Kino no Tabi - Life Goes On
Per potere descrivere efficacemente <i>Life goes on</i>, questo OAV di trenta minuti accessorio alla serie <i>Kino no Tabi</i>, si possono adottare due punti di vista tra loro divergenti ma entrambi più che sostenibili. Questo tentativo di stabilire un nesso tra la fuga della piccola Kino dal suo paese e il periodo trascorso assieme alla Maestra, antecedente al viaggio di <i>The beautiful world</i>, può essere tranquillamente inteso sia come un'operazione nel suo insieme riuscita, sia allo stesso modo un mezzo fallimento, almeno dalla prospettiva dell'integrità artistica della serie.
Quali sarebbero gli elementi di debolezza di <i>Life goes on</i>? Innanzitutto, nonostante la sua natura, a tutti gli effetti esplicativa, ben poco viene illustrato sulla maturazione di Kino prima del suo viaggio, o perlomeno ci si sofferma su particolari abbastanza marginali del personaggio, e che anche nella serie non avevano molta importanza (a parte la sua impressionante abilità con le armi da fuoco). Anche il tema preso in considerazione per la parte più psicologica dell'OAV, il dolore e l'alienazione causati dalla perdita di una persona cara, non fornisce spiegazioni significative sugli avvenimenti mostrati in <i>The Beautiful World</i>, ma risulta per lo più fine a se stesso. In un certo senso, <i>Life goes on</i> avrebbe figurato meglio se inglobato nella serie stessa, in quanto si sarebbe inserito con una certa efficacia nel flusso degli argomenti che essa propone di episodio in episodio, il quale, essendo di per sé abbastanza frammentario, non necessitava di corrispondenze di causa-effetto tra una puntata e l'altra.
D'altra parte bisogna però dire che, seppur nella loro incompletezza, i trenta minuti di <i>Life goes on</i> scorrono via senza intoppi, e riesumano in maniera molto efficace le atmosfere eteree ed estranianti della serie, grazie anche alla saggia decisione di recuperarne gli accompagnamenti musicali e la realizzazione tecnica non curatissima (a parte qualche sporadico virtuosismo registico in più, non fondamentale ma neanche fastidioso) ma comunque affascinante. Anche la qualità della sceneggiatura, sebbene come ho espresso prima avrebbe meritato una maggior focalizzazione sull'evoluzione della protagonista, è soddisfacente, come sempre seria e capace d'infondere un senso di mistero e di "non detto" molto intrigante.
Scegliendo quindi la via del giusto mezzo, credo quindi che in questo mediometraggio si sarebbe dovuto porre più attenzione all'impostazione della trama e dei personaggi, ma nel complesso sono stato impressionato positivamente e non posso che consigliarlo, seppur con qualche precauzione, a chi ha amato <i>The beautiful world</i> e vuole passare ancora un po' di tempo in compagnia di Kino.
Quali sarebbero gli elementi di debolezza di <i>Life goes on</i>? Innanzitutto, nonostante la sua natura, a tutti gli effetti esplicativa, ben poco viene illustrato sulla maturazione di Kino prima del suo viaggio, o perlomeno ci si sofferma su particolari abbastanza marginali del personaggio, e che anche nella serie non avevano molta importanza (a parte la sua impressionante abilità con le armi da fuoco). Anche il tema preso in considerazione per la parte più psicologica dell'OAV, il dolore e l'alienazione causati dalla perdita di una persona cara, non fornisce spiegazioni significative sugli avvenimenti mostrati in <i>The Beautiful World</i>, ma risulta per lo più fine a se stesso. In un certo senso, <i>Life goes on</i> avrebbe figurato meglio se inglobato nella serie stessa, in quanto si sarebbe inserito con una certa efficacia nel flusso degli argomenti che essa propone di episodio in episodio, il quale, essendo di per sé abbastanza frammentario, non necessitava di corrispondenze di causa-effetto tra una puntata e l'altra.
D'altra parte bisogna però dire che, seppur nella loro incompletezza, i trenta minuti di <i>Life goes on</i> scorrono via senza intoppi, e riesumano in maniera molto efficace le atmosfere eteree ed estranianti della serie, grazie anche alla saggia decisione di recuperarne gli accompagnamenti musicali e la realizzazione tecnica non curatissima (a parte qualche sporadico virtuosismo registico in più, non fondamentale ma neanche fastidioso) ma comunque affascinante. Anche la qualità della sceneggiatura, sebbene come ho espresso prima avrebbe meritato una maggior focalizzazione sull'evoluzione della protagonista, è soddisfacente, come sempre seria e capace d'infondere un senso di mistero e di "non detto" molto intrigante.
Scegliendo quindi la via del giusto mezzo, credo quindi che in questo mediometraggio si sarebbe dovuto porre più attenzione all'impostazione della trama e dei personaggi, ma nel complesso sono stato impressionato positivamente e non posso che consigliarlo, seppur con qualche precauzione, a chi ha amato <i>The beautiful world</i> e vuole passare ancora un po' di tempo in compagnia di Kino.
Ulteriori trenta minuti trascorsi in compagnia di Kino, eterna viaggiatrice, eroina di una gemma come <i>Kino no Tabi</i>, non guastano mai, specialmente quando si tratta di scavare proprio nel passato della protagonista, e di scoprire vari particolari del suo profilo, di ripercorrere momenti salienti non affioranti durante i tredici episodi della serie. Tra l'incontro con un'importante maestra di vita e le scelte fondamentali che andranno a foggiare la tempra della Kino del "presente", scopriremo con piacere qualcosina in più, ma nient'altro.
Fondamentale fino a un certo punto, giacché non ricollegabile ai concetti dell'opera principale, questa piccola cornice non aggiunge probabilmente molto di quanto sarebbe bastato, nel quarto episodio della serie, a fornire una bozza del personaggio che potesse come minimo giustificare l'inizio del lungo viaggio.
Fondamentale fino a un certo punto, giacché non ricollegabile ai concetti dell'opera principale, questa piccola cornice non aggiunge probabilmente molto di quanto sarebbe bastato, nel quarto episodio della serie, a fornire una bozza del personaggio che potesse come minimo giustificare l'inizio del lungo viaggio.
Ho visto la serie di Kino un po' di tempo fa, così questo film mi ha riportato a mente il mondo di quell'opera, grazie alla sua semplicità grafica, alla bella atmosfera dettata dall'OST basata su flauto e chitarra acustica, al volto di Kino.
Semplicemente questo film, di ca. 30 minuti, tratta del periodo di vita di Kino che si interpone fra il suo incontro con il tabibito (viaggiatore), che incontrò nella sua cittadina natale e che per lei rappresenta il modello di vita, e, per l'appunto, lo svolgersi di questo modus vivendi, cioè il viaggio attraverso il mondo.
Tra questi due momenti temporali c'è la, forse, non tanto breve permanenza di Kino a casa di una donna che da lei si fa chiamare "shishou" (maestra), e che durante la serie viene ricordata diverse volte, essendo il secondo personaggio principale dei ricordi della giovane viaggiatrice.
Do un 8 per la brevità e perché il film non mostra anche il momento della partenza di Kino, che avrebbe reso ancora più interessante questo spin-off.
Semplicemente questo film, di ca. 30 minuti, tratta del periodo di vita di Kino che si interpone fra il suo incontro con il tabibito (viaggiatore), che incontrò nella sua cittadina natale e che per lei rappresenta il modello di vita, e, per l'appunto, lo svolgersi di questo modus vivendi, cioè il viaggio attraverso il mondo.
Tra questi due momenti temporali c'è la, forse, non tanto breve permanenza di Kino a casa di una donna che da lei si fa chiamare "shishou" (maestra), e che durante la serie viene ricordata diverse volte, essendo il secondo personaggio principale dei ricordi della giovane viaggiatrice.
Do un 8 per la brevità e perché il film non mostra anche il momento della partenza di Kino, che avrebbe reso ancora più interessante questo spin-off.
In quest'OAV viene raccontato parte del passato di Kino, e finalmente viene alla luce il motivo della sua ambiguità sessuale.
Beh, non c'è molto da dire sull'episodio, a essere sinceri.
La storia si fa seguire con piacere, pur mantenendosi sui ritmi lenti caratteristici di Kino no Tabi.
Le animazioni e i disegni sono purtroppo rimasti identici, e si sarebbe dovuto osare di più per l'occasione.
Il passato di Kino è discretamente fatto, e si poteva fare qualcosa di più, per questo tutto sommato la visione di quest'OAV mi ha un po' deluso, anche perché non sono presenti temi che facciano riflettere, il che è l'elemento principale di questa serie.
Discreto, nulla di più e nulla di meno.
Beh, non c'è molto da dire sull'episodio, a essere sinceri.
La storia si fa seguire con piacere, pur mantenendosi sui ritmi lenti caratteristici di Kino no Tabi.
Le animazioni e i disegni sono purtroppo rimasti identici, e si sarebbe dovuto osare di più per l'occasione.
Il passato di Kino è discretamente fatto, e si poteva fare qualcosa di più, per questo tutto sommato la visione di quest'OAV mi ha un po' deluso, anche perché non sono presenti temi che facciano riflettere, il che è l'elemento principale di questa serie.
Discreto, nulla di più e nulla di meno.
Da dov’è cominciato il viaggio di Kino? Dall’incontro con Kino. E poi? È arrivata la maestra, o meglio Kino è giunta da lei e dalla vecchia donna ha appreso i rudimenti di quella che sarà la sua sopravvivenza in una vita futura fatta di tappe, percorsi, riflessioni, cinismo etereo, filosofia purissima… Ma questa è un’altra storia, questo è il Viaggio di Kino. Il cui stile, in questo breve film, sembra essersi dissolto in un nulla di fatto. Perché a fronte di una migliore realizzazione grafica, ancora abbastanza zoppicante sul versante animazioni però più accurata nel disegno e intatta nella resa paesaggistica, il pensiero che nella serie veniva profuso da ogni immagine, da ogni parola e da qualsiasi piccolo gesto, che lì acquisiva una valenza simbolica assoluta, qui latita che è un dispiacere. Di sicuro sull'anime grava come un plutone granitico lo status di erede di un’opera che ha toccato altezze aeree, e se in fin dei conti a “La vita va avanti” non si può fare una colpa di non aggiungere nulla alle serie originale, la verità è che il film non ha proprio niente da dire di suo.
Se la bellezza di "Kino no Tabi" tra le altre cose risiedeva nella sua struttura episodica parallela al cammino della protagonista, è pur vero che ogni frammento era un concentrato di profondità contenutistica capace di far vivere ciascun racconto di vita propria. Il film invece più che un racconto densissimo sembra un semplice resoconto atto a svelare alcuni perché se vogliamo anche un po’ superflui, tipo il taglio dei capelli o il motivo del riferirsi a se stessa al maschile da parte di Kino. Per il resto “La vita va avanti” langue, e non bastano dei singhiozzi di scelte registiche particolari, dei toni di colore che si accendono e illividiscono in specifici momenti e le già conosciute musiche delicate, che fanno riaffiorare dal baratro della memoria sequenze quasi dimenticate, per ritrovare la carreggiata tanto cara a chi ha avuto la fortuna d’imbattersi in quella perla che è Kino no Tabi. Una perla alla luce della quale il film non brilla di riflesso, ma svapora, e quel niente che dice viene ridotto a una voce tanto flebile da risultare non pervenuta.
Se la bellezza di "Kino no Tabi" tra le altre cose risiedeva nella sua struttura episodica parallela al cammino della protagonista, è pur vero che ogni frammento era un concentrato di profondità contenutistica capace di far vivere ciascun racconto di vita propria. Il film invece più che un racconto densissimo sembra un semplice resoconto atto a svelare alcuni perché se vogliamo anche un po’ superflui, tipo il taglio dei capelli o il motivo del riferirsi a se stessa al maschile da parte di Kino. Per il resto “La vita va avanti” langue, e non bastano dei singhiozzi di scelte registiche particolari, dei toni di colore che si accendono e illividiscono in specifici momenti e le già conosciute musiche delicate, che fanno riaffiorare dal baratro della memoria sequenze quasi dimenticate, per ritrovare la carreggiata tanto cara a chi ha avuto la fortuna d’imbattersi in quella perla che è Kino no Tabi. Una perla alla luce della quale il film non brilla di riflesso, ma svapora, e quel niente che dice viene ridotto a una voce tanto flebile da risultare non pervenuta.
Questo episodio a sé stante facente parte della “collana” Kino no Tabi potrebbe essere identificato come “pilota”, una sorta di puntata numero zero per proporre la saga al pubblico. Se nella serie completa vi è un filo conduttore che unisce i 13 astratti, onirici e surreali episodi, è chiara anche la volontà da parte degli autori di creare situazioni indipendenti, vere e proprie puntate autoconclusive che però fanno progredire lo sviluppo della storia principale attraverso i singolari contenuti che questo prodotto tratta.
In Life Goes On non si parla del passato di Kino e della sua moto parlante Hermes, piuttosto viene illustrato uno dei suoi tanti viaggi, forse il più inquietante e angosciante di tutti: ambientato in una sperduta campagna, il protagonista e la simpatica motocicletta comprenderanno a loro spese quando possa essere pesante, doloroso, spaventoso e triste il dolore di una persona che ne perde un’altra a lei cara.
Come sempre ci troviamo di fronte a venticinque minuti molto intensi e animati nel classico stile “Kino no Tabi”: fondali acquerellati, piccoli quadretti suggestivi che incorniciano però situazioni di vita non altrettanto serene, chara design diretto, semplice e incisivo, colori tenui e forti, atmosfere agrodolci e mai totalmente serene.
La vita scorre per tutti, questo è infatti il messaggio trasversale (neanche tanto) che si riesce a leggere al termine della vicenda, in un modo o nell’altro, ma non tutti riescono ad accettare gli eventi negativi a cui è necessario far fronte durante la propria esistenza. Dolore psicologico, sofferenza interiore, una disamina oggettiva degli affetti familiari e dei legami di sangue… anche in un singolo episodio estraneo alla serie questo splendido prodotto riesce a far pensare ed emozionare.
Consigliato a tutti, sia per la profondità d’introspezione, sia per l’originalità. Pochi anime riescono a lasciare il segno come questo.
In Life Goes On non si parla del passato di Kino e della sua moto parlante Hermes, piuttosto viene illustrato uno dei suoi tanti viaggi, forse il più inquietante e angosciante di tutti: ambientato in una sperduta campagna, il protagonista e la simpatica motocicletta comprenderanno a loro spese quando possa essere pesante, doloroso, spaventoso e triste il dolore di una persona che ne perde un’altra a lei cara.
Come sempre ci troviamo di fronte a venticinque minuti molto intensi e animati nel classico stile “Kino no Tabi”: fondali acquerellati, piccoli quadretti suggestivi che incorniciano però situazioni di vita non altrettanto serene, chara design diretto, semplice e incisivo, colori tenui e forti, atmosfere agrodolci e mai totalmente serene.
La vita scorre per tutti, questo è infatti il messaggio trasversale (neanche tanto) che si riesce a leggere al termine della vicenda, in un modo o nell’altro, ma non tutti riescono ad accettare gli eventi negativi a cui è necessario far fronte durante la propria esistenza. Dolore psicologico, sofferenza interiore, una disamina oggettiva degli affetti familiari e dei legami di sangue… anche in un singolo episodio estraneo alla serie questo splendido prodotto riesce a far pensare ed emozionare.
Consigliato a tutti, sia per la profondità d’introspezione, sia per l’originalità. Pochi anime riescono a lasciare il segno come questo.