è probabilmente tra i più belli dei Meisaku. Un tratto informale, delicato, con colori pastello e luci adeguate che mancava (e tornerà a mancare) nel filone. Sicuramente precursore dei tempi come stile, il disegno di “Una per tutte, tutte per una”, rimane, per il sottoscritto, una piccola perla degli anni 80.
In sostanza, “Ai no Wakakusa Monogatari” è un anime bello, dolce, sentimentale senza diventare mai stucchevole, che coinvolge lo spettatore in tutte le 48 puntate e che, nonostante la scelta di stravolge in parte gli eventi, resta alquanto fedele all’originale da cui si ispira, soprattutto nel dipingere i caratteri delle protagoniste. Una serie che vale sicuramente la pena di essere rivista. Nove.
La trama si svolge nei pressi di Gettysburg (famosa località simbolo della guerra di secessione americana), dove la signora Mary March, le sue quattro figlie : Meg, Jo, Beth e Amy, e la domestica Hannah, vivono una tranquilla esistenza lontane dal padre George, al fronte per combattere i secessionisti del sud. La loro vita cambia radicalmente con l’avanzare delle armate sudiste che distruggono la città e la casa dei March, imponendo alla famiglia una repentina fuga e il disagio che, l’abbandono della propria vita comporta. Felicità e drammi si susseguono a ritmo piuttosto incalzante e la serie mostra l’evoluzione delle ragazze da adolescenti indisciplinate a piccole donne (per l’appunto). Messe di fronte ad alcune difficoltà e responsabilità ognuna di loro avrà un modo alquanto personale di reagire alle diverse situazioni che si paventano alla porta dei March. Jo (la trasposizione di May Alcott nel romanzo) è la più indipendente e irruente delle 4, perno centrale di molte vicende e incredibilmente umana nei suoi gesti. Viva, passionale, solare, Jo è indubbiamente il ritratto di un’adolescenza gioviale, che guarda il mondo con occhi pieni di sogni e speranze. Meg e la madre Mary sono molto più austere, mature, data l’età, e conformi alla tipica immagine della donna ottocentesca. Beth e Amy sono due opposti. Beth è riservata e molto timida, mentre Amy, la più piccola della casa sembra aver preso il caratteri di Jo. Assieme, le ragazze, formano uno scorcio di vita colorato, genuino e molto dolce. I personaggi di contorno sono anche loro molto ben delineati, a partire da Hannah, la domestica, l’eterno amico Laurie, la zia March con la sua severità innata e il suo viso indurito da anni di austerità, fino ai personaggi inventati dagli sceneggiatori nipponici, come David, il dissoluto nipote della zia March. Il tutto è commentato dalla voce narrante di Amy, una voce adulta, che lascia trasparire come questa parli dei fatti parecchi anni dopo il loro svolgimento.
La produzione giapponese si è parecchio sforzata di mantenersi fedele al romanzo originale, tuttavia, una discrepanza palese, rende parecchio difficile mostrare quelli che sono, sul finale del romanzo, i rapporti tra le sorelle. Nel romanzo della Alcott, Beth, la timida sorellina introversa, muore di scarlattina. Nell’anime invece guarisce. Questo evento, radicale e importante nel testo, stravolge di parecchio la storia in quanto molte decisioni che le sorelle affrontano, sconvolte dalla perdita di Beth, nell’anime sembrano prese quasi per caso. Meg che tra tutte è la più legata alla sorellina, tanto da apparire, per le sue premure, come una seconda madre, sceglie di sposarsi dopo la morte di questa, mentre l’anziano e burbero signor Lawrence, che in Beth rivedeva la nipotina perduta, si richiuderà in un muto pessimismo. L’adorazione che le sorelle nutrono per Beth è tuttavia riprodotta fedelmente. Definita spesso “un angelo” nel romanzo, la perdita della ragazza segna, indelebilmente, il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, sia per Meg che per Jo. L’assenza della morte della ragazzina lascia un vuoto narrativo incolmabile, che purtroppo, contorce di parecchio il finale della vicenda. Questa scelta tuttavia non va criticata con asprezza. I Meisaku sono destinati a un pubblico prettamente infantile, che avrebbe comunque mal digerito la perdita di una delle protagonista. Questa scelta ha inoltre permesso a noi italiani di goderci l’anime senza che le fauci dell’orco censore fagocitassero intere puntate.
Anche Hannah non rispecchia il romanzo. Nell’anime appare come una tipica inserviente di colore del sud (anche come abbigliamento) mentre nel romanzo è un’anziana signora. Questa scelta è dovuta probabilmente per dare un tono antirazzista alla storia, in quanto al pubblico giapponese, distante dalla storia americana, poteva apparire strana una guerra per motivi razziali. Tuttavia gli atteggiamenti di Hannah, il suo carattere e le sue decisioni, spesso incisive per la famiglia, sono rispettati a pieno.
Il disegno è probabilmente tra i più belli dei Meisaku. Un tratto informale, delicato, con colori pastello e luci adeguate che mancava (e tornerà a mancare) nel filone. Sicuramente precursore dei tempi come stile, il disegno di “Una per tutte, tutte per una”, rimane, per il sottoscritto, una piccola perla degli anni 80.
In sostanza, “Ai no Wakakusa Monogatari” è un anime bello, dolce, sentimentale senza diventare mai stucchevole, che coinvolge lo spettatore in tutte le 48 puntate e che, nonostante la scelta di stravolge in parte gli eventi, resta alquanto fedele all’originale da cui si ispira, soprattutto nel dipingere i caratteri delle protagoniste. Una serie che vale sicuramente la pena di essere rivista. Nove.
[<b>ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!</b>] Una per tutte, tutte per una è un anime che ho visto da bambino e che ora è riproposto sul digitale terrestre su Boing. La storia fa parte del “World Masterpiece Theatre” e narra le vicende di quattro sorelle: Meg, Jo, Beth e Amy.
Le loro vicende avvengono in concomitanza con la guerra di secessione, all’inizio dell’anime le quattro sorelle abitano a Gettysburg con la madre Mary, la domestica Hanna, mentre il padre George è impiegato al fronte. Non passa molto tempo che la Famiglia March vede la sua città attaccata e distrutta dall’esercito sudista, allora decidono di andare a vivere presso la zia di George, Marta March a Plumfield.
La loro permanenza nella casa non è vista di buon occhio dalla zia all’inizio, però poi imparerà ad amare le nipotine come figlie. Qui le ragazze si danno da fare per aiutare la madre a cercare una casa e a lavorare per poter guadagnare i soldi necessari a vivere senza dipendere dalla vecchia Marta; Meg diventerà baby sitter, mentre Jo inizierà a scrivere per un quotidiano locale, non senza avere dei battibecchi col suo nuovo collega Anthony, il quale però la aiuterà a trovare la casa che tanto cercavano.
Qui entrano in gioco i signori Lawrence, i vicini di casa della famiglia March, lo zio ricco ed anziano, il nipote Lauri ed il servo John Brook (il quale si fidanzerà con Meg). Ora la storia si fa un po’ più complessa e il ritmo di narrazione più veloce, senza togliere nulla alla vicenda.
Meg e Jo fanno il loro debutto in società, non senza qualche intoppo ed è proprio qui che la famiglia March stringe amicizia con Lauri, e poco dopo anche con lo zio che rivede in Beth la nipotina scomparsa anni prima.
Qui la storia si fa un po più “tragica” ovvero:
- La guerra finisce ma Mary viene chiamata urgentemente a Washington per accudire il marito gravemente ferito ed in pericolo di vita;
- Beth mentre prestava aiuto ad un afamiglia si ammala e rischia anch’ella la vita.
Al ritorno della madre però è tutto sistemato. Dimenticavo la voce barrante come si capisce praticamente subito è quella della piccola Amy.
Un anime appassionante, anche se non è il mio genere preferito, che non annoia. La storia è carina, il disegno abbastanza buono e i personaggi sono ben caratterizzati. Lo consiglio più che altro per cultura personale e per chi non vuole cimentarsi in visioni troppo complesse. Voto 7…!!!!
Le loro vicende avvengono in concomitanza con la guerra di secessione, all’inizio dell’anime le quattro sorelle abitano a Gettysburg con la madre Mary, la domestica Hanna, mentre il padre George è impiegato al fronte. Non passa molto tempo che la Famiglia March vede la sua città attaccata e distrutta dall’esercito sudista, allora decidono di andare a vivere presso la zia di George, Marta March a Plumfield.
La loro permanenza nella casa non è vista di buon occhio dalla zia all’inizio, però poi imparerà ad amare le nipotine come figlie. Qui le ragazze si danno da fare per aiutare la madre a cercare una casa e a lavorare per poter guadagnare i soldi necessari a vivere senza dipendere dalla vecchia Marta; Meg diventerà baby sitter, mentre Jo inizierà a scrivere per un quotidiano locale, non senza avere dei battibecchi col suo nuovo collega Anthony, il quale però la aiuterà a trovare la casa che tanto cercavano.
Qui entrano in gioco i signori Lawrence, i vicini di casa della famiglia March, lo zio ricco ed anziano, il nipote Lauri ed il servo John Brook (il quale si fidanzerà con Meg). Ora la storia si fa un po’ più complessa e il ritmo di narrazione più veloce, senza togliere nulla alla vicenda.
Meg e Jo fanno il loro debutto in società, non senza qualche intoppo ed è proprio qui che la famiglia March stringe amicizia con Lauri, e poco dopo anche con lo zio che rivede in Beth la nipotina scomparsa anni prima.
Qui la storia si fa un po più “tragica” ovvero:
- La guerra finisce ma Mary viene chiamata urgentemente a Washington per accudire il marito gravemente ferito ed in pericolo di vita;
- Beth mentre prestava aiuto ad un afamiglia si ammala e rischia anch’ella la vita.
Al ritorno della madre però è tutto sistemato. Dimenticavo la voce barrante come si capisce praticamente subito è quella della piccola Amy.
Un anime appassionante, anche se non è il mio genere preferito, che non annoia. La storia è carina, il disegno abbastanza buono e i personaggi sono ben caratterizzati. Lo consiglio più che altro per cultura personale e per chi non vuole cimentarsi in visioni troppo complesse. Voto 7…!!!!