Somali and the Forest Spirit
Questo anime può provocare sia una sensazione di estrema partecipazione sia una di estrema noia. L’impatto emotivo è indubbio, in quanto “Somali and the Forest Spirit” coinvolge, creando tematiche che toccano la sensibilità di grandi e piccoli, quali l’abbandono, la speranza, l’affetto genitoriale, il tutto condito da lacrime e sorrisi di una bambina carinissima.
Tutto inizia quando un golem viene sequestrato da una bambina abbandonata, che, dopo averlo visto, lo chiama già papà, incatenandolo ad un ruolo che lui non può conoscere, ma nel quale cercherà di entrare con l’aiuto costante e le spintarelle di quelli che incontrerà nel suo viaggio, intrapreso con la piccola Somali allo scopo di cercare i suoi genitori. C’è però un piccolo problema: gli umani sono scomparsi da tempo, la loro alterigia e la loro volontà di dominio sulle creature non umane li ha resi ostili e indesiderati, tanto che un conflitto poi li ha visti prima sterminati e in seguito braccati e mangiati. Una vita grama, insomma, e un dato di fatto che mette il povero golem, al limite della fine della sua autonomia, in marcia verso l’ignoto.
Il viaggio è una girandola di colori e di personaggi. Le ambientazioni sono spettacolari. Cito con piacere il regno sotterraneo al deserto, popolato di funghi e pieno di luminosità delicate. Il deserto ha una sua poesia e creature inventate la cui idea alla base è ammirevole. C’è una ricerca nei vari personaggi che si sente e si vede, si percepisce una gran preparazione alle spalle di quest’opera. Segnalo poi la biblioteca delle streghe, splendida a livello visivo.
I personaggi principali sono il golem e la bambina. Mentre il primo scopre man mano di avere quel cuore che all’inizio nega di possedere, tanto da fare sacrifici e patire disagi per trovare i genitori di Somali prima del suo spegnimento, la bambina è quel che ci si aspetta. Dolce, dolcissima, pronta al pianto, al riso, alle battute scontate o alle dichiarazioni d’affetto spontanee e mielose. Il fatto che viaggi camuffata con un cappuccio e due corna cucite sopra, poi, non insospettisce nessuno. Se gli umani hanno un buon odore, perché così poche creature si accorgono della sua natura?
Situazioni estreme che ami o aborri sono episodi come il febbrone di Somali o la sua ricerca indefessa di quel fiore dei desideri perché la bambina vuole stare col suo papà, disperatamente. E dopo pianti, risa, lacrime, promesse strappate a stare per sempre assieme, dettagli sulla ‘pucciosità’ e l’innocenza della bambina, personaggi tutti buoni (tutti tutti, né i demoni né le arpie sono cattivi) che s’incantano alla vista della piccola, questo anime o lo si ama o lo si odia.
E la visione diventa estenuante, piena di zucchero, senza avvenimenti particolari, salvo la presa di consapevolezza che il golem ama la piccola a modo suo e che forse dovrebbe aggiustare il suo comportamento in modo migliore, visti i suoi sbagli pregressi. Tutti i personaggi secondari sono troppo buoni e si impicciano nella relazione padre-figlia con consigli del tipo “Sii un buon genitore”, “Non abbandonarla nonostante ti manchino trecento giorni di vita”, “Piange, consolala!”
Quando comincia la vicenda del deserto e la risoluzione utopistica della vicenda tra l’arpia e l’umano (“I sentimenti sono veri!”, dice Somali, ma chissà se capisce il valore della vita di un’orfana adottata dal cannibale di sua mamma, qualunque fosse il motivo per cui si è spinto a un pasto così orrido) si spera che la trama proceda, ma alla biblioteca delle streghe comincia a logorarsi la pazienza.
Se le streghe sono davvero custodi del sapere, è quello il modo di custodirlo? Perdere libri, essere incapaci di difenderli, far perdere informazioni e far correre rischi agli utenti. Chiudete bottega, befane, fate male il vostro mestiere! E quando il libro si dissolve nei contenuti, ecco che c’è una soluzione: chiedere all’ultima persona che l’ha letto, lì disponibile e avvolta nell’ombra.
A questo punto ho gridato: “Basta!”. L’impianto narrativo è stato fatto per mettere a dura prova i miei nervi. Sempre le solite dinamiche: Somali in pericolo, Somali protetta dal golem, informazioni che non ci sono e ‘pucciosità’ varia. E poi nuovi personaggi che appaiono e scompaiono dimenticati, inutili, buoni per uno sfondo etnico di colore. Più di otto episodi per non dire nulla, nulla di nulla.
Ho scorso l’ultimo episodio rapida rapida e sono contenta di non aver finito quest’anime: il finale melenso, ancora senza finale... con quattro episodi che mi sono rifiutata di vedere e so già noiosi e pesanti da digerire senza nulla da aggiungere.
Quest’anime ha una struttura pesante, pedante, monotona. Ha sì sfondi, colori, personaggi e una buona trama di base, ma la sua lentezza mostruosa, il suo nicchiare infinito, la continua esposizione di sentimenti buonisti sono esasperanti.
Tutto inizia quando un golem viene sequestrato da una bambina abbandonata, che, dopo averlo visto, lo chiama già papà, incatenandolo ad un ruolo che lui non può conoscere, ma nel quale cercherà di entrare con l’aiuto costante e le spintarelle di quelli che incontrerà nel suo viaggio, intrapreso con la piccola Somali allo scopo di cercare i suoi genitori. C’è però un piccolo problema: gli umani sono scomparsi da tempo, la loro alterigia e la loro volontà di dominio sulle creature non umane li ha resi ostili e indesiderati, tanto che un conflitto poi li ha visti prima sterminati e in seguito braccati e mangiati. Una vita grama, insomma, e un dato di fatto che mette il povero golem, al limite della fine della sua autonomia, in marcia verso l’ignoto.
Il viaggio è una girandola di colori e di personaggi. Le ambientazioni sono spettacolari. Cito con piacere il regno sotterraneo al deserto, popolato di funghi e pieno di luminosità delicate. Il deserto ha una sua poesia e creature inventate la cui idea alla base è ammirevole. C’è una ricerca nei vari personaggi che si sente e si vede, si percepisce una gran preparazione alle spalle di quest’opera. Segnalo poi la biblioteca delle streghe, splendida a livello visivo.
I personaggi principali sono il golem e la bambina. Mentre il primo scopre man mano di avere quel cuore che all’inizio nega di possedere, tanto da fare sacrifici e patire disagi per trovare i genitori di Somali prima del suo spegnimento, la bambina è quel che ci si aspetta. Dolce, dolcissima, pronta al pianto, al riso, alle battute scontate o alle dichiarazioni d’affetto spontanee e mielose. Il fatto che viaggi camuffata con un cappuccio e due corna cucite sopra, poi, non insospettisce nessuno. Se gli umani hanno un buon odore, perché così poche creature si accorgono della sua natura?
Situazioni estreme che ami o aborri sono episodi come il febbrone di Somali o la sua ricerca indefessa di quel fiore dei desideri perché la bambina vuole stare col suo papà, disperatamente. E dopo pianti, risa, lacrime, promesse strappate a stare per sempre assieme, dettagli sulla ‘pucciosità’ e l’innocenza della bambina, personaggi tutti buoni (tutti tutti, né i demoni né le arpie sono cattivi) che s’incantano alla vista della piccola, questo anime o lo si ama o lo si odia.
E la visione diventa estenuante, piena di zucchero, senza avvenimenti particolari, salvo la presa di consapevolezza che il golem ama la piccola a modo suo e che forse dovrebbe aggiustare il suo comportamento in modo migliore, visti i suoi sbagli pregressi. Tutti i personaggi secondari sono troppo buoni e si impicciano nella relazione padre-figlia con consigli del tipo “Sii un buon genitore”, “Non abbandonarla nonostante ti manchino trecento giorni di vita”, “Piange, consolala!”
Quando comincia la vicenda del deserto e la risoluzione utopistica della vicenda tra l’arpia e l’umano (“I sentimenti sono veri!”, dice Somali, ma chissà se capisce il valore della vita di un’orfana adottata dal cannibale di sua mamma, qualunque fosse il motivo per cui si è spinto a un pasto così orrido) si spera che la trama proceda, ma alla biblioteca delle streghe comincia a logorarsi la pazienza.
Se le streghe sono davvero custodi del sapere, è quello il modo di custodirlo? Perdere libri, essere incapaci di difenderli, far perdere informazioni e far correre rischi agli utenti. Chiudete bottega, befane, fate male il vostro mestiere! E quando il libro si dissolve nei contenuti, ecco che c’è una soluzione: chiedere all’ultima persona che l’ha letto, lì disponibile e avvolta nell’ombra.
A questo punto ho gridato: “Basta!”. L’impianto narrativo è stato fatto per mettere a dura prova i miei nervi. Sempre le solite dinamiche: Somali in pericolo, Somali protetta dal golem, informazioni che non ci sono e ‘pucciosità’ varia. E poi nuovi personaggi che appaiono e scompaiono dimenticati, inutili, buoni per uno sfondo etnico di colore. Più di otto episodi per non dire nulla, nulla di nulla.
Ho scorso l’ultimo episodio rapida rapida e sono contenta di non aver finito quest’anime: il finale melenso, ancora senza finale... con quattro episodi che mi sono rifiutata di vedere e so già noiosi e pesanti da digerire senza nulla da aggiungere.
Quest’anime ha una struttura pesante, pedante, monotona. Ha sì sfondi, colori, personaggi e una buona trama di base, ma la sua lentezza mostruosa, il suo nicchiare infinito, la continua esposizione di sentimenti buonisti sono esasperanti.
In un mondo fantastico dove gli umani sono sulla soglia dell'estinzione, braccati e sterminati da creature bizzarre e antropomorfe che dominano la civiltà, un golem, nello svolgere il suo compito di controllare la foresta in cui vive, incontra una piccola e giovanissima umana. Inizia così l'avventuroso viaggio dei due alla ricerca dei pochi superstiti umani rimasti.
Una fiaba, un racconto fantastico dai toni tutt'altro che veloci, ma interessante e appassionante. Molti sono i temi trattati, dai sentimenti dei protagonisti, alla discriminazione raziale, all'aggressività della specie umana. Il tutto viene raccontato con una veste grafica molto colorata e fantasiosa, con creature originali e spesso stravaganti a popolare il mondo di questo anime.
Tecnicamente si sarebbe dovuto e potuto fare però un po' di più, infatti l'animazione mi è parsa altalenante, molto curata a volte, approssimativa in altre situazioni, così come la colonna sonora, ottima ma con sigle a mio parere poco ispirate.
Nonostante tutto, però, questo "Somali to Mori no Kamisama" rimane un ottimo anime, un'opera colorata, fantasiosa come poche altre, ma al contempo riflessiva e non banale, che merita certamente di essere presa in considerazione.
Una fiaba, un racconto fantastico dai toni tutt'altro che veloci, ma interessante e appassionante. Molti sono i temi trattati, dai sentimenti dei protagonisti, alla discriminazione raziale, all'aggressività della specie umana. Il tutto viene raccontato con una veste grafica molto colorata e fantasiosa, con creature originali e spesso stravaganti a popolare il mondo di questo anime.
Tecnicamente si sarebbe dovuto e potuto fare però un po' di più, infatti l'animazione mi è parsa altalenante, molto curata a volte, approssimativa in altre situazioni, così come la colonna sonora, ottima ma con sigle a mio parere poco ispirate.
Nonostante tutto, però, questo "Somali to Mori no Kamisama" rimane un ottimo anime, un'opera colorata, fantasiosa come poche altre, ma al contempo riflessiva e non banale, che merita certamente di essere presa in considerazione.
Mi sono avvicinato a "Somali e lo spirito della Foresta" grazie alla lettura dell'anteprima del manga, ciò mi ha portato a crearmi delle aspettative che non sono state rispettate durante la visione dell'anime.
"Somali e lo spirito dello Foresta" è un anime di dodici puntate, la maggior parte di esse hanno una forte connotazione autoconclusiva. Il manga da cui è tratto è in corso d'opera dal 2015 e al momento conta sei volumi, l'anime adatta all'incirca i primi cinque volumi.
I protagonisti sono Somali, il "cucciolo", e il Golem; l'anime segue la storia del loro viaggio, focalizzandosi particolarmente sulla crescita di Somali, del rapporto padre-figlia e della consapevolezza dei propri sentimenti del Golem. Andando avanti con gli episodi, diventerà chiaro che il vero tema dell'anime è il rispetto verso il diverso.
I personaggi sono perlopiù animali (a volte anche provenienti dalla mitologia) antropomorfi, i personaggi principali e secondari sono caratterizzati abbastanza bene, anche se la forte componente autoconclusiva degli episodi non sempre permette di approfondire un personaggio che magari ci aveva particolarmente incuriosito.
Il livello visivo è eccezionale, gli sfondi sono stupendi e ogni città visitata dal duo è particolare e diversa della altre; è presente anche qualche combattimento che è reso abbastanza bene graficamente.
Per gran parte del tempo la storia mantiene toni pacati ed è piena di momenti di dolcezza, ma all'improvviso ci vengono presentate delle scene molto crude che sono rese ancora più crude dal contrasto con l'atmosfera che l'opera ha creato; non sono presenti particolari colpi di scena, ma in compenso ci sono vari casi in cui questo forte contrasto può sorprendere molto.
Nel complesso l'opera è godibile, non l'ho apprezzata particolarmente a causa delle mie aspettative di cui ho parlato nell'introduzione; ciò che mi turba particolarmente è non riuscire a capire quale sia il pubblico di riferimento di quest'opera: un bambino potrebbe apprezzare particolarmente il rapporto tra Somali e il Golem, e potrebbe sorprendersi davanti a cose che per un adulto sono normali e scontate, come farebbe Somali, ma certe scene non sono per nulla adatte a un pubblico infantile; un discorso simile si può applicare a una ragazza che cerca una storia tranquilla con personaggi "pucciosi", che potrebbe non gradire le scene crude; invece, un ragazzo come me difficilmente tollererà dodici episodi pieni di momenti di dolcezza, che sono conditi solo da qualche momento che lo possa stupire e distogliere dalla solita atmosfera dell'opera.
"Somali e lo spirito dello Foresta" è un anime di dodici puntate, la maggior parte di esse hanno una forte connotazione autoconclusiva. Il manga da cui è tratto è in corso d'opera dal 2015 e al momento conta sei volumi, l'anime adatta all'incirca i primi cinque volumi.
I protagonisti sono Somali, il "cucciolo", e il Golem; l'anime segue la storia del loro viaggio, focalizzandosi particolarmente sulla crescita di Somali, del rapporto padre-figlia e della consapevolezza dei propri sentimenti del Golem. Andando avanti con gli episodi, diventerà chiaro che il vero tema dell'anime è il rispetto verso il diverso.
I personaggi sono perlopiù animali (a volte anche provenienti dalla mitologia) antropomorfi, i personaggi principali e secondari sono caratterizzati abbastanza bene, anche se la forte componente autoconclusiva degli episodi non sempre permette di approfondire un personaggio che magari ci aveva particolarmente incuriosito.
Il livello visivo è eccezionale, gli sfondi sono stupendi e ogni città visitata dal duo è particolare e diversa della altre; è presente anche qualche combattimento che è reso abbastanza bene graficamente.
Per gran parte del tempo la storia mantiene toni pacati ed è piena di momenti di dolcezza, ma all'improvviso ci vengono presentate delle scene molto crude che sono rese ancora più crude dal contrasto con l'atmosfera che l'opera ha creato; non sono presenti particolari colpi di scena, ma in compenso ci sono vari casi in cui questo forte contrasto può sorprendere molto.
Nel complesso l'opera è godibile, non l'ho apprezzata particolarmente a causa delle mie aspettative di cui ho parlato nell'introduzione; ciò che mi turba particolarmente è non riuscire a capire quale sia il pubblico di riferimento di quest'opera: un bambino potrebbe apprezzare particolarmente il rapporto tra Somali e il Golem, e potrebbe sorprendersi davanti a cose che per un adulto sono normali e scontate, come farebbe Somali, ma certe scene non sono per nulla adatte a un pubblico infantile; un discorso simile si può applicare a una ragazza che cerca una storia tranquilla con personaggi "pucciosi", che potrebbe non gradire le scene crude; invece, un ragazzo come me difficilmente tollererà dodici episodi pieni di momenti di dolcezza, che sono conditi solo da qualche momento che lo possa stupire e distogliere dalla solita atmosfera dell'opera.
Questa mia opinione è sicuramente un processo alle intenzioni, lo anticipo subito, ma ho la sensazione che, una volta tanto, un adattamento incompleto di un’altra opera abbia creato una fiaba quasi perfetta, tanto che preferirei non continuare a seguirla visto l’esito infausto a cui sembra destinata. Per spiegare perché dico questo però è necessario addentrarsi un po’ nella trama di questa recente favola che ha accompagnato e addolcito per quanto poteva l’inizio di uno degli anni più complicati della storia recente.
“Somali and the Forest Spirit” è una storia ambientata in un universo fantastico abitato da tante creature immaginarie, dove la razza umana è presente ma cacciata e perseguitata e, per questo, sull’orlo dell’estinzione. In questo scenario si muovono i due protagonisti, una bambina umana di nome Somali e un Golem, che in quel mondo ha il ruolo di spirito guardiano della foresta e che quella bambina l’ha salvata e praticamente adottata, impegnati in un viaggio alla ricerca di villaggi umani ancora esistenti dove poter affidare Somali e farla crescere tranquillamente. Ad aggravare la situazione già non semplice poi c’è anche il fatto che il tempo rimasto a disposizione al Golem è molto poco, visto che è quasi alla fine della sua lunga vita, ma non può permettersi di lasciare da sola Somali, dato che non sarebbe in grado di sopravvivere in quell’ambiente a lei così ostile.
Tra i due si crea così un rapporto sempre più forte che è tranquillamente assimilabile a quello di padre e figlia. Non che per Somali ci fossero mai stati dubbi: nella sua innocenza fanciullesca la piccola non ha mai avuto remore nell’individuare nel Golem una figura paterna a cui affidarsi ciecamente; discorso diverso per il guardiano della foresta che, in quanto essere metafisico al di sopra di tutte le parti, non concepisce le emozioni umane e tenta di mantenere con Somali un rapporto quasi distaccato, salvo farsi coinvolgere poi sempre di più dalla dolcezza e dall’affetto che la bambina gli dimostra. La costruzione e il rafforzamento del legame tra genitore e figlio a discapito di vincoli di sangue, o addirittura di appartenenza alla stessa specie in questo caso, è sicuramente uno dei temi portanti dell’anime, ed è espresso pienamente nell’avvicinamento costante che Somali e il Golem vivono lungo il corso della serie, ove avranno modo anche di incontrare diversi personaggi che condividono forti legami, che siano di amicizia, parentela o semplice collaborazione, che contribuiranno alla consapevolezza e alla maturazione di quell’affetto reciproco. Personaggi secondari che sono, inoltre, un ulteriore pregio della serie, visto che sono tutti estremamente interessanti: che compaiano solo per un episodio o condividano giorni di viaggio insieme ai due protagonisti infatti, ogni personaggio è scritto in modo da risultare non solo importante in quel singolo momento, ma anche nel percorso formativo a lungo termine di questa apparentemente strana famiglia. Persino quelli fortemente negativi, che si pongono come ostacolo al viaggio che potrebbe garantire la salvezza di Somali, risultano utili ai fini del messaggio che la serie vuole lanciare, visto che mettono in evidenza un altro tema ricorrente e molto importante, quello della discriminazione. Discriminazione che all’inizio sembra solo una piaga vissuta dalla razza umana, generalmente più debole delle altre mostrate nel corso dell’anime, ma che a lungo andare si evidenzia per quello che è, un flagello che può colpire chiunque e dalla quale nessuna specie si salva davvero, a meno che non vengano messi in atto sforzi che contribuiscano a ridurre l’atavica paura per il diverso, per quello che non si conosce e si teme possa arrecarci danno anche quando non ne ha la minima intenzione. A fare da trait d’union a tutti questi frammenti che compongono il mosaico della serie, infine, è una fortissima componente emotiva che accompagna la visione dello spettatore sin dal primo episodio; che siano la dolcezza del sorriso innocente di Somali, la divertente ingenuità del Golem ritrovatosi improvvisato genitore o le gioie e i dolori del loro rapporto in continua formazione, ogni cosa contribuisce all’immersione di chi guarda nelle atmosfere incantate della serie, coinvolgendolo pienamente nelle vicissitudini dei suoi protagonisti.
Coinvolgimento che è garantito anche, se non soprattutto in alcuni momenti, dallo splendido comparto grafico di cui può fregiarsi la serie. Animato dagli studi Satelight ed Hornets, con la regia di Kenji Yasuda, “Somali and the Forest Spirits” è un anime in dodici episodi disponibile ufficialmente anche in Italia sul portale Crunchyroll, trasposizione del manga originale di Yako Gureishi, che fa del suo punto di forza le splendide ambientazioni fiabesche che si susseguono nel corso della storia. Senza nulla togliere al buon carachter design di Ikuko Ito, che si ispira chiaramente ai disegni del manga senza raggiungerne però la bellezza e la precisione nei particolari, sono sicuramente i meravigliosi fondali che accompagnano il Golem e la piccola Somali quelli che riescono non solo a tenere testa alle illustrazioni del manga, ma a rendere proprio questa serie un modello a cui guardare con grande trasporto; che siano foreste incantate, villaggi nascosti, caverne misteriose o lande inesplorate, ogni ambiente in cui finiscono per muoversi i nostri personaggi è un piccolo tesoro nascosto che un uso abile dei colori e della giusta illuminazione contribuisce a rendere ancora più prezioso da ammirare. E dove non arrivano le immagini, ci pensano le affabili musiche di Ryo Yoshimata (già autore della colonna sonora di “Koi wa Ameagari no You ni”) ad arricchire ulteriormente l’esperienza di chi guarda, che normalmente parte già predisposto a questa immersione audio-favolistica grazie alla presenza di due sigle quanto mai riuscite e azzeccate. L’opening, “Arigatō wa Kocchi no Kotoba” di Naotaro Moriyama, è un delicatissimo brano che in alcuni momenti pare recitato più che cantato e che ricorda, coi suoi cambi di ritmo, una canzone da film disneyano volta più a raccontare le piacevoli immagini che mostra piuttosto che una semplice canzone di presentazione della serie. L’ending invece, cantata dalla doppiatrice di Somali, Inori Minase, si intitola “Kokoro Somali”, ed è una canzone dal retrogusto abbastanza triste che si pone pure l’obiettivo di strappare qualche lacrima al momento giusto, e in alcuni casi ci riesce tranquillamente, complice anche un video con inserti in CG e di altre bellissime illustrazioni che inevitabilmente riescono a scioglierti il cuore. Di ottimo livello infine è anche il doppiaggio giapponese, un risultato riassumibile nelle splendide interpretazioni dei due protagonisti con Inori Minase (Rem da “Re:zero” o Hestia da “Danmachi”) a dare voce e glucosio alla tenerissima Somali e Daisuke Ono (Erwin Smith da “L’attacco dei Giganti” o Jotaro Kujo dell’universo di “Jojo”) a impersonare il Golem con la sua voce cavernosa ma in fondo benevola.
Alla luce di quanto ho raccontato sarà forse adesso più chiaro il mio messaggio iniziale, che rimandava allo sviluppo di questa storia. “Somali and the Forest Spirit” è una magnifica favola adatta a tutti, che si inserisce pienamente nel filone, molto in voga in questi tempi, di quelle storie che pongono una bambina indifesa e spesso orfana sotto l’ala protettrice di un tutore magico dall’aspetto spaventoso ma dall’animo in fondo gentile. E, per quanto sia convinto che il manga fornirà col tempo un’evoluzione della storia sicuramente interessante e meritevole di essere seguita, io preferisco, ora come ora, rifugiarmi nelle tenere sensazioni che l’anime mi ha fatto vivere e che, sono sicuro, sarà in grado di trasmettere a chiunque deciderà di dargli un’opportunità.
“Somali and the Forest Spirit” è una storia ambientata in un universo fantastico abitato da tante creature immaginarie, dove la razza umana è presente ma cacciata e perseguitata e, per questo, sull’orlo dell’estinzione. In questo scenario si muovono i due protagonisti, una bambina umana di nome Somali e un Golem, che in quel mondo ha il ruolo di spirito guardiano della foresta e che quella bambina l’ha salvata e praticamente adottata, impegnati in un viaggio alla ricerca di villaggi umani ancora esistenti dove poter affidare Somali e farla crescere tranquillamente. Ad aggravare la situazione già non semplice poi c’è anche il fatto che il tempo rimasto a disposizione al Golem è molto poco, visto che è quasi alla fine della sua lunga vita, ma non può permettersi di lasciare da sola Somali, dato che non sarebbe in grado di sopravvivere in quell’ambiente a lei così ostile.
Tra i due si crea così un rapporto sempre più forte che è tranquillamente assimilabile a quello di padre e figlia. Non che per Somali ci fossero mai stati dubbi: nella sua innocenza fanciullesca la piccola non ha mai avuto remore nell’individuare nel Golem una figura paterna a cui affidarsi ciecamente; discorso diverso per il guardiano della foresta che, in quanto essere metafisico al di sopra di tutte le parti, non concepisce le emozioni umane e tenta di mantenere con Somali un rapporto quasi distaccato, salvo farsi coinvolgere poi sempre di più dalla dolcezza e dall’affetto che la bambina gli dimostra. La costruzione e il rafforzamento del legame tra genitore e figlio a discapito di vincoli di sangue, o addirittura di appartenenza alla stessa specie in questo caso, è sicuramente uno dei temi portanti dell’anime, ed è espresso pienamente nell’avvicinamento costante che Somali e il Golem vivono lungo il corso della serie, ove avranno modo anche di incontrare diversi personaggi che condividono forti legami, che siano di amicizia, parentela o semplice collaborazione, che contribuiranno alla consapevolezza e alla maturazione di quell’affetto reciproco. Personaggi secondari che sono, inoltre, un ulteriore pregio della serie, visto che sono tutti estremamente interessanti: che compaiano solo per un episodio o condividano giorni di viaggio insieme ai due protagonisti infatti, ogni personaggio è scritto in modo da risultare non solo importante in quel singolo momento, ma anche nel percorso formativo a lungo termine di questa apparentemente strana famiglia. Persino quelli fortemente negativi, che si pongono come ostacolo al viaggio che potrebbe garantire la salvezza di Somali, risultano utili ai fini del messaggio che la serie vuole lanciare, visto che mettono in evidenza un altro tema ricorrente e molto importante, quello della discriminazione. Discriminazione che all’inizio sembra solo una piaga vissuta dalla razza umana, generalmente più debole delle altre mostrate nel corso dell’anime, ma che a lungo andare si evidenzia per quello che è, un flagello che può colpire chiunque e dalla quale nessuna specie si salva davvero, a meno che non vengano messi in atto sforzi che contribuiscano a ridurre l’atavica paura per il diverso, per quello che non si conosce e si teme possa arrecarci danno anche quando non ne ha la minima intenzione. A fare da trait d’union a tutti questi frammenti che compongono il mosaico della serie, infine, è una fortissima componente emotiva che accompagna la visione dello spettatore sin dal primo episodio; che siano la dolcezza del sorriso innocente di Somali, la divertente ingenuità del Golem ritrovatosi improvvisato genitore o le gioie e i dolori del loro rapporto in continua formazione, ogni cosa contribuisce all’immersione di chi guarda nelle atmosfere incantate della serie, coinvolgendolo pienamente nelle vicissitudini dei suoi protagonisti.
Coinvolgimento che è garantito anche, se non soprattutto in alcuni momenti, dallo splendido comparto grafico di cui può fregiarsi la serie. Animato dagli studi Satelight ed Hornets, con la regia di Kenji Yasuda, “Somali and the Forest Spirits” è un anime in dodici episodi disponibile ufficialmente anche in Italia sul portale Crunchyroll, trasposizione del manga originale di Yako Gureishi, che fa del suo punto di forza le splendide ambientazioni fiabesche che si susseguono nel corso della storia. Senza nulla togliere al buon carachter design di Ikuko Ito, che si ispira chiaramente ai disegni del manga senza raggiungerne però la bellezza e la precisione nei particolari, sono sicuramente i meravigliosi fondali che accompagnano il Golem e la piccola Somali quelli che riescono non solo a tenere testa alle illustrazioni del manga, ma a rendere proprio questa serie un modello a cui guardare con grande trasporto; che siano foreste incantate, villaggi nascosti, caverne misteriose o lande inesplorate, ogni ambiente in cui finiscono per muoversi i nostri personaggi è un piccolo tesoro nascosto che un uso abile dei colori e della giusta illuminazione contribuisce a rendere ancora più prezioso da ammirare. E dove non arrivano le immagini, ci pensano le affabili musiche di Ryo Yoshimata (già autore della colonna sonora di “Koi wa Ameagari no You ni”) ad arricchire ulteriormente l’esperienza di chi guarda, che normalmente parte già predisposto a questa immersione audio-favolistica grazie alla presenza di due sigle quanto mai riuscite e azzeccate. L’opening, “Arigatō wa Kocchi no Kotoba” di Naotaro Moriyama, è un delicatissimo brano che in alcuni momenti pare recitato più che cantato e che ricorda, coi suoi cambi di ritmo, una canzone da film disneyano volta più a raccontare le piacevoli immagini che mostra piuttosto che una semplice canzone di presentazione della serie. L’ending invece, cantata dalla doppiatrice di Somali, Inori Minase, si intitola “Kokoro Somali”, ed è una canzone dal retrogusto abbastanza triste che si pone pure l’obiettivo di strappare qualche lacrima al momento giusto, e in alcuni casi ci riesce tranquillamente, complice anche un video con inserti in CG e di altre bellissime illustrazioni che inevitabilmente riescono a scioglierti il cuore. Di ottimo livello infine è anche il doppiaggio giapponese, un risultato riassumibile nelle splendide interpretazioni dei due protagonisti con Inori Minase (Rem da “Re:zero” o Hestia da “Danmachi”) a dare voce e glucosio alla tenerissima Somali e Daisuke Ono (Erwin Smith da “L’attacco dei Giganti” o Jotaro Kujo dell’universo di “Jojo”) a impersonare il Golem con la sua voce cavernosa ma in fondo benevola.
Alla luce di quanto ho raccontato sarà forse adesso più chiaro il mio messaggio iniziale, che rimandava allo sviluppo di questa storia. “Somali and the Forest Spirit” è una magnifica favola adatta a tutti, che si inserisce pienamente nel filone, molto in voga in questi tempi, di quelle storie che pongono una bambina indifesa e spesso orfana sotto l’ala protettrice di un tutore magico dall’aspetto spaventoso ma dall’animo in fondo gentile. E, per quanto sia convinto che il manga fornirà col tempo un’evoluzione della storia sicuramente interessante e meritevole di essere seguita, io preferisco, ora come ora, rifugiarmi nelle tenere sensazioni che l’anime mi ha fatto vivere e che, sono sicuro, sarà in grado di trasmettere a chiunque deciderà di dargli un’opportunità.
Quest'anime è una bellissima e dolcissima favola come non se ne vedono in giro, un'opera davvero bella e commovente.
La trama parla delle avventure della piccola Somali e di suo padre, il Golem, alla ricerca degli esseri umani, all'ombra della discriminazione di questi ultimi; ogni episodio narra piacevolmente le vicende che fanno crescere i nostri due protagonisti, non si può non amare la piccola Somali e il suo modo dolce di fare le cose. L'anime è pieno di momenti toccanti e che fanno riflettere, strappando un dolce sorriso allo spettatore.
Tutta l'opera fa riflettere su cosa vuol dire essere padre e avere un figlio, per non parlare poi della discriminazione, trattata in modo impeccabile grazie al vario mondo dell'anime stesso.
I personaggi principali e secondari sono moto vari e ben caratterizzati con ottimi background, e sono tutti molto ben curati; la diversità dei personaggi di sfondo è enorme e molto bella e piacevole, il character design dei personaggi è bellissimo.
Il comparto tecnico è eccezionale, l'ambiente è completamente fiabesco, dalle magnifiche ambientazioni, molto ben curate nei minimi particolari, ricco di una diversità disarmante e di una bellezza che scalda il cuore; le animazioni sono belle e fluide, non ci sono cali di frame rate e il comparto audio è eccezionale, riesce a trasmettere appieno le emozioni del momento insieme alle ambientazioni e ai personaggi.
In conclusione, un bellissimo anime fiabesco e dolcissimo, che consiglierei a tutti di guardare.
La trama parla delle avventure della piccola Somali e di suo padre, il Golem, alla ricerca degli esseri umani, all'ombra della discriminazione di questi ultimi; ogni episodio narra piacevolmente le vicende che fanno crescere i nostri due protagonisti, non si può non amare la piccola Somali e il suo modo dolce di fare le cose. L'anime è pieno di momenti toccanti e che fanno riflettere, strappando un dolce sorriso allo spettatore.
Tutta l'opera fa riflettere su cosa vuol dire essere padre e avere un figlio, per non parlare poi della discriminazione, trattata in modo impeccabile grazie al vario mondo dell'anime stesso.
I personaggi principali e secondari sono moto vari e ben caratterizzati con ottimi background, e sono tutti molto ben curati; la diversità dei personaggi di sfondo è enorme e molto bella e piacevole, il character design dei personaggi è bellissimo.
Il comparto tecnico è eccezionale, l'ambiente è completamente fiabesco, dalle magnifiche ambientazioni, molto ben curate nei minimi particolari, ricco di una diversità disarmante e di una bellezza che scalda il cuore; le animazioni sono belle e fluide, non ci sono cali di frame rate e il comparto audio è eccezionale, riesce a trasmettere appieno le emozioni del momento insieme alle ambientazioni e ai personaggi.
In conclusione, un bellissimo anime fiabesco e dolcissimo, che consiglierei a tutti di guardare.